Dopo anni di sogni e di Dakar viste in televisione, reportages di altri motociclisti e voli sulle carte geografiche finalmente ci siamo.
Pensavo di essere solo all’inizio, poi si è aggiunto JF, poi Patou e infine Bernard. Come al solito sono il solo italiano, è il primo viaggio africano con motomucca. Come consigliato l’uniformità dei mezzi è totale…non ci sono due moto uguali.
Giorno01 DO 07/04/13
Il momento è giunto, contrariamente al buon senso il traghetto si prende a Sete che fa molto Dakar classica, ma soprattutto è comodo per gli altri che vengono da Parigi e Epinal.
Il tempo uggioso e freddo mi fa rinunciare alla val di Susa, Monginevro e Alpi francesi per una più secca rotta autostradale che comunque mi tiene nella nebbia quasi fino al passo del Turchino e mi riscalda sulla costiera Ligure e poi Francese, attraversando una Provenza profumata di primavera. Arrivo in fretta in Camargue e, visto che sono in anticipo, non resisto, lascio l’autostrada e mi butto nei villaggi della zona umida, Aigues Mortes, Grau du Roi tra il blu del cielo punteggiato dai colori di una gara di aquiloni e il verde dei canneti.
Questo antipasto di turismo mi inebria dopo 600 km di autostrada, ci voleva proprio, tra l’altro il didietro urlava vendetta dopo il primo giorno di endurance.
Tempo di entrare in Sete e mi squilla il telefono, dopo un po’ di combattimento riesco a fare tutto: trovare dove fermarmi, togliere casco guanti trovare il telefono e scoprire che gli altri stanno uscendo dall’autostrada, siamo a 10 minuti di distanza. Li aspetto dove mi trovo che è facilissimo da trovare e dopo poco eccoli arrivare, Prima Bernard che non avevo sentito e poi JF e Patou a un minuto…a organizzarla non ci saremmo riusciti!
Dobbiamo incontrare anche Jannot e Lionel, i meridionali del gruppo che abitano vicino Narbonne e vengono a salutarci e bere una bottiglia con noi prima della partenza.
Ritrovarsi una volta all’anno è sempre una gioia, grandi abbracci, ricordi dei viaggi passati, un po’ di malinconia per chi resta non può esserci questa volta ma sarà con noi nelle chiacchere da bivacco.
Dopo la cena ci si saluta e gli eletti si imbarcano per un purgatorio di due notti e un giorno di nave dove solo il sogno dello sbarco ti salva dalla noia.
Questa volta pochi vacanzieri africani e zero motociclisti ad imbarcarsi.
Alla biglietteria doccia fredda, scopriamo che il traghetto farà una sosta, che non avevamo nel foglio di prenotazione, a Nador, facendoci perdere una giornata completa di viaggio, arriveremo la sera alle 18 invece che la mattina alle 6.
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