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Vecchio 30-07-2008, 23:15   #1
-Piggei-
Mukkista in erba
 
Registrato dal: 09 Jul 2007
ubicazione: Roma
predefinito Iberica tour....

Per chi volesse andarci e per chi già c'è stato... un breve racconto del viaggio fatto un mese fa tra Spagna del Nord e Portogallo...

Piggei


L’appuntamento è alle 16:30 di un afoso 28 giugno. La Roma-Civitavecchia è trafficata, ma a noi non interessa. Di lì a poco ci imbarcheremo per una traversata di 20 ore in traghetto.
Sbarchiamo alle 16 di domenica 29 giugno a Barcellona. Il caldo è intenso: decidiamo subito di puntare le forcelle verso nord, nella speranza di trovare un po’ di fresco. Avremo tempo di visitare Barcellona al ritorno, quando la troveremo invasa da Harley in festa per il 105esimo anniversario.



Scegliamo di fare una tappa di trasferimento breve, vista anche l’ora, e ci fermiamo a Lleida, a 200 km da Barcellona. L’autostrada, costosissima, scorre veloce, non c’è nessuno, il vento è tanto ma riusciamo a tenere una buona media. Attraversiamo spianate di deserto con parchi eolici immensi a fare da cornice. Arriviamo verso le 19 a Lleida: si gioca la finale degli Europei, la Spagna vince e ci troviamo in mezzo ad una città festante, che solo un’ora prima sembrava deserta.

Lunedì 30 giugno
Il sole del giorno dopo è forte, la giornata è bellissima e decidiamo subito di lasciare l’autostrada per dirigerci verso Pamplona: è il 30 giugno e di lì ad una settimana si svolgerà la festa di San Firmino, con la celeberrima corsa dei tori. Pamplona è molto bella: la parte moderna ricorda le tipiche capitali europee ma, come è ovvio, è all’interno della mura medievali, che circondano la città vecchia, che si respira aria di corrida. Decidiamo di fermarci una notte, per ripartire il giorno dopo verso la costa.







Martedì 1 luglio
Saliamo sempre più verso nord, in direzione della costa. La strada non riserva grosse sorprese, tranne quella che si infila per lo gole di una montagna, facendoci passare per alcuni paesini della regione basca. Proseguiamo verso San Sebastian, dove arriviamo ad ora di pranzo. Nonostante sia senza ombra di dubbio più carina delle altre località della costa settentrionale, siamo un po’ demoralizzati e la spiaggiona davanti a noi ci ricorda il bagnasciuga della costa adriatica: turismo di massa, traffico e hotel disseminati ovunque. Anche il corso principale è invaso dai turisti. Dopo esserci rifocillati, proseguiamo verso la costa. Le nuvole si addensano, ma non piove. La temperatura è ottimale perché non supera mai i 25 gradi. Decidiamo, per la prima volta, di affidarci al navigatore satellitare, puntiamo verso l’oceano passando diversi paesi come Lekitio. La direzione è quella di Santander-Bilbao. Anche in questo caso, però, la costa è disseminata di gru che danno vita ad una speculazione edilizia, che a noi appare priva di piano regolatore. Sulla nostra destra c’è l’oceano che si infrange sugli scogli, a sinistra orribili palazzoni grigi di oltre 10 piani, con oblò quadrati al posto delle finestre: edilizia popolare dei quartieri periferici delle grandi metropoli, costruiti però sull’oceano. Di paesini tipici ce ne sono davvero pochi. Tagliamo all’interno di Bilbao, anche lei massacrata dal massiccio inurbamento. Al di là del museo d’arte contemporanea, il Guggenheim, Bilbao appare una città frenetica, senza grosse attrattive paesaggistiche. Un gentilissimo spagnolo ci guida verso la statale direzione Santander. Usciamo dalla città, la strada è bella, un sali e scendi continuo fatto di curve e ponti. Decidiamo di arrivare a Laredo, presa come tappa di trasferimento, non avendo trovato alcun posto carino per dormire. L’hostal si trova su una collina dalla quale si scorge il lungomare di Laredo.

















Mercoledì 2 luglio
A svegliarci questa volta è il ticchettio della pioggia sul tetto dell’ostello dove abbiamo dormito. La temperatura è decisamente più rigida. Ci sono 16 gradi. Nonostante tutto, indossiamo per la prima volta l’antipioggia e ci dirigiamo verso l’Asturia, addentrandoci per i Picos De Europa, catena montuosa situata lungo la costa settentrionale, tra le comunità autonome delle Asturie, Cantabria e Leòn e facente parte della Cordigliera Cantabrica. Il parco naturale si snoda tra gole e montagne disseminate di capre. Arriviamo fino in cima: anche qui hanno pensato bene di impiantare una centrale idroelettrica nel bel mezzo del letto del fiume che scorre all’interno della catena montuosa. Per la prima volta, nonostante le nuvole grigie, sentiamo appagata la nostra voglia di mototurismo. Mangiato un mega bocadillo (panino) con jamon serrano (prosciutto crudo) e riposta l’antipioggia nelle borse, ci dirigiamo verso Luarca. È una graziosa cittadina di pescatori. Accanto al nostro hostal, proprio davanti al porto, stanno costruendo. Ma indimenticabile è la mangiata di pesce, servito da una signora molto gentile. Meno bello, il modo in cui nel pub ci servono il sidro: non versato dall’alto, come descrivono le guide turistiche, ma la bottiglia viene rigirata all’interno di una botticella, dalla quale spingendo un bottone sgorga il sidro.





















Giovedì 3 luglio

Partiamo presto, con l’intenzione di percorrere parecchi chilometri di costa. Il tempo è migliorato. Percorriamo tutta la statale senza una meta, spinti dalla curiosità delle rias, le insenature formate dall’oceano che entra nella costa e che, si legge su Internet, dovrebbero ricordare i fiordi norvegesi. Anche in questo caso, però, non siamo fortunati. È come se ci aspettassimo qualcosa che, però, puntualmente non arriva. Decidiamo quindi, dopo una pausa caffè, di raggiungere Santiago de Compostela. Scavalchiamo una montagna, la strada è bella ma la temperatura si abbassa. Raggiungiamo Santiago verso le 18, il tempo peggiora. La città, così come la cattedrale, però, sono bellissime. Artisti di strada e la festa medievale, con costumi e cucina dell’epoca, aggradano la nostra serata. Anche l’hotel è molto bello, nonostante il prezzo abbordabile.











Venerdì 4 luglio

Partiamo di buon ora e delusi dalla costa, puntiamo verso l’interno decisi ad entrare in Portogallo e raggiungere Coimbra. Attraversiamo una serie di agglomerati caratterizzati da abitazioni basse e bianche. Si respira aria di Messico, con l’oceano che ogni tanto fa capolino sulla nostra destra. Nel primo pomeriggio, verso le 16, oramai entrati in Portogallo con la pioggia, arriviamo a Coimbra, dove il tempo inizia a migliorare. La cittadina, tagliata a metà dal fiume Mondego, è graziosa. Da una parte c’è la zona moderna e residenziale, sulla sponda sinistra del fiume, dove ci troviamo, c’è la parte storica, che ospita la cittadina universitaria, due cattedrali ed è caratterizzata da un intreccio di vicoli graziosissimi. Entriamo in un ristorantino nascosto dove con due soldi ci abbuffiamo di spiedini (anzi spiedoni) di carne e buon vino rosso. Coimbra ci piace, il morale torna alto. Prepariamo il tour del giorno dopo.













Sabato 5 luglio

Decidiamo di andare, ovviamente evitando l’autostrada, verso Lisbona, passando però per la medioevale Obidos. Sulla strada, e questo è il bello di viaggiare in moto, ci imbattiamo nel maestoso monastero di Batalha (patrimonio dell’Unesco), fatto edificare nel 1300 da Giovanni I come segno di ringraziamento per la vittoria nella battaglia di Aljubarrota, contro il re di Castiglia. Il monastero è nascosto, ma passata una curva si schiude in tutta la sua maestosità. Impossibile non fermarsi a visitarne l’interno. Si prosegue per Obidos, la cui rocca medievale si scorge già a un chilometro di distanza. La torre del castello sovrasta la vallata. Anche qui ci si prepara per il Festival del medievale, purtroppo però manca una settimana e non è possibile entrare all’interno del centro storico, in fase di allestimento. Visitiamo la cittadina molto bella, un misto tra casette che ricordano la Grecia e le tipiche abitazioni del Portogallo. Ci fermiamo per il pranzo, per riprendere l’autostrada e fare gli ultimi 70 chilometri che ci separano da Lisbona. È tornato a splendere il sole e la strada appaga il nostro girovagare. Curve, paesaggi di montagna, mulini a vento e le immancabili pale eoliche. Alessandro vuole arrivare presto e mangia la strada a 150 chilometri orari. Verso le 16 siamo già a Lisbona, pronti a fare i turisti, visto che ci fermeremo anche tutto il giorno dopo. Nel pomeriggio visitiamo il centro di Lisbona e nella piazza principale è in corso la festa dell’esercito.


















Domenica 6 luglio

Lasciamo l’hotel per visitare il centro storico della capitale del Portogallo. Il castello lo raggiungiamo con i tipici tram colorati con l’interno in legno. La rocca domina la città e la giornata ci regala un cielo terso: la vista si perde ben oltre il ponte Vasco de Gama, a sinistra, e quello 25 aprile, sulla destra. La statua del Gesù, molto simile a quella che svetta su Rio de Janeiro, sovrasta imponente il porto di Lisbona. È ora di pranzo e per mangiare il famoso bacalau scegliamo un ristorantino senza insegna, con non più di 10 coperti. Il pesce è buonissimo, il vino bianco altrettanto e ancora più buono il Porto che la gentile proprietaria ci offre: non senza ricordarci che siamo seduti al tavolo preferito da un altro motociclista italiano: Valentino Rossi! La sera faremo i veri e propri turisti, mangiando un hamburgherone all’Hard Rock di Lisbona.





















Lunedì 7 luglio
Oggi ci aspetta la tappa più lunga del nostro viaggio: Lisbona-Madrid, 640 chilometri di strada piatta, desertica, senza nulla attorno. Il viaggio non inizia affatto bene, visto che per i primi 150 chilometri il vento è insopportabile: ci costringe a rallentare e a faticare il doppio per tenere ferme le moto. Fortunatamente, passato il confine con la Spagna, la situazione cambia e riusciamo a non scendere mai sotto i 130 Km/h. In 8 ore, compresa una lunga pausa pranzo, siamo a Madrid. Alla fine, impiegheremo 8 ore, compresa una pausa pranzo, passata a mangiare un panino “minacciati” da oche extralarge. Troviamo il nostro hotel, con a 300 metri di distanza l’efficientissima metro, e ci dirigiamo subito a Plaza Major per un meritato aperitivo. Il giorno dopo lo trascorreremo facendo i turisti per le vie di Madrid.









Martedì 8 luglio
Ho sempre visto di cattivo occhio, a Roma, i turisti abbarbicati sui bus turistici. A Madrid, invece, mi rendo conto che in un giorno è impossibile visitarla tutta: decidiamo allora di salire anche noi sul pullman scoperto e con tanto di auricolare per le spiegazioni facciamo entrambi i tour: quello storico e quello moderno. Visitiamo tutto, dalla famosa Plaza de Toros, alla porta del Sol, passando per il museo del Prado con il suo spettacolare giardino. Visitiamo il palazzo reale, il mitico Santiago Bernabeu, inoltrandoci anche per i quartieri più moderni e residenziali. Madrid e il suo centro, ci appaiono come ogni metropoli europea: trafficata, gente che si sposta in fretta e in furia, anche un po’ nervosetti, visto che assistiamo a una rissa mancata. La sera, però, è un piacere spostarsi per la città con l’efficiente metro che porta ovunque. E mangiare seduti in Plaza Major un’ottima paella de marisco.




















Mercoledì 9 luglio
Anche oggi ci aspetta una lunga traversata di 609 km. L’autovia Madrid-Barcellona, però, è meno noiosa di quanto ce l’aspettassimo. Il paesaggio è più vario e attraversiamo una catena montuosa, oltre all’immancabile distesa di deserto. Fa caldo, c’è poco vento e la strada scorre veloce sotto le nostre ruote.. Arriviamo a Barcellona verso le 15. L’albergo è in pieno centro, con un parcheggio posto al 4 piano, ma interrato! Lasciamo le moto un po’ titubanti e ci dirigiamo subito sulla Rambla. Sembra di ritrovarsi in mezzo a un bazar di culture, artisti di strada di ogni nazionalità, edicole, ristoranti, bar… insomma un vero caos dove i turisti si tuffano in massa. Facciamo una lunga passeggiata. Mangiamo un’altra paella, ancora più buona di quella di Madrid, e decidiamo di visitare la Sagrada Familia by night. Le luci illuminano l’opera, eternamente incompleta, che svetta immensa sul cielo di Barcellona.











Giovedì 10 luglio
L’intera giornata è dedicata a Barcellona. Visitiamo Parc Guell, la criptica fondazione Mirò. Passiamo nell’area medievale di Barcellona, caratterizzata dalla cattedrale della Santa Croce e Sant'Eulalia e dai vicoletti all’interno dei quali il tempo sembra essersi fermato. Nel pomeriggio passeggiata per il porto e sulla Ramala, dove ci gustiamo gli artisti di strada. Pomeriggio di shopping selvaggio, mentre la sera ci raggiungono Alessandra e Luca, che ci porta in una trattoria dove mangiamo un pulpo alla galiziana e delle patatas bravas eccellenti, spendendo due soldi. La serata è scandita dal rumore dei bicilindrici che scorazzano per il centro di Barcellona.







Venerdì 11 luglio
La mattina le ragazze “vincono” la loro battaglia e decidono di portarci dentro un museo. Scelgono la Fondazione di Mirò, all’interno della quale sono esposte alcune delle opere del celebre pittore. Davanti ai suoi quadri si rimane basiti: o perché l’immagine risulta criptica e incomprensibile o perché, se lo si guarda dall’ottica opposta, si rimane estasiati. Di certo dalla visita scaturisce un ampio dibattito. Usciti ci dirigiamo verso il Palazzo Nacional, davanti al quale è allestita l’area allestita per il raduno Harley. Diamo un’occhiata alle bancarelle, poi pranziamo con un panino. Il morale non è altissimo, visto che di lì a tre ore caricheremo le moto e ci imbarcheremo per rientrare in Italia.









Sabato 12 luglio
Con un ritardo di un’ora e mezza, sbarchiamo a Civitavecchia. Il magone è tanto, e anche se dal punto di vista mototuristico la vacanza ci ha lasciato poco, si è trattato sempre di 14 giorni fantastici. Usciamo da Civitavecchia, e ci infiliamo in un autogrill per i saluti. Ci lasciamo con un abbraccio e con in mente già il prossimo viaggio da fare.

Quando si parte per un viaggio in moto le aspettative sono sempre tante. Accanto alle incognite, corrono veloci i pensieri su quello che si andrà a vedere, sul posto che ti rimarrà nel cuore e sulle persone che incontrerai. Questo lo stato d’animo con il quale abbiamo affrontato due settimane a zonzo per la Spagna del Nord e il Portogallo. E forse anche a causa dei troppi luoghi comuni che si leggono su Internet – e i castelli in aria che puntualmente ci eravamo costruiti - la costa settentrionale della Spagna non ha lasciato il segno: anzi forse ci ha un po’ delusi. Al contrario, invece, del Portogallo, che della sua tipicità conserva intatti molti scorci.

Testo: Piggei

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