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Vecchio 11-12-2017, 12:47   #1
ario59
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The Kingdome behind the Sky – la strada del Pamir – Kirghizistan e Tajikistan
25 luglio 2017 - Inizia qui e così questa nostra avventura, è comunque difficile non condividere questa esperienza con la persona che in questi anni è stata fedele e complice, Giuliana non se la sentiva di affrontare questo ennesimo viaggio in zone così remote, sarà poi il tempo a darle torto o ragione.
Florjan e Martina ci raggiungono ospiti a casa nostra la sera prima, con Flavio all’aeroporto…il tragitto aereo noioso in quanto privo di qualsiasi intrattenimento è con volo economico Pegasus si svolge senza problemi.
La mattina Biskek si presenta estremamente calda con clima secco, ci rechiamo nel luogo di consegna delle mosto, partite dall’Italia circa 20 gg fa, presso l’hotel Salut e qui una prima sgradita sorpresa a causa di ritardi nella spedizione ed in concomitanza del fine settimana le moto non saranno in consegna se non il lunedi successivo 31 agosto. Oltre alla visita delle deludente capitale si ripensa con mappe ed info a pensare a come tamponare questa situazione e non perdere giornate nulla facendo nell’attesa, noleggiando un vecchio Nissan X-Trail per visitare i laghi Yssik e Song-Kul, nelle tre giornate successive. La giornata seguente in mattinata ci si immerge nei colori, profumi di spezie, frutta fresca, nonché della stessa varietà essicata, tutto questo ad un frenetico andirivieni di genti , vocianti venditori dalle merci più disparate le tipiche situazzioni dei mercati orientali in cui è gradevole perdersi. . In serata incontriamo il titolare della ADV Factory, Krystoff Samborsky, che oltre a preziosi suggerimenti sull’intinerario ci rimborsa di €. 300 a copertura delle spese di noleggio auto, rassicurandoci sulla consegna delle moto fissata per la giornata di lunedi.
Fuori dai tristi centri abitati, la nuova strada in direzione Yssik-kul scorre attraverso una verde valle punteggiata di insediamenti agricoli in cui scorre un fiume che ci divide, sovrastato da monti brulli, dal confine Kazako. Lasciata la relativa confusione di questa parte di lago, una sorta di zona balneare frequentata da turisti locali, imbocchiamo la sterrata che conduce al Kirgiz Pass è la prima presa di coscienza di questi luoghi, yurte e semplici villaggi ruarli si svelano nelle verde vallata adibita a pascolo per mucche e cavalli.
Lasciata la guesthouse ed ancora sorpresi dalla cena nel locale ristorante in cui, si abbiamo gustato un semplice ma gustoso piatto di carne in umido annaffiato come bevanda da succo di mela caldo non essendo disponibile altre bevande o semplice acqua in bottiglia, in questo sabato mattina si riprende il nostro viaggio in terra kirghisa, sulle prime ci si addentra in valli sormontate da curiose forme di arenaria rossa, conclusa con la visita al canyon Fairy Tales, uno spaccato di western al centro dell’Asia. Non senza qlc emozione data dalla strada sterrata ad una foratura all’auto e dalla maestosità dei picchi innevati che circondano questi 50 km di pista, un puro spettacolo sino all’arrivo al pianoro del lago Song a 3000 slm abbracciato da una cresta di cime innevate, è l’apoteosi, bianche yurte appoggiate su un verde terreno, l’aria tersa ed un cielo blu in cui si rincorrono bianche nuvole, visi rubicondi di bimbi sorridenti e pastori che cavalcano veloci sulla pianura, seduti con la schiena appoggiata al feltro della nostra tenda…mi chiedo ma tutto questo ha un prezzo? La cena viene condivisa con i pastori che ci hanno accolto, dopo aver assistito a canti e balli tradizionali l’aria si fa cruda ed un vento freddo e pungente spazza la piana è l’ora di ritirarsi nella nostra prima notte in yurta.
Rientriamo nella capitale nel pomeriggio della domenica euforici per questi primi tre giorni e pregustando il viaggio con le nostre moto, BMW GS 800 la mia, Africa Twins 750 di Flavio ed il GS 1100 di Florjan con Martina…qui ha inizio un incubo di attese, disattese le moto come promesso da Krystoff non hanno i documenti pronti, nessuno a cui fare riferimento certo sia per informazioni precise che sulla probabile data di consegna. Sono ore, giorni, momenti frustranti quelli che passano inutilmente tra le giornate di lunedi e mercoledi in attesa di questi fantomatici documenti di sdoganamento, in cui si alternano illusioni, speranze e delusioni, momenti in cui questo nostro sparuto gruppo, ognuno le proprie motivazioni diverse ha voluto essere in questo luogo e fare questo viaggio, si unisce, disunisce, disgrega ed aggrega anche con propositi di rientro anticipato e cmq nella medesima situazioni non siamo i soli…finalmente al culmine di una giornata ad alta tensione nella serata di mercoledi uno straccio di permesso ci viene consegnato…con questo documento che rientriamo al nostro hotel ed iniziamo a caricare le moto. Giovedi 4 agosto lasciamo Biskek che già in mattinata si presenta con un traffico caotico ed esasperante, faccio una premessa, non ci sono regole precise nella conduzione dei mezzi, nè tantomeno del lato del volante essendo importate auto con posto guida da entrambi i lati!
Affrontiamo i tornanti che salgono al passo Too Ashun e la seguente valle di Susamyr, si viaggia in quota ad un altezza media di 2000 m. con temperature gradevolmente fresche, circondati da verdi prati, picchi innevati, valli disseminate di yurte ed allevamenti di cavalli ed ovini è un paesaggio a noi sconosciuto che ci stupisce ed affascina, procedendo al suono rassicurante del bicilindrico in poco tempo si assiste al passaggio delle 4 stagioni…pioggia, vento, freddo e scendendo dal passo un solleone che spaccala temperatura prima di 5° è passata nel giro di pochi kilometri a 35°, incantati cmq da un apesaggio dipinto di colori accesi ai margini del lago Karakol. Sary Kumar troviamo posto nella locale guesthouse accogliente dai servizi igienici basici e semplici, chieste info su dove cenare ci dicono che i locali sono sulla strada principale distante qualche kilometro, offriamo un passaggio in moto a due giovani ragazzi olandesi cicloturisti che sono in giro da 4 mesi ospiti nella nostra struttura gli risparmiamo un po’ di strada al buio… i locali tutti affacciati sulla trafficata strada sono semplici strutture con tetto in lamiera, cosi come la cena una striminzita tazza di brodo con verdure ed un osso pieno di grasso e tendini per dare sapore….
Il cielo è grigio e plumbeo questa mattina e non promette nulla di buono i nervi sono tesi ed i sensi vigli in quanto le condizioni del manto stradale alquanto sconnesso, il traffico e la guida indisciplinata dei kirghizi tengono l’attenzione alta. A Gulcha accade un evento inatteso un ragazzo in evidente stato di ebrezza e stato confusionale in mezzo la strada, tenta di colpire con un pugno Florjan, improvvisamente si getta verso di me, intuendo le intenzioni mi scanso repentinamente, la velocità e cmq bassa e sento un colpo violento alla moto stessa mi volto e vedo il ragazzo steso a terra e la borsa in alluminio che ruzzola in mezzo la strada, la polizia interviene repentinamente arrestando l’ubriaco e scongiurata la caduta vengo accompagnato da un fabbro che a colpi di martello sistema la svergola borsa. Ringraziando le forze dell’ordine e scongiurato lo scampato pericolo riprendiamo il viaggio, bambini festanti salutano ai lati di questa striscia d’asfalto che scorre tagliando in due un largo canyon che sale serpeggiando ai 3160 metri del passo avvolto da una fitta nebbia e 3° di temperatura dell’aria, la discesa ci tuffa nella soleggiata piana di Sary Tash dove ad attenderci c’è Mateev ragazzo di soli 22 anni pieno di energia ed iniziative nonchè guida alpina ci accoglie nell’umile “homestay” di sua proprietà, in relativa lontananza si vedono le montagne innevate del Pamir e la vetta del Peak Lenin che svetta con i suoi 7140m. Nonostante la mancanza dei servizi igienici più basici, il freddo intenso l’atmosfera viene riscaldata da una gustosa cena, l’entusiasmo contagioso del nostro giovane ospite e da pesanti coperte per le notte.
Come iniziare a narrare questa giornata piena di emozioni, dal risveglio in un contesto panoramico eccezionale, alla disastrata strada che non con qualche apprensione e dubbi sui documenti in nostro possesso percorriamo sino al confino Kirghiso…il solerte ed inflessibile militare addetto al controllo ci nega il passaggio adducendo la non conformità dei documenti stessi, in questo posto di frontiera isolato dal mondo con un funzionario inamovibile nella sua decisione ci guardiamo in viso minati nel morale e perplessi…poi con qualche insistenza e con la promessa di rientrare dallo stesso punto ci viene accordato il via libera a condizione che nel giro di 4 giorni di ripresentarci. I primi kilometri tra i due confini ci si impegna nella guida in una pista d’alta quota e si mettono a contatto i nostri Continental TKC 80 con questo primo affrontabile sterrato. Arriviamo al remoto e squallido confine Tagiko battuto dal vento a quasi 4000 metri slm. E qui tra un’improbabile disinfestazione alla moto, le lungaggini burocratiche che seguono le registrazione di passaporto e libretto delle moto su quaderni scolastici a quadretti in altrettante baracche ci costano ben 55 U$. Karakol è un semplice villaggio al limite della povertà adagiato sulle rive del medesimo lago nella bianca luce d’alta quota. Descrivere l’emozione nel vedere la lunga fila dei paletti e rete metallica che ci separano dalla Cina e soprattutto l’emozione che ci prende alla guida delle nostre moto su questa pista tra i 4000 metri ed oltre è difficile raccontare le sensazioni di euforia nel percorrere a forte velocità la tole ondulèe che spacca le braccia, la guida in piedi guardando avanti prestando attenzione ai cambiamenti di colore della pista che comunicano il cambiamento del fondo da affrontare anche con una certa prudenza per evitare qualsiasi fastidiosa conseguenza fisica o meccanica in effetti siamo soli in questo contesto anche se qualche sparuto ed ansante ciclista lo incrociamo immagino la fatica e l’impegno e la ricerca d’ossigeno pedalando su questa disastrata pista, ma la sensazione di fiducia e di sicurezza che mi da la mia BMW F 800 GS è assoluta, il culmine dello spettacolo naturale di paesaggio è salendo ed arrivando allo Ak Baital pass a 4700 metri di quota è indescrivibilmente affascinate, cime e picchi innevati, l’aria pura e rarefatta, i cambi di colore delle rocce dall’ocra al verde al grigio è emozionante e ci riempie di gioia e soddisfazione. Scendiamo e per qualche kilometro riprendiamo l’asfalto sino alla ventosa Murghab nsotra meta di giornata, sperduto villaggio battuto dal vento senza luce elettrica generata da alcune generatori diesel nelle poche ore serali e in alcuni locali frequentati dai pochi turisti, compreso il nostro Pamir hotel, è qui che incontriamo il mio amico Simone “Rombodituono” e Giacomo già assidui frequentatori della zona con cui passiamo la serata e ci si scambia informazioni sul percorso. Lasciamo questo ameno villaggio di buon mattino e dopo un 100 di km di pessimo asfalto sostiamo ad Alichur piccola borgata di case bianche, il vento teso si incunea tra le vie polverose in cui bimbi cordiali si avvicinano alle moto e a noi con fare curioso e divertito. Ci lasciamo alle spalle i sorrisi divertiti dei bimbi e pochi kilometri a monte imbocchiamo la svolta che porta al Kargush pass sempre ad un’altezza variabile tra i 4/4600 metri in quota, la pista che ci si prospetta per i prossimi 120 km risulta impegnativa fisicamente, con tratti di sabbione, sasso smosso nei tornati sia in salita che discesa in cui bisogna usare un po’ di tecnica nella guida della moto e precipizi ai lati e qualche guado ma lo spettacolo che ci offre il Pamir è incommensurabile, sarà la guida in fuoristrada saranno i paesaggi che ci circondano canyon precipiti, altopiani, gli alti picchi innevati dei monti dell’Hindu Kush che si offrono ai nostri occhi, sarà l’emozione di vedere aldilà del fiume lì a portata di mano il confine naturale con l’Afghanistan in cui si vedono in libertà i cammelli battriani. A causa dell’altitudine le soste si fanno frequenti per riposare i muscoli dall’impegno nella guida off-road e per fare qlc respiro più lungo alla ricerca di maggior ossigeno nei polmoni a causa della rarefazione dell’aria, un momento di riposo è il posto di blocco militare sperduto in questi monti fatto da una casupola di pietre a secco per il controllo del GBAO il permesso speciale per la regione autonoma del Gorno-Badakhshan tagiko. Scendiamo di quota su una pista impestata di sassi smossi in cui la guida si fa impegnativa poi spiana e ci accoglie la verde valle del corridoio di Wakhan e l’alberato e rassicurante viale di Langar.
A un passo dall’Afghanistan. Il paesaggio è meraviglioso! La Valle del Wakhan offre una sfilata apparentemente infinita di panorami superlativi. Straordinario l’incontro con la popolazione dei wakhi che da più di 2.500 anni vive di agricoltura e pastorizia in un territorio indubbiamente meraviglioso, ma al limite estremo per la sopravvivenza umana. Percorriamo sempre su strade sterrata questa valle coltivata e punteggiata da sparuti villaggi umili, abitanti cordiali ed ospitali di stirpe tipicamente indo-europea a differenza di quella kirghiza dai tratti cino-asiatici la pista scorre sinuosa parallela al fiume Panj placido e sabbioso poi incuneandosi in una stretto canyon violento e rabbioso con il suo colore grigiastro e sempre sullo sfondo le verdi valli e le montagne afgane. La sosta ad Ishkashim ci permette di notare donne stupende curate nei loro abiti tradizionali e colorati, da notare il ponte che collega le due sponde del fiume controllato militarmente. La strada che ci conduce a Korogh è un susseguirsi di asfalto in pessime condizioni e tratti sterrati le temperature nonostante i circa 2000 metri di quota aumentano ed il display sul cruscotto segna un + 30° In questo tratto è l’incontro appagante con bimbi esultanti ed estasiati che lasciano il bagno in un ansa tranquilla del fiume per correrci ilari incontro alla viste delle nostre moto e poco più avanti donne affacendate nella pulizia con acqua dei colorati tappeti. Korogh e il Pamir Lodge luogo d’incontro, soggiorno, pernottamento ed informazioni di viaggiatori più disparati con cui si condividono spazi comuni per tutte le funzioni.
Oggi dovrebbe essere solo una tranquilla, rilassante tappa di trasferimento…M41 o Pamir Highway corre per lunghi tratti a fianco del fiume Gunt se non fosse che…l’asfalto liscio come un biliardo, passatemi la battuta, cani feroci che tentano alle caviglie, ragazzini che si buttano in mezzo la strada per salutarti e darti il “cinque” e qualche mezzo che te lo ritrovi di fronte dopo una curva, in fondo non si cercava tutto questo!? immersi nel solito panorama di monti eccezionale, in fondo non manca ormai molto a valicare il passo a 4000 metri naturalmente senza manutenzione con buche ed avvallamenti che la moto che precede o segue scompare letteralmente dalla vista, personalmente per farmi mancare nulla una fastidiosa urgenza fisica viene però allietata da un fresco e placido fiumiciattolo a lato. Aumenta il vento e la temperatura dell’aria si fa più cruda, le nuvole si fanno minacciose all’orizzonte ma il sole alle spalle ci dona una luce eccezionale con arcobaleno meraviglioso che sotto un forte temporale ci accompagna sino a Murghab.
Il cielo questa mattina è terso e l’aria frizzantina dopo aver riempito i serbatoi come in tutta questa parte del paese con bidoncini e taniche, premetto che la benzina non è sempre disponibile così le moto le abbiamo attrezzate con tanichette di emergenza attaccate alle borse alu, ripercorriamo in senso contrario la rotta dell’andata, il passo Ak Baital ci regala una visione incantata con le cime imbiancate di neve fresca caduta nella notte precedente, sulla pista affrontiamo i tratti di tòle a velocità folle..da pazzi? Rassicurati dalle esperienze di guida in off dei giorni scorsi, tanto è che ci si diverte anche. La sosta nella calma azzurrina al lago Karakul a 4000 metri di quota con alle spalle la solitudine povera dell’omonimo villaggio circondati da una corona di monti spettacolari ci mette in una condizione di beatitudine quasi mistica….tra un guado, uno svolazzo, una nuvola che sormonta la cima innevata, gruppo di yak intenti al pascolo attraversiamo i due confini Tagiko e Kirghiso, ed è già di nuovo ed ancora una volta Sary Tash dove casualmente si incontrano Luisa e Massimo con amici che a differenza del nostro giro in tondo, loro torneranno via Uzbekistan in Italia, qui comunque godiamo della semplice, sincera e timida ospitalità di una famiglia kirghisa con doccia alla russa, brocca e catino e solito cesso distante con baracca e buca. Il mattino su un tratto di strada perfettamente asfaltata ci si dirige a Sary Mogul e da qui in off al Parkul lake un campo confortevole di yurte in cui dentro un container ci viene offerta gustosa ed abbondante colazione la particolarità e la vista sul maestoso e spettacolare Peak Lenin con i suoi oltre 7000 metri slm parzialmente coperto dalle nubi e sulla valle sottostante. Niente scossoni sino ad Osh, città bollente trafficata e sconfusionata che in qualche modo ci fa rimpiangere sia la frescura che la tranquillità delle alte quote. La mattinata viene trascorsa trai meandri sempre pieni di spunti fotografici del bazaar, trovando anche l’occasione per acquisti di profumate spezie orientali e souvenir, in questo spazio fuori dal tempo ci perderebbe incantati, ma la strada chiama e ci si butta ancora nel traffico impazzito tra Osh e Jalal Abad e dopo un paio di deviazioni errate in cui ci si trova di fronte ad un ponte crollato, si imbocca la sterrata che porta al passo Kot-art Ashuu a Kazarman, diciamo che i tratti d’asfalto ci prendono a noia ed è puro divertimento e goduria la guida in queste piste relativamente scorrevoli dove si può osare un po’, facendo anche derapare la ruota posteriore all’uscita di qualche bel curvone, al culmine del passo guardando in basso si nota il serpentone candido di ghiaia appena percorso. Nell’altipiano si notano accampamenti di yurte, cavalli, ovini e cani che sentendo il rombo degli scarichi si buttano a rotto di collo giù dal pianoro per pararsi di fronte ed abbaiare feroci all’indirizzo delle nostre caviglie. Il mattino seguente dalla finestra punteggiata di gocce della nostra stanza in comune notiamo il cielo grigio, riforniamo di acqua e benzina e lasciato il poco e malconcio asfalto inizia lo sterrato e se all’inizio potrebbe risultare gradevole per la mancanza di polvere, man mano che si risale il passo inizia a ricoprirsi di una sottile, infida e viscida fanghiglia che ci obbliga ad una guida prudente ed attenta dosando con sapienza la manopola del gas, posso ancora una volta apprezzare la trazione, la stabilità ed il senso di fiducia che m’infonde la mia 800 GS. Gli scenari naturali ancora una volta spettacolari che ci offre il paese sono encomiabile ed affascinati, il paragone è aver percorso lo Stelvio comunque su strada sterrata e ad altezze e kilometraggio superiore. Naryn ad una prima impressione si presenta come una cittadina spoglia, fredda, spenta ed anonima il tempo di rifornirsi, non prima di aver pagato in anticipo il pieno di benzina pratica usuale in questa parte di mondo, l’obbiettivo fissato in anticipo è di raggiungere il campo di yurte ai piedi dell’antico caravanserraglio di Tash Rabat ai piedi del Torugart pass ai confini meridionali con la Cina, trasferimento facilitato dal perfetto asfalto steso dai cinesi per facilitare lo scambio ed il trasporto di merci tra i due paese. Nel tardo freddo pomeriggio prendiamo possesso della yurta riscaldata da una vecchia arrugginita stufa in cui ardono le mattonelle di stallatico dal caratteristico, ma non invasivo odore acre comunque unico elemento utile a disposizione per riscaldare gli ambienti. La sera dopo una gustosa sera ci regala lo spettacolo del passaggio delle Perseiadi o stelle cadenti cadenti, chissà se ognuno di noi avrà espresso un desiderio…La notte è ghiacciata, nonostante le pesanti coperte, il mattino riscaldati da un tiepido e gradito sole visitiamo il caravanserraglio ed essendo su una delle numerose Via della Seta ci immaginiamo se anche Marco Polo abbia sostato qui. Ci lasciamo alle spalle se non qualche rimpianto l’ultimo pezzo di sterrato, le notti in yurta, la cordialità e l’accoglienza dei pastori nomadi, un’ultima emozione ci viene concessa dal mercato del bestiame domenicale di Atbashi…poi un lungo ed a tratti per noi noioso trasferimento prima a Kolchor ed il mattino seguente 15 agosto 2017 nella capitale Biskek…notiamo il repentino cambiamento di temperature dai 38# del nostro arrivo ai 25° odierni a queste latitudini l’autunno è quasi alle porte, una lavata alle moto per togliere nostro malgrado la polvere, la terra che in qualche modo rendono affascinati le nostre moto e con il fango che scivola via, scivolano via i nostri ricordi, esperienze ed emozioni che rimarranno indelebilmente scolpite nella nostra memoria e concedetemi un flash back negli scatti delle pellicole delle nostre macchine fotografiche….
Davanti a me sembrava infinita la via, a destra un lago cristallino d’alta quota , a sinistra picchi di monti innevati. Immensa distesa. Non dimenticherò mai questo viaggio in moto. Le ruote sembravano percorrere direttamente le strade della mia anima. Nei miei pugni stretti c’era il cuore dell’universo. È lì, proprio in quel momento, che decisi che la mia vita sarebbe cambiata, che meritava molto di più. Sapevo bene che al ritorno non sarei stato più lo stesso. MAI PIU’… Testo e foto di Andreoli Domenico

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Vecchio 11-12-2017, 12:53   #2
ario59
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Vecchio 11-12-2017, 13:00   #3
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Vecchio 11-12-2017, 13:25   #4
Smart
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bellissimo viaggio, puoi dare qualche info su come hai organizzato il trasporto moto e relativi costi?
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Vecchio 11-12-2017, 18:47   #5
ZAGOR
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Complimenti ancora Mimmo
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Quando non sai più dove stai andando ricordati almeno da dove vieni...
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Vecchio 11-12-2017, 19:12   #6
rombodituono
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Complimenti per aver tenuto duro quando le difficoltà burocratiche iniziali a qualcuno hanno fatto venir voglia di mollare e di tornare a casa. Questo tipo di viaggi richiede resistenza e pazienza, perchè comunque poi si viene ripagati di tutto.
Magari la prossima volta ci vediamo a Reggio, visto che ci separano 20 km ma per vederci siamo dovuti andare a Murghab!
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Vecchio 11-12-2017, 20:55   #7
ario59
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Smile pamir

....ed è pronto anche il video
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Vecchio 15-12-2017, 12:10   #8
Carroarmato
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Bellissimo viaggio, complimenti!
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Viaggio, spero di non arrivare mai...
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Vecchio 15-12-2017, 17:25   #9
Rainbow
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...ma i complimenti possono bastare per questo meraviglioso viaggio? Grandissimo
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A piedi...
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Vecchio 15-12-2017, 18:19   #10
Miromoto
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👍👍👍


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Vecchio 24-12-2017, 19:43   #11
ario59
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Vecchio 18-01-2018, 20:03   #12
Benjo76
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Ciao Ario59,
complimenti per la fantastica esperienza.

Anch'io spedirò la moto a luglio a Biskek per poi ritornare via terra a casa.

Ti volevo chiedere:
- Il visto per il GBAO lo hai fatto insieme al visto nell'ambasciata a Biskek? In quanto tempo?
- L'assicurazione moto come funziona in Kirghizistan e Tajikistan ?
- hai qualche consiglio particolare da darmi appena arrivato all'aeroporto di biskek?
- il tuo hotel com'era? e' vicino a dove consegnano le moto? a proposito dove si trova il luogo?

Grazie
Andrea
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Ultima modifica di Benjo76; 18-01-2018 a 20:32
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Vecchio 19-01-2018, 11:55   #13
rombodituono
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Il visto tajko ora si fa online, GBAO incluso, in 5 minuti. Stampi il foglio e lo presenti alla frontiera.
Assicurazione moto? Quale assicurazione moto? quelli non sanno manco di cosa parli se glielo chiedi...scherzi a parte, non è obbligatoria, se ti ferma la polizia (QUANDO ti ferma la polizia) non te la chiedono. Soldi si, quelli te li chiedono
Se la moto la spedisci con advfactory, dormi all'hotel Salut. E' nuovissimo e molto pulito, ed è il luogo dove Sambor fa arrivare e sostare le moto. Quando arrivi in aeroporto prendi un taxi e fatti portare lì
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Vecchio 19-01-2018, 12:59   #14
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Ahahah ok.

Rombo visto che sei pratico di quelle zone ti chiedo info anche per l’uzbekistan perché per il ritorno passo da samarcanda, bukara, khiva e lago aral e poi Kazakistan etc


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Ultima modifica di Benjo76; 19-01-2018 a 13:04
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Vecchio 19-01-2018, 13:04   #15
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Dimenticavo.... il visto di frontiera kirgiko per arrivare al campo base peak lenin dove mi conviene farlo e sopratutto in quanti giorni. È possibile predisporlo da qui?


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Vecchio 19-01-2018, 14:55   #16
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Complimenti per il viaggio ti invidio molto
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Vecchio 19-01-2018, 19:30   #17
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Dimenticavo.... il visto di frontiera kirgiko per arrivare al campo base peak lenin dove mi conviene farlo e sopratutto in quanti giorni. È possibile predisporlo da qui?

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Se non è una novità recente, non mi risulta che per andare al campo base del Peak Lenin serva un visto particolare. Io ci sono stato nel 2014 senza alcun permesso.
Quest'anno ho dovuto fare un visto particolare solo per la zona del lago Kel-Suu vicino al confine con la Cina a sud di Naryn, e l'ho fatto negli uffici del CBT (l'ente del turismo locale) proprio a Naryn in poche ore.
Sono tutte cose secondo me che ti conviene fare in loco (a Bishkek o a Osh). Magari puoi informarti preventivamente dando uno sguardo o chiedendo sul forum di Caravanistan.

Riguardo l'Uzbekistan so poco perchè ci sono stato solo due giorni durante il mio primo viaggio nel 2013. L'unica cosa che so è che in estate la benzina è un bene reperibile quasi esclusivamente sul mercato nero (soprattutto da Samarcanda andando verso ovest), quindi i distributori ti diranno sempre che sono a secco, ma sventolando i 10 dollari saranno sempre tutti ben lieti di portarti qualche tanica di carburante.
Per il resto caldo, molte buche e tanto deserto
Non so se stai pensando di andarci, ma degli amici hanno trovato deludente Moynaq (il posto nel deserto dove ci sono gli scheletri delle navi del lago d'aral arrugginiti)...a loro dire non meritevole della lunga deviazione che tocca fare per andarci
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Vecchio 19-01-2018, 22:46   #18
Benjo76
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Grazie per le info Rombo.

Purtroppo hanno inserito anche il peak Lenin nel visto di frontiera anche se non lo è. Ho letto report del 2016 ed anche la guida Lonely Planet del 2015 lo riporta.

Per moynaq alla fine è una piccola deviazione e mi viene di passaggio per poi proseguire verso Atyrau.


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Vecchio 20-01-2018, 01:01   #19
rombodituono
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Vedrai che il visto di frontiera non è un grosso problema. Guarda sul forum di Caravanistan li quasi sicuramente troverai le info dove farlo
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Vecchio 20-01-2018, 01:34   #20
Swan
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Complimenti davvero!! ....gran bella avventura

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Vecchio 20-01-2018, 19:47   #21
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Il viaggio è stato stupendo...non vedo l'ora di tornare in quei luoghi che mi hanno dato sensazioni irripetibili. Confermo e quoto le info di Rombodituono��
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Vecchio 22-01-2018, 14:54   #22
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complimenti ... affascinato:-)

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Vecchio 20-02-2018, 23:32   #23
angeloperego
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predefinito Anche io sul Pamir

Cari amici anche io l'estate prossima partirò per l'Asia Centrale ma in auto
(andata e ritorno).
Qualcuno vorrebbe approfittare x un passaggio in andata e ritorno in carovana?
Il mio mezzo é un Land Cruiser 80.
Attendo fiducioso.
Buona strada sempre a tutti... anche a me.
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Vecchio 02-04-2018, 19:01   #24
Benjo76
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Rombo ho letto con molto piacere il tuo blog e preso spunti interessanti per il viaggio che farò.
Una curiosità....che macchina fotografica utilizzi?
Come abbigliamento da moto cosa consigli visto che sei stato là diverse volte?

Mi sai dire dove si trova il Mels Pass perché non l’ho individuato bene. Ci dovrei passare partendo dal tash rabat per arrivare a jalal bad



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