La Rotta
BAL01 Verona - Ancona - Spalato
Ancona
Il mito di Diomede riguarda Ancona nella sua parte centrale, compresa tra la fine della Guerra di Tr0ia e il suo definitivo stabilirsi in Italia; per le parti restanti del mito vedi alla voce Diomede. Dopo la distruzione di Tr0ia Diomede tornò velocemente nella città di Argo, della quale era il re. Diomede scoprì però ben presto che nessuno si ricordava di lui: né i suoi sudditi, né sua moglie. Diomede non voleva cedere alla disperazione, ma ormai non aveva più senso rimanere. Abbandonò perciò le sue armi ed il suo scudo sull'altare del tempio di Era e decise di riprendere le vie del mare insieme a sei compagni, ai quali era legato fin dall'infanzia: Akmon, Likos, Abas, Ida, Rexenor e Niktis. Navigarono verso Ovest, entrando in Adriatico. Durante la navigazione Diomede ripensò alla guerra e capì che ciò che
gli era capitato ad Argo era opera di Afrodite, che si era vendicata dell'affronto ricevuto durante la guerra: Diomede infatti l'aveva ferita ed offesa; aver perso il trono e la moglie era la diretta conseguenza della sua tracotanza. Ora poteva fare solo una cosa: cercare di ottenere il perdono della dea. Trasformò così il suo navigare in un'opera di diffusione dell'arte della navigazione, per onorare Afrodite, che come è noto oltre ad essere la dea della bellezza e dell'amore, sotto l'epiteto di "euplea" era anche considerata la divinità della buona navigazione. L'eroe si fermava con le sue navi ovunque ci fosse un porto naturale e istruiva le popolazioni sull'arte di viaggiare per mare. Oltre a ciò, insegnava ad addomesticare i cavalli, altra sua grande passione. Si fermò così in un punto della costa dove un gomito di roccia proteggeva un porto naturale: era il luogo dove più tardi sarebbe sorta Ancona. Insegnò agli abitanti l'arte di costruire le navi e di orientarsi con le stelle. Diomede sentì infine di avere ottenuto il perdono di Afrodite, e si stabilì in terra italiana, fondando città e diffondendo la civiltà greca. Alla sua morte, ad Ancona venne eretto sulla riva del mare un tempio in suo onore, sulla cui facciata si leggeva: "Al nostro benefattore".
Spalato
La storia di Spalato inizia come colonia siracusana, fondata durante il regno di Dionisio il vecchio (395 a.C.) con il nome di Aspálathos. Divenne in seguito città romana, sviluppatasi intorno allo sfarzoso palazzo dell'imperatore Diocleziano, fatto costruire nel 295-304 d.C.
Nei secoli successivi,
gli abitanti della vicina Salona, già porto illirico e in seguito popolosa città romana, per sfuggire alle incursioni degli Avari e degli Slavi, si rifugiarono fra le sue mura: secondo alcuni il nome romano della nuova città-palazzo "Spalatum" deriva proprio dal latino Salonae Palatium. In alcune carte medievali la città, ove allora i Dalmati neolatini parlavano lo scomparso "dalmatico" è anche chiamata Spalatro.
Successivamente si susseguirono vari domini: l'Impero bizantino, nel quale la città riuscì man mano a ritagliarsi una certa autonomia, quindi il Regno Croato, del quale era formalmente la capitale. Successivamente fu nel Regno Magiaro-Croato, nel contesto del quale la città mantenne la sua autonomia comunale, ebbe pochi anni d'indipendenza, quindi fece parte per quasi quattro secoli dei domini della Repubblica di Venezia, lasciando in eredità numerose vestigia. Caduta nel 1797 la Repubblica di Venezia per mano di Napoleone, Spalato secondo il Trattato di Campoformio passò sotto la sovranità austriaca che la tenne fino al 1806. Dal 1806 al 1809 farà parte del Regno d'Italia e dal 1809 al 1813 delle Provincie Illiriche. L'Impero ottomano invece non riuscì mai a conquistarla.
BAL02 Spalato - Sarajevo
Sarajevo - la Gerusalemme d’Europa -
Città multiculturale e multireligiosa, che ospitando Musulmani, Cristiani cattolici e ortodossi ed Ebrei viene chiamata la Gerusalemme d’Europa. Dall’origine romana, la città è sempre stata al centro delle rotte commerciali che univano l’Europa orientale e quella occidentale. La conquista ottomana portò all’espansione di Sarajevo visibile ancora nel quartiere di Bascarsija. Durante i primi anni del Medioevo Sarajevo non era altro che un insieme di villaggi raggruppati attorno ad uno spazio per il mercato e ad una fortezza chiamata Vrhbosna, l'anno generalmente ricordato come quello di fondazione della città è il 1461, quando il primo governatore ottomano in Bosnia, Isa-Beg Isaković, trasformò il raggruppamento di villaggi in una città e in una capitale, costruendo degli edifici chiave, e in particolare una moschea, un mercato coperto, bagni pubblici, un ostello e ovviamente il Palazzo (saray) del Governatore.
Sarajevo ha iniziato a prosperare nel XVI secolo quando il suo maggiore costruttore Gazi Husrev-beg diede vita a quasi tutto quello che oggi compone la città vecchia.
Nel 1878, la Bosnia fu occupata dall'impero austro-ungarico, architetti e ingegneri invasero Sarajevo cercando di ricostruirla come una moderna capitale europea. Questo portò alla fusione delle parti della città ancora costruite in stile Ottomano, con l'architettura contemporanea occidentale. Sarajevo ospita anche brillanti esempi del periodo della Secessione e dello stile Pseudo-Moro.
Nel 1914 la città fu lo scenario dell'evento che scatenò la prima guerra mondiale, l'assassinio – il 28 giugno del 1914 – dell'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando e di sua moglie.
BAL03 Sarajevo - Cettigne
Durmitor
Il Durmitor è un massiccio montuoso delle Alpi Dinariche, nel Montenegro settentrionale. Il picco Bobotov Kuk, il più alto del gruppo, raggiunge i 2.522 m s.l.m. e rappresenta la massima elevazione dell'intero Montenegro. Il massiccio del Durmitor è inserito dal 1952 in un parco nazionale.
L'area del Durmitor è fortemente caratterizzata da processi di erosione di natura carsica, glaciale e fluviale.
Alle bellezze naturali della zona va aggiunta la recentissima scoperta di un meraviglioso ciclo di geoglifi del mesolitico, raffiguranti una scena di caccia al cervo e di vita quotidiana di cacciatori del mesolitico, consistenti in una serie di tre animali simbolico totemici, una base in pietre di un edificio paleo illirico ed un mitreo, il tutto disegnato sul terreno di un Katun, a 1750 metri, in localita' Lokvice, sulla via di salita alla cima del monte, e realizzato con milioni di pietre reperite in loco, di grandiose dimensioni, e ben visibile dal satellite.
Monastero di Ostrog
Fondato dallo stesso Basilio, Vescovo metropolita dell'Erzegovina nel XVII secolo, il monastero di Ostrog e il più popolare luogo di pellegrinaggio del Montenegro. Il corpo del santo, morto nel 1671 e canonizzato pochi anni dopo, si trova in un reliquiario posto nella chiesa sotterranea dedicata alla "Presentazione al Tempio della Madre di Dio".
L'aspetto attuale del monastero è frutto della ricostruzione posta in essere tra
gli anni 1923-1926, dopo che un incendio aveva distrutto gran parte del complesso. Fortunatamente il fuoco non interessò la parte dove sono site le due piccole chiese sotterranee, che da sole rappresentano la parte storico-artistica più importante dell'intero chiostro.
Gli affreschi posti nella chiesa della Presentazione furono realizzati alla fine del XVII secolo mentre quelli dell'altra, dedicata alla Santa croce e posta in una grotta nei livelli più alti del monastero, sono stati realizzati poco più tardi dal maestro Radul, il quale riuscì a integrarli alla perfezione con le pareti grezze della grotta stessa. Attorno alle chiese sono poste le celle dei monaci.
Il monastero ortodosso di Ostrog è uno dei più visitati nei
Balcani. Credenti da ogni parte del mondo vi giungono in pellegrinaggio sia individualmente che in gruppo, rappresenta inoltre il punto di incontro di tre credi: l'ortodosso, il cattolico e il musulmano poiché anche i fedeli di questi
ultimi due culti ammettono le proprietà guaritrici delle reliquie di San Basilio. Secondo i resoconti dei fedeli si sono infatti verificati alla presenza della salma del santo numerose guarigioni miracolose.
Cettigne - la roccaforte -
La sua costruzione iniziò nel 1482, quale ultima roccaforte del re dello stato medievale del Principato di Zeta, Ivan Crnojevic. Nella ritirata di fronte agli invasori ottomani, il sovrano montenegrino simbolo della resistenza si fermò in una piccola piana in mezzo al paesaggio carsico dell'altopiano del Lovcen, e vi costruì il palazzo reale e, dopo due anni, anche il monastero dove s'insediò l'arcivescovo di Zeta. Così questo piccolo e insignificante paesino divenne un fulcro nella storia del Montenegro. La nascita della nuova Cettigne segna anche la fine dello stato medievale di Zeta e l'inizio della nuova storia montenegrina. Non divenne mai una vera città, ma in nessun modo può essere definita un grande villaggio in quanto non ebbe mai alcun carattere rurale, né è mai stata una fortezza: era e conserva la forma urbis di fulcro politico e spirituale dell'ultimo stato libero nei
Balcani ottomani.
Nel 1692 il pascià di Scutari, in un'incursione devastatrice, rase al suolo la città e il suo monastero. Ma in vent'anni la città venne di nuovo ricostruita, per poi essere subito distrutta una seconda volta dal visir turco della Bosnia.
BAL04 Cettigne - Komani
Sveti Stefan
Nel Quindicesimo secolo, sulla penisola venne costruito un villaggio fortificato come difesa contro le incursioni del Turchi. La penisola era abitata da 12 famiglie e ospitò anche il re di Serbia e la sua corte.
Nell'Ottocento il villaggio arrivò a ospitare una popolazione di 400 abitanti. Tra il 1934 e il 1936, sulla terraferma, nell'area prospiciente all'isoletta venne edificata Villa Miločer, che venne utilizzata come residenza estiva dalla regina di Jugoslavia, Marija Karadordevic (1900–1961), della famiglia serba Karađorđević. Tutti
gli edifici della penisola vennero requisiti dal governo jugoslavo durante il regime di Tito.
Gli abitanti vennero trasferiti sulla terraferma e venne creato un albergo di lusso per ospitare personalità di alto profilo. Una delle quattro chiese presenti sulla penisola venne trasformata in un casinò.
Il parco nazionale del lago di Skadar
Sulle acque del lago scorre invisibile il confine tra il Montenegro e l’Albania, ma la parte montenegrina è sottoposta ad uno speciale regime di protezione, non solo come parco nazionale, ma, come stabilito dalla convenzione di Ramsar del 1996, è anche registrata a livello mondiale come una delle ultime zone umide d’acqua dolce del Mediterraneo e come habitat per rari uccelli acquatici. Per la posizione geografica e le caratteristiche climatiche, d’inverno il lago diventa infatti uno dei più importanti habitat per uccelli palustri in Europa: oltre 270 specie di volatili svernano qui, di cui alcune ormai rare in Europa, tra cui il pellicano dalmata, l’airone nero e una rara specie di pellicano riccio, simbolo del Parco nazionale.
Non solo fauna ma anche flora: nel lago vivono oltre 800 specie di alghe che svolgono un compito importantissimo, regalando alle acque una trasparenza cristallina. A circa60 metri di profondità, una cinquantina di sorgenti alimentano il lago di acque fredde. I pescatori del luogo le conoscono bene e vanno a pescare nelle fosse create dalle sorgenti per assicurarsi retate miracolose.
Il lago è interessante anche dal punto di vista storico: nel corso dei secoli questo territorio fu luogo di incontro e scontro di diverse civiltà che vi hanno lasciato un ricco patrimonio culturale. Sulle isole del lago di Skadar sorgono infatti alcune splendide fortificazioni medievali, chiese e monasteri ortodossi, raggiungibili con i battelli che
gli abitanti del posto mettono gentilmente a disposizione dei visitatori. Il più antico monastero delle isole è quello di Starcevo, fondato nel XIV secolo dall’anziano monaco Makarije, che viveva come eremita su questo isolotto che fu poi nominato “Starcevo” (che significa ‘del vecchio’). In passato questo luogo fu un importante centro di trascrizione di manoscritti, dove si rilegavano ed ornavano libri; ricostruendo una parte degli edifici, questo suggestivo Monastero è tornato di nuovo abitabile. Sulla riva del lago ci sono anche due cittadine dove vi consigliamo di fare una sosta: Virpazar e Rijeka Crnojevica.
Scutari e il Castello di Rosafa
Il castello di Scutari venne costruito su un'alta collina, ricoperta interamente di rocce difficili da scalare. Per la sua posizione strategica fu per secoli un inattaccabile bastione. La storia del castello si trova a metà, tra mito e leggenda, senza nascondere una verità storica. Si racconta di come il castello sarebbe ripetutamente crollato e secondo un oracolo, per evitare altri cedimenti, era necessario un sacrificio umano. con l'inganno fu sacrificata Rosafa, moglie di uno dei costruttori del castello, la quale fu murata viva, ma in maniera da lasciare liberà metà del corpo per permetterle di allattare, cullare, abbracciare ed ammirare regolarmente il figlioletto. Si sa con certezza che Scutari fu capitale del popolo degli Illiri, e negli scavi si trovano interessanti ritrovamenti dell'epoca. Questo dimostra che già al tempo degli Illiri il castello era utilizzato per proteggere la popolazione locale. Infatti,le popolazioni che abitavano Scutari già nel 230 a.C., in caso di pericolo di un assedio o causa di tremende alluvioni, si rifugiavano sulla collina di rocce, che poi prese il nome di Kalaja e Shkodres.
BAL05 Komani - Tetovo
Monastero di Decani
è un grande monastero della Chiesa Ortodossa Serba in Kosovo, a 12 chilometri a sud della città di Peć. Il suo catholicon è la più grande chiesa medievale dei
Balcani e contiene il più grande affresco bizantino che si sia conservato fino a noi.
Il monastero venne fondato in un castagneto dal re serbo Stefano Dečanski nel 1327. Il suo atto di fondazione ufficiale risale al 1330. L'anno successivo il re morì e venne sepolto nel monastero, che quindi divenne il suo santuario, infatti l'epiteto "Dečanski" deriva direttamente dal monastero che egli fondò. La costruzione venne proseguita da suo figlio Stefano Dušan fino al 1335, ma la decorazione parietale non venne ultimata fino al 1350.
Il catholicon, dedicato a Cristo Pantocratore e costruito con blocchi di marmo rosso-violaceo, giallo e onice, fu eretta da mastri costruttori sotto la guida del frate francescano Vito da Cattaro. Si distingue dalle altre chiese serbe contemporanee per le sue dimensioni imponenti e il suo aspetto tipicamente romanico. I suoi famosi affreschi comprendono un migliaio circa di ritratti e ripercorrono tutti
gli episodi principali del Nuovo Testamento. Il catholicon contiene l'iconostasi lignea originale del XIV secolo, il trono dell'egumeno e il sarcofago scolpito di re Stefano.
Nel 2004 il monastero entrò a far parte dell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Oggigiorno il monastero è sotto la protezione delle Nazioni Unite e della KFOR.
Dopo la conclusione della guerra in giugno e l'arrivo della forza KFOR il monastero di Decani fu messo, immediatamente, sotto la protezione dell'esercito italiano. Il monastero è circondato da filo spinato e soldati italiani sostano persino all'interno del monastero. I monaci non hanno libertà di movimento ed ogni volta che devono viaggiare sono trasportati in un autoblindo italiana a prova di proiettile.
Kosovo oggi e l'unica parte d’Europa a dove l'eredità cristiana e esposta a distruzione e oltraggi. Questo processo sistematico di distruzione di una vecchia cultura di secoli indica non soltanto che le guide politiche albanesi non sono pronte a rispettare la cultura di altri ma che essi stessi non hanno rispetto all'eredità cristiana del nostro continente in generale. Non un politico albanese ha fatto uno sforzo concreto per arrestare questi atti barbari ma molti hanno incitato i loro compatrioti negli atti di violenza.
Tutto questo succede a pochi chilometri dall’Italia in una indifferenza totale e colpevole delle autorità, dei governi e degli mezzi di comunicazione dell' occidente abbandonando alla distruzione siti di cultura che sono patrimonio universale dell'umanità oltre che della cristianità. Si potrebbe pensare che la distruzione di monasteri e chiese ortodosse non costituisce offesa per l'occidente e non scuote le coscienze.
Prizren
La città conserva vari importanti monumenti del sec. XIV, tra cui la chiesa di Nostra Signora di Ljeviška (1307), a croce greca, nel tipico stile serbo-bizantino, con facciata decorata di ceramica e notevoli affreschi all'interno; durante il dominio turco venne trasformata in moschea. Il convento fortificato dei Santi Arcangeli (1348-52), dove si trova la sepoltura dello zar Dušan, è oggi in rovina. Risalgono ai sec. XVI-XVII alcune moschee di tipo ottomano.
Monastero di Lesok
A otto chilometri da Tetovo, Macedonia nord-occidentale, si trova il Monastero di Lesok. Fondato nel 14mo secolo è assurto a particolare popolarità nel 19mo secolo, dopo essere divenuto il centro nevralgico dell'attività di Kiril Pejcinovic, un riformatore, che ristrutturò l'edificio e lo trasformò in un importante centro di formazione e di lettere.
Più volte distrutto - in passato, nel 17mo secolo, ad opera degli ottomani e più recentemente, nel 2001, durante il conflitto etnico in Macedonia - questo monastero ha dimostrato di saper rinascere dalla proprie ceneri.
Il luogo ha un significato molto peculiare per l'identità e la cultura della Macedonia. E' stato tra l'altro tra i primi monasteri macedoni a promuovere il turismo nei monasteri. Recentemente ha ampliato la sua capacità ricettiva a 120 posti letto. Situato ad un'altezza di 600 metri sul livello del mare offre agli appassionati di montagna un ottimo punto di partenza per camminate nella catena dei monti Shara.
Tetovo
Vi sono diverse fonti sull'origine del nome Tetovo. Secondo le fonti albanesi il nome deriva dall'albanese tet (otto) e ov (battaglia), con riferimento al fatto che Tetovo è stata conquistata dalla popolazione del posto con otto battaglie nel 1435. Secondo fonti macedoni invece la città prende il nome dall'eroe macedone Tetov che secondo la leggenda uccise un mostro che viveva nel luogo dove ora sorge Tetovo.
La città presenta una storia estremamente ricca ed avvincente, che si è stimato ebbe inizio circa 6.100 anni prima della nascita di Cristo. Verso la fine del IV secolo a.C. la zona fu raggiunta da svariate popolazioni delle steppe dell'area indio-orientale, le quali apportarono notevoli progressi nel campo della conoscenza e della lavorazione dei metalli. Uno dei periodi più floridi per la zona dell'odierna Tetovo e più in generale per tutta la Macedonia fu quello compreso tra il III ed il II secolo a.C.,
gli anni di massimo splendore della cultura greca, i cui influssi benefici raggiungevano buona parte dei
Balcani meridionali. Proprio in questo periodo venne fondata Pelagia, il primo antenato realmente documentato di Tetovo, caduto pochi anni dopo la nascita di Cristo in mano romana. Falcidiata per secoli dalle avanzate delle tribù barbariche, la città passò prima nelle mani dei bizantini e poi in quelle delle popolazioni slave, fino ad essere annessa al grande Impero Ottomano. La presenza musulmana finì per caratterizzare profondamente l'aspetto urbano di Tetovo, che si arricchì di moschee, bagni e mercati. Disgregatosi l'Impero, superate le due drammatiche guerre mondiali e
gli anni della dittatura comunista, la città, come del resto tutta la Macedonia, ottenne l'indipendenza nel 1991. La visita a Tetovo offre i principali motivi di interesse legati alla preziosa eredità storica, insita nella città fin dai primi anni di vita, ed arricchitasi con le testimonianze lasciate dal trascorrere degli anni. Da vedere innanzitutto la mosche di Sarena Dzamija, situata nel cuore della parte più antica della città e poco distante dalla riva del fiume Pena. La sera Tetovo è una città d'avvero interessante grazie alle numerabili attrazioni come ad esempio bar e locali che offrono una vita notturna veramente unica . La via dove si può paseggiare la sera viene chiamata dagli albanesi "korza" corsa in italiano .La fabbrica originale è risalente al 1495 anche se, in seguito ai danneggiamenti arrecati dal tempo e dalle guerre, venne praticamente ricostruita nel 1833 agli ordini di Abdurrahman Pasha, il figlio di Rexhep Pasha. Meraviglioso è anche il monastero di Lešok, situato una decina di chilometri al di fuori del centro di Tetovo a poco più di 600 metri di altezza sul livello del mare. Del suo complesso fanno parte le chiese di San Atanasio di Alessandria e la Chiesa della Santa Vergine, uno splendido esempio di architettura bizantina. La chiesa presenta tre livelli di affreschi risalenti a tre epoche diverse; se infatti il primo venne realizzato contemporaneamente alla realizzazione dell'edificio, la stessa cosa non si può dire degli altri due, aggiunti rispettivamente nel XVII secolo e nel 1879. Nel cortile del monastero si trova la tomba dell'educatore jugoslavo Kiril Pejchinovik, uno dei personaggi più significativi della storia balcanica a cavallo tra XVIII e XIX secolo.
L'evento più importante che si tiene ogni anno è il bajram ( festività musulmana che si tiene alla fine di ogni Ramadan) che anima la città molto apprezzata dagli abitanti ed anche dai turisti, che sempre in numero maggiore iniziano a scoprire le bellezze di questa regione così vicina all'Italia eppure così poco conosciuta.
BAL06 Tetovo - Pogradec
Monastero di SS. Cirillo e Metodio
Qui purtroppo non ho trovato un granché di interessante da postare.
Monastero di S Giovanni Bigorski
Il Monastero bizantino venne edificatio nel 1020 nel luogo in cui secondo la leggenda apparve miracolosamente un’immagine di San Giovanni il Percursore - ossia il battista -) e da allora fu ricostruito diverse volte, ma l’immagine continuò sempre ad apparire. L’imponente chiesa custodisce una reliquia ritenuto l’avambraccio di San Giovanni.
Ohrid
Storia
Situata sulle sponde del lago omonimo, Ocrida è uno dei più antichi insediamenti urbani in Europa. Reperti archeologici del Neolitico (circa 6000 a.C.), rinvenuti nei pressi delle rive del lago, mostrano come il territorio di Ocrida fu abitato fin da tempi remoti. Secondo quanto afferma Erodoto, i primi abitanti di cui si ha conoscenza furono popoli affini agli Illiri.
L'odierna città di Ocrida deriva dall'antico centro di Lychnidos, antica capitale della Desaretia. Ciò è confermato da numerose fonti bizantine, in cui è scritto "la città è posta su un'alta collina nei pressi dell'ampio lago di Lychnidos, dal quale la città ha ricavato il nome Lychnis, mentre era precedentemente conosciuta come Dyassarites" (dall'illirico "oesserites", gente che vive sulle coste del lago).
Scavi archeologici all'interno della fortezza dello tsar slavo-macedone Samuele (Самуил, Samuil), edificata tra il X e l'XI secolo, hanno portato alla luce i resti di una più antica fortezza, risalente al periodo di Filippo II di Macedonia (IV secolo a.C.). Il lago di Ocrida era posto lungo la Via Egnatia, che collegava l'antico porto sul Mar Adriatico di Dyrrachion (l'odierna Durazzo) con Bisanzio.
La città accrebbe la propria importanza in periodo paleocristiano: i vescovi di Lychnidos parteciparono a numerosi concili ecumenici. I Bulgari conquistarono la città nell'867. Il nome di Ohrid compare per la prima volta nell'879. Tra il 990 e il 1015, Ocrida divenne la capitale e la roccaforte dell'Impero Bulgaro[1] dello tsar Samuele. Dal 990 al 1018 la città fu inoltre la sede dell'importante Patriarcato di Ocrida. Dopo la conquista bizantina della città nel 1018, il Patriarcato venne retrocesso ad Arcidiocesi e posto sotto l'autorità del Patriarca ecumenico di Costantinopoli.
Le posizioni dell'alto clero dopo il 1018 vennero occupate quasi stabilmente da Greci, anche durante il periodo di occupazione ottomana, fino all'abolizione dell'Arcidiocesi nel 1767. All'inizio del XVI secolo l'Arcidiocesi di Ocrida raggiunse la sua massima importanza, includendo al proprio interno le eparchie di Sofia, Vidin, Valacchia e Moldavia, parti del precedente Patriarcato di Peć (nel Kosovo), e anche i distretti ortodossi in Italia (Puglia, Calabria e Sicilia), Venezia e Dalmazia.
Come città episcopale, Ocrida divenne un importante centro culturale. Pressoché tutte le chiese che si sono conservate furono costruite dai Bizantini e dai Bulgari, mentre le restanti furono edificate durante il breve periodo di dominazione serba durante il tardo Medioevo.
Il centro culturale di Ocrida è ritenuto il luogo da dove ha avuto origine l'alfabeto cirillico, probabilmente ad opera di San Clemente di Ocrida, che riformò l'antico alfabeto glagolitico creato dai Santi Cirillo e Metodio.
Boemondo I di Antiochia e il suo esercito normanno conquistarono la città nel 1083. Nel XIII e nel XIV secolo Ocrida fu occupata da diverse potenze, il Despotato d'Epiro, l'Impero Bizantino, la Bulgaria e la Serbia.
Alla fine del XIV secolo cadde definitivamente in mano turca e divenne territorio ottomano fino al 1912. Nel 1664 in città si trovavano solo 142 abitazioni cristiane. La situazione economica e culturale migliorò nel XVIII secolo quando Ocrida ritornò ad essere un importante centro commerciale lungo la Via Egnatia; la città verso la fine del 1700 contava circa 5000 abitanti.
Negli anni conclusivi del XVIII secolo e nella prima parte del XIX, la regione di Ocrida, come altre parti dell'Europa ottomana, divenne un focolaio di malcontento: signori feudali semindipendenti come Mahmud Pasha Bushatlija e Djeladin Beg controllavano il territorio e sfidavano apertamente il governo centrale, impossessandosi delle tasse riscosse e usandole per rafforzare le loro forze armate personali.
Verso la fine del XIX secolo, la città era costituita da 2409 abitazioni e contava una popolazione di 11900 abitanti, dei quali il 45% era di fede musulmana, mentre i restanti erano per lo più cristiani ortodossi.
A conclusione delle guerre balcaniche (1913) Ocrida divenne parte del Regno di Serbia e in seguito del Regno di Jugoslavia. Dopo la seconda guerra mondiale, la città venne inclusa nella neocostituita Repubblica Socialista di Macedonia, una delle sei repubbliche costituenti la Jugoslavia socialista e federale. Dal novembre 1991 è una città della Repubblica indipendente di Macedonia.
Storia ecclesiastica
Il primo vescovo conosciuto fu Zosimus (344 circa). Nel VI secolo la città venne distrutta da un terremoto[2], ma venne ricostruita dall'imperatore Giustiniano (527-565), che era nato non lontano dalla città stessa. Secondo alcuni storici, anche per questo fattore il nuovo insediamento venne chiamato Justiniana Prima, la più importante delle numerose nuove città che presero nome dall'imperatore. Louis Duchesne[3] sostiene però che questo onore non spetti ad Ocrida, ma all'antica Scupi, l'odierna capitale macedone Skopje, un'altra città di frontiera dell'Illiria.
La nuova città Macedone divenne il capoluogo della prefettura, o dipartimento, dell'Illiria e per motivi politici divenne anche la capitale ecclesiastica dell'Illiria e delle regioni meridionali del bacino del Danubio dell'Impero (Ungheria meridionale, Bosnia, Serbia, Transilvania, Moldavia, Valacchia). Giustiniano non fu però capace di ottenere l'approvazione per la creazione di questo ente ecclesiastico da parte di Agapito I o di papa Silverio. Questo atto imperiale, oltre ad essere un'usurpazione dell'autorità civile su materie di competenza ecclesiastica, era anche un danno nei confronti di Salonicco, città che presentava l'antico diritto di rappresentare la Sede Apostolica nelle regioni illiriche. Ciò nonostante la nuova diocesi rivendicò e ottenne il privilegio dell'autocefalia, o indipendenza ecclesiastica, e attraverso la sua lunga e complessa storia mantenne e lottò per mantenere questa sua caratteristica.
Papa Vigilio, sotto la pressione dell'autorità di Giustiniano, riconobbe l'esercizio dei diritti patriarcali al metropolita di Justiniana Prima all'interno dei confini del suo territorio civile, ma Gregorio Magno si rapportò con il metropolita della città in maniera non diversa degli altri vescovi illirici soggetti alla Santa Sede.
Le invasioni degli Avari e degli Slavi nel VII secolo causarono in parte la rovina di questo antico centro religioso, che mantenne in sospeso per due secoli il suo carattere di indipendenza.
Tuttavia dopo la conversione dei capi dell'Illiria (864), la città conobbe un nuovo grande periodo di crescita, questa volta con il nome di Achrida (Achris). La predicazione cristiana fu possibile attraverso l'arrivo di missionari bizantini, mentre il primo arcivescovo venne mandato da Roma.
Fu inoltre in questo luogo che i Bulgari si dettero e ricevettero i primi canoni relativi alla fede e alla disciplina cristiana, come ad esempio i Responsa ad Consulta Bulgarorum di Nicola I (858-867), uno dei documenti canonici più importanti del Medioevo. Il re (knjaz) Boris cadde comunque presto sotto l'influenza bizantina. Nell'ottavo consiglio generale tenutosi a Costantinopoli (869), la Bulgaria venne incorporata nel Patriarcato bizantino di Costantinopoli e nell'870 i missionari latini vennero espulsi. Da questo momento metropoliti bizantini ressero Ocrida.
La città divenne inoltre la capitale politica dell'Impero Bulgaro per due secoli e approfittò delle conquiste militari bulgare del X secolo, diventando sede metropolitana a capo di diverse diocesi bizantine nei nuovi territori conquistati dai Bulgari in Macedonia, Tessaglia e Tracia.
Nella prima parte dell'XI secolo l'Impero fu soggetto all'autorità dell'imperatore bizantino Basilio I il Macedone e questo favorì legami più stretti tra Ocrida e Costantinopoli. Nel 1053 il metropolita Leone di Ocrida firmò con il patriarca bizantino Michele I Cerulario l'ultima lettera a Giovanni di Trani contro la Chiesa latina (l'anno successivo le scomuniche vicendevoli di papa Leone IX e di Michele Cerulario sanciranno ufficialmente lo Scisma d'oriente e la separazione fra la Chiesa ortodossa e quella cattolica).
Teofilatto di Ocrida (1078) fu uno dei più famosi esegeti greci del Medioevo; nella sua corrispondenza (Ep., 27) egli sostenne l'indipendenza della diocesi di Ocrida. Secondo Theophylactus il Patriarca di Costantinopoli non aveva diritto di ordinare in Bulgaria, territorio che aveva vescovi indipendenti. In realtà Ocrida in questo periodo raramente fu in rapporti e in comunicazione con Bisanzio e Roma.
Missionari latini, in particolare frati francescani, apparvero ad Ocrida nel XIV e nel XV secolo. I vescovi latini di Ocrida fedeli al papa nel XVII secolo erano, come ai giorni nostri, vescovi titolari, cioè solo nominalmente a capo di una sede che per la Chiesa cattolica era estinta.
L'autorità del metropolita di Ocrida cessò nel 1767 quando il Patriarca ortodosso di Costantinopoli, Arsenio, abolì il patriarcato di Ocrida su ordine del sultano ottomano Mustafa III. Al massimo della sua importanza, l'Arcidiocesi di Ocrida esercitava la sua autorità su sei diocesi metropolitane e sei diocesi episcopali.
Negli
ultimi anni, sia l'autoproclamata Chiesa ortodossa autocefala di Macedonia, sia quella parte della Chiesa macedone che è rimasta fedele al patriarcato di Serbia, hanno ripristinato l'antica dignità di arcidiocesi alla città di Ocrida.
Monastero di Sveti Naum
e informazioni relative alla sua biografia precedenti al suo avvento in Macedonia sono molto scarse: secondo l'agiografia dei santi Cirillo e Metodio scritta da Clemente di Ocrida, San Naum era membro della loro missione nella Grande Moravia e nell'867 venne ordinato sacerdote a Roma.
Nell'885 Naum venne espulso dalla Grande Moravia dopo aver trascorso diverso tempo in prigione per essere stato recalcitrante contro le imposizioni del clero germanico locale. In quello stesso anno o nell'anno successivo, Naum raggiunse Pliska in compagnia di Clemente di Ocrida, Sava, Angelarius e forse Gorazd (anche se alcune fonti danno già per morto quest'ultimo in questo periodo).
Naum fu in seguito uno dei fondatori della Scuola letteraria di Pliska dove operò dall'886 all'893 in qualità di studioso ed insegnante.
Dopo che Clemente venne ordinato vescovo di Drembica (Velika) nell'893, Naum proseguì la sua attività di studi e insegnamento alla Scuola letteraria di Ohrid.
Nel 905 Naum fondò un monastero nei pressi del lago di Ocrida che prese il suo nome.
BAL07 Pogradec - Gijrokaster
Argiocastro
Argirocastro è un'antica città le cui tracce archeologiche risalgono al I secolo d.C. La città venne probabilmente fondata nel XII secolo intorno ad una fortezza sulla collina. Durante l'Impero Bizantino divenne un importante centro commerciale conosciuto con il nome di Argyropolis, che in greco significa "città argentata", o Argyrokastron, che significa "castello argentato".
La città fece parte del Despotato d'Epiro nel XIV secolo prima di essere assoggettata all'Impero Ottomano nel 1417. Nel 1811 venne conquistata da Alì Pascià di Tepeleni, che si costruì il proprio feudo autonomo nei
Balcani sudoccidentali. nella seconda metà del XIX secolo divenne un centro di resistenza contro i Turchi. Nel 1880 si tenne in questa città l'Assemblea di Argirocastro, un momento chiave per il movimento di liberazione albanese.
Durante la prima guerra balcanica del 1912-1913 la città venne reclamata, senza successo, dalla Grecia. Nel 1917 il Gen. Giacinto Ferrero dal Castello di Argirocastro lanciò il famoso Proclama di Argirocastro. Il Re Vittorio Emanuele III visitò la città di Argirocastro negli anni '40. Durante la seconda guerra mondiale la città fu occupata a più riprese dall'Italia nel 1939-40, dalla Grecia nel 1940, nuovamente dall'Italia fino al 1943 e infine dalla Germania nel 1943-44, prima di tornare sotto il controllo albanese nel 1944.
Il regime comunista che si insediò dopo la guerra sviluppò qui un polo industriale e commerciale. Venne elevata allo status di città-museo principalmente perché era il luogo di nascita del dittatore Enver Hoxha, che nacque qui nel 1908. La sua casa natale venne trasformata in un museo che divenne il punto focale del culto della personalità di Hoxha.
Argirocastro ebbe seri problemi economici con la fine della dittatura comunista nel 1991, venne pesantemente danneggiata soprattutto dal crollo di un castello di carte nel 1997, crollo che destabilizzò l'intera economia albanese. La città divenne il centro della ribellione contro il governo di Sali Berisha e vennero inscenate violente manifestazioni di protesta che condussero alle dimissioni del governo. Il 16 dicembre 1997 la casa-museo di Enver Hoxha venne fatta saltare in aria da parte di ignoti, presumibilmente militanti anti-comunisti. Oggi Argirocastro è il centro più importante dell'Albania meridionale. Argirocastro è un centro amministrativo, universitario e imprenditoriale.
BAL08 Gijrokaster - Dhermi
Butrinto
Butrinto in origine era una città della storica regione dell'Epiro, con contatti con la colonia greca di Corfù e le tribù dell'Illiria a nord.
I resti archeologici più antichi datano ad un periodo compreso fra il X e l'VIII secolo a.C. L'insediamento originario probabilmente mercanteggiava con Corfù e aveva una fortezza ed un santuario. Butrinto si trovava in una posizione strategicamente importante a causa dell'accesso allo stretto di Corfù. Dal IV secolo a.C. crebbe in importanza e comprendeva un teatro, un tempio ad Asclepio ed un'agorà.
Nel 228 a.C. Butrinto divenne un protettorato romano insieme a Corfù, e successivamente divenne parte della provincia dell'Illyricum. Nel 44 a.C. Cesare designò Butrinto come colonia per ricompensare i soldati che avevano combattuto per lui contro Pompeo, tuttavia il proprietario terriero locale Tito Pomponio Attico si oppose al suo corrispondente Cicerone, che stava agendo nel Senato romano, contro il piano. Come risultato, pochi coloni si spostarono a Butrinto. Nel 31 a.C. L'imperatore Augusto, fresco vincitore della Battaglia di Azio contro Marco Antonio e Cleopatra, rimise in vigore il piano per fare di Butrinto una colonia di veterani. I nuovi residenti espansero la città e, fra l'altro, costruirono un acquedotto, le terme, un foro e un ninfeo.
Nel III secolo gran parte della città venne distrutta da un terremoto, che rase al suolo parecchi edifici del foro e dei dintorni.
Gli scavi archeologici hanno rivelato che la città era già in declino e stava diventando un centro manifatturiero, anche se la città sopravvisse comunque e divenne un porto molto importante.
All'inizio del VI secolo Butrinto divenne un vescovato e vennero costruiti nuovi edifici come il battistero (uno dei più grandi dell'epoca paleocristiana) e la basilica. L'imperatore Giustiniano rafforzò le mura della città, che però venne saccheggiata nel 550 dagli Ostrogoti guidati dal re Totila.
Gli scavi evidenziano che le importazioni di beni dal vicino oriente continuarono fino agli inizi del VII secolo, quando i Bizantini persero il controllo della zona. Butrinto segue così la stessa sorte di gran parte delle città balcaniche dell'epoca, dove la fine del VI e l'inizio del VII secolo sono uno spartiacque fra l'età romana e il medioevo.
Dal VII secolo Butrinto si ridusse ad una piccola città fortificata e, in breve, venne conquistata dal primo impero bulgaro, prima di essere riconquistata dai Bizantini nel IX secolo. Rimase un avamposto dell'impero contro
gli assalti dei Normanni fino al 1204 quando, a seguito della IV Crociata, l'Impero Bizantino si frammentò e Butrinto entrò a far parte del Despotato d'Epiro. Nei secoli seguenti quest'area fu luogo di scontro fra Bizantini, Angioini e Veneziani, e la città cambiò di mano parecchie volte. Nel 1267 Carlo I d'Angiò prese controllo di Butrinto e di Corfù e ricostruì sia le mura che la basilica. Nel 1386 Butrinto e Corfù vennero acquistate dagli Angioini da parte della Repubblica di Venezia, ma i mercanti veneziani erano principalmente interessati a Corfù e Butrinto cominciò un nuovo periodo di decadenza. Nel 1490 vennero costruite una torre e una piccola fortezza.
Nel 1797 Butrinto venne ceduta a Napoleone in seguito al trattato di Campoformio, e due anni dopo venne conquistata dal governatore ottomano Alì Pascià di Tepeleni, fino a che nel 1912 divenne parte dell'Albania. Ormai comunque il sito della città originale era stato abbandonato.
BAL09 Dhermi - Berat
Berat
La città è situata sulla riva destra del fiume Osum poco lontano dalla confluenza fra questi e il fiume Molisht.
Il clima è mediterraneo con inverni miti, in cui difficilmente la temperatura va sotto 0 ed estati in cui si può arrivare a 45 gradi. La neve in media cade una volta ogni cinque anni senza accumuli. Nella città crescono olivi e limoni.
Berat è una delle città più antiche fondata nel IV secolo a.C. dagli Illiri. Nel 1385, Berat venne conquistata dai turchi ottomani, prima della Battaglia dei Campi Sauriani. Secondo alcune fonti, la città divenne una testa di ponte ottomana in preparazione di un assalto ai danni di Valona. Nel 1396, il clan dei Muzaka assunse il controllo a Berat che divenne capitale di una signoria autonoma, il Principato di Berat. Entro il 1417, Berat e le sue dipendenze erano però state annesse all'Impero ottomano. Nel 1455, Scanderbeg cinse inutilmente d'assedio la città.
Castello
Il castello di Berat è una fortezza che domina la città di Berat , Albania. Risale principalmente al XIII secolo e contiene molte chiese bizantine della zona e moschee ottomane; è stata costruita su una collina rocciosa sulla riva sinistra del fiume Osum ed è accessibile solo da sud. Si trova ad un’altitudine di 214 metri.
Dopo essere stato bruciato dai Romani nel 200 aC, le pareti sono state rafforzate nel V secolo sotto l’imperatore bizantino Teodosio II, e sono state ricostruite nel corso del VI secolo sotto l’imperatore Giustiniano I e di nuovo nel XIII secolo sotto il despota dell’Epiro, Michael I Comneno Doukas, cugino dell’imperatore bizantino. Il castello fu sotto il dominio di Giovanni Comneno Asen a metà del XIV secolo l’ingresso principale, sul lato nord, è difeso da una corte fortificata e ci sono tre ingressi più piccoli.
La fortezza di Berat nel suo stato attuale, anche se notevolmente danneggiata, resta uno spettacolo magnifico.La superficie che racchiude ha consentito di alloggiare una parte considerevole delle città abitanti.
Gli edifici all’interno della fortezza sono state costruite nel corso del XIII secolo e per la loro caratteristica architettura sono conservati come monumenti culturali.
La popolazione della fortezza era cristiana, e aveva circa 20 chiese (più costruiti durante il XIII secolo), e solo una moschea, per l’uso della guarnigione turca (di cui sopravvive solo pochi ruderi e la base del minareto). Le chiese della fortezza sono state danneggiate in anni e solo alcuni sono rimasti.
Il castello Berat è raffigurato sul rovescio del 10 albanese Leke moneta, emessa nel 1996 e nel 2000.
BAL10 Berat - Croia - Durazzo - Bari
Croia
Nell'aprile del 1450 il castello di Croia resistette a cinque mesi di assedio dei turchi, innescando una ventata d'euforia nel mondo cristiano che guardava con preoccupazione all'avanzata turca (Costantinopoli sarebbe caduta tre anni dopo).
Il nome della città deriva dalla parola albanese krua-kroi, che significa sorgente-fontana: Croia era infatti la città delle fonti, essendo situata nei pressi di alte montagne e ricca di acque che scendevano in città.
Per ironia della sorte uno dei problemi che attualmente affligge la città è l'inefficace sistema idraulico e la ristretta fornitura d'acqua nelle abitazioni.
Croia ha diversi luoghi di attrazione turistica, come il castello medievale, l'ultimo luogo della resistenza albanese all'oppressore turco-ottomano, che ospita il Museo Nazionale Giorgio Castriota Scanderbeg, la cittadella, con i suoi vecchi negozi oggi restaurati, e la Moschea Bazar.
Il castello
Il castello di Croia, sito nell'omonima città albanese, fu costruito nel IV e V secolo d.C. sui resti di un precedente insediamento illirico del III secolo a.C.
Grazie a successivi ampliamenti, alla fine del XII secolo il castello raggiunse la forma completa e divenne un centro delle guarnigioni bizantine.
Grazie alla lunga inespugnabilità del castello, caposaldo dei domini di Scanderbeg e della resistenza contro i turchi ottomani, essa divenne una delle città più note nell'Europa medioevale. Il 15 ottobre 1478, solo grazie a un negoziato i turchi riescono a entrare nel castello di Croia. Una volta entrati, infrangendo i patti, come loro abitudine, passarono a fil di spada tutte le persone trovate all'interno del castello.
Sbarcati a Bari, tutta noiosa autostrada..