Scrivo in diretta dalla Patagonia,
Siamo nel mezzo di un viaggio da sempre sognato che ora si sta lentamente( anzi….. adelante) svolgendo sotto le ruote delle nostre moto.
Non ho potuto scrivere prima , anche se avrei voluto farlo e leggendo capirete il perchè
Il mio amico ed io abbiamo affittato due Transalp in Argentina a Neuquen , 500 km a nord di Bariloche.
Abbiamo 17 giorni a disposizione per raggiungere Ushuaia , la fin del mundo, per poi risalire la costa Atlantica e rientrare al punto di partenza.
Queste poche righe , per raccontare e condividere le emozioni di un viaggio intenso e unico
Siamo scesi lungo l’asfalto che da Neuquen ci ha condotto nella fin troppo turistica Bariloche, che abbiamo lasciato per addentrarci lungo i primi sterrati ricoperti di ghiaioni e pietrisco , il famigerato ripio.
La prima notte l’abbiamo passata in tenda nel parco di Los Alerces appena prima di Trevellin e del passo di confine di Futalelfu con il Cile.
Al mattino il sole ci accompagnati nella discesa dal passo di confine sino ad incontrare la carrettera austral a Villa Santa Lucia.
La carrettera è stata aperta nella foresta australe da non moltissimi anni per congiungere il nord del Cile con i territori meridionali ed è largamente ricoperta dal famigerato ripio, del rozzo ghiaione. L’asfalto la ricopre solo per alcuni tratti.
Non è completata per intero tanto che si interrompe e per proseguire a Sud o si passa in Argentina o ci si imbarca lungo i fiordi.
Il primo tratto del cammino o carrettera autral è stato difficoltoso perché la ghiaia e le pietre che la ricoprono ti costringono a guidare con molta attenzione. Considerato che viaggiamo in autonomia quindi abbiamo tutti i bagagli con noi e questo non ci agevola, ma tant’è .Proseguiamo sino a raggiungere con una breve deviazione Puerto Cisnes dove dormiamo in casa di una signora con vista sulla baia
Per cena ci indicano l’unico “ristorante” di pto cisnes di cui fatichiamo a riconoscere l’ingresso. Bisogna bussare , ci apre un signore, gentilmente che ci dice che siamo nel posto giusto. Appena avranno finito di cenare ci prepareranno qualche cosa per noi. Siamo a casa di una famiglia che arrotonda offrendo il servizio di ristorante ….. nel loro tinello.
Ci porta a vedere la cena , un pesce di cui non ricordo il nome.Non puzza, è fresco mi dice, ci mancherebbe , penso è avvolto nel domopak!
Al mattino di nuovo on the road lungo i ghiaioni e alcuni tratti di asfalto del Cammino austral , il sole caldo ci accompagna ancora. Pranzo al volo a cohaique nella serata raggiungiamo Rio Tranquillo sul lago dove dormiamo in un camping molto naif.
Le moto si comportano bene e nonostante i loro quasi 90000 intensi km di viaggi girano come due orologi svizzeri.
L’indomani ci aspetta l’ultimo tratto della carrettera dove la strada sulla costa termina in quello che può definirsi il buco del culo del mondo, Caleta Tortel.
Caleta Tortel è una manciata di baracche di legno ,abbarbicate sui verdissimi e scoscesi bordi del fiordo, alla grande foce di un Rio. Esse sono collegate tra loro solo da passerelle in legno sull’acqua, che si sviluppano per una decina di km unendo tra loro tutte le casette in legno al porticciolo e al parcheggio dove si lasciano i mezzi .
La parte di carretera che arriva sin qui esiste solo dal 2003 e qui si arresta .Prima si arrivava solo dal mare, e ovviamente non arrivavano viaggiatori , ora sta diventando una meta ambita da chi vuole vivere un’atmosfera che difficilmente si riesce a rendere con le parole
Per dormire ci sistemiamo nella casa di una gentile signora , che passa i i suoi giorni a bere mate e ospitare los turistas ,ovviamente scegliamo la penultima del paese, così sgranchiamo le nostre gambe camminando per quasi un'oretta a lungo per su giù per le scale in legno e le passerelle in mezzo a gente che attracca e scende dalla barchetta portando in spalla un quarto di pecora, c’è chi taglia con la motosega i pezzi della nuova baracca-casetta in costruzione, bambini che fanno il bagno nelle torbide acque color smeraldo della foce di questa Venezia degli antipodi
Scene di un mondo profondamente diverso dal nostro.
Al mattino ci aspetta il lungo percorso a piedi per caricare le moto che hanno riposato nel piazzale sopra il paese ,si riparte a ritroso per 160 km di sterrato ghiaioso inciso nel verde rigoglioso di questa parte di Patagonia sui nostri passi per raggiungere il bivio per il Passo Roballos che ci riporterà in Argentina .
Pochi km dopo la partenza la mia moto ha il pneumatico posteriore a terra, Poco male , abbiamo il necessario …peccato che questa sarà la prima di 5 forature che sono figlie o conseguenze di questa prima.
Al primo montaggio , complici delle leve un tantino grezze pizzico e foro le due camere di scorta.Meno male che abbiamo le toppe ne riparo una e al terzo tentativo è tutto ok peccato che poco dopo si afflosci perchè non avevamo subito trovato il chiodo che era piantato nel copertone…..
Risistemiamo gonfiamo e via la strada e lunga e siamo stati fermi troppo.
Al passo Roballos il paesaggio cambia, si fa più arido e i primi guanachi attraversano la pista al nostro passaggio, da qui rientriamo in Argentina raggiugiamo in serata il ripio della ruta quarenta a Bajo Caracolles,quattro case un distributore due sgangherati hotel nella polvere sollevata dal vento. Sono giorni che non vediamo più l’asfalto ,lo incroceremo solo domani 350 km più a sud .
La quarenta è l’alter ego del cammino austal che ci terrà compagnia per alcuni giorni.
Sicuramente è meno ostica ma è pur sempre polvere(o fango) e ripio
Partenza presto da Bajo Caracoles, la stessa gomma terra nella notte si è sgonfiata .Una delle toppe , non tiene.Si ripara e via 338 km di ripio ci aspettano.
Quando siamo in vista delle poche case di tres Lagos incontriamo un gruppetto con dei bmw seguiti da un picK up di Motoaventura procedeno sgambettando nel ripio ,in questo tratto complice il vento è veramente difficoltoso, li salutiamo con la mano e via aprendo il gas perchè sul ripio la velocità aiuta a galleggiare e mantenere la traiettoria.
Dopo poco vedo una sagoma scura zampettare attraversando, poi ci ripensa e torna indietro in rotta di collisione con la mia ruota anteriore.Freno, blocco il posteriore la moto si scompone ,finisco su delle pietre grandi ma evito investimento( capirò trattrarsi di armadillo aspirante suicida) e caduta , riparto felice di raggiungere incolume l’agognato asfalto.Poche centinaia di mt e la moto è inguidabile.Ho forato per la quinta volta pizzicando nei pietroni la camera gonfiata non moltissimo con la pompa da bici . Ennesima riparazione sulla pista stavolta a 4 km da un gommista(che beffa!) dove andiamo solo per riparare le camere e gonfiare a dovere.
Nel tardo pomeriggio sotto un amico sole raggiungiamo El Chalten.
Facciamo campo in riva ad un fiume sotto le pareti fantastiche e incredibilmente sgombre da nubi del Fitz ROY, ci facciamo allegramente divorare dalle zanzare e poi in tenda ,il vento soffia implacabile todas las noche
Al mattino mentre si riparte destinazione El Calafate , ho un tarlo in testa , non si può andare via senza aver visto da vicino il Fitz Roy e soprattutto il Cerro Torre due icone dell’alpinismo.
Andiamo all’ufficio del Turismo rapidamente consultiamo la cartina appesa al muro , ci togliamo i vestiti da moto ,indossiamo scarpe comode ….( a dire il vero solo io il mio amico che è un duro ci viene con stivali e pantaloni da moto)…..e partiamo per il primo mini Trek che ci porterà al mirador Fitz Roy e rientro da uno stupendo laghetto, tutto di corsa .
Ma si sa che l’appetito vien mangiando e rientrati in paese prendiamo un po’( troppa poca, si rivelerà) acqua e ripartiamo a passo veloce verso il campo base del Cerro Torre. Che spettacolo, visto da sotto ti emoziona , sopratutto se ne conosci anche solo sommariamente la storia delle sue conquiste. E’ stata una vera e propria maratona , ma ne è valsa la pena .
Alle 15,30 ci stiamo gustando il pranzo a base di panini e gelato sulle panchine del paese.Poi subito via verso El calafate a più di 200 km ,che raggiungiamo in serata. Domani IL più famoso ghiacciaio del mondo il Perito Moreno ci aspetta, non possiamo deluderlo.
Al risveglio le notizie del disastroso terremoto che questa notte ha colpito il cile ci raggiungono, ma noi siamo in zona sicura e avvisiamo a casa dove sono già in apprensione.
Internet in cile non funziona più e non riusciamo a coollegarci
Anche oggi il sole parzialmente velato ci accompagna ma stavolta il vento soffia fortissimo ,guidare su asfalto è difficile , sulla ghiaia diventa un’impresa.che riusciamo a portrtre atermine senza cadute.
Rientriamo in Cile ma non raggiungiamo il Parco delle Torri del Paine come da programma perché non si riesce a stare in piedi dal vento.IN frontiera dobbiamo posteggiare le moto ridosso del muro perché il vento ce le fa cadere, camminando il vento ti sposta come se fossi diventato di polistirolo
Troviamo alloggio subito dopo la frontiera sperando che domani il vento si acquieti.
Al risveglio il vento sembra aver perso di intensità, partiamo fiduciosi in direzione Parco Torres del Paine. Dopo pochi km sulla pista il vento soffia fortissimo come mai abbiamo visto.
Roba da far preoccupare pure vun Triestino.
.siamo costretti a ridurre la velocità sscalare le marce , qunta, quarta, prima….a a passo d’uomo, dopo poco diventa impossibile guidare .
Siamo fermi nella pista e fatichiamo a tenerci in piedi, una macchina si ferma a chiederci se avevamo bisogno d’aiuto, no grazie rispondiamo, tanto non può far nulla, confesso che in quel momento avremmo voluto essere altrove. La situazione peggiora , se tocco il freno posteriore il vento laterale facendo vela sui bagagli e le borse posteriori e fa derapare e girare la moto di 90 gradi come facevo da ragazzino con la graziella ! Ripartendo da una di queste soste forzate l a moto del mio compagnoa viene abbattuta dalle raffiche, rialzarla conrtro vento è un’impresa. Per fortuna dopo minuti interminabili avanzando lentamenissimamentee riusciamo ad arrivare d un punto dove la strada curvando è riparata da un’altura e il vento non ci spinge di lato ma da dietro.
Riusciamo a lentamente a ripartire, l’incubo sembra svanire. Non habbiamo mai visto un vento così fortr esperiamo di non trovarlo mai più.
Ci diranno l’indomani che il vento aveva raggiunto i 130 orari e itraghetti sullo stretto di magellano erano stati fermi tutto il giorno per le onde el’impossibilità ad attraccare
Riusciamo ad entrare nel parco e anche se la presenza del un vento fortissimo e solleva l’acqua dai laghetti e la ghiaia dalla pista gettandocela sulla visera , facciamo un giro completo. Arriviamo primo pom a Pto Natal ormai con i serbatoi vuoti..Il folkloristico distributore in vero…legno a Cerro Castillo stamattina era desolatamente chiuso , solo il vento ci faceva compagnia mentre attendevamo inutilmente l’apertura.
Dopo un pasto frugale decidiamo di prosegure per Punta Arenas 250 km che ci sembrano facili. Non abbiamo fatto iconti col vento ora meno forte ma gelido che ci costringe + volte a fernarci per agguingere strati ed evitare l’ipotermia,
Arriviamo stanchi e infreddoliti in serata a Pta Arenas .
Domani si entra nella terra del fuoco.
Al mattino visitiamo il porto della fame ( pto de la hambre)dove nel 1500 finì tragicamente con la morte di tutti gli abitanti il primo fallimentare tentativo di coloniazzare queste terre, tentativo che non vennne + tentato sino alla fine dell’800.
Dopo la visita alla pinguinera con i suoi simpatici abitanti dirigiamo le moto sin sulla Terra del fuoco dove troviamo da dormire a Cerro Sombrero.
Al mattino successsivo si riparte per arrivare ad Ushuaia dove facciamo l’ ingresso stacnhi ma contentissimi alle 14 .
Abbiamo percorso 4500 km di cui circa la metà su sterrati e ripio.
Il tempo ci ha assistiti ,non abbiamo preso pioggia se non per pochi minuti e se non fosse per il vento di ieri,ci possiamo definire dei miracolati, metereologicamente parlando
Abbiamo dormito sotto le stelle ,sotto le pareti del fitz roy, in casa di gentili signore, in alberghetti sgarruppati o in estancie in decadenza che hanno visto tempi migliori,.
Ci aspettano circa 3000 km per il ritorno in direzione nord
To be continued
GRA