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Vecchio 18-06-2017, 19:44   #1
Fagòt
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Cool Nowruz Mubarak! Oman e Iran Report

La veranda in plastica bianca e trasparente del bar ci offre rifugio dall’aria ormai fresca degli ultimi giorni di ottobre. E’ pomeriggio inoltrato e siamo appena scesi dal Passo di San Jorio fino alle rive del lago di Como visto che non abbiamo trovato un altro locale dove mangiare qualcosa: una birra fresca e l’idea di una pizza calda ci mettono un attimo a convincerci a fermarci qui. “Allora, dove hai intenzione di andare per il prossimo viaggio, zia Roby?”. “Stavo pensando da un po’ di tempo ai vari paesi ‘Stan, sai le solite cose… Samarcanda, Pamir Highway e via dicendo… ma anche l’Iran non mi dispiacerebbe” mi risponde sereno. “Ma dai? Anche a me attira l’Iran da molto tempo… però visto che si arriva fino lì, mi piacerebbe scendere ancora più a sud ed arrivare fino in Oman: deserti e montagne magnifiche, spiagge oceaniche, forti millenari. So di un traghetto che collega i due stati e si potrebbe… Se vuoi, la si fa insieme?”.

E’ bastato uno sguardo di accenno e dopo 10 gg. eravamo già all’opera. Roby si è preso la parte più rognosa per la spedizione delle moto, io il capitolo carnet de passage, visti e la preparazione dei percorsi: inutile dirlo, quella che preferisco di gran lunga. E così via a scandagliare il web e le guide per trovare le cose più belle da vedere e soprattutto i percorsi da fare in off, che un viaggio senza polvere e sabbia non è ancora contemplato nel mio scarno vocabolario motociclistico. E neanche in quello di Roby.

1° giorno: Dubai

Sono le 4 passate del mattino quando sbarchiamo in una Dubai ancora addormentata e avvolta da un’aria fresca. In pochi minuti controllano i passaporti e dopo aver cambiato qualche euro ci dirigiamo all’uscita: abbiamo appuntamento alle 8.30 con il referente locale dello spedizioniere per consegnare i carnet delle moto e la speranza è quella di poterle ritirare nel pomeriggio.
Da buone giovani marmotte decidiamo di lasciar perdere i taxi e così ci incamminiamo verso la fermata della metro più vicina che aprirà alle 6.00. Detto fatto, qualche chilometro a piedi borsa in spalla e dopo un’oretta siam lì in attesa del primo treno che punta verso il centro. A farci compagnia un coacervo di etnie che si dirigono in città per lavoro: carnagione scura per tutti, ma se li guardi bene non si fa fatica a riconoscere i pakistani, gli indiani, i bengalesi. Le formiche lavoratrici, questa l’idea che mi danno, perché degli emiratini in lunghe tuniche bianche, con i loro copricapo che cingono la testa e la pelle appena abbronzata non c’è nemmeno l’ombra. D’altronde si sa che le formiche regina amano dormire fino a tardi.



Così alle 7.00 siamo già sul luogo dell’appuntamento e visto che abbiamo tempo ci concediamo una colazione sul marciapiede della piazza: caffè latte, succo di arancia e “samosa”, gustose frittelle di sfoglia con ripieno di carne o verdure o piselli … o anche tutto quanto insieme. Gli Expat oltre che lavorare come formiche sono anche gli unici che gestiscono i locali della ristorazione e giocoforza i menù rispecchiano le loro origini asiatiche. Gli autoctoni invece arrivano verso le 8.00 e per lo più si limitano a fermarsi con la propria auto davanti al bar, dare un colpo di clacson e attendere, nel fresco dell’aria condizionata, che la formichina di turno corra verso di loro per prendere l’ordinazione e ritorni con i recipienti per la colazione o lo spuntino di metà mattina.

Sono qui da poche ore e questa città mi sta già sulle balle.

Anziché chiamare il nostro contatto ci dirigiamo direttamente verso la sede a poche centinaia di metri dalla piazza, consegniamo carnet e copie passaporti e ci lasciamo con l’incaricato che ci chiamerà nel pomeriggio per farci sapere quando potremo ritirare le moto.

A questo punto non resta che vedere il centro un po’ più da vicino. Non che l’idea ci solletichi particolarmente, ma visto che non abbiamo niente da fare di nuovo in metro e poi una lunga scarpinata fin sotto il Burj Khalifa.





La città è piena ancora di cantieri e malgrado questo non si vedono mezzi pesanti circolare, così come furgoni che trasportino merci. Probabilmente il grosso degli spostamenti avviene di notte e così sulle ampie strade interne si vedono circolare solo autovetture con un traffico che sembra fluido e regolare. Cosa diversa invece sulle tangenziali esterne, che come ogni grande città nelle ore di punta rischiano di rimanere bloccate malgrado le 6 corsie che le compongono.

A metà pomeriggio l’addetto ci avvisa che per poter ritirare le moto è necessario avere una RCA emiratina… “Ma zio brikko adesso ce lo vieni a dire? E farlo stamattina che avremmo cercato subito?” Ormai la dogana del Jebel Ali è in chiusura, per cui faremo tutto domani.
Si va in albergo che per cena viene Saleh a prenderci: si va tutti dai Dubai Riders, il club di motociclisti locali.

Sede magnifica, depandence della villa di uno dei soci, con un ampio salone coperto di tappeti e divanetti, angolo cucina e mega impianto audio video per vedersi al meglio partite, gare di moto, reportage o video. Il tutto a poche centinaia di metri dal Burj.







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Ultima modifica di Fagòt; 18-06-2017 a 21:49
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Vecchio 18-06-2017, 20:13   #2
Alessio gs
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Bello bello, lo aspettavo, io però non vedo le foto.... ciao Diega...
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Vecchio 18-06-2017, 20:26   #3
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Ho cambiato i link, ora dovrebbero vedersi.
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Vecchio 18-06-2017, 20:39   #4
Visca
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Edeccomiqui!!! Tac!....Diego a Dubai?! ......NONCIPOSSOCREDERE!!!
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Vecchio 18-06-2017, 20:45   #5
Smart
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le foto non si vedono
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Vecchio 18-06-2017, 20:51   #6
Fagòt
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Strano... sono tutte condivise anche su google +

https://plus.google.com/photos/11434...KmehYn16oKihwE
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Vecchio 18-06-2017, 20:53   #7
Tommone
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Diego qualcosa lo sbagli, se ne vede solo una di foto su google
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Vecchio 18-06-2017, 20:54   #8
Fagòt
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Tom se schiacci la freccia laterale scorrono...
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Vecchio 18-06-2017, 21:13   #9
Tommone
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Ora ho visto, è che la prima foto che si vede è l'ultima delle 8 ed io cercavo di andare avanti
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Vecchio 18-06-2017, 21:14   #10
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Avanti fagot, scrivi!!!!
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Vecchio 18-06-2017, 21:54   #11
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Ho cambiato ancora i link, spero che ora si vedano.

@Paolo... Dubai, solo perchè è alla stessa altezza di Dakhla e mi sembrava di essere a casa per cominciare un viaggio.

Abbiate pazienza, che ho avuto bisogno di qualche mese per assorbirlo totalmente.
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Vecchio 18-06-2017, 22:21   #12
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ora si vedono!
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Vecchio 18-06-2017, 22:37   #13
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Quote:
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Ho cambiato ancora i link, spero che ora si vedano.

@Paolo... Dubai, solo perchè è alla stessa altezza di Dakhla e mi sembrava di essere a casa per cominciare un viaggio.

Abbiate pazienza, che ho avuto bisogno di qualche mese per assorbirlo totalmente.
Ti conosco poco...ma quel tanto che basta....a Dubai un pesce fuor d'acqua...ma aspetto fiducioso

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Vecchio 18-06-2017, 23:37   #14
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2° giorno: Dubai

Il buongiorno si vede dal mattino e, nella speranza che tutta vada per il meglio, noi iniziamo con un suntuoso cappuccino ed una brioche calda preparati da una coppia di zelanti cinesi in un coffee shop a fianco dell’hotel.



Il nostro spedizioniere italiano si è appoggiato ad un broker di Dubai i cui impiegati sono tutti indiani, e che a sua volta si è appoggiato ad uno spedizioniere pakistano che movimenta le merci all’interno dell’area doganale, e che a sua volta si è appoggiato ad un galoppino interno indiano che corre da un ufficio all’altro, e che a sua volta è in contatto anche con il broker che cerca di coordinare il tutto, compreso l’autista del camioncino che ci consegnerà le moto.

Direi che siamo a cavallo e tutto questo lo scopriremo solo a tarda serata.

Per ora aspettiamo alle 9.00 il galoppino del broker, anche lui indiano, che ci deve portare all’agenzia di assicurazione per stipulare la RCA. E solo perché ieri sera Saleh da buona formica regina ha impartito ordini e redarguito come solo gli emiratini sanno fare l’impiegato formichina.
Io capisco poco l’inglese, ma i toni della telefonata erano inequivocabili.
Ovviamente arriva alle 10.00, che il traffico è tanto e con il telefono non trovava il nostro albergo.
Ci ributtiamo nella periferia di Dubai e finalmente raggiungiamo l’agenzia assicurativa dove per la modica cifra di circa 100 euro stipuliamo la RCA per un mese. “Mortacci loro!” Questa città e gli emiratini (a parte Saleh e gli altri ragazzi conosciuti ieri sera) mi stanno sempre di più sulle balle. Ricordando poi le fotografie appese nella stazioni metro con le immagini di quello che 20 anni fa era solo un semplice villaggio di pescatori, ancora di più, per lo scempio compiuto. Enormi grattacieli finiti e totalmente vuoti, con cartelli ovunque di vendita e\o affitto, centri commerciali tutti aria condizionata e grandi marche, "divertimentifici" che tanto con i soldi si compra anche la neve in pieno deserto. E sotto tante formichine che lavorano al sole cocente, per fare strade, tirar su pilastri, portare acqua e far crescere l’erba, scendere da 500/600/700 mt di altezza appesi ad una fune per tirar lucidi vetri coperti dal sale e dalla sabbia.

Finalmente verso mezzogiorno entriamo nell’area doganale del porto di Jebel Ali… qualcosa come 10/15 km di perimetro con una marea di entrate per caricare\scaricare o accedere semplicemente agli uffici. Troviamo il galoppino indiano che conosce tutte le procedure ed inizia il girovagare tra un ufficio e l’altro attraversando piazzali coperti a macchia d’olio da merci provenienti da tutto il mondo: autovetture, mezzi pesanti, gru, materie prime, piante … l’universo fatto bancale o container che con vita autonoma prende a scendere da navi per piazzarsi in attesa di 18 ruote che poi partono per i magazzini interni degli spedizionieri, dove incessanti muletti scaricano, immagazzinano, bollano, ricaricano su camioncini più piccoli che prenderanno la via per la città, distante circa 20 km.
Già sarà molto se le nostre casse sono scese dalla nave, mi dico, visto che è arrivata solo 2 giorni prima.
Invece, dopo aver pranzato all’indiana in compagnia dei nostri 2 accompagnatori, la sorpresa di vederle nel magazzino del pakistano già verso le ore 15.00. Urca, stai a vedere che riusciamo anche ad aprirle… “Eh no, manca l’ultimo controllo doganale prima di uscire. Ora le carichiamo sul camioncino e poi sono ok. Potete aspettare qui che torni.”
Una vocina mi dice di non abbandonarle ora che le abbiamo ritrovate e così saliamo anche noi insieme al conducente di uno dei tanti mezzi che aspettano fuori: la procedura è semplice, mettere un grosso cartello con il numero di telefono sul parabrezza e attendere fino che lo spedizioniere chiami per una consegna. Ovvio che ogni spedizioniere abbia i suoi affezionati autisti, per cui ci tocca un autista pakistano, che non parla una sola parola di inglese.



Andiamo quindi sparati al controllo finale con il motore del Mitsubishi che ulula, mentre l’autista saluta tutti i colleghi che incontra lungo la strada, parla al telefono, ci rivolge qualche parola in pakistano e al tempo stesso guida. Tutto nella norma se fossimo in Pakistan, quaggiù mi aspettavo qualcosa di diverso, soprattutto per le pratiche doganali e la quantità di carta che le autorità riescono a produrre per una cassa da 300 kg.
Tocca aspettare che i doganieri controllino 5 bilici carichi di palme, qua negli Emirati devono comprarsi pure quelle.
Riusciamo anche ad ottenere dal galoppino indiano la timbratura dei carnet, era il più esperto di quelli incontrati fin’ora, ma quasi sicuramente non l’aveva mai fatto, e finalmente all’imbrunire facciamo rotta verso la casa di Saleh. Ci aspettano solo una 30 di km. di tangenziale in piena ora di punta, con il WP salvato su un telefono senza batteria e l’autista che non ha la più pallida idea di dove sia il quartiere.







Alle 20.00 passate il retro del Mitsubishi si appoggia su una duna di sabbia a fianco della casa di Saleh e armati di coltellino milleusi ed una pinza caviamo finalmente le moto dalla casse in cui le avevamo chiuse un mese fa.

San Saleh da Dubai allunga una mancia all’autista che se ne va allegramente verso casa, mentre noi cominciamo a rimontare valigie, collegare batterie e gonfiare gomme. Le casse le lasciamo a lui, visto che di motociclisti a casa sua ne passano parecchi e possono tornare comode. Ci fa arrivare un take away e dopo aver cenato ci accompagna in moto fino all’hotel.
Ci abbiam messo solo 12 ore: “In tu culu a Dubai e alle sue dogane” e se non si fosse ancora capito non vedo l’ora di andarmene da questa città di merda.



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Vecchio 19-06-2017, 16:15   #15
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mi metto comodo.....
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Sono dei tempi delle camere d'aria per legare qualcosa.Quelli Dell'Ubalda
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Vecchio 19-06-2017, 16:26   #16
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vai Diego!!!

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Vecchio 19-06-2017, 16:32   #17
stino
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Seguo con molto interese
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Vecchio 19-06-2017, 17:01   #18
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per un attimo ho pensato ti fossi preso la rally!
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Vecchio 19-06-2017, 17:02   #19
GianniC
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da non perdere!
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Vecchio 19-06-2017, 17:46   #20
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un racconto che non mi voglio perdere nella sua interezza. l'inizio è favoloso
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Vecchio 19-06-2017, 20:33   #21
ZAGOR
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WooWWWWWWWWWWW!!!!!!!!
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Quando non sai più dove stai andando ricordati almeno da dove vieni...
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Vecchio 20-06-2017, 00:01   #22
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3° giorno: Dubai – Ar Rustaq 463 km.

Non ci sembra vero di poter finalmente disporre del nostro tempo a piacimento, manca solo un piccolo particolare: pagare il broker e ritirare le carte di circolazione delle moto che il galoppino indiano ha trattenuto a garanzia. Sia mai che ci venga voglia di partire senza pagare il dovuto. Alle 8.00 perciò si presentiamo alla Polestar per farci dare il conto… “‘spetta un attimo che metto le ultime spese, ops chiamo il galoppino del porto per farmele dare, stampo le fatture e voilà sono 2600 dirham\670 euro a moto. Ovviamente è compreso il ticket ingresso come visitatori e anche l’aria che avete respirato a Jebel Ali durante la movimentazione delle casse. Il gentile intrattenimento offerto dall’autista pakistano invece è un nostro omaggio”.

Il prezzo supera abbondantemente il preventivo di 550 dollari che ci aveva fornito lo spedizioniere italiano, ma vuoi forse fare la figura del barbone proprio qui a Dubai dove l’acqua costa più della benzina? Paghiamo e chiediamo le CDC per partire. “ Di già? Ma come non vi trattenete ancora un po’ qui da noi? No perché le carte le ha il galoppino e sta a 30 km da qui ora.”

Mi trattengo dal passare oltre il bancone e mio malgrado adotto la tecnica della formica regina: dammi un punto in mezzo alla città che gli andiamo incontro. Così anziché prendere la tangenziale esterna ci buttiamo verso il centro e un’ora dopo, sotto un albergo scelto a caso recuperiamo i nostri documenti. Metto la tanto agognata prima traccia nel Gps e senza voltarmi indietro per un solo attimo, per paura che lo skyline di Dubai susciti incubi ai miei sonni più profondi, faccio rotta sul confine di Al Ain.

La dogana emiratina è vuota e basta solo far timbrare il passaporto e carnet: l’impiegato con calma ci fa accomodare nella sedia davanti alla sua postazione e dopo aver espletato la formalità ci chiede 35 Dh a testa. Così, giusto per non perdere l’abitudine fino all’ultimo metro di terra degli Emirati. Per il carnet invece tocca istruire i doganieri che non vorrebbero nemmeno firmare il documento. Eh no caro, una firmetta me la fai, visto che rientreremo ci manca solo di non avere timbrato l’uscita.

E da qui comincia il paradiso con un cartello di buon auspicio che mai avevo trovato in altri confini.



La dogana poi è il sogno di tutti i viaggiatori: un ampio salone ricoperto di marmi, aria condizionata, bancone per i visti e formalità doganali, banca, agenzia assicurativa per i mezzi, panche e sedie per riposare nell’attesa.

“Mi serve il visto.” “Prego compili il modulo con i suoi dati, passaporto, grazie.” I solerti poliziotti omaniti hanno uniformi talmente stirate e impeccabili che sembrano appena uscite dalla sartoria e fanno da contorno a volti perfettamente curati, nella capigliatura e nelle barbe tagliate in punta di forbice. Come non bastasse poi ognuno di loro è ricoperto da un’aurea di profumo, non intenso, ma persistente, quasi che siano appena usciti da un bagno purificatore e ristoratore.

“Sono 20 rial.” “Posso pagare con carta?” “Certo… ci scusi la banca è chiusa per la pausa.”

Giuro quasi svengo dall’incredulità, abituato alle dogane africane dove ti registri qui, metti un timbro lì, esci e vai a fare un visto là, mentre le faux guides ti rincorrono per cambiare in nero e offrirti i loro servigi, torni nel primo ufficio e poi ripassi da un altro. Il tutto sotto il sole abbagliante e la polvere che cambia solo di colore a seconda di quale stato stai per varcare.

In un’ora facciamo tutto e al primo coffee shop ci concediamo una coca. Fin qui il percorso si è snodato nel deserto, sabbioso nella prima parte, e roccioso in territorio omanita.





Pochi chilometri dopo la sosta la strada prende a salire verso le montagne che ci portano un poco di refrigerio e prima che cali la sera siamo nella cittadina di Ar Rustaq. Riusciamo a trovare un cambiavalute per pagare albergo, cena e il nostro primo caffè omanita, aromatizzato con il cardamomo e servito con i datteri.

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Vecchio 20-06-2017, 11:05   #23
made1
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favoloso. quasi quasi vorrei leggere tutto d'un fiato fino alla fine come nel più bel romanzo mai letto prima. ma non è che alla fine ci chiedi il conto per leggere tutto???? emiratini style
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Vecchio 20-06-2017, 13:50   #24
Fagòt
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Tranquillo. Tutto gratis in puro Qde style.
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Vecchio 20-06-2017, 14:34   #25
paulposition
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questo thread merita la stikkata!!! in evidenza.
grande Diego!
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