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Vecchio 04-07-2011, 12:00   #1
teodoro gabrieli
Mukkista doc
 
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Registrato dal: 23 Mar 2006
ubicazione: busto arsizio
predefinito Five Nations Tour con la S (lungo)

In realtà, doveva essere il Six Nations Tour programmato l’anno scorso (Austria,Germania,Repubblica Ceca, Slovacchia,Ungheria e Slovenia), poi rimandato per il brutto tempo, ma i giorni a disposizione erano solo 5 quindi si e’ deciso di tagliarne fuori una, l’Ungheria, poiché 2500 km stimati sembravano più che sufficienti in così pochi giorni, considerando la che la stragrande maggioranza li avremmo percorsi in montagna.
I pazzoidi disposti a sobbarcarsi i quindi 500 km giorno di media, sono sempre i soliti indomiti cavalieri: Marco con la granitica Bulldog (customizzata di fresco con due corti ed aggressivi scarichi in carbonio e con i collettori “mummificati” da bende anticalore old style), Andrea con la Multistrada primo modello, Adriano il quale si e’ separato dalla CapoNord “ballerina” per una fiammante Multistrada ultimo modello dotata di tutti gli ammennicoli modaioli, Ale “lo smanettone” con la consueta VFR 800, la new entry Andrea2 con una seminuova Monster 1100, il quale ha sostituito Luca temporaneamente (si spera) appiedato poiché “concupito” da una spider, ed io con la fedele Brunilde (leggasi 1100 S). Avrebbe dovuto essere della partita anche Vale, lo “smanettone numero 2”, ma il lavoro lo ha blindato e ci accompagnerà solo per il primo giorno, giusto per farsi quei 7/800 km (poiché al ritorno ha sbagliato “curiosamente” strada) di “passeggiatina” domenicale naturalmente con la stessa Gixer 1000 dell’anno scorso debitamente spogliata di carene e cupolino causa una scivolata in Sardegna di qualche settimana addietro.
Quest’ultima a vedersi sembra uno di quei mezzi a due ruote usciti dai films post atomici della serie “Interceptor”, con un bel paio di pezzi di lamiera fissati al telaio vicino al cannotto di sterzo per tenere insieme l’impossibile. Rifletto sul fatto di come possa una “cosa” del genere riuscire a non smontarsi ad ogni accelerata. Ma se è riuscito a tornare dalla Sardegna in tali condizioni, riuscirà a tornare a casa anche stasera…..forse. Ale per questa defezione avrà lo sguardo sconsolato per quasi tutto il viaggio. La coppia degli “orsetti lavatori” (ma se non avete letto il resoconto “francese” dello scorso anno non potete capire) è destinata questa volta a separarsi già dal primo giorno e la tristezza, già di primo mattino, aleggia sopra il suo casco. A dirla tutta anche Adriano dovrà lasciare la compagnia un giorno prima, sempre per cause legate al lavoro, ma è troppo presto per pensarci il primo giorno. Appuntamento alle 8.00 ad un autogrill autostradale comodo per tutti sulla MI-VE. Curiosamente siamo puntuali e dopo i saluti di rito si parte. Non se ne parla neppure di prendere la direzione più breve per l’Austria via autostrada. Come rinunciare alle prime curve in direzione lago d’Idro giusto per scaldare le gomme in attesa di arrivare nei pressi di Trento? Il percorso è arciconosciuto ma rimane sempre gradevole oltre che familiare. Tengo d’occhio Andrea2 poiché e’ la prima uscita per me in sua compagnia ma sembra che se la cavi bene alla guida. Sarebbe anche bello rimanergli in scia, se non fosse che i due Termignoni del Monster, più simili a due tubi da stufa completamente vuoti, fanno un putiferio infernale ed ad ogni apertura di gas mi frantumano i timpani. L’intenzione è di effettuare il primo pernottamento in Austria e quindi non bisogna esagerare con le soste se non per i rifornimenti carburante. Anche perchè al primo accenno di fermata succede sempre la stessa cosa: Marco studia la cartina,Adriano studia il navigatore (si,in effetti una delle due cose sembrerebbe inutile ma loro due sono un po’ particolari, preferiscono essere sicuri al 200%. Il 100% e’ troppo poco), Andrea ed io fumiamo,Ale e Vale tengono caldi i palmi delle mani (soprattutto quello destro), e soprattutto Andrea2 controlla il blackberry. Purtroppo non si limita al semplice controllo bensì richiama tutti coloro i quali lo hanno contattato. Che sono di media una decina ogni ora!!!! Alla prima sosta quindi ci rendiamo conto che sarebbe l’ideale avere motori a scambio materia-antimateria anziché a benzina, perlomeno non ci si dovrebbe fermare mai a rifornirci di carburante. L’itinerario prevede di transitare da Moena, seguire per Cortina d’Ampezzo per poi valicare il confine austriaco spingendoci il più in là possibile all’interno di quello che, giustamente a parer mio, viene chiamato il “giardino d’Europa”. Dobbiamo pensare anche a Vale che deve tornare a casa in serata e decidiamo che Cortina rappresenta il giro di boa ottimale per il suo dietro front. I due “smanettoni” quindi ci danno dentro appena possono poiché non hanno troppo tempo per ingarellarsi.Ci rifocilliamo velocemente e poi salutiamo il suzukista il quale si avvia mesto al rientro fra i nostri ciao e le lacrime di Ale che non smette di sventolare il fazzoletto finché il nostro non è sparito dietro la prima curva. Presumiamo di fare la prima tappa a Lienz dopo circa 400 km dalla partenza. In effetti arriviamo intorno alle 18.00. Conoscendo le abitudine asburgiche, che vedono le cene consumarsi piuttosto di buon ora, decidiamo di fermarci appena entrati in città. L’albergo non è un granché ma poco importa, ci servirà solo per il pernottamento e la prima colazione. La cifra che andrà dai 32 ai 35 e. per notte a testa compresa la prima colazione (la impagabile “fruhstuck”, dove si pranza più che fare colazione), sarà la costante per tutto il viaggio. Una doccia veloce per tutti e, su consiglio del gestore che afferma esserci una specie di festa della birra poco distante dall’albergo,ci avviamo per le strade alla ricerca di un posticino dove poter mangiare qualcosa. Sarà la stanchezza del primo giorno piuttosto che la scarsità di scelta, poiché la declamata festa della birra è di una tristezza abbruttente, ma in compenso non abbiamo una gran fame. Decidiamo di rivolgerci al centro città per una possibilità migliore. Pare che ci sia una specie di ricorrenza ed incrociamo la banda del paese che sfila per il corso centrale, tutta bardata con abiti tipici regionali, e che al termine si posizionerà definitivamente di fronte al comune per allietare l’intera comunità con un repertorio classico neppure troppo male. Ci accomodiamo all’aperto in una specie di bar dove un cameriere, simpatico come un ciuffo di ortiche nelle mutande, ci serve controvoglia. Scambiamo quattro ciarle sul percorso della giornata, sul disegno e fondo delle strade percorse, mentre Andrea2 smanetta con il blackberry.
Ci corichiamo piuttosto presto, poiché il giorno successivo dovrebbe essere una gran giornata ricca di curve a non finire. Obbiettivo primario sarà il GrossGlockner. Abbondante colazione la mattina ed intorno alle 8.00 si riparte. Arriviamo alla meta dopo un paio d’ore. La giornata non è limpida, ma i colori sono notevoli in ogni caso e ci godiamo la belle curve fino a Bruck dove subito inizia la strada che conduce al ghiacciao. Beh, vi stupirà, ma il GrossGlocken non mi ha entusiasmato poi così tanto. A parte i 19 e., uno sproposito, del pagamento al casello che permette di accedere alla strada che porta al sito panoramico, a circa 2000 mt, il percorso a mio avviso e’ solo discreto e fra l’altro il fondo non e’ certo il massimo. Senza poi tenere conto che, aldilà del fascino della vetta, sulla quale nevischia leggermente e dalla quale si può ammirare la vastità del ghiacciao, uno striminzito cappuccino all’unico bar mi costa la bellezza di 3’60 e.!!! I panorami di contro sono sempre notevoli ad ogni curva. Tutto sommato meglio il percorso che facciamo al ritorno in direzione Inzell dove perlomeno la strada e’ più divertente e meglio tenuta fino a giungere all’altro casello dove termina il tratto. Ci ritroviamo in territorio tedesco senza quasi rendercene conto e la bella strada che tocca Traunreut, Burghausen fino a giungere a Passau è veramente divertente. Le posizioni bene o male sono sempre le stesse: Marco, il roadbook umano, come battistrada, io immediatamente alle sue spalle, Andrea e Andrea2 subito dietro, Adriano a prendersi cura dell’uomo “blackberry “ e Ale a chiudere la fila. Però, anche sui tratti “guidati”, notiamo che Ale non si fa prendere dalla consueta verve con la quale di solito sorpassa tutti a palla ed inizia i piccoli GP personali. Sarà l’indigesto panino del pranzo? Sapremo poi che “gli manca lo stimolo” cioè che qualcuno gli fornisca il là per aprire la manetta (l’altro “orsetto lavatore” per intenderci). Andrea si sobbarcherà l’onere nel provocarlo da lì in avanti. Giungiamo alla seconda tappa serale dopo qualche chilometro sotto una leggera pioggerella che induce ancor più volentieri allo stop serale. Come orario ci siamo. Marco nota le indicazioni per una gasthoff nei pressi e questo ci permette di arrivare giusto prima che gli scrosci inizino ad imperversare. L’immancabile doccia ristoratrice mi rinfranca non poco ed attendendo gli altri trovo Andrea al bancone del bar, non essendo fuori a fumare non poteva che essere al bar, il quale mi fa notare che in primo luogo non capisce perché tutti lo guardino strano (indossa bermuda ed infradito da spiaggia in un ristorante tedesco), ed in secondo luogo che stà pensando seriamente a trasferirsi in quei luoghi poiché per tre birre medie di eccellente qualità (sottolineo,è già alla terza) ha speso 6 e. Arrivano tutti tranne uno (lascio indovinare chi), e ci accomodiamo per cenare. Come saprete, da quelle parti la carne la fa da padrona e fra salsicce,bistecche, cotolette, wurstel di tutti i tipi e le immancabili patate fritte o al forno, ci si toglie la voglia. Azzardo di nuovo la scelta del tour 2007 per il Nurburgring e opto per una gustosa schnitzel con patate. E come nel 2007, terminerò di digerirla il mattino dopo con il caffé bollente (si lo so, caffé è una parola grossa in Germania). Quando l’uomo “blackberry” arriva, ovviamente trafelato fra la consueta raffica di “scusate il ritardo”,abbiamo praticamente
terminato. E’ curioso come da quelle parti non siano in grado di spiccicare neppure una parola di inglese. O conosci il tedesco, o sono problemi. Mentre il nostro parlava inglese e la cameriera rispondeva in tedesco, la sua decisione di costringerla nel seguirlo presso un altro tavolo allo scopo di mostrare il desiderio di assaporare la medesima pietanza di un altro commensale seduto ad un altro tavolo per gli affari suoi, ha fatto trasalire tutti. Noi che abbiamo pensato, “ecco la solita figuraccia” e la cameriera che marcava stretto il nostro con cauto sospetto. Sarebbe bello poter dire di aver terminato la cena con una buona acquavite tedesca. Gli unici due a volersi godere un digestivo dopo cena siamo Andrea ed io e lascio a lui il compito di seguire la cameriera presso il bancone per la scelta. Risultato? Due Yulia, che tutto potrà essere tranne che un’acquavite tedesca. Ma pare non ci fosse altro (?). Fortunatamente ha smesso di piovere, ma le previsioni danno variabile con pioggia anche per il giorno successivo. Facendo gli scongiuri decidiamo di andare tutti a dormire dopo l’ultima sigaretta. Tutti meno uno, il quale dovrà rispondere a quelle 30/40 mail. Del resto,anche se in ferie, non è che si possa pensare di ignorare tutto e tutti. Il suo ruolo dirigenziale del resto lo impone!
La mattina dopo, di fronte allo stesso tavolo della sera precedente, impieghiamo un quarto d’ora per capire che il locale “fruhstuck” non è lo stesso utilizzato per la cena. Lo individuiamo dopo un altro quarto d’ora di cozzi umani, sul tipo autoscontro da luna park, e finalmente ci rifocilliamo. Ben collazionati ripartiamo non prima di aver preparato a portata di mano le antipioggia (che non serviranno). Il cielo non promette nulla di buono. Ci attende la Repubblica Ceca e ne varchiamo i confini nei pressi di Furth in Wald. La zona montagnosa ci accoglie con una strada bellissima, dal punto di vista naturalistico, che si snoda attraverso una foresta Ceca. I più attenti di voi, se mai qualcuno vorrà ripercorrere il nostro itinerario,potranno notare che la vegetazione è notevolmente diversa fra i due paesi confinanti. Mentre le foreste tedesche sono visibilmente rimaneggiate dall’uomo in considerazione dei rimboschimenti dovuti allo sfruttamento del legname, quelle ceche sono molto più fitte e “cupe” con un sottobosco ben più folto. Sono più verdi e lussureggianti, come tutte in Europa, probabilmente, lo furono 4/500 anni orsono. Le abitazioni rurali sono molto simili alle tipiche costruzioni anglosassoni, ben tenute e con giardini curati, ed anche i piccoli centri abitati riportano ad un’urbanizzazione contenuta in altezza e sobria anche nei colori. Il percorso che seguiamo transita per Domazlice,Klatovy,Vimperk,Nova Pec e Rybnik. Di tanto in tanto il fondo stradale migliora e possiamo allungare allegramente il passo. In Repubblica Ceca non accettano gli euro neppure nei pressi dei confini (chissà se anche a Praga sarà così!) e conseguentemente decidiamo di proseguire fino a Freistad, nuovamente in terra austriaca, per il rifornimento. Ciò non impedisce di fare una breve tappa per consentire ad Andrea2 di consultare il blackberry, mentre pone a noi tutti la consueta domanda: “ma dici che è meglio se la metto l’antipioggia o pensi che non sia il caso?” L’itinerario prosegue attraverso Rastenfeld, Krems, Turnitz, Bruck an der Mur. Sono le 18 passate e, oltre l’orario qualche goccia di pioggia comincia a cadere nuovamente. La solita gasthoff proprio sulla strada ci soccorre al momento giusto. La titolare ci consente persino il ricovero in un ampissimo garage e la solita doccia ci permette di toglierci la stanchezza di dosso per gustarci l’ennesima cena. Una cena di medio livello (un grosso piatto a base di carne e verdure) in una buona gasthoff vale dai 12 ai 17 e. compresa una pinta di birra; quindi non possiamo lamentarci dei costi. E’ l’ultima sera in compagnia di Adriano che il giorno successivo, nel tardo pomeriggio, ci dovrà lasciare, tergiversiamo quindi in divertenti chiacchere fino alla mezzanotte. Ci permettiamo, per la prima e unica volta, appartenendo tutti alla medesima azienda, di sfiorare l’argomento “ambiente lavoro” con tutti i rischi connessi. Ne usciamo indenni riuscendo anche in questo caso a farci delle grasse risate.Andiamo a coricarci non prima di aver notata la magnifica stellata che induce a pensare ad un soleggiato giorno successivo. La solita colazione esagerata e ripartiamo per affrontare quella che sarà la più bella strada del tour, la B69 che imboccata nei pressi di Aibl, appena dopo Eibiswald, ci porterà fino a Lavamund attraverso Magdalensberg, Soboth, Sankt Oswaldo Eibiswald. Un percorso fantastico, disegnato fra curve di tutti i tipi, dove si può spingere alla grande. Se Ale non fosse partito a razzo dai primi metri, ci saremmo dovuti preoccupare seriamente. Il fondo è ottimo, asfalto perfetto e grande grip. Adriano fornisce un saggio delle potenzialità della nuova Multistrada. A circa metà percorso, poco dopo Soboth, vi è un lago molto carino, indicato come Stause Soboth, dove ci si può fermare per rifocillarsi o riposarsi un po’. Foto di rito di fronte al lago, mangiamo qualcosa di veloce e ripartiamo. Attraversiamo Lavamund e ci fermiamo per separarci da Adriano il quale punterà dritto verso l’Italia per arrivare a Bergamo il prima possibile. Sarà un bel tappone da affrontare ed infatti lo sentiremo al telefono la sera stessa intorno alle 21.30 dopo una sparata di oltre 500 km che però la Multistrada si divorerà in surplace senza battere ciglio. Ripartiamo in direzione del confine Sloveno intorno alle 16.30 e varcatolo ci rendiamo subito conto della diversa condizione delle strade slovene pavimentate male. A differenza della bella sensazione avuta nell’entrare in Repubblica Ceca, l’entrare in Slovenia non ci entusiasma. Si notano immediatamente le differenze e si fa notare la povertà latente sia negli stabili in genere piuttosto che dall’aspetto delle persone. Insomma i tutto rende un’idea che laggiù non se la passino troppo bene.
Potrebbe essere solo una mia impressione sbagliata, mi rendo conto, potrebbe benissimo essere che poi siano felicissimi come pochi altri nella loro semplicità. Incrociamo o sorpassiamo mezzi a quattro ruote di difficilissima individuazione che sembra stiano insieme per scommessa (un po’ come i gixer di Vale insomma), che vanno e vengono fra una fattoria e l’altra in una campagna comunque gradevole, ricca di fauna e ben tenuta. Purtroppo ha ripreso a gocciolare pericolosamente e intorno alle 19.00 decidiamo di effettuare l’ultima tappa per la notte in Granjska Gora. Parcheggiamo le moto e troviamo alloggio nel solito alberghetto niente male. E’ l’ultima cena e speriamo di essere tutti puntuali per l’occasione. Inutilmente per altro. Ovviamente Andrea2 arriva con la solita oretta di ritardo. Sapete…..il lavoro,le mail,le telefonate, i messaggi…….
Uno svogliatissimo e antipatico cameriere ci serve il solito piatto di carne con contorno ed abbiamo poi la forza anche di fare quattro passi per la “ridente” località turistica che francamente di ameno ha ben poco a mio avviso. Non mancano però gli spunti per fare un commento alla giornata prima di coricarci. In torno alle 02.00 di notte comincia a scrosciare acqua in modo preoccupante ed il mattino dopo al risveglio ci accoglie una pioggerella che ci scoccerà, a tratti, per tutta la giornata. Seguiamo la solita prassi a colazione, con persino uova strapazzate (in 54 anni la mia prima volta in assoluto per le uova strapazzate, ma penso che sarà anche l’ultima), e ci avviamo ben bardati sotto l’acqua. In tali condizioni, con le strade come sopra descritte, c’è ben poco da divertirsi. Il percorso s’inerpica sopra i monti in tornanti con asfalti semi distrutti e solo dopo un’oretta riusciamo ad imboccare un tratto solo discreto. Giungiamo in quella che fù Caporetto, ora in territorio sloveno, e sostiamo per una pausa caffé e per toglierci le antipioggia. Puntiamo poi in direzione di Belluno fra sprazzi di sole e temporali improvvisi che costringono a reindossarle. Sul tragitto sorpassiamo un gruppo di motard tedeschi che, più o meno, saranno una quarantina (come faranno a viaggiare insieme senza perdersi?) e facciamo bene perché al primo distributore disponibile, siamo tutti già in riserva,li anticipiamo di un nulla. Di contro avremmo perso un’ora e più. Proseguiamo poi verso il confine italiano decidendo di raggiungere la MI-VE quanto prima. Fra soste non volute ed altro abbiamo perso parecchio tempo e siamo in considerevole ritardo sulla tabella di marcia. Raggiungiamo l’autostrada poco prima di Vicenza e l’ultima sosta all’autogrill appena dopo Brescia ci consente di effettuare l’ultimo rifornimento, i saluti e gli abbracci prima di separarci. Affrontiamo ancora un pezzetto di autostrada insieme prima che ognuno raggiunga l’uscita desiderata. Mi fermo per l’ennesima volta per fumare l’ultima sigaretta del viaggio, lo faccio sempre, e quel quarto d’ora mi serve per le mie solite riflessioni sul viaggio appena concluso. Come sempre quella settimana (più o meno una settimana) che ci prendiamo in giugno di tutti gli anni, ha dato i suoi frutti. E’ ormai diventato un rito, una scadenza alla quale siamo affezionati. Forse Ale questa volta si è divertito un po’ meno del solito (senza forse), non avendo smanettato più di tanto, ma si farà il prossimo anno. Dove? E chi lo sa? Magari in Spagna o sui Pirenei francesi. O magari in un tour al quale già Marco accennava la prima sera, ma del quale non mi azzardo neppure ad accennare perché ha dell’incredibile (almeno per me). Ho perso il conto in 5 gg di quanti GS abbiamo incrociato. E’ veramente incredibile. A vederli, ma a moltissimi di voi non racconterò nulla di nuovo, sembrerebbero i moto turisti più felici del mondo su quei mezzi ultra accessoriati da sembrare astronavi. Giungo a casa alle 21.00 piuttosto provato, non tanto dai soliti 450 km ma piuttosto dalla monotonia del noiosissimo dritto delle ultime 2 ore e mezzo.Brunilde è in condizioni da paura. Lo sporco delle strade provocato dalla pioggia presa durante la giornata, l’ha ridotta in modo inguardabile. Tranquilla bambina, domattina doccia alla grandissima!!!! E’ stata inappuntabile come sempre e le scarpe nuove montate poco prima del viaggo, le Dunlop RoadSmart devo ammettere che mi hanno convinto appieno dopo il primo dubbioso approccio. Hanno una spalla molto larga e sebbene non sia una gomma particolarmente “ svelta”, anzi deve essere accompagnata in piega, si comporta molto bene anche sullo sporco e sul bagnato offrendo un gran confort di marcia forse a causa dei larghi intagli che ne caratterizzano il disegno del battistrada. Il micro interruttore dello stop anteriore ha fatto un po’ i capricci, ma vedremo di sistemarlo con un po’ di svitol e una bella soffiata. Male che vada lo farò cambiare, ma sarebbe già il secondo, al prossimo tagliando. Il consumo d’olio è stato globalmente di circa 1 kg per i quasi 2500 km percorsi, il che rispetto ai primissimi tempi del 2006 (1 kg ogni 1000 km) è un gran miglioramento. Le avevo promesso una bella revisione agli ammortizzatori già dallo scorso anno che poi, un po’ per pigrizia un po’ per indecisione, non ho potuto mantenere. Ma questo inverno bisognerà mantenerla la promessa, comincia a “remare” che è una bellezza e le curve si allargano sempre più anche con il posteriore settato sul quasi tutto chiuso. La new entry Andrea2, tutto sommato se l’è cavata bene. Manca un po’ di rodaggio nei viaggi di gruppo (era la sua prima esperienza), ma si farà. Comunque sia, ancora una volta, grazie ragazzi. Dopo il TT, il Nurburgring ed il Massif Central anche il nostro quarto tour non ha deluso le aspettative.
Giungo a casa che sono le 21.00 piuttosto provato, non tanto dai soliti 500 km ma piuttosto dalla monotonia del noiosissimo dritto delle ultime 2 ore e mezzo.
Brunilde è in condizioni da paura. Lo sporco delle strade provocato dalla pioggia presa spesso e volentieri durante la giornata, l’ha ridotta in modo inguardabile. Tranquilla bambina, domattina doccia alla grandissima e lucidata super!!!!

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