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Vecchio 15-09-2013, 20:32   #1
67mototopo67
Mukkista doc
 
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predefinito Mille sfumature di verde....Irlanda

2013…dove si va?
Dopo Capo Nord 2012, qualsiasi scelta sembra riduttiva! Nella nostra mente, però, si instilla un’idea: Irlanda!
Nel 2006 ci era piaciuta tantissimo anche la Scozia, quindi sapevamo di cadere in piedi…e allora via con i preparativi.



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Causa periodi di ferie non coincidenti, gli amici che a volte ci accompagnano, non potranno venire e quindi l’equipaggio si riduce a noi due…Stefano e Simona…comunque ci bastiamo!
Decidiamo di prenotare tutto, sia i pernottamenti che i traghetti…questo, perché in caso di brutto tempo, girare sotto la pioggia bagnati fradici bussando ai vari bed and breakfast (anche se ce ne sono a centinaia) non ci sembrava opportuno, e poi, per poter sfruttare tutta la giornata senza preoccuparci di non sapere dove dormire (non viaggiamo con iphone o ipad, quindi non possiamo sfruttare la rete).
Inoltre, anche se in un primo momento avevamo pensato di fissare solo 4 o 5 basi di appoggio, mano a mano che ci appuntavamo i luoghi da visitare, diventava sempre più chiaro che per poter vedere tutto dovevamo spostarci praticamente tutti i giorni…infatti, dormiremo 2 notti nello stesso posto solo per quattro volte su 23 giorni.
Quest’anno, memore delle problematiche avute l’ultima volta con il navigatore (si rifiutava di seguire i percorsi creati precedentemente sul computer), mi organizzo per tempo e mi reco presso il rivenditore per maggiori delucidazioni…costui esordisce con: “ovvio che non funziona, non devi più utilizzare il Mapsource, ma il Basecamp, il nuovo fantastico sistema studiato da Garmin per la pianificazione dei percorsi”!
Per farla breve…scarico il nuovo programma e immediatamente mi rendo conto che solo una mente deviata poteva partorire un sistema che quando cerchi una località, devi prima essere sicuro che la porzione di mappa che stai visualizzando la contiene nel raggio di tot km….ma scusa, se sto cercando un posto, è perché non so dove si trova, come faccio a capire che porzione di mappa visualizzare…sempre sperimentando e imprecando, provo a cercare una via di Bologna (almeno quella sapevo dov’era) e meraviglia delle meraviglie non si trova…ok ho capito, lasciamo perdere, mi arrangio!
Creo tutti i percorsi direttamente sul navigatore (naturalmente avrò con me anche i supporti cartacei, insostituibili in alcune situazioni) e così facendo non avrò nessun problema per tutto il viaggio…o quasi…per arrivare a Sulbiate (dove passavamo per incontrare amici), mi fa uscire a Lodi, girare intorno a un centro commerciale e rientrare dallo stesso casello dove ero appena passato cinque minuti prima…misteri dell’informatica!
Spuntata la lunga lista delle cose da prendere, mi rendo conto che si può sistemare il tutto utilizzando le due valigie rigide laterali da 47 L. (una a testa per le cose personali), il baule da 55 L. (pile, abbigliamento tecnico e scarpe), la borsa da serbatoio (tute antiacqua), le due piccole semirigide sui coperchi delle laterali (telo coprimoto, ombrelli, borraccia, varie ed eventuali) e per gli attrezzi la piccola fissata all’interno della laterale sx (a chiudere lo spazio dove a dx c’è il silenziatore)…quest’anno lascio a casa la sacca impermeabile da mettere sul coperchio del baule.
Km previsti 6600…ne faremo circa 7000, il tagliando e le gomme mi lasciano questo margine e possiamo partire tranquilli.
3 agosto…la prima tappa doveva essere di 850 km, poi abbiamo deciso di anticipare di un giorno e fermarci a trovare un paio di amici vicino a Milano, per poter dividere il percorso in 250 e 600 km.
Come all’inizio di ogni viaggio, speri di aver ricordato tutto e carico come una molla ti avvii verso nuovi orizzonti…faccio una decina di km e una vocina dentro di me si chiede (non so spiegarmi come mi sia venuto in mente) se mi sono ricordato le chiavi del lucchetto per i caschi….cavolo le ho lasciate a casa…faccio mente locale e penso se per caso ne ho una copia assieme a quelle di scorta…mi fermo, verifico già conscio del fatto che non ci saranno ed è così che comincia la nostra “avventura”: tornando a casa!
Questi 20 km in più rompono le scatole più dei 600 che faremo nelle tappe successive…colpa del mio segno zodiacale…capricorno…che non prevede leggerezze di questo tipo!
Tempo un oretta e stiamo percorrendo la noiosissima autostrada verso Milano….cruise attivato fisso sui 130…mi giro verso Simona per chiederle una cosa (gesto istintivo, visto che abbiamo l’interfono) e vedo una cosa nera che vola via sfiorandomi il casco…un moscerone, un pezzo di un pneumatico?...niente di tutto ciò…era la cuffia in spugna del microfono…nooooo….cominciamo bene!
Senza quella, il rumore alle cuffie di Simona diventa insopportabile oltre gli 80 km/h, quindi stacchiamo il tutto, in attesa di una qualche idea illuminante.
Arrivati a casa dei nostri amici, pensiamo di costruirne una utilizzando un pezzo di spugna, poi decidiamo di tentare da un ricambista. Bergamo, in questo senso, è molto più attrezzata di Bologna…esistono degli store di accessori auto e moto, grandi come centri commerciali…nel primo che visitiamo, esiste il ricambio ma devono ordinarlo…nel secondo, ne hanno disponibili e quando domando il prezzo mi rispondono: niente, te lo regalo…fantastico, grazie! Poi in un terzo, per sicurezza ne acquisto uno di scorta…un euro…abbiamo già sballato le spese previste! Aahahahhahahah!!!!
L’indomani, salutiamo i nostri cortesissimi amici che ci hanno ospitato e ci dirigiamo verso Metz, in Francia.
Arrivati al tunnel del Gottardo, dribbliamo le mille macchine, tristemente in fila per il tunnel, e deviamo per il passo…complice il sole splendente, ci godiamo una sosta pranzo (panino con wurstel) su di una panchina ai lati del laghetto e in serata giungiamo all’Hotel.



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La cittadina (Metz) è carina, si mangia discretamente e il centro, nonostante le prime apparenze, è vivo e animato…una passeggiata, uno sguardo a un paio di monumenti che con la giusta illuminazione creano un effetto particolare, ed è ora di andare a dormire.



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L’indomani dobbiamo arrivare a Calais per l’imbarco verso Dover…altri 460 km da percorrere lungo le autostrade transalpine.
L’ora dell’imbarco è fissata per 16:30…questo ci lascia un certo margine, in riferimento ai km da percorrere…però, il fatto di avere una scadenza da rispettare mi mette un po’ di tensione…anche una foratura o un’ interruzione stradale, dove magari ti bloccano il traffico per un paio d’ore, può rivelarsi un problema…certo non sono in Burundi e il massimo che mi può succedere è di perdere un traghetto, però non mi sento rilassato…meno male che la giornata tersa e i colori delle campagne francesi, allietano la vista e nonostante un fastidioso indolenzimento (l’età che avanza!) ad un nervo del collo, arriviamo a destinazione ampiamente entro i termini previsti…molto ampiamente…troppo!



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Siamo arrivati verso le 13.30 e le tre ore successive, coperte in parte da un triste pranzo all’interno del porto, si riveleranno piuttosto noiose!
Il tragitto marittimo è breve, un’ ora e mezza, che però ,causa il fuso orario diverso, ci scaricherà dopo solo mezz’ora sulle coste Inglesi.
Le bianche scogliere di Dover, sono effettivamente “bianche”e appariscenti…peccato che il tempo, invece, sia effettivamente “nero” e tipicamente british…dal ponte del traghetto scorgo colonne d’acqua che scendono dalle nuvole e ci prepariamo al peggio…oltretutto dobbiamo percorrere ancora altri 300 km prima di arrivare al bed & breakfast nei pressi di Stonehenge.



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Prima di sbarcare, ci infiliamo le tute antiacqua e attendiamo l’apertura del portellone della nave…rimaniamo di stucco quando all’uscita ci ritroviamo sotto il sole…va bene che il tempo cambia in maniera repentina, ma cinque minuti fa non c’era uno sprazzo di sereno…inspiegabile!
L’illusione dura poco, tempo venti minuti ci ritroviamo all’interno di un girone dantesco…la pioggia ricompare maestosa, la guida a sinistra, l’autostrada piena di pazzi che sfrecciano a velocità da paura, i tir che sollevano nuvole d’acqua tali da non permettermi di mantenere la visiera chiusa, la temperatura crollata dai 30 ai 15 gradi (è già ora di accendere le manopole riscaldate)…insomma benvenuti in Inghilterra…sullo sfondo i colori arancioni del tramonto, contrastano con il nero dei nuvoloni e fanno da cornice a un quadro che, ritrovata la calma e stabilizzata la situazione, mi rimarranno impressi per molto tempo.
Il buio ci avvolge e anche in questo caso, non avevamo molto tempo per divagare…l’orario massimo fissato per il check in, era le 21…”santo” il navigatore, che con precisione quasi chirurgica ci ha portato davanti alla porta alle 20:55 (l’indicazione “ora di arrivo” sullo schermo, in queste ultime due tappe, è stata di grande aiuto).
Lungo questo tratto di autostrada, studiando con lo sguardo la miriade di dati che comparivano sulla strumentazione della moto e sul navigatore (velocità, giri, livello benzina, temperatura acqua, temperatura esterna, km totali, parziali, km alla prossima svolta, ora di arrivo, km all’arrivo, quota, pressione pneumatici, autonomia residua etc. etc.), mi sono domandato se erano tutte informazioni delle quale abbiamo veramente bisogno per viaggiare, visto che una volta a malapena trovavi un contakilometri…risposta: non sono sicuramente necessari, ma visto che la frenesia dei tempi moderni impone, a chi non ha la fortuna di vivere di rendita, un periodo da dedicare allo svago, piuttosto ridotto, l’ottimizzazione di tutti questi dati, ti permette di rosicchiare anche solo qualche ora da dedicare alla spensieratezza, senza doversi preoccupare di gestire aspetti puramente organizzativi.
La nottata passa veloce e anche oggi, per la terza e fortunatamente ultima volta, abbiamo dei tempi da rispettare…il solito imbarco, questa volta da Pembroke, Inghilterra a Rosslare, Irlanda. I margini sono più ridotti, anche perché vogliamo fermarci a vedere il sito neolitico di Stonehenge…non entriamo, ma ci fermiamo a lato della strada (con non poche difficoltà, visto che hanno fatto di tutto per ridurre gli spazi in prossimità del monumento) dove l’opera è perfettamente osservabile…mah, non mi ha fatto un effetto particolare, se non per il fatto che ti chiedi come possano aver realizzato qualcosa del genere, in mezzo a una pianura infinita, con i mezzi che avevano.



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Le stradine che ci conducono nuovamente all’autostrada, sono piacevolmente tortuose e attraversano diversi paesini…il tempo è bello, ma come detto, questa tappa di trasferimento non prevede altre soste, quindi imprecando contro qualche semaforo di troppo, giungiamo nei tempi previsti al porto.
Sul traghetto, troviamo una “colonia” di anziani inglesi in vacanza (sicuramente over 75), che dimostrano la vitalità dei nostri sedicenni…sorridiamo, vedendoli mangiare pesce fritto e patatine a volontà, giocare animatamente a carte e non stare mai fermi…ognuno con la sua targhetta identificativa e il sorriso stampato sulla faccia…speriamo di arrivarci anche noi in quelle condizioni e soprattutto in salute come dimostravano evidentemente di essere (che non si spiega, visto le schifezze che gli abbiamo visto mangiare).
Alle 19:00 attracchiamo in Irlanda…ancora 150 km per il primo pernottamento.
Sceso dalla nave, accendo la moto e mi compare sulla strumentazione un messaggio “inquietante”: battery low! Ma come, ha solo un anno o poco più, come può essere scarica…e soprattutto non può e non deve farlo proprio adesso!
Mille pensieri si affacciano alla mia mente (a Simona non dico niente)…quello più positivo prevede la sostituzione della batteria, anche se sarebbe stata comunque una scocciatura…quello più negativo prevede un generatore andato, con relativa fine del viaggio e conseguente vacanza rovinata.
Per un giorno e mezzo, l’ansia mi assalirà ad ogni accensione (per il timore di un avviamento a vuoto), visto che il messaggio non compariva sempre e, quando lo faceva, subito dopo scompariva…poi finalmente il mio neurone focalizza che assieme all’avviso, si accendeva anche il simbolo del pneumatico posteriore…ma certo, mi si è accesa sulla testa la lampadina di Archimede…è il sensore di pressione del pneumatico ad avere la batteria scarica…ed ecco un sospiro di sollievo…parentesi chiusa…il sensore oltretutto funziona ancora, quindi ci penserò al prossimo cambio gomme.
Toniamo alla prima tappa in terra irlandese…voglio proprio godermi le stradine secondarie, quindi per raggiungere il primo faro presso Churchtown, imposto sul navigatore “strada più corta”….cavolo, tempo 50 mt. e mi infilo in un dedalo di viuzze larghe come il vialetto pedonale di casa mia, con a lato una vegetazione invadente che ti costringe a mantenere il centro della carreggiata per non essere schiaffeggiato dai rami sporgenti e con un asfalto tale, da mettere a dura prova la tenuta di tutto ciò che non è saldamente fissato alla moto. In pratica, tutto quello che non è una strada principale, qui viene asfaltato così com’è, senza fondo e senza stabilizzante, con il risultato che il profilo dell’asfalto segue ogni più piccola asperità del terreno, creando l’effetto di un tôle ondulée infinito. Ringrazio il fatto di avere un “endurona” con sospensioni dalla lunga e morbida escursione, e una posizione di guida che non spacca i polsi…chiunque si avventuri su queste strade ne tenga conto, pena una riduzione drastica dell’autonomia di viaggio (intendo fisicamente).



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Giungiamo indenni al faro…l’effetto scenico è notevole, complice l’imbrunire, le nuvole (ma il tempo tiene), l’oceano…tutto contribuisce a creare un’ atmosfera particolare che ci accompagnerà per il resto del viaggio…ti senti dentro alla natura come ospite e mai come protagonista…noi siamo veramente di passaggio!



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Andiamo a dormire a Waterford, cittadona di passaggio, non senza prendere una innaffiatina di 5 minuti prima di arrivare all’hotel.
L’indomani, sveglia di buon ora e accompagnati dal cielo sereno (o quasi), ci dirigiamo verso il castello di Kilkenny…le strade a scorrimento veloce semideserte e la temperatura sui 20 gradi, rendono questo breve trasferimento molto piacevole.



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Il castello merita la visita anche degli interni e si gira in un’ oretta. Poi di nuovo in viaggio verso la rocca di Cashel…tagliamo verso l’interno e una cosa che salta subito all’occhio, sono i limiti di velocità molto permissivi sulle strade secondarie…immediatamente fuori dai centri abitati, i limiti sono praticamente sempre di 80 e 100 km/h…spesso, neanche volendo (a volte si parla di stradine larghe 2,5 mt. a doppio senso di marcia, che costringono due macchine che arrivano in senso opposto ad accostare per passare) si riuscirebbe a mantenere certe velocità, pena l’uscita di strada alla prima curva…non ti obbligano certo ad andare così veloce, però per le nostre abitudini, rischiano di trarre in inganno. Inoltre gli irlandesi viaggiano a velocità elevata e se ti vuoi godere il paesaggio, è meglio che accosti e agevoli il sorpasso…ti ringrazieranno con un doppio lampeggio delle frecce!
Arrivati alla rocca, troviamo un parcheggio a pagamento…non viene menzionato se è previsto tale anche per le moto…ad ogni modo, di norma si può parcheggiare senza pagare, anche perché le sbarre lasciano uno spazio apparentemente fatto apposta per consentire il passaggio dei motocicli.



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La chiesa è poco più di un rudere, e assomiglia a molti dei siti che avevamo già avuto modo di vedere in Scozia…dal momento che comunque era compresa nei monumenti elencati nella card (costa una ventina di euro) che abbiamo fatto nel primo dei posti visitati, vale comunque il giro.



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Fuori, troviamo un paio di ragazzine che suonano e cantano musica irlandese…spesso ci capiterà di trovare bambini che arrotondano la paghetta in questo modo. Pranziamo con un’ ottima pizza in un take away italiano e facciamo rotta per il castello di Cahir…carino, ma a dir la verità io ho voglia di vedere le bellezze paesaggistiche, che non tarderanno ad arrivare.




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Torniamo quindi sulla costa ed arriviamo ad Ardmore…l’attrazione avrebbe dovuto essere una particolare torre in pietra, ma non destando in noi particolare interesse, proseguiamo verso la sommità del paesino…troviamo due macchine che si erano incastrate (capita più spesso di quanto si possa pensare) lungo una stretta stradina in salita…certo uno era anche un po’ imbranato, ma alla fine si “sciolgono” e riusciamo a passare…la strada si fa sempre più stretta e sempre meno asfaltata, fino a diventare un prato infinito…raggiungiamo una torretta di guardia che si affaccia sull’oceano…ecco questi sono i panorami che voglio vedere!



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Sulla scogliera si trovano i resti di una nave naufragata tempo addietro…tutto molto affascinante, anche perché ci si ritrova in questi luoghi in quasi completa solitudine ad ammirare spazi infiniti.



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E’ giunta l’ora di andare a Cork, dove soggiorniamo in un ostello pieno di universitari, abbastanza economico, ma che ha svolto dignitosamente la sua funzione di appoggio per una notte. Con una lunga passeggiata, andiamo a cenare in un pub tipico nel centro della città…quando ordiniamo le bevande, leggiamo nello sguardo del cameriere la delusione per il fatto di aver ordinato “solo” dell’acqua (io non bevo alcolici e Simona lo fa di rado)…per riparare all’affronto, Simona decide di ordinare un bicchiere di vino, e subito torniamo nelle simpatie del barista. Rientriamo con il buio pesto, ma al momento non vi è alcuna sensazione di disagio (quello che si prova quando non ci si sente sicuri).
La mattina successiva, visita al paesino di Kinsale…mille casette di mille colori…viene da pensare che combattano il grigiore del tempo, pitturando con colori sgargianti ciò che li circonda!



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In merito al tempo, apro una parentesi…eravamo preparati ad affrontare la spiccata variabilità che viene ampiamente descritta nelle guide e nei resoconti di viaggio…ma a dir la verità, in Irlanda su 17 giorni di vacanza, avremo preso si e no una decina di ore di pioggia che possa definirsi tale. Per il resto, il cielo è spesso nuvoloso e minaccioso, ma altrettanto spesso il tutto si risolve con una vaporizzazione debole e veloce che non richiede neanche l’utilizzo della tuta antiacqua…purtroppo, si tende a premunirsi e quando te la sei infilata, ormai la tieni tutto il giorno o quasi (vivamente consigliato un completo in goretex)! Comunque abbiamo avuto anche intere giornate di bel tempo, anche se il cielo completamente azzurro, per quanto ci riguarda, qua non esiste. La temperatura in generale oscilla tra i 15 e i 20 gradi.
Usciti da Kinsale, visitiamo uno dei due forti che la caratterizzano e proseguiamo per Mizen Head, il punto più a sud dell’Irlanda.



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Giungiamo sotto un cielo plumbeo e ci accingiamo alla passeggiata che porta al faro agghindati di tutto punto (tuta e casco indossati)…a volte, se piove, è più comodo tenere il casco in testa che portarsi un ombrello (che comunque abbiamo).



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La scogliera è a picco sul mare e un ponte di ferro ci permette di superare una profonda gola che incute un po’ di timore...il mare mosso dimostra tutta la sua potenza…non osiamo immaginare la vita del guardiano del faro (che ora è stato sostituito da mezzi più moderni), quando passava gli inverni bui e grigi in solitudine con l’unica compagnia del fragore delle onde!



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Nel visitor center ci rifocilliamo con torta e sandwich e ripartiamo per Kenmare…incontriamo una delle tante spiagge bianche che vedremo poi lungo tutta la costa e non manchiamo di percorrere il lungo percorso pedonale per raggiungerla…li territorio circostante è disseminato di piccole buche e ci chiediamo a cosa servano…la risposta, ci viene fornita, quando scorgiamo una allegra combriccola di coniglietti intenti a mangiare l’erba…come non ricordare i cartoni animanti di bugs bunny e C.



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Raggiungiamo un ponte galleggiante costituito da boe esagonali legate le une con le altre, che permettono il passaggio assecondando le forti maree di questi luoghi…un signore sta pescando dei granchi ed è accerchiato da una miriade di bambini divertiti ed apparentemente in attesa di un qualche evento particolare…qualcuno sulla spiaggia prende il sole e qualcuno si cimenta in un bagno…ci chiediamo come fanno con 17 gradi a entrare e uscire dall’acqua…sarà l’abitudine…certo noi sembriamo dei marziani, con il nostro bell’abbigliamento tecnico addosso ad osservare ragazzi con solo un asciugamano sulle spalle.
Ritornati al ponte, scopriamo che l’attesa di quei bambini era giustificata…il divertimento consisteva nel rilasciare poi i granchi a una ventina di metri dall’acqua e vederli cimentarsi in una sfrenata “corsa” per riguadagnare il loro ambiente naturale…probabilmente c’era chi puntava su quale granchio sarebbe arrivato prima al mare…il tutto, incitandoli come fossero corridori.
Prima di arrivare a Kenmare, ci aspetta una strada panoramica che ci porta in cima alle montagne…è strano, come a tre-quattrocento metri sul livello del mare, possa sembrare di trovarsi a duemila metri dalle nostre parti…oltretutto ti ritrovi catapultato apparentemente lontano da qualsiasi luogo abitato, non si scorgono case o segni apparenti di vita…la stradina è larga circa 1,5 metri e asfaltata solo su due strisce…in mezzo l’erba ha ripreso il sopravvento, quindi bisogna stare attentissimi a non capitarci sopra, pena il rischio di perdere il controllo della moto…come al solito ci affidiamo completamente al navigatore che ci guida su un percorso che potrebbe tranquillamente essere scambiato per un sentiero della Patagonia, tanta è la sensazione di solitudine.



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Spero di non incontrare altri mezzi in senso opposto…onestamente non saprei dove andare per farli passare (di mio supero tranquillamente il metro). Fortunatamente, troveremo sul nostro percorso solo un ciclista…e comunque ci darà sollievo, pensare che non siamo proprio soli del tutto.
Percorrendo queste strade, ragiono su quanto l’Explorer si avvicini tantissimo al mio concetto di moto totale. Certo, non è perfetta, visto che la perfezione non è di questo mondo, ma questo portentoso motore, capace di tirare come un trattore e di girare in qualsiasi marcia anche a 2000 giri mi dà un gusto indescrivibile…dopo aver inserito la terza o la quarta, la puoi usare come una moto automatica, tanto è ampio il range di utilizzazione.
Tutto ad un tratto, quando cominciavo ad avere alcuni dubbi sul fatto di essere sulla giusta strada, ecco che torniamo alla civiltà e in men che non si dica giungiamo in paese.
La cittadina è molto carina e passeremo la serata in un locale con musica dal vivo e una cameriera che scopriamo abitare a 5 km da casa nostra (aveva trovato lavoro su internet…e non vedeva l’ora di tornare a casa…frullava come una trottola visto che il locale era strapieno)…strane a volte le coincidenze.
I due giorni successivi ci aspettano due giri ad anello: il ring of beara e il ring of kerry.



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A colazione, per Simona salsicce, bacon e uova, per me invece pancakes…tendiamo a rimpinzarci, perché normalmente a mezzogiorno si fa giusto uno spuntino e si torna a mangiare seriamente solo per cena.
I due percorsi sono immersi nella natura, e per goderne appieno, bisogna infilarsi in una qualsiasi delle tantissime strade secondarie che si trovano lungo il tragitto…solo così si potrà guidare a pochi metri dal mare, pennellando la costa frastagliata e selvaggia…il tutto condito da pecore colorate che a volte condividono la strada insieme a noi…si, colorate…perché per distinguere i greggi, usano verniciarle con spruzzate di vari colori…tanto da farle sembrare uscite da chernobyl come mutazioni genetiche.



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Insieme alle mucche, e in minor misura ai cavalli e agli asini, popolano l’isola…ce ne sono a centinaia!
Il secondo giorno all’imbrunire, attraversiamo nuovamente una zona montuosa…e ancora una volta veniamo come proiettati sul set del film “Il signore degli anelli”…ti ritrovi tra mille picchi appuntiti ricoperti di muschio verde e senza vegetazione…i sentieri asfaltati si intersecano tra di loro e intorno a noi non è possibile scorgere alcun riferimento…impossibile orientarsi.



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Senza il navigatore, ci vorrebbe una cartina militare per poter uscire da questo labirinto. Il senso di smarrimento e il pensiero che un guasto meccanico potrebbe voler dire passare una notte in mezzo al nulla, contribuiscono ad aumentare il fascino di questi posti.



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Comunque i satelliti ne sanno più di noi e rientriamo senza problemi alla guest house.
Il successivo trasferimento verso Ennis, ci porta dapprima a fare tappa alla Muckross house, una villa ottocentesca che vale la pena di visitare, poi, a incrociare svariate spiagge, alcune bellissime con acqua verde smeraldo e sabbia bianchissima…il fascino di queste coste frastagliate è innegabile… la strada spesso e volentieri gira a pochi metri dalla costa, permettendo di ammirarne gli stupendi panorami…non appena però ci si sposta verso l’interno, la vegetazione diventa padrona, e risulta impossibile vedere oltre la sede stradale.



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Arriviamo in paese sul tardi, quindi scarichiamo i bagagli e andiamo a mangiare in un hotel poco distante…la cittadina è piuttosto triste, e il fatto che quella sera sia prevista musica dal vivo, viene vista come l’occasione per sfoggiare i vestiti della festa…quindi, alta uniforme per gli uomini e strascichi per le donne…peccato che lo spettacolo sia piuttosto squallido e la musica assomigli molto alla nostrana “filuzzi”…bah…andiamo a dormire, cercando di pensare alla giornata successiva.
Oggi, visita alla più grande delle isole Aran (Inishmore)…in previsione del fatto che la moto rimarrà ferma al porto e si dovrà scarpinare abbastanza, optiamo per jeans e scarpe da tennis.
Per arrivare al porto, dobbiamo percorrere 40 km e visto l’abbigliamento, l’ultima cosa che speravo di incontrare era la pioggia (anche perché senza gli stivali, è un attimo inzuppare le scarpe e tenerle tutto il giorno fradicie)…il cielo però è tutto fuorchè azzurro…ci ha tenuto sulle spine fino alla fine…due gocce, poi smetteva…poi altre due gocce e di nuovo smetteva…ha messo a dura prova il mio sistema nervoso, ma alla fine l’abbiamo scampata.
Alla biglietteria, confidiamo di trovare un bar per far colazione, ma ci rendiamo conto che le nostre speranze erano mal riposte…copro quindi la moto con il telo impermeabile (nutrendo seri dubbi sul fatto che l’avrei ritrovato al suo posto, visto come soffiava il vento) e attendiamo con pazienza il nostro turno per l’imbarco.
Buttiamo un occhio sulle imbarcazioni e non assomigliano per niente al Titanic…il mare è mossissimo e questo non ci rincuora…uno dei natanti, il più grande o meglio il meno piccolo, si chiama “Tranquility”, il nome infonde quel minimo di sicurezza che immediatamente svanirà quando capiremo che non era il nostro…a noi spetta la barca di Braccio di ferro, 15 posti dentro e una decina fuori…un vero trabiccolo del mare. Intanto un delfino, ormai adottato dai marinai, passa a salutare i passeggeri increduli.
Simona, teme che il mare le dia fastidio…usciamo dal porto e cominciano le danze…sembra di essere sulle montagne russe, una bimba ride per le prime tre onde, poi rimette in braccio al papà…anche Simona sbianca e mi chiede subito uno dei sacchetti che penzolano previdentemente ai lati degli oblò…poi cerca le istruzioni per il posizionamento dei cerotti specifici…poi decide in un nano secondo che non c’è tempo e lo posiziona dietro all’orecchio…miracolo, fa effetto praticamente subito! Meno male che avevano detto che con il mare mosso non facevano partire le barche…ma se questo non è mosso, cosa ci vuole…la tempesta perfetta per rimanere in porto?
Io, fortunatamente sto bene, anche se ammetto che non mi sentivo per niente tranquillo…Simona per paura che le tornasse la nausea, rimane immobilizzata per un’ora un mezza…poi finalmente sbarchiamo.
Il programma, prevede di recarsi con un mezzo motorizzato a visitare il forte Dun Aengus, per poi rientrare al porto a piedi attraversando buona parte dell’isola. Gli autisti dei pulmini ti vengono a cercare per offrire un passaggio (naturalmente a pagamento…circa 5 €)…uno ci trascina praticamente sul suo Mercedes pieno stipato. Gli chiediamo dove intende farci sedere, visto che le poltrone sono tutte occupate…no problem, esordisce, e ci indica di posizionarci dietro l’ultima fila di poltrone…non capiamo, ma ci avviamo e tutto ad un tratto scorgiamo nella zona normalmente dedicata ai bagagli un panchetto di legno e un “puff” in lamiera…ok, capito…prima classe…e le cinture di sicurezza???...va beh, fa niente!
Lungo il tragitto l’autista fa anche da Cicerone, con una spruzzata di humor irlandese. Arriviamo al sito…pioviggina e tira un forte vento…avere o meno l’ombrello non fa una grossa differenza, ma fortunatamente dopo un quarto d’ora smette…un lungo sentiero sconnesso porta all’ingresso…ad ogni modo ci può arrivare chiunque, visto che incrociamo una baldanzosa nonna in espadrillas. In pratica, ci ritroviamo all’interno di questa fortezza preistorica costruita a ridosso di un’altissima scogliera a picco sul mare…non vi sono protezioni…una forte folata di vento potrebbe scaraventarti in mare, quindi è meglio prestare attenzione! Da qui si può vedere la struttura dell’isola…sembra un enorme pietra piatta appoggiata inclinata sul fondo del mare…spettacolare.



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E’ giunta l’ora di incamminarci verso il porto, visto che il rientro è previsto per le 16:30…chiediamo a un addetto alla sicurezza quanto tempo ci vuole per percorrere a piedi il tragitto verso il porto…sono circa 8 km, tranquilli in un ora e mezza ce la fate!
D’accordo che ci siamo fermati a fare alcune foto e ad ammirare questo brullo paesaggio, ma passati i 90 minuti, eravamo ancora in mezzo al nulla e del porto non c’era nemmeno l’ombra…fortuna che avevamo un certo margine… ci metteremo due ore e un quarto, oltretutto rimanendo in suspance fino all’ultimo, visto che l’imbarco rimaneva nascosto dietro a una collinetta che non ci ha consentito di scorgerlo se non nelle ultime centinaia di metri.
Il rientro in barca, sarà più tranquillo e arrivati alla moto, ritroverò il telo coprimoto ancora al suo posto, nonostante il vento fortissimo (prima di partire avevo aggiunto delle fettucce elastiche per fissarlo in più punti)…la dura battaglia con Eolo, qualche segno l’aveva comunque lasciato…un paio di strappi che riparerò con del nastro americano che mi porto sempre dietro.
Prima di rientrare in albergo, dobbiamo ancora visitare le Cliffs of Moher, un’ altissima scogliera a picco sul mare…sappiamo esistere un percorso pedonale che porta al sito e durante il tragitto scorgiamo gruppi di persone percorrere la cresta delle montagne…arriviamo al Visitor Center e visto che si pagava sia il parcheggio che l’ingresso, torniamo indietro e andiamo alla ricerca del sentiero. Parcheggiamo la moto insieme ad alcune auto lungo una stradina di campagna e ci incamminiamo…ci rendiamo conto che forse non siamo sulla strada giusta, quando dopo aver scavalcato il filo spinato di un recinto, ci troviamo faccia a faccia con due cavalli che ci osservano straniti…io camminavo una ventina di metri avanti, quando mi sento chiamare…uno dei due animali stava puntando l’ombrello fucsia di Simona e le si stava avvicinando, non al galoppo, ma con una certa veemenza…immediatamente cerco di raggiungerla e fortunatamente il cavallo desiste dalle sue intenzioni e si rimette a brucare l’erba…Simona, piano piano si rimette in cammino e insieme raggiungiamo la fine del recinto. Ci ritroviamo a pochi metri dallo strapiombo a percorrere una stretta striscia di terra…non ci sentiamo molto sicuri, perché basterebbe una scivolata sull’erba per ritrovarsi a precipitare per un centinaio di metri lungo la parete a picco sull’oceano…ok, era un punto di vista privilegiato, perché probabilmente nessuno avrebbe percorso quel sentiero, ma non era esattamente quello che intendevo fare. Ad ogni modo, poco dopo riusciamo a ricongiungerci con il percorso segnalato e fortunatamente le nostre preoccupazioni rientrano. Il vento soffia fortissimo e sporgersi troppo potrebbe significare correre qualche pericolo di troppo, quindi in certi momenti optiamo per una specie di trincea scavata nel terreno che protegge i visitatori dalla furia degli elementi.
La vista ripaga degli sforzi, e rimarrà impressa nei nostri occhi per molto tempo.



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Il giorno successivo ci addentriamo nel Connemara National Park, una zona desertica e selvaggia che affascina per la solitudine che infonde…quando tocchiamo le coste, troviamo ancora spiagge bianche, un ancora di 4 metri piantata nella sabbia, centinaia di meduse spiaggiate, alcune trasparenti e altre con disegni violacei a caratterizzarle…il sole ci accompagna lungo questo percorso e fa da cornice a un fantastico dipinto.



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Finita la zona brulla, ci si addentra nella vegetazione lussureggiante delle montagne e incontriamo sul nostro percorso la Kylemore Abbey, un’ abbazia costruita in stile neogotico nel XIX secolo dal finanziere e parlamentare inglese Mitchell Henry, per compiacere la moglie innamorata di queste zone.



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Il biglietto di ingresso è piuttosto caro e sinceramente ci aspettavamo di più…le stanze visitabili sono poche, e anche la visita dei giardini comunque belli, non ci appagherà del tutto.
I tre giorni che seguiranno, tappe di avvicinamento all’Irlanda del nord, ci proporranno ancora tante stradine disperse nel nulla, dolmen, spiagge, scogliere, il punto più a nord dell’Irlanda (piuttosto deludente dal punto di vista paesaggistico) e qualche pioggia che purtroppo ci impedirà di visitare le Slieve League (le scogliere più alte d’Europa) in quanto completamente avvolte dalla nebbia.



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Ma eccoci a Londonderry…fortuna vuole che proprio in quei giorni si festeggi il festival della musica irlandese e il centro della cittadina si colorerà di mille sfumature diverse. Tanti bambini con flauti e chitarre, improbabili santoni che levitano nell’aria, prelibatezze culinarie da tutto il mondo, insomma una grande festa che richiama visitatori da tutto il paese. Per arrivare in centro, prenderemo un taxi, soluzione economica e sicura per metterci al riparo da multe o malintenzionati (che purtroppo scopriremo esserci anche in questi luoghi).
L’indomani ci aspettano un paio di visite altamente spettacolari: la prima sarà al Giant's Causeway, il percorso del gigante…si tratta di colonne di pietra esagonali che si stagliano per svariati metri dal livello del mare…pare siano nate da un’esplosione sotterranea che ha liquefatto la roccia, poi solidificatasi a contatto con l’aria in questa forma inconsueta.



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La seconda visita invece sarà un percorso pedonale che consente di raggiungere un isolotto collegato alla terra ferma attraverso un ponte di corda dondolante (Carrick-a-Rede)…nelle giornate di forte vento, il passaggio viene impedito, perché diventerebbe pericoloso…ricorda in parte il famoso ponte tibetano del film con Pozzetto e Montesano.



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Dormiamo in un bed and breakfast dove il gestore è un appassionato di Fiat 126…ne possiede una con la quale ha girato tutta l’Europa e pare che esistano veri e propri raduni ampiamente documentati da una sua raccolta fotografica…chi l’avrebbe detto?
Per chi ama il mistero, durante la tappa di avvicinamento a Belfast, attraversiamo un viale alberato particolarissimo, the Dark Hedges…dicono che il fantasma della padrona della villa si aggiri ancora in questi luoghi…la particolarità, sta nell’ intreccio dei rami di questi alberi che contribuiscono a creare un’atmosfera spettrale lungo la strada (la composizione naturale era stata creata apposta per stupire gli ospiti di questa villa)…se percorsa durante la notte, l’effetto scenico sarebbe a maggior ragione garantito, ma già in pieno giorno non si può rimanere indifferenti.



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Belfast…col senno di poi, salterei volentieri questa tappa.
Arriviamo nel primo pomeriggio e appoggiamo i bagagli…siamo nella prima periferia, comunque a ridosso del centro. Raggiungiamo il cuore della città a piedi…quando il sole vince sulle nuvole, si sta bene anche in maniche corte…quando avviene il contrario, ci vuole la felpa e il giubbotto…insomma, meglio vestirsi a strati! Visitiamo un paio di monumenti, poi ci rintaniamo in un locale italiano per cenare. Rimandiamo al giorno dopo la visita al centro commemorativo sulla tragedia del Titanic e ai murales che ancora oggi raccontano quanto poco gli irlandesi digeriscano la presenza inglese in queste terre.
Non si percepisce un’ atmosfera particolarmente preoccupante, anche se qualcosa nell’aria racconta del disagio di questa popolazione.
Purtroppo, questo pernottamento è l’unico che non prevede un parcheggio interno, quindi su consiglio della gestrice della guest house parcheggiamo a fianco alla sua auto davanti all’ingresso…mi aveva anche proposto di metterla nel giardino antistante, ma con le valigie non passavo dal cancello…avrei anche potuto smontarle, perché sono 4 viti, ma visto che non mi sembrava particolarmente preoccupata, mi sono fidato…e ho fatto male!
La mattina successiva per prima cosa mi reco a controllare la moto, perché durante la notte avevamo udito degli “schiamazzi”…ed ecco il fattaccio!
Il telo coprimoto non era più al suo posto e, con la speranza che fosse stato il vento, mi sono avvicinato…purtroppo mi rendo conto che anche la borsa da serbatoio non c’è più e gli attacchi erano stati strappati (conteneva solo le tute antiacqua)…un brivido freddo mi stava attraversando la schiena.
Il manubrio non si trovava più nella posizione di blocco a sterzo e quando provo ad infilare la chiave, questa non girà più nella sua sede…provo a ruotare il manubrio e in un paio di punti faceva resistenza...risultato: era stata forzata, rompendo la colonnetta dei contatti e piegando il telaio nella zona di incastro del perno.
Non so se essere contento perché il furto non era stato portato a termine o se preoccuparmi per come potremo gestire questa situazione non certo disperata, ma comunque destabilizzante durante una vacanza…opto per affrontare la cosa nel modo più razionale possibile…chiamo Simona, che fortunatamente parla perfettamente l’inglese e le dico di fare chiamare la polizia per la denuncia. Di li a poco, arriveranno due agenti gentilissimi che meravigliati per l’accaduto (pare che fossero anni che non accadeva niente del genere), redigono il verbale e ci comunicano che nel pomeriggio interverranno quelli del CSI per rilevare le impronte sul mezzo. Ora il vero problema è come far ripartire la moto…cerchiamo l’officina Triumph più vicina e chiamiamo l’assicurazione che fortunatamente prevede, in queste situazioni, l’invio di un carroattrezzi, e varie opzioni per il rimpatrio delle persone e del mezzo nel caso non possa essere riparato.
Purtroppo è domenica, quindi per oggi non se ne parla…rimaniamo d’accordo che lunedì mattina alle 8:30 ci verranno a prendere per il ricovero della moto, poi vedremo il da farsi.
Cercando di non pensare all’accaduto, andiamo a visitare il Titanic Centre Belfast…lì troviamo una magnifica ricostruzione dei cantieri navali dove è nato questo monumento del mare…all’interno viene narrata tutta la sua storia, dalla creazione alla tragedia…veramente interessante!



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Nel pomeriggio invece ci rechiamo nella zona dei murales, luogo di scontri violenti tra cattolici e protestanti…si respira un’aria densa di astio e vendetta…anche le facce non sono propriamente raccomandabili, ma forse è solo suggestione…arriviamo nei pressi del muro che separava le due zone di Belfast, con filo spinato e torrette di guardia e non possiamo fare a meno di non pensare a quanto l’essere umano possa essere assurdamente e stupidamente violento nei confronti del suo prossimo.



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Per strada incontriamo decine di ragazzine di 10-12 anni vestite, anzi svestite, come vamp, con pettinature sgargianti, atteggiarsi a scafate donne mature…ci sembra una forzatura e un’ esagerazione…forse dovrebbero pensare ancora per un po’ di tempo al gioco e alla spensieratezza, e riservare questi atteggiamenti a un tempo che comunque arriverà.
Per non rischiare, la seconda notte decido (con ritardo) di smontare una valigia per nascondere la moto in uno stretto corridoio nascosto sul retro della pensione.
Il lunedì arriva e, con un’ora di ritardo, anche il furgoncino che ci doveva recuperare…ci scarica presso il concessionario, un certo Phillip McCallen, a una ventina di km da Belfast, dove ci accoglie, sbucciando un mandarino, il proprietario con un sorriso rassicurante.
Spieghiamo l’accaduto e da quel momento, molte delle sue attenzioni saranno rivolte a risolverci il problema…una persona squisita. Dopo una serie di ricerche in internet, sentenzia che l’unica soluzione è ordinare con urgenza il kit delle nuove serrature, che dovrebbe arrivare la mattina successiva…inoltre ci procura una moto sostitutiva (una tigerina 800) e ci prenota una camera in un vicino albergo…cosa potevamo chiedere di più…infine ci dice, l’indomani, di arrivare verso le 14:00 e ci fornisce un road book per un giro turistico nelle vicinanze che ci occupasse la mattinata…siamo commossi!
Siamo meno felici per il trattamento riservatoci dalla nostra assicurazione, per le grosse difficoltà avute nel contattarla e nel ricevere le informazioni necessarie per capire come procedere…comunque con non poche telefonate otteniamo quanto richiesto.
La mattina testiamo così la sorellina minore dell’Explorer…che dire, mi sembra veramente piccola e mi mancano la protezione dall’aria e quel senso di sicurezza che mi infonde la mia moto…mi mancano anche alcuni accorgimenti che su questa moto mi sembrano meno a punto, come la funzionalità del cambio e della frizione…niente di che, ma si sentiva la differenza (forse era tutto relativo solo a quell’esemplare).
Ormai sono abituato anche alle frecce che rientrano da sole (o al computer di bordo comandabile dal manubrio), e mi dimentico in continuazione di disattivarle…come si fa presto ad abituarsi alle comodità.
Comunque il triple funziona bene in ogni sua declinazione e in poco tempo ci faccio l’abitudine… ci godiamo quindi la sgroppata sulle colline circostanti.



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Alle 13:15 siamo di ritorno e Simona mi apostrofa dicendo che siamo arrivati troppo presto…ma no le dico, vedi che la moto è già fuori pronta per ripartire! Illuso!
Mi avvicino e noto con raccapriccio che non era stata mossa una vite…presi dallo sconforto, chiediamo spiegazioni al personale, visto che il proprietario era momentaneamente fuori con una moto. Con non poco imbarazzo e con qualche riluttanza, ci comunicano che il pacco era arrivato al corriere, ma questi l’aveva perso e di conseguenza non era stato consegnato…ma continuano a dire di non preoccuparci, in qualche modo risolveremo….sigh…e come?
Cominciamo a vagliare i possibili scenari che si potevano prospettare…due giorni dopo avevamo il traghetto prenotato e non potevamo aspettare un nuovo invio…lasciare lì la moto e rientrare in aereo non mi ispirava assolutamente, pensando a come l’avrebbero poi rimpatriata su un container, riservandole chissà quali attenzioni…poi finalmente arriva il nostro salvatore…ci ripete che non è dipeso da loro, ma dal corriere, se il pezzo non è arrivato…poi si allontana e dopo una decina di minuti esce dall’officina e ci dice cosa intende fare: smartelliamo un po’ i fermi del telaio per sbloccare la rotazione del manubrio, smontiamo il blocchetto di accensione e eliminiamo il perno di bloccaggio ed infine ti costruiamo una chiave elettronica (un connettore con i fili ponticellati), che ricrei il contatto della chiave…infine lasciate quest’ultima inserita, per non far partire l’immobilizer.



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Detto fatto…in un’ ora eravamo liberi di ripartire per il nostro viaggio…incredibile! Salutiamo, grati per tutto il lavoro che era stato fatto e per le poche ore di manodopera che ci erano state fatte pagare…una foto ricordo ci permetterà di ricordare con maggior forza la gentilezza di questa persona, piuttosto che il torto subito un paio di sere prima.
Questa “divagazione”, ci è costata un giorno di viaggio (poco per come si era prospettata), quindi saltiamo un paio di siti archeologici e ci dirigiamo direttamente a Dublino, dove arriviamo in serata.
Il giorno dopo lo dedichiamo ai monumenti e alle attrazioni, che non vi sto a elencare e che potete visitare tranquillamente in un giorno (perlomeno le principali)…nomino solo le vecchie prigioni, i giardini e la zona pedonale con i pub e le viuzze caratteristiche.



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L’Ibis dove pernottiamo si trova lontano dal centro, quindi abbiamo usufruito di una comodissima metropolitana di superficie…la sera, dopo cena, assistiamo a una baruffa in pieno centro, tra un turista e un barbone che aveva cercato di rubargli il telefonino…l’avrà vinta il turista che riuscirà a recuperare la refurtiva e a far arrestare il ladruncolo. Con questa scena negli occhi, e memori di quanto ci aveva raccontato una ragazza italiana incontrata lungo il tragitto (sull’attenzione che bisognava prestare ai furti, roba all’ordine del giorno), risaliamo sulla metropolitana, che, complice il buio sceso sulla città, non aveva più quell’aria rassicurante di poche ore prima.
Ci guardiamo intorno circospetti e incrociamo con lo sguardo tutti quelli che si avvicinano a meno di un metro di distanza…ad un certo punto salgono due guardie armate, con il fisico di Schwarzenegger, che ad ogni fermata controllano tutte le persone che salgono e che scendono…non sappiamo se essere tranquillizzati o preoccupati per questa presenza…se ci sono, ci sarà un motivo!
Arriviamo “indenni” alla nostra fermata e solo grazie alle indicazioni di un taxista riusciamo a trovare la strada per l’albergo…dovevamo attraversare un immenso parcheggio le cui uscite sembravano tutte uguali e noi naturalmente avevamo imboccato la prima che ci sembrava essere quella giusta ma non lo era…il buio poi non aiutava.
La moto era parcheggiata davanti alla porta di ingresso (assieme a una nuova Guzzi California 1400, targata italiana), addirittura su consiglio della ragazza alla reception…certo non aveva contribuito a tranquillizzarci.
La mattina, quando scendo per caricare i bagagli, incontro il ragazzo sull’altra moto…scopro essere un giornalista impegnato in un test…lui possiede un Ktm Adventure 990 e mi racconta che, viste le condizioni dell’asfalto, avrebbe preferito venire con la sua moto…ma il lavoro è lavoro...e comunque, a parte la limitata corsa delle sospensioni che ha fatto tribolare la sua schiena, per il resto mi è sembrato molto soddisfatto!
Visto che si imbarca sulla nostra nave (18 ore dall’Irlanda, Rosslare, alla Francia, Cherbourg, con pernottamento a bordo), e considerato che lui ha solo un passaggio ponte mentre noi, per problemi di disponibilità, avevamo prenotato una cabina da quattro, decidiamo di ospitarlo e di fare la traversata assieme.
La compagnia sarà piacevole e allieterà una traversata altrimenti monotona.
Ci salutiamo al porto e le ultime tappe saranno di puro trasferimento….prima Le Mans, dove viste le condizioni del tempo, saremo obbligati ad acquistare due nuove tute antiacqua e successivamente Lyon, dove l’unica nota di colore è che, entrati nella stanza della pensione dove avevamo prenotato per la notte, non riuscivamo a capire dov’era il bagno…scopriremo essere contenuto all’interno di un armadio!
In conclusione, viaggio caldamente consigliato…se non fosse che avendo già visto Scozia e Capo Nord, nel nostro caso l’effetto è stato in parte mitigato!
Simona, come sempre, ha affrontato le scomodità di un viaggio come questo, sempre con il sorriso sulle labbra e grazie a lei, che mi completa e mi appoggia, posso dirmi soddisfatto di questa vacanza.



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La moto, nonostante la piccola disavventura, è stata perfetta e ci ha confermato ancora una volta di avere tutto ciò che cerchiamo in una compagna di viaggio a motore…e 1400 foto andranno ancora una volta a far parte del nostro bagaglio di ricordi vacanzieri…un giorno riguardandole, rivivremo le mille emozioni di questi giorni.
Un doppio lampeggio a tutti!

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67mototopo67 non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 15-09-2013, 21:00   #2
Alk
Guest
 
predefinito

Congratulazioni per il giro, grande invidia!!! Se un giorno troverò il coraggio, ed i soldi, ti copio il giro, hai predisposto un ottimo itinerario.
  Rispondi quotando
Vecchio 15-09-2013, 21:28   #3
sarri
Sono un C1 speriamo che mi passi!
 
Registrato dal: 03 Jun 2011
ubicazione: Siena
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Meraviglioso!!! Peccato per l'imprevisto della moto, ma un viaggio bellissimo!!
sarri non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 15-09-2013, 22:39   #4
GSWAY
Mukkista doc
 
Registrato dal: 07 Dec 2011
ubicazione: FIRENZE
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Ottimo viaggio, resoconto foto e per come hai affrontato "l'inconveniente".
Una bella esperienza che spero di mettere in cantiere.
__________________
Prima ... altro, poi BMW GS 1100, GS 1200 ADV 2009 e ora GS 1200 ADV Triple Black
GSWAY non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 16-09-2013, 09:12   #5
vastomediale
Pivello Mukkista
 
Registrato dal: 22 Mar 2011
ubicazione: Carpi (MO)
predefinito

"…ti senti dentro alla natura come ospite e mai come protagonista…noi siamo veramente di passaggio!"

Bellissima frase! ricalca esattamente l'emozione che si prova davanti a certi paesaggi!

i miei complimenti per giro e foto!
vastomediale non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 16-09-2013, 11:10   #6
DEBJMAX
Pivello Mukkista
 
L'avatar di DEBJMAX
 
Registrato dal: 21 Dec 2010
ubicazione: vicino bologna
predefinito

Complimenti belle foto e bel report

In programma per il 2014 avendo già fatto Capo nord 2007 e Scozia 2013
Segnato il tuo Nick Name e se non ti disturbo quando sono in preparazione ti chiedo alcune informazione
Un lamps
__________________
R 1250 GS 40th STD My 2021
EX 1200 GS Rallye My18 - Ex Triple Black My16 - Ex 1200 GS My10
DEBJMAX non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 16-09-2013, 12:10   #7
67mototopo67
Mukkista doc
 
L'avatar di 67mototopo67
 
Registrato dal: 20 Aug 2011
ubicazione: Monteveglio
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nessun problema...abitiamo anche vicini!
67mototopo67 non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 16-09-2013, 12:21   #8
Panda
Piccante doc
 
L'avatar di Panda
 
Registrato dal: 21 Mar 2007
ubicazione: Calabria
predefinito

bello..............
__________________
Sono dei tempi delle camere d'aria per legare qualcosa.Quelli Dell'Ubalda
Panda non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 17-09-2013, 05:58   #9
tuttounpezzo
Mukkista doc
 
L'avatar di tuttounpezzo
 
Registrato dal: 26 Nov 2007
ubicazione: aversa
predefinito

Ho fatto lo stesso giro 4 anni fà.....

Stupenda
__________________
sono un eroe...
tuttounpezzo non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 17-09-2013, 14:31   #10
charlyno
Mukkista doc
 
L'avatar di charlyno
 
Registrato dal: 17 Apr 2008
ubicazione: Malmo (Svezia)..da Palermo
predefinito

..gran bel report. Piacevole, scorrevole e preciso. Complimenti
__________________
Francesco su "Mandarino" Bmw GS 1200 - Palermo

http://www.francescoinviaggio.it
charlyno non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 17-09-2013, 14:48   #11
big_paul
Pivello Mukkista
 
Registrato dal: 10 Jan 2013
ubicazione: Chieri (TO)
predefinito

Gran bel viaggio, complimenti. E' solo un peccato per gli inconvenienti... paese che vai...
__________________
... quando la passione supera la ragione ...
BMW R 1200 GS ADV 30° ANNIVERSARIO
big_paul non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 17-09-2013, 15:01   #12
cecco75
Mukkista doc
 
L'avatar di cecco75
 
Registrato dal: 15 Apr 2012
ubicazione: Mugello
predefinito

bello bello. proprio un bel report.
Segnato fra le "cose da fare"
__________________
Gs 1200 Triple Black
Prima del viaggio il compagno, prima della casa il vicino
cecco75 non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 18-09-2013, 23:50   #13
frenkygs
Mukkista in erba
 
L'avatar di frenkygs
 
Registrato dal: 25 Feb 2006
ubicazione: Vicenza, ma vengo da lontano
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Bel viaggio e complimenti per il report
__________________
Frenky 1200GS + ZRX1200R & Lory 695
frenkygs non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 19-09-2013, 09:38   #14
Sali
Mukkista doc
 
L'avatar di Sali
 
Registrato dal: 12 May 2012
ubicazione: Valtellinese trapiantato a Monza
predefinito

Gran giro e bel report!
__________________
KTM 1190R e Montesa Cota 123. Ex F800GS
Sali non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 20-09-2013, 08:52   #15
auguzt
Mukkista doc
 
L'avatar di auguzt
 
Registrato dal: 21 Dec 2009
ubicazione: Tra il dire e il fare
predefinito

Quote:
Originariamente inviata da 67mototopo67 Visualizza il messaggio
…quando ordiniamo le bevande, leggiamo nello sguardo del cameriere la delusione per il fatto di aver ordinato “solo” dell’acqua (io non bevo alcolici e Simona lo fa di rado)…
Ahahaha... Una volta mi capitò in un pub a Dublino di ordinare una mezza pinta di Guinness, e il cameriere mi guardò un attimo e serio serio mi fece: "Non ti senti bene? Se vuoi ho delle aspirine qui con me..." Dapprima pensai che mi stesse perculando poi capì che non mi prendeva in giro, era sinceramente preoccupato! Per loro è impensabile ordinare una mezza pinta quando se ne può ordinare una intera, no?

Bellissime foto, complimenti!
Sulla Giant Causeway esistono leggende celtiche che vogliono sia un sentiero che veniva percorso dai giganti per andare dalla Scozia all'Irlanda e viceversa. Peraltro so che sul lato scozzese, esistono formazioni di pietra molto simili, quindi in fondo perchè non crederci?
__________________
Ogni minaccia, una promessa.
Ogni promessa... una cambiale.
auguzt non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 22-09-2013, 14:59   #16
Oban
Mukkista
 
L'avatar di Oban
 
Registrato dal: 13 Jun 2010
ubicazione: Padova
predefinito

Quote:
Originariamente inviata da 67mototopo67 Visualizza il messaggio
..... e mi reco presso il rivenditore per maggiori delucidazioni…costui esordisce con: “ovvio che non funziona, non devi più utilizzare il Mapsource, ma il Basecamp, il nuovo fantastico sistema studiato da Garmin per la pianificazione dei percorsi”!......
Certo che hai trovato uno dei migliori rivenditori d'Italia .... forse se si mettesse a vendere ghiaccioli agli Eschimesi potrebbe sperare di capirne qualcosa !

BaseCamp è il software che ha sostituito MapSorca, non più supportato da Garmin. Tuttavia MS rimane a mio parere ancora il migliore per la pianificazione a tavolino degli itinerari. Però, per evitare casini prima di trasferire il percorso sullo Zumo, conviene perdere qualche minuto e andarsi a studiare Km. x Km. il percorso che MS si è calcolato (questo per evitare che per farti magari risparmiare 10 secondi ti faccia fare strade incomprensibili o illogiche) e apportare le necessarie modifiche.
__________________
Vespa50, R65 LS, R1150R, R1200RT my '10, R1200RT LC my '14, R1200RT LC my '17
Oban non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 22-09-2013, 22:37   #17
Sturmtruppen
Mukkista doc
 
L'avatar di Sturmtruppen
 
Registrato dal: 25 Jun 2006
ubicazione: Conversano (BA)
predefinito

cOMPLIMENTI.
Hai allietato l'ennesima sera bloccato sul divano a causa di una gamba rotta.
Grazie
__________________
Sturmtruppen: Di nuovo su GS ADV
Sturmtruppen non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 24-07-2016, 10:39   #18
Fancho
Mukkista doc
 
L'avatar di Fancho
 
Registrato dal: 19 Oct 2006
ubicazione: Nella ridente Ossola
predefinito

Bellissimo racconto!

Però... non mi visualizza le foto
__________________
Il sesso... la droga ed il rock and roll erano i miei studi... [cit. Rantax]
Fancho non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 24-07-2016, 12:59   #19
67mototopo67
Mukkista doc
 
L'avatar di 67mototopo67
 
Registrato dal: 20 Aug 2011
ubicazione: Monteveglio
predefinito

Purtroppo il sito dove ho caricato le immagini, non permette più la visualizzazione...neanche a me!

Carpe diem
__________________
...Explorer,XT1200ZE,GSK51,Explorer XCX,V85TT,Rally Explorer,Tiger 955,Tiger 1200 Alpine Edition
67mototopo67 non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 24-07-2016, 16:41   #20
Dema 21
Mukkista
 
L'avatar di Dema 21
 
Registrato dal: 28 Oct 2012
ubicazione: Verona /=\
predefinito

Peccato non si vedano le foto... Spettacolare la descrizione!


R1200GS... What Else!
__________________
Boxer... What Else!
Dema 21 non è in linea   Rispondi quotando
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