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Vecchio 29-07-2008, 00:14   #1
fluido
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Arrow Capo Nord - Report XL

Eccovi il report dell'escursione in Scandinavia fatta tra il 29.6.2008 ed il 18.7.2008

Buona lettura, scusate se forse sono stato un po' prolisso e non prendete tutto alla lettera, alle volte sono stato volutamente ironico (vale come disclaimer )

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__________________
Honda XL600V Transalp '99 - 267.000 km.

Ultima modifica di fluido; 02-06-2010 a 15:22
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Vecchio 29-07-2008, 00:15   #2
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predefinito Prologo

Capo Nord, Capo Nord… La storia si ripete tutti gli anni, non appena si spengono gli echi dell’Elefantentreffen e del Krystall-Rally ecco che sui forum si inizia inevitabilmente a parlarne. Chi pianifica già da mesi, chi “ci pensa seriamente”, chi sogna semplicemente di andarci sapendo in fondo che forse non lo farà mai, difficile comunque scorrere i titoli dei vari thread senza trovarci un Nordkapp; una nuova discussione qui, un link ad un report là, certi tarli lavorano instancabilmente ed incessantemente ed alle volte penso che un filtro automatico che bloccasse parole chiave come Capo Nord, Patagonia, Australia, Africa o quant’altro farebbe solo del bene a parecchie famiglie e ad altrettanti portafogli.

Per quanto mi riguarda, alla “rupe” non avevo mai seriamente pensato, sembrandomi quasi un must obbligatorio, l’equivalente del pellegrinaggio alla Mecca che ogni motociclista che si rispetti deve assolutamente compiere almeno una volta nella vita: una cosa un po’ sospetta insomma.
Ma mi sono trovato nella fortunata condizione di aver cambiato lavoro ed avere 4 mesi di pausa pagata e tolto lo sfizio di dieci giorni in Corsica in moto con la consorte, restava comunque molto tempo a disposizione, cosicché il tarlo ha avuto compito facile fino a che in qualche parte del cervello la fatale domanda-affermazione è improvvisamente scaturita: “Perché no?”

Mia moglie non sarebbe certamente venuta e probabilmente non avrebbe nemmeno sopportato un viaggio del genere, inoltre non avrebbe lasciato nuovamente le nostre 3 figlie piccole (di 1, 3 e 4 anni). Avevo provato a chiedere a mio fratello ma le sue ferie non potevano collimare, lasciando solo la possibilità di un “cerco compagni di viaggio”. Ero infatti perplesso sul fatto di andare da solo ma alla fine, anche leggendo discussioni in merito sul forum, mi sono convinto che sarebbe stata la scelta più opportuna, lasciandomi la libertà di decidere giorno per giorno in base al tempo, alla voglia, all’umore, alle finanze ed anche alle condizioni fisiche.

Il dado era tratto. Capo Nord: ci vado pure io, da solo. Un mese è troppo, due settimane forse troppo poco. Mi do allora una ventina di giorni di tempo per il viaggio. Più un altro paio per pensare a come annunciarlo alla dolce metà…

Ultima modifica di fluido; 29-07-2008 a 11:54
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Vecchio 29-07-2008, 00:16   #3
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predefinito Preparazione

Non sono uno a cui piace pianificare molto; direi che solitamente penso alla trama in generale ma più che un canovaccio di base non resta. Ritengo che quando si scende troppo in dettaglio, oltre che all’impegno richiesto cresce anche il rischio (o la probabilità) che qualcosa vada storto e la delusione in genere è direttamente proporzionale alla fatica che i preparativi sono costati. Inoltre già organizzare il salto in Corsica (prenotare i traghetti, l’albergo, andare addirittura in biblioteca a cercare delle guide per le escursioni!) aveva esaurito quasi completamente la voglia in quel senso.
Il “piano” era quindi di digitare “Nordkapp” sul navigatore e di farsi portare su per la Svezia il più in fretta possibile e scendere poi per la Norvegia visitando magari quei posti chiave che ti permettono di rispondere in modo affermativo nel caso qualcuno che ci fosse già stato chiedesse “Hai visto il/la… ?” (e guai a rispondere di no, è come essere stato a Roma e non aver visto il Colosseo, tutto il viaggio a quel punto verrà considerato completamente inutile dal tuo interlocutore).
Mi sono quindi segnato qualche parola chiave che avrei poi cercato con calma sulla cartina mentre ero in viaggio eventualmente adattando il percorso di conseguenza: Geirangerfjorden, Lofoten, Vøringfossen , Jostedalsbreen, eccetera, pescate qua e là leggendo su QDE e scorrendo altri report di viaggio.

Non avendo compagnia ed odiando mangiare nei locali da solo, avrei optato per la cucina fai da te la sera in campeggio. Di conseguenza mi sono dotato di un minimo per cucinare (pentola piccola, piatto, tazza, posate), poi pasta, risotti in busta, pane, nutella e marmellata per la colazione, carne in scatola e tonno, robe così insomma. A mezzogiorno avrei mangiato qualche panino o semplicemente frutta che avrei comprato per strada.

Qualche giorno prima della partenza è venuto il momento di preparare la moto. Il Transalp aveva già 120 mila chilometri sul gobbo ma non aveva mai dato problemi e non avevo motivo per credere che ne avrebbe dati, d’altronde il pensiero di poter “restare a piedi in culo al mondo” è quasi impossibile da scacciare completamente. In ogni caso, dopo aver preso il telefono e fissato un appuntamento col gommista per il giorno dopo, sono sceso in garage ed ho fatto un cambio d’olio, seguito da una bella controllata generale: cavi frizione e gas parevano a posto, il filtro aria non era troppo sudicio, i freni frenavano ed i pistoni pistonavano. Mi bastava, ma prima di chiudere la cler non ho potuto fare a meno di lanciare alla moto un’occhiata tra il minaccioso ed il supplichevole, sottintendente un “guai a te se…”

Ultima modifica di fluido; 02-06-2010 a 15:38
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Vecchio 29-07-2008, 00:16   #4
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predefinito Day 1 - La partenza



La mattina la truppa scende nel box, composta dall’ardito motociclista con moglie e figlie in modo che queste ultime possano salutarlo e vederlo partire. La bambina più grande ha già pianto un paio di volte guardandomi con quei suoi occhi di cielo davanti ai quali nemmeno le pietre riuscirebbero a restare indifferenti; se in quel momento mi avesse chiesto di non andare via con tutta probabilità l’avrei accontentata, ma non lo fa anche se quel “resta” glielo si legge chiarissimo in faccia. La seconda, usa solitamente a scene da teatro drammatico per ogni stupidata, è impassibile, è triste sul serio questa volta e non sa bene come esprimerlo; la terza è troppo piccola, ma vederla in braccio alla mamma mi fa sentire lo stesso molto egoista e mi chiedo per un istante se davvero sia il caso.
Ma la moto è lì, carica come un mulo, tutto è pronto, così salto in sella sapendo che continuerò a sentirmi la coscienza un po’ sporca fino a quando non riabbraccerò quelle quattro creature sentendo mia moglie tirare un sospiro di sollievo.


Il prode e le sue pulzelle

La prima tappa scorre tranquilla, il tempo è ottimo ed il traffico domenicale scarso, l’unico effetto collaterale dei bagagli è che il Transalp con le borse laterali ha un consumo in autostrada pari a quello di un jet in decollo. Al primo rifornimento non posso non chiedermi come fanno quelli che girano permanentemente con le borse di alluminio, il cx del mezzo deve essere come quello di un camion.
Constato tuttavia che avevano ragione quelli del forum, la roba stipata così rende la moto molto più maneggevole che non con tremila borse legate sulla sella e sopra il top-case.



Giornata ideale per un giretto in moto

Ad Amburgo mi fermo dagli zii di mia moglie che gentilmente mi offrono cena, pernottamento e colazione.

Ultima modifica di fluido; 02-06-2010 a 14:23
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Vecchio 29-07-2008, 00:17   #5
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predefinito Day 2 - Verso la Scandinavia



Lo Zumo suggerisce sempre di farmi prendere il traghetto per la Danimarca a Puttgarden (nonostante tra le opzioni di navigazione io lo abbia esplicitamente escluso). Probabilmente è la soluzione più conveniente, anche considerato che fa risparmiare 100-120 chilometri, ma non avendo voluto prenotare alcunché la rotta passa per i due ponti che attraversano lo Storebælt e l’Øresund. Il vento nel nord della Germania, nella Danimarca e nel sud della Svezia resterà sempre abbastanza fastidioso senza però creare problemi sui due megaponti.

I limiti di velocità in Danimarca (130 ma spesso 110 km/h) e Svezia (110 km/h) sembrano non avere molta rilevanza per gli autoctoni, cosicché dopo una certa riluttanza iniziale mi adeguo anche io al loro passo (verrei altrimenti superato impietosamente anche dagli autotreni) cercando comunque di non sforare di più di 10 km/h.

Breve appunto sulle stazioni di servizio in Svezia, usare il self-service è pratico ma mi ha disturbato un po’ il fatto che le istruzioni fossero solo in svedese (più avanti ovviamente in norvegese); mixando inglese e tedesco potevo anche arrivare a capire quanto riportato sul display, forse c’era la possibilità di cambiare lingua ma non mi è mai riuscito di trovare il modo sempre che ci fosse.

Percorro circa 700 chilometri prima di fermarmi al primo campeggio che trovo; il tizio alla reception sfoggia un inglese degno di Cambridge (nota positiva) ma mi dice subito che non accettano carte di credito (nota negativa). Fortunatamente avevo con me sia corone svedesi che norvegesi, ma è stata sfatata da subito la leggenda che in Scandinavia con la carta di credito si possa anche fare l’elemosina ai mendicanti.


La prima Hytte


Sembra il mare ma è il lago Vättern in Svezia, il secondo per dimensione

Ultima modifica di fluido; 02-06-2010 a 14:26
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Vecchio 29-07-2008, 00:17   #6
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predefinito Day 3 - Svezia



La ripartenza procede più a rilento del previsto, soprattutto faccio fatica a ricordarmi il magico sistema elaborato a casa dopo molteplici tentativi che ha permesso di utilizzare ogni centimetro cubo di spazio. Solo dopo qualche giorno la cosa mi verrà quasi automatica, ma oggi perdo parecchio tempo a lambiccarmi il cervello cercando di stipare nuovamente tutta la roba nelle valigie.

Visito l’unica cosa che avevo in mente di vedere in Svezia (poiché di strada), ovvero il Rökstenen, una pietra di due metri e mezzo con la più lunga iscrizione runica di tutta la Scandinavia.


Il Rökstenen

Dopodiché si prosegue in un paesaggio che non ha la minima intenzione di cambiare, foreste e laghi, laghi e foreste, per lo meno si viaggia spediti e dopo 800 chilometri è ora di trovare una capanna per la notte.


Autostrada in Svezia, urge dose di caffeina


Il laghetto XZK256634

Altro campeggio e nuovamente niente carta di credito. Chiedono anche qui la “camping card” (me ne erano arrivate già 5 dal solerte sito camping.se, al ritorno ne troverò una sesta nella casella della posta proveniente dai norvegesi che evidentemente se la prendono un pelo più comoda) ma non mi mettono su il bollino annuale (che comporta un esborso aggiuntivo).
La notte come la concepisco normalmente in qualche modo non scende più, ciononostante riesco a dormire senza problemi. Quando apro gli occhi e vedo che è giorno fatto impreco un po’ credendo che sia già tardi, poi guardo l’orologio e mi rendo conto che sono solo le tre di mattina. Qualcosa non va qui, penso prima di riaddormentarmi.


Tramonto sul lago antistante il campeggio

Ultima modifica di fluido; 02-06-2010 a 14:28
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Vecchio 29-07-2008, 00:18   #7
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predefinito Day 4 - Polarkreis und Finnmark



Sempre attorniato dal solito paesaggio si continua a risalire la strada che più o meno costeggia il tratto di mare che separa Svezia e Finlandia, dopodiché abbandono la E4 per proseguire all’interno verso nord.

Tre chilometri prima del circolo polare, lo Zumo decide erroneamente che è giunta la sera e passa in modalità notturna. Poco male, aggiusto l’illuminazione e tutto torna come prima, un po’ però girano le scatole perché a quanto pare hanno corretto un errore nel software per mettercene un altro.
Peggior sorte avrà un motociclista tedesco incontrato più avanti, il navigatore del quale si spegne definitivamente in Norvegia esattamente alla stessa latitudine senza speranza di essere resuscitato.

Foto di rito all’attraversamento del Polcirkeln (ad essere proprio pignoli la prima vera fuffa del viaggio, in quanto la linea del circolo polare cambia in continuazione in seguito allo spostamento dell’asse terrestre, ma comprendo che muovere ogni anno cartello e chiosco annesso sarebbe cosa complicata), con le prime due renne incontrate che sembravano quasi volermi dare il benvenuto. Pur avendo piovuto da poco la temperatura resta sui 23-24 gradi, di polare c’è veramente ben poco e mi viene quasi voglia di entrare al chioschetto a prendermi un gelato.


Polcirkeln

Fin qui il traffico è stato molto sostenuto, solo oltre il circolo polare trovo meno gente per strada ma unicamente perché comincia ad essere tardi e la gente è già a casa con le gambe sotto il tavolo.

Mentre proseguo ripenso ad un post dove si raccontava che “quando gli svedesi rifanno le strade, le tirano su e ne rifanno 30 chilometri alla volta” e mi dico “beh, per fortuna mi è andata be…” ma non faccio in tempo a terminare la frase perché qualche centinaio di metri più avanti intravedo il turpe cartello con l’omino che impugna la pala e mentre mi avvicino cerco di capire cosa voglia dire la cifra riportata sotto: 19,6.
Ma dopo la successiva curva non posso fare altro che constatare: ho davanti quasi venti chilometri senza asfalto, le prime centinaia di metri di sterrato sono ancora più che agevoli ma in capo a qualche minuto la cosa diventa quasi drammatica, non si può più parlare di strada, è una specie di massicciata con pietre grosse anche come pompelmi dove è appena passato un mezzo che ha scaricato ettolitri ed ettolitri d’acqua rendendo paludosi i pochi tratti senza pietraia.
Il Transalp con tutti i bagagli è a tratti quasi ingovernabile, non so se andar piano o tentare la sorte aumentando il passo, ma l’idea di una possibile caduta non mi va molto a genio, quindi proseguo con prudenza cercando di tenere a bada la moto trasformatasi in un bisonte bolso ed ubriaco.
Fa un caldo pazzesco, condito con un’umidità che mi ricorda Milano in agosto quando si respira a fatica, sono in un bagno di sudore ma fermarsi per levare qualcosa è impossibile: loro sono lì ad aspettare fameliche (ma non dovevano esserci solo in Finlandia?), milioni e milioni di zanzare frutto del caldo dei giorni scorsi che non aspettano altro che un donatore, basta arrestarsi un secondo che immediatamente cercano di infilarsi dappertutto, nel casco, negli occhi, nel naso, impressionante.


Dopotutto ho un enduro... a che serve la strada?

Superata la prova dello sterrato a sorpresa, che ha donato alla moto uno strato di fango che fa molto avventura, attraverso il confine con la Finlandia senza che il tic, tic, tic sul casco dei voraci insetti spiaccicati accenni a diminuire; il frontale del mezzo che era rimasto più o meno pulito in breve è coperto da una disgustosa poltiglia scura. Il rifornimento alla successiva stazione di servizio ricorda quasi una sosta ai box Ferrari, occorre essere velocissimi se non si vuole morire dissanguati.

Altra nota sulle stazioni di servizio, da menzionare il fatto che lo Zumo le conosce praticamente tutte, quindi è possibile pianificare le soste con una certa precisione senza per forza fermarsi a rabboccare ogni volta che se ne trova una. Al massimo direi che intercorrono fino a 50-60 chilometri tra due benzinai, ma anche su al nord restare senza carburante avendo un navigatore sarebbe davvero da polli.

La strada prosegue verso Kautokeino e dopo il confine che segna l’ingresso sul suolo norvegese un cartello avverte che la tranquilla statale, sulla quale fino a qualche secondo prima in Finlandia si poteva marciare senza problemi a 100 km/h, è ora declassata a strada insidiosissima, con alci e renne pronti dietro ad ogni curva ad attentare alla vita degli incauti, ergo 80 km/h.
Diminuisco a malincuore la velocità ma subito ci pensa un norvegese a ricordarmi che tutto il mondo è paese, mi supera con la sua Volvo diesel avvolgendomi in una nuvola nera e si dilegua; cerco di stargli dietro ma va ad almeno 120 su una statale che non conosco e non mi sembra il caso emularlo.

Gradualmente il paesaggio cambia, la taiga lentamente lascia il posto alla tundra e si vedono sempre meno alberi, sembra semplicemente di essere saliti di quota in montagna.


Finnmark

A Kautokeino c’è un campeggio ma le zanzare sono sempre lì, così decido di proseguire ulteriormente. La statale attraversa una zona che sembra essere relativamente isolata ma, guardando bene, pali della luce, ripetitori ed antenne della rete cellulare mi ricordano che non sono certo in mezzo ad un deserto e persino lassù nel Finnmark ad ora tarda si incrociano altre vetture. Certe zone di campagna della pianura lombarda, tanto per fare un esempio, sarebbero più “solitarie” che non qui.
La ragione mi dice che sarebbe meglio trovare un posto prima che faccia buio (non riesco ancora ad abituarmi all’idea che ci sarà sempre luce) e soprattutto prima che la stanchezza mi faccia commettere qualche stupidaggine, così verso le 22 e dopo aver percorso 1050 chilometri seguo un cartello che mi porta dopo un breve sterrato ad una fattoria; il tizio parla un po’ di inglese e per 25 euro mi lascia una casa intera (8 posti), unico dettaglio non c’è acqua corrente ed il “bagno” è esterno e consta di una tavola, due buchi nella tavola (casomai si voglia condividere l’esperienza con qualcuno) e due secchi posti sotto i buchi nella tavola. Per il resto l'abitazione, costruita stando al gjestebok nel 1965, è molto bella e confortevole.


Non aprite quella porta... o le zanzare entreranno

Il silenzio qui è totale e quasi irreale, inusuale per le mie orecchie abituate a sentire anche di notte quel costante rumore di sottofondo della città. Così come è inusuale vedere il sole scendere planando sull’orizzonte senza mai raggiungerlo, arrivando a nord nel punto più basso della sua traiettoria per poi iniziare nuovamente l’ascesa dall’altra parte.
Peccato non poter uscire dalla casa per più di 30 secondi (giusto il tempo di fare una foto) pena la perdita immediata di un paio di litri di sangue…


Fiat lux, l'oscurità è sconfitta

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Vecchio 29-07-2008, 00:18   #8
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predefinito Day 5 - Nordkapp



Invece di dirigermi verso Alta, scelgo di passare per Karasjok e poi per Lakselv, percorrendo poi la statale che costeggia tutto il lato ovest del Porsangenfjord, strada che per la gioia mia e della moto offre un po’ di curve dopo che 3500 chilometri di rettilineo hanno quasi reso cubiche le gomme.
Il tempo è radicalmente cambiato, è nuvoloso ora e la temperatura è scesa bruscamente di 15-18 gradi. Il pile ed i guanti riscaldati che fin qui hanno occupato solo spazio trovano finalmente il loro perché, ma sinceramente preferisco quasi il freddo, arrivare a Capo Nord in maglietta sarebbe stato veramente scandaloso, inoltre il panorama assume così una vera connotazione artica.


La E6 lungo il Porsangenfjord


Lassù, da qualche parte

Il traffico lungo la strada è sconcertante, gente che va e viene su ogni mezzo spinto da motore o forza muscolare che sia mai stato concepito dalla mente umana. Bus stracarichi di turisti, camper a perdita d’occhio, nugoli di motociclisti, auto con al traino roulotte di ogni fattezza e dimensione, gente in bici, mancano solo bambini sui tricicli e scimmie sul monopattino per completare il circo.
I centauri che incrocio vengono ovviamente in giù e la maggior parte di loro non saluta forse con la sufficienza di chi ha già compiuto l’ ”impresa” mentre io meschino devo ancora completare il cammino salvifico che porta all’illuminazione motociclistica.
Quelli che più impressionano sono comunque i ciclisti, spira infatti un vento teso da nord che ha gioco facile a frenare le biciclette o meglio quelle due ruote che spuntano sotto mucchi di borse e borsette. Quando la strada è poi in salita, l’unica soluzione per questi tragici eroi dal viso trasfigurato nell’immane sforzo è di spingere, spingere a volte anche per chilometri. Ripenso alla volta in cui mi feci Monaco-Milano in mountain bike attraversando le alpi e cerco di moltiplicare la cosa per cento, ma nemmeno così riesco ad immaginarmi cosa stiano passando, né perché lo facciano, tutto quanto si riesce a leggere sui quei volti pare essere solo fatica e sofferenza.

Si avvistano le prime tende dei lapponi, un po’ squallido vedere il tizio che porta dal furgone alla tenda cianfrusaglie che poi verranno rifilate ai turisti.


Venghino, venghino siorrri e siorrre...

Dopo aver superato n-mila camper finalmente raggiungo l’imbocco del tunnel per Nordkapp, che consta di una bella discesa lunga e ripida seguita da una salita dalla pendenza analoga che completa la falcidia di quanti hanno voluto pedalare fino a lì.


Per me si va tra la perduta gente...

Dopo il tunnel si paga dazio, il tizio nella casupola saluta con falsa allegria lanciando un “Hejjj” esagerato che tradotto non significa altro che “ecco un altro gonzo”, ma non posso fare altro che incassare e porgere solerte la carta di credito, dietro infatti c’è una fila consistente di pionieri impazienti di percorrere gli ultimi metri dell’epico viaggio.

Sull'isola

L’isola di Magerøya è assolutamente fedele al suo nome, non c’è niente, tundra all’ennesima potenza e totale assenza di vegetazione escludendo un po’ d’erba che combatte per la sua stessa sopravvivenza.


Tipico panorama dell'isola di Magerøya

La prima preoccupazione è di trovare un capanno per la notte, non mi fermo al primo campeggio che si trova sulla strada ma proseguo fino a Skarsvåg raggiungendo il Kirkeporten Camping, stando al cartello il campeggio più a nord del pianeta.


Inutile andare più a nord, altri campeggi non se ne trovano

La ragazza della reception si dilunga su prezzi di Hytte e stanze cercando di farmi spendere il meno possibile, io vorrei quasi dirle che di alternative in quel posto non è che ce ne siano a bizzeffe e che comunque spenderei qualsiasi cifra pur di non dover dormire fuori sui sassi con temperature prossime allo zero. Dopo essermi aggiudicato il ricovero e fatto una bella doccia (incredibilmente compresa nel prezzo, mi è sembrato dunque doveroso restarci una buona mezz’ora) riprendo la moto verso le tre del pomeriggio per completare il pellegrinaggio.


Già arrivato... Ecco là la Nordkapphallen

Arrivato in vista della casetta adibita alla riscossione dell’ennesima gabella mi viene quasi la tentazione di piantare lì il mezzo e di aggirare a piedi le sanguisughe, il senso civico (o la voglia di fare lo splendido) però prevale e stoico proseguo per sottopormi volontariamente al salasso. La ragazza che riscuote il balzello sorride, il suo non è però il sorriso malizioso rivolto all’allocco, ha più uno sguardo tra il bonario ed il compassionevole come si guarderebbe un bambino che a tutti i costi vuole un certo giocattolo che a noi sembra assolutamente stupido; io per contro la guardo contento di non dover passare tutti i giorni su quell’isola a spennare turisti.
Il parcheggio è già mezzo pieno di camper, non oso immaginare quanta gente ci possa essere la sera, dev’essere peggio di piazza Duomo in occasione di un concerto gratuito.
Comunque poco dopo sono lì, sulla rupe, la favolosa méta è raggiunta! Faccio qualche foto; mi faccio fare qualche foto; compro e spedisco le cartoline di rito (imbucate rigorosamente nell’apposita casella che garantisce che avranno il pregiatissimo sigillo di Nordkapp, al ritorno mia moglie mi mostrerà il timbro pressoché invisibile); prendo pure 3 peluche per le bimbe ad un prezzo tutto sommato più che ragionevole considerando che al ritorno riuscirò pure a farmi rimborsare l’IVA alla frontiera; davanti al “monumento” mi appoggio alla ringhiera osservando il mare di Barents alla ricerca di pensieri profondi, invano. Davanti a me molta acqua, dietro molta strada (ma nemmeno tanta), a destra ed a sinistra turisti infreddoliti. L’unica cosa che forse mi viene in mente è “what a shite”… Ma tant’è, been there done that, potrò pur sempre raccontare davanti ad una birra di esserci stato.


La rupe


L'ardito sotto il globo

Il vero Capo Nord è in realtà il Knivskjelodden, un piccolo promontorio a sinistra della rupe, non ha purtroppo la stessa drammaticità ed è per questo completamente ignorato.
Per raggiungerlo bisogna fare 8 chilometri a piedi, se il tempo fosse stato un pelo più clemente ci sarei andato sicuramente.


Knivskjelodden, il vero Capo Nord


Tornato al parcheggio vedo le corazzate bavaresi di tre tizi italiani non più giovanissimi che pochi minuti prima erano sotto il globo a farsi fotografare con tanto di bandiera stile Amundsen al Polo; due tedeschi le stanno esaminando attentamente e noto che tutte hanno legato dietro qualcosa, un bandana, una roba simile ad uno straccio, addirittura una sciarpa. Certo lo sventolìo degli ammennicoli serve a tenere pulite le targhe, ed i teutonici commentano il sopraffino ingegno italico con coloriti epiteti. Bello che anche quassù si trovino connazionali capaci di farmi sentire orgoglioso d’essere itagliano, ma durante tutto il viaggio anche altri compatrioti, chi con una catena piazzata in modo strategico, chi con un opportuno angolo d’inclinazione, chi semplicemente con molto lerciume mai rimosso, sfoggeranno parecchie soluzioni per lo stesso problema.


Il Nordkapphornet (corno di Capo Nord) sullo sfondo

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Vecchio 29-07-2008, 00:19   #9
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predefinito Day 6 - Go south



Tempo di puntare nuovamente la ruota anteriore verso sud. Raccolte le varie carabattole, carico il Transalp e monto in sella con una nebbia da paura; peccato perché avrei fatto volentieri un breve salto a Gjesvær, villaggio posto nella parte ovest dell’isola, purtroppo in quelle condizioni la cosa non avrebbe senso alcuno.
Premo quindi il pulsante d’avviamento e cra-cra-cra ma il motore resta muto, lasciandomi un po’ sorpreso; riprovo, cra-cra-cra-cra dai cilindri continua a non arrivare alcun cenno di vita, rendendomi molto perplesso. Il terzo tentativo sfianca per bene la batteria, ma il propulsore sciopera, i due motociclisti olandesi della Hytte a fianco osservano la scena di sottecchi facendo finta di niente mentre io cerco di mantenere il sangue freddo. Finché all’improvviso ecco che una sferzata di vento gelido sveglia i (pochi) neuroni ancora addormentati ed il colpo di genio arriva: tiro l’aria (perché l’iniezione elettronica a casa mia è ancora solo un puro concetto teorico letto sulle riviste di settore) e finalmente il bicilindrico si mette a borbottare come di consueto (un pochino mi è spiaciuto non poter saggiare la reazione dall’altra parte del telefono quando chiamando l’assistenza avrei esordito con “Buongiorno, ho un problema con la moto, mi trovo a Nordkapp…”).

Alle dieci breve sosta a Honningsvåg dove mi ero dato appuntamento con mia moglie e mio fratello, tramite il sito nordkapp.tv e relativa webcam la mia metà ha modo di vedermi in tempo reale ed accertarsi che sono effettivamente sull’isola al freddo e non su qualche spiaggia in Spagna a spassarmela.
Ritornato sulla terraferma (ovviamente non senza aver scucito nuovamente per poter usufruire del tunnel), ripercorro un tratto della strada costiera già fatta all’andata prima di immettermi sulla E6 in direzione di Alta, attraversando con un vento piuttosto forte un ampio tratto di tundra alquanto monotono.
Il limite di velocità qui è eccezionalmente di 90 km/h e permette di proseguire con un passo decente, ma nuovamente due norvegesi in bagarre per un posto sul podio mi fanno capire che non è il caso badare troppo a certi dettagli; sbalordito li guardo sfrecciare via scomparendo all’orizzonte dopo aver sfondato il muro del suono.
I motociclisti che vanno nella direzione opposta sono ora quelli che ancora non hanno poggiato il piede sul suolo sacro, si sbracciano perciò festosi pregustando il momento e pure coloro che viaggiano su BMW salutano, addirittura quelli sul GS fanno cenni, persino buona parte dei possessori di ADV; è il miracolo di Capo Nord, la fratellanza universale dei centauri, il viaggio fin qui quindi non è stato del tutto vano.

Ecco una foto della zona attraversata, ho dovuto attendere parecchio tempo per avere qualche auto in meno sulla foto, c’era infatti un traffico come sulla superstrada Milano-Meda all’ora di punta.


Il rettifilo dell'autodromo di Monza

Un po’ dopo Alta mi fermo in una specie di ufficio turistico situato sulla costa di un fiordo e mi dicono che affittano anche dei cottages (termine usato dalla padrona, sono in effetti troppo belli per definirli Hytte e sono anche dotati di tutti i comfort, bagno, doccia, televisione, stereo, cucina etc. ad un prezzo onestissimo, mi è spiaciuto davvero non essere lì con mia moglie, sarebbe stata entusiasta del posto).
Verso le dieci di sera il cielo comincia ad aprirsi ed i primi raggi di sole iniziano a farsi strada tra la coltre di nuvole; è come se qualcuno avesse acceso la luce, niente più bianco e nero bensì la Norvegia viene finalmente mostrata in Technicolor. Tutti i dubbi, tutte le perplessità accumulatesi fino a quel punto dovute alle migliaia di chilometri fatti con molta noia accompagnati da un paesaggio insipido spariscono istantaneamente; e resto a lungo sulla riva del mare, del fiordo, di quell’angolo di eden ad osservare una scena dai colori che cambiano di minuto in minuto.


La vista dal cottage, un peccato andare a dormire

A giorno fatto, le nuvole sono quasi sparite del tutto e la temperatura è risalita di molto. All’ufficio informazioni chiedo al tizio di prenotarmi un posto qualsivoglia sulle isole Lofoten, ma solo al quarto tentativo, dopo che stavo quasi per perdere le speranze, riesce a trovare un alloggio per i due giorni successivi.


La vista dal cottage la mattina dopo

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Vecchio 29-07-2008, 00:19   #10
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predefinito Day 7/8 - Lofoten



Non appena il nastro di asfalto riprende a svolgersi sotto le ruote, gioisco del fatto che la musica adesso sia cambiata completamente, la nenia monotona ascoltata fino a Capo Nord ed oltre è ora una vera e propria sinfonia, un concerto di colori, di fiordi, di scorci, di prati in fiore, montagne cascate fiumi laghi neve, primavera ed estate, fragranze e profumi, il tutto amalgamato con una maestria che ha ben poco di umano.
Ho una piccola borsa da serbatoio dentro la quale tengo la digitale in modo da averla sempre a portata di mano, ed essere in giro in moto ha l’enorme vantaggio di potersi fermare a bordo strada praticamente quando si vuole senza dar fastidio a nessuno e cercare di catturare comprimendolo in formato jpeg un po’ di quella bellezza. Ma le foto non possono che cogliere solo una parte insignificante del fascino di quei luoghi, spero solo che aiuteranno per quanto possibile la memoria a fissare il più a lungo possibile le emozioni che si accumulano man mano che i chilometri passano.


Lungo la strada #1


Lungo la strada #2


Lungo la strada #3


Fattoria


Non sempre occorre il traghetto per attraversare il fiordo

Le Lofoten sono presto raggiunte, la nuova strada benché aperta già da tempo lascia sorpreso lo Zumo che crede stia facendo dell’off road. Raggiungo però il rorbusenter molto prima di quanto calcolato dal navigatore ed ho modo di rilassarmi un po’ dopo una tappa piuttosto lunga.


Rorbuer

Il giorno seguente lo dedico esclusivamente all’esplorazione, rigorosamente casuale, delle isole. Fa caldo, al diavolo la bardatura che ho portato per giorni e giorni, oggi jeans e scarpe da corsa e anche la moto senza le tonnellate di bagagli lasciati in camera sembra un’altra.

Sarà questo uno dei giorni più belli che abbia mai passato in moto; fotografare serve a ben poco, occorrerebbe una telecamera a 360 gradi montata sul casco in grado di riprendere ogni cosa ad ogni istante. La luce artica carica questi posti di un’atmosfera, una magia tutta particolare, non ritengo di essere uno che si entusiasma facilmente ma mi rendo conto di essere semplicemente annichilito da questo luogo fuori dal tempo e dallo spazio.


Lofoten #1

C’è gente in spiaggia, bambini che giocano in acqua, mi sdraio sulla sabbia a prendere un po’ il sole e non mi sembra vero di trovarmi ancora a nord del circolo polare.


Non è la Corsica nè la Polinesia

L'intera giornata la trascorrerò a girare, a scoprire, a volte lasciando la moto a bordo strada per salire sulle montagne e contemplare il tutto da un altro punto di vista. Tutto ciò mi sembra quasi eccessivo, un po’ mi prende la sensazione che presto sconterò questa giornata troppo perfetta per essere vera con una settimana di pioggia e gelo in una specie di contrappasso dantesco.


Lofoten #2


Lofoten #3


Lofoten #4

Sulla falsariga di Capo Nord tappa obbligata del viaggio, mi spingo fino ad Å, capolinea della E10, ma è ricolmo di turisti, fuffa all’ennesima potenza dove tutti i teorici ex-ricoveri dei pescatori sono stati convertiti in alloggi (mentre i pescatori stessi si sono probabilmente costruiti ville ben più confortevoli coi relativi proventi). Il pesce qui lo si vede solo al museo dello stoccafisso o al ristorante, a spaccarsi le ossa sui pescherecci di certo non ci va più nessuno.
Giro un pochino a piedi prima di levarmi di torno, c’è davvero troppa gente.


Å

Dopo cena esco nuovamente verso le undici, il cielo è sempre limpido e permetterà certamente di ammirare il sole sull’oceano artico.


Scende la sera


A mezzanotte #1


A mezzanotte #2


A mezzanotte #3

La guida Lonely Planet prestatami da un collega (“ci sono solo insider-tips lì dentro, posti dove non va nessuno”) dice che uno dei luoghi più belli per vedere il sole di mezzanotte è Eggum, quindi lo eviterò accuratamente; infatti dirigendosi in quella direzione si notano subito le colonne di macchine che convogliano sul posto come api al miele. Vado invece sulla costa un po’ più ad ovest, dalle parti di Kvalnes, la strada è in realtà uno sterrato e non c’è anima viva. Resterò imbambolato fino alla una e mezza ad osservare la palla di fuoco sospesa poco sopra la linea che separa cielo e mare ed è come se anche io fossi senza peso e tutto il resto lontano anni luce, i problemi, il lavoro, le preoccupazioni, tutte le incazzature, le miserie della vita che logorano senza requie, è uno dei rari momenti in cui riesco a non pensare a niente, a mettere il cuore al minimo in folle ed il cervello in stand-by.


Ore 01:10


Il sole a nord sull'oceano artico

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Vecchio 29-07-2008, 00:20   #11
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predefinito Day 9



Giunge l'ora di lasciare le isole, purtroppo. Il traghetto Moskenes-Bodø ci mette troppo, pur di non passare più di quattro ore in nave preferirei farmele in moto, quindi questa tratta era stata già scartata da subito. La scelta era inizialmente Svolvær – Skutvik ma la partenza nel tardo pomeriggio mi va poco a genio. Risalgo quindi ulteriormente verso nord per attraversare tra Lødingen e Bognes.


Prima o poi un traghetto lo si deve prendere...


...sempre se si arriva in tempo


Dal traghetto

Nel pomeriggio, riattraversare il circolo polare mi mette un po’ di tristezza, segna quasi la fine di un capitolo del viaggio. Da notare che anche se la strada attraversa per forza di cose l’ ”Arctic Circle”, nessun cartello ne segnala direttamente la posizione, i norvegesi volpacchioni pretendono che per favore ci si diriga nell’apposita area di parcheggio alla ricerca del punto preciso, magari unendo la cosa ad una visita al bar o al centro turisti in modo da rimpinguarne le casse. Un po’ iniziano a dare sui nervi, strano che non si facciano pagare anche per fotografare il paesaggio.


Per il circolo polare pregasi svoltare a sinistra


Polarsirkelsenteret aka Arctic Circle Center

La sera arrivo dalle parti di Mo i Rana ma trovare dopo le sei un posto in campeggio sembra impresa impossibile; solo verso le dieci di sera ed aver sondato tutte le possibilità lungo la strada mi riesce di scovare una Hytte libera.

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Vecchio 29-07-2008, 00:20   #12
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predefinito Day 10



Tappa di circa 500 km. per arrivare oltre Trondheim; il tempo si mantiene ottimo ed in queste condizioni girare la Norvegia in moto è semplicemente piacere puro.


È davvero acqua e non uno specchio

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Vecchio 29-07-2008, 00:21   #13
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predefinito Day 11 Trollstigen – Geirangerfjorden



La giornata prevede altre altri due must per il turista che si rispetti. Lasciata la E6 mi dirigo verso Åndalsnes per percorrere poi il Trollstigen. La strada che arriva fino a lì è molto bella, il Trollstigen in sé mi delude un po’, consta di una cascata e quattro tornanti sui quali i camper fanno a gara a chi li percorre più lentamente. In quel momento sarà stato forse qualche Troll invisibile a suggerirmi un’idea malsana, ovvero girare la Scandinavia con un carro armato veloce e boom boom, eliminare a colpi di cannone tutti gli autocaravan e le roulotte che mi trovo davanti.


Trollstigen dal basso


Trollstigen dall'alto


Panorama della vallata sottostante


Sopra al Trollstigen il paesaggio ridiventa montàno

Proseguendo, tra le cose caratteristiche annovererei le monoculture di fragole che riempiono l’aria del loro succulento aroma. Più avanti dove è necessario prendere il traghetto per proseguire sulla statale 63, torme di ragazzini cercano di vendere fragole e ciliegie ai turisti fermi in attesa della imbarcazione.

L’avvicinamento da nord del Geirangerfjorden viene consigliato su più guide, in questo modo una volta raggiuntolo si è ancora in quota per poi scendere giù fino al livello del mare con tornanti che ogni volta offrono una vista mozzafiato. Ed in effetti, lo stupore è grandissimo e resto sbalordito di fronte allo spettacolo che mi si para innanzi: laggiù nel fiordo, davanti al villaggio di Geiranger, dall’immancabile nave da crociera alla fonda sale una colonna di fumo nero che appesta l’aria altrimenti cristallina, mentre sciami di barche più piccole fanno la spola per portare i turisti tra il gigante e la riva scaricando in acqua l’impossibile. Tutto ciò mi fa sentire un benefattore dell’umanità pur girando ancora con uno scassone euro-0.
Nel paesino di Geiranger il traffico è inverosimile, con la moto riesco a districarmi a malapena, inoltre l’aria satura dei gas di scarico della nave è irrespirabile, è come essere fermo in colonna in un tunnel.


Sua Maestà il Geirangerfjorden - A sinistra, davanti al villaggio, sua Lordura la Costa Atlantica

Pochi chilometri più a sud e più in quota, in corrispondenza di un laghetto montàno una strada sterrata porta in cima al monte Dalsnibba, l’infame libro promette una vista da sogno sul Geirangerfjorden e luoghi circostanti e così allungo i soldi al ragazzo del pedaggio (e lui sì che se la ride come per dire “un altro bel pirla”, eccome!).


Ai piedi del Dalsnibba

L’ascesa è abbastanza agevole e, giunto in alto, come promesso ecco un’altra visione sconvolgente: il parcheggio è colmo, no straboccante, rigurgita di autobus tanto che devo chiedere ad uno che sta scendendo in moto se è possibile passare e trovare un buco per lasciare la mia. Devo infilarmi tra i torpedoni che occupano ogni centimetro quadrato, per arrivare poi in corrispondenza di una ringhiera dove centinaia e centinaia di persone errano a casaccio cercando di fare foto. Il tutto con la colonna sonora di accompagnatori che sventolano cartelli e gridano in tutte le lingue i numeri riportati sopra per raccogliere i gruppi e ricondurli giù.


Un posto che non conosce nessuno


Il Geirangerfjorden visto dall'alto

Il mio tempo di permanenza in quel girone infernale è sotto i due minuti, poi risalgo in sella e mentre ridiscendo la pista mi fermo un po’ in corrispondenza di un tornante per gustarmi lo spettacolo: le decine e decine di pullman che salgono e scendono alle volte non hanno lo spazio fisico necessario per riuscire a percorrere la serpentina, si bloccano a vicenda, sono costretti a retromarce sul bordo del baratro, a complicare la cosa ci pensano turisti in camper evidentemente poco esperti che in certi momenti non sanno più cosa fare, se andare su oppure giù.
Nemmeno sullo Stelvio in occasione del motoraduno c’è il caos che regna qui; mi levo in fretta di torno ringraziando ancora una volta il cielo di essere in moto non senza darmi un po’ del fesso per esserci cascato, pur presagendo a cosa sarei andato incontro.


Senza parole

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Vecchio 29-07-2008, 00:22   #14
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predefinito Day 12 - Jostedalsbreen



Piatto del giorno, ghiacciaio. Lungo il percorso mi fermo prima a Umes a visitare la prima Stavkirke, visto che ho tempo ci sarebbe la possibilità di vederla anche da dentro ma alla cassa la ragazza molto onestamente prima che paghi mi dice che molti degli interni della chiesa sono stati rimossi per manutenzione; rinuncio quindi ad entrare e vado a prendere il traghetto per recarmi prima dall’altro lato del fiordo e poi verso Gaupne, paese dal quale parte la strada che porta al Nigardsbreen, una delle lingue terminali del ghiacciaio, il più grande dell’Europa continentale.


La Stavkirke di Umes

Sul traghetto ho modo di conoscere un giovane dottore di Coblenza che ha dovuto rinunciare, causa profondo taglio al polpaccio, a seguire gli amici col kayak per i torrenti norvegesi. Mi propone di fare una camminata insieme a lui e la cosa capita a fagiolo perché così posso cambiarmi e lasciare tutta l’armatura nella sua macchina.
Il ghiacciaio lo si vede già dalla strada e dal parcheggio in fondo alla stessa (accesso ovviamente a pagamento), una volta lasciato il proprio mezzo c’è la possibilità di raggiungerlo via barca che attraversa il laghetto antistante, noi siamo andati a piedi perché in 15-20 minuti si arriva tranquillamente e la camminata è piacevole (e fa risparmiare qualche decina di corone).
La lingua del ghiacciaio in sé sembra abbastanza “provata”, vista poi da vicino perde un po’ di fascino. Organizzano anche dei tour a piedi sul ghiaccio affittando l’attrezzatura apposita.


Il Nigardsbreen


Un'altra lingua dello Jostedalsbreen

Visto che la giornata è magnifica, il mio compare propone di dare un occhio al tutto dall’alto, lui l’aveva già fatto anni addietro facendosi portare con un piccolo idrovolante; all’ufficio turistico di Sogndal ci dicono che ora la cosa si fa in elicottero ma che purtroppo è già tutto prenotato anche per i giorni a venire.
Non resta che bere qualcosa assieme prima di salutarci calorosamente, scambiando numeri di telefono ed indirizzi di posta elettronica con quel latente presentimento che probabilmente non ci saremmo mai più rivisti.

La sera passo brevemente per Borgund dove c’è un’altra Stavkirke, stando a Wikipedia la meglio conservata di tutte. Il sito è però infestato da insetti fastidiosissimi, sto giusto il tempo di fare un paio di foto da fuori poi sgommo via.


Stavkirke a Borgund

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Vecchio 29-07-2008, 00:22   #15
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predefinito Day13 - Vøringfossen



Il tempo è leggermente peggiorato, è a tratti nuvoloso e fa un poco più freddo; peccato, è incredibile come lo stesso paesaggio visto con o senza sole assuma un aspetto completamente diverso. Sulla strada che mi porta verso sud-ovest ho trovato sulla cartina il Vøringfossen, la cascata più visitata della Norvegia. La vera sorpresa per me è che questa volta le moto non devono pagare per accedere al posto. La cascata ha in tutto un salto di circa 180 metri se non ricordo male, abbastanza spettacolare. Da menzionare anche il tunnel che si attraversa poco dopo, la strada all’interno di esso compie un giro completo su se stessa all’interno della montagna, e non è certo l’unico piccolo capolavoro d’ingegneria civile visto fino a quel momento, i progettisti locali sanno davvero il fatto loro, non c’è che dire.


Il Vøringfossen

L’highlight del giorno dopo sarebbe il Prekestolen o Preikestolen e vorrei trovare un alloggio nei paraggi; dopo un paio d’ore di ricerche diventa però drammaticamente chiaro che il proposito è pressoché irrealizzabile, tutto strapieno. All’ultimo campeggio sulla statale 13 prima di essere costretti a prendere il traghetto per passare il Lysefjorden, il proprietario molto gentile e forse mosso da pietà inizia a telefonare in giro per cercarmi qualcosa; alla fine trova un cottage molto bello, l’unica cosa negativa è che devo tornare indietro di 35 chilometri, ma pur di avere un tetto sopra la testa ed un materasso sul quale dormire sono ben disposto a farmi un’altra mezz’oretta di moto.


Ogni 500 metri di strada un panorama più bello dell'altro

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Vecchio 29-07-2008, 00:23   #16
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predefinito Day 14 - Preikestolen

La prevista partenza in mattinata cercando di sfruttare il bel tempo salta miserevolmente; il mal di testa che già mi ha massacrato la sera prima non accenna a diminuire, provo a doparmi ancora un po’ e mi rimetto a letto aspettando che passi. Ho avuto problemi con l’acqua potabile, in Scandinavia ne hanno più che a sufficienza e bere non è certo un problema, la sola cosa alla quale il mio organismo chiaramente non è abituato è che scende sì dalle montagne ma restando evidentemente sempre in superficie e non è nient’altro che neve sciolta, completamente priva di minerali, quasi come acqua distillata. Un post sul forum aveva avvertito della cosa, purtroppo non ero riuscito a trovare un qualche tipo di integratore prima di partire e anche se di disturbi veri e propri non ne ho mai avuti (tranne questo mal di testa che poteva anche avere altre origini), la differenza rispetto all’acqua di casa (durissima a Monaco) si sentiva eccome.

Verso le 4 del pomeriggio riesco ad uscire, arrivo alla Preikestolhytta e mi metto in cammino, il sentiero non è difficile da trovare perché basta seguire la fiumana di gente che torna. La camminata non è facilissima, sono previste 2 ore all’andata ed altrettante al ritorno, riesco però ad arrivare in meno di un’ora andando di buon passo. Molta gente sottovaluta il percorso usando pure calzature poco adatte, le rocce rese molto scivolose dalla pioggia caduta da poco richiedono il loro tributo, incrocio parecchie persone soprattutto con scarsa condizione in difficoltà e vedo alcuni bambini cascare malamente rischiando ben più delle semplici sbucciature che si sono portati dietro come ricordo.

Alle sei sono sul “pulpito”, vera anomalia della natura, è un blocco che offre una piattaforma quadrata a strapiombo sul Lysefjorden con un salto di circa 600 metri. Recarmi sul bordo e guardare giù (in piedi o sdraiato) non mi dà problemi di vertigini, ma quando sono altri a farlo non ce la faccio ad assistere e sono costretto a girarmi, cose strane della psiche.


Preikestolen #1


Preikestolen #2


Preikestolen #3

Peccato che le nuvole non permettano una vista migliore del Lysefjorden, ma già così lo spettacolo è magnifico, sicuramente è valso la camminata fatta.
Trascorsa una mezz’oretta sulla roccia, mi arrampico un po’ più in su per poter fare altre foto del Preikestolen dall’alto; da lì a poco però il tempo cambia rapidamente ed inizia a piovere. Tutti gli altri turisti hanno già lasciato il sito, cosicché non posso andare dietro a nessuno e sono costretto a cercare il percorso a tratti marcato molto male.
La cosa diventa sempre più difficile man mano che la visibilità cala, su una specie di plateau roccioso giro dalla parte sbagliata e non mi accorgo che sto tornando nuovamente verso il Preikestolen. Quando mi rendo conto dell’errore ho perso 40 minuti buoni, sono le sette e mezza e non c’è anima viva, trovare la strada con una visibilità di qualche metro diventa un casino considerando il fatto che molti dei cumuli di pietre che dovrebbero aiutare in realtà sono stati messi lì a casaccio dai turisti. Non mi ritengo propriamente un pivello delle camminate in montagna, di esperienza ne ho, ma quando all’improvviso il sentiero termina nel mezzo di una specie di prato paludoso (giudicando per lo meno dai pochi metri quadri intorno a me che riesco a distinguere) mi prende una strana sensazione; cerco un po’ in giro, pian piano mi chiedo se non sia il caso di fermarsi lì ad attendere che il tempo migliori, ma piove forte e sono fradicio fuori e dentro alla faccia del gore-tex. Da fesso non mi sono portato dietro il navigatore (che in analoghe situazioni in Corsica dove abbiamo voluto fare la camminata a tutti i costi nonostante il tempaccio aveva aiutato me e mia moglie non poco), punti di riferimento dopo aver vagato altri 10 minuti a caso non ne ho più.
Per fortuna il dio che assiste i cretini in queste situazioni ha misericordia di me e mi fa ritrovare il viottolo che mi ha portato fin lì; ripercorsa la strada a ritroso e dopo un altro di tentativi andati male, riesco a tornare alla moto esausto. Dal Preikestolen fino al parcheggio ci ho messo quasi quattro ore con un tempo infame, lascio il posto praticamente per ultimo non vedendo l’ora di buttarmi prima sotto la doccia e poi a letto.


Panorama del Lysefjorden

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Vecchio 29-07-2008, 00:24   #17
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predefinito Day 15 - Capo Sud



Avendo macinato nei giorni precedenti molti più chilometri di quanto preventivato inizialmente, mi resta ancora molto tempo a disposizione per girovagare con calma. Termino virtualmente la traversata della Norvegia facendo sosta a Lindesnes, il punto più a sud della terraferma norvegese. Anche qui mi estorcono dei quattrini per entrare, il tempo però è tornato bello e dal faro e dal promontorio si gode un’ottima vista.


Quasi quasi torno indietro...


Panorama dal promontorio


Il faro di Lindesnes

La sera trovo un “campeggio self service”, ovvero quattro Hytte grandi e ben attrezzate dalle parti di una fattoria, il cartello spiega che se la chiave è nella toppa la Hytte è libera, mi insedio in una delle quattro e dopo poco passa il ranger a riscuotere il dovuto.


Il prato sul tetto avrebbe bisogno di una spuntatina...

Approfitto per fare un’oretta di corsa tra boschi e laghi, il posto è molto bello ma sterrati e mulattiere lì intorno sono battute da torme di locali in sella a quads ed anche fare jogging nel mezzo del niente si rivela più sgradevole e rischioso di come me lo fossi immaginato.


Old-fashioned heating

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Vecchio 29-07-2008, 00:24   #18
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predefinito Day 16 - Heddal



La vacanza giunge al termine oramai, quello che volevo vedere l’ho visto e non ho più mete precise davanti a me. Sulla strada per Oslo mi fermo ad Heddal a visitare la Stavkirke del posto, la più grossa della Norvegia.


Stavkirke a Heddal

Trovare una dimora per la sera mi procura nuovamente grossi grattacapi, pur avendo iniziato la ricerca verso le tre del pomeriggio memore delle esperienze precedenti; pare appunto che mezza Europa abbia deciso di trascorrete le vacanze da quelle parti. Alla fine la cosa si risolve con lo stesso sistema già collaudato altre volte, la signora alla reception di un campeggio già pieno mi sistema da un’altra parte.
Quando pensavo già di averla scampata, mi impongono il dazio annuale sulla Camping Card (poco più di 10 euro mi pare), increduli che fino a quel momento nessuno, specie in Svezia, mi avesse messo il bollino.

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Vecchio 29-07-2008, 00:25   #19
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predefinito Day 17 - Oslo

Poco da scrivere su questa città che non è riuscita ad entusiasmarmi. Forse avrei dovuto visitare uno dei tanti musei, non so, in ogni caso la zona centrale ed il porto non mi hanno detto molto, la gente inoltre mi sembrava parecchio apatica, sarà anche stata colpa del tempo non bellissimo e ventoso.


Oslo

Carina la Akershus Festning, la fortezza che una volta proteggeva la città.


Pronti a far fuoco...

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Vecchio 29-07-2008, 00:25   #20
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predefinito Day 18/19 - Svezia e Copenhagen



Molto più carina mi è sembrata invece Copenaghen, purtroppo non avevo guide con me ed ho potuto solo lasciare la moto da qualche parte in centro e girare un po’ a caso.


Lei non poteva mancare

Mi sono fermato più che altro perché avevo tempo prima di raggiungere Amburgo, dove ho fatto nuovamente sosta dai parenti di mia moglie in modo da scroccare un altro pernottamento.


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Vecchio 29-07-2008, 00:26   #21
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predefinito Day 20 - Casa!



La successiva tappa verso Monaco è in realtà spezzata dal weekend trascorso ad Homberg-Efze dove avrei trovato la mia famiglia ad attendermi.
Lascio l’autostrada per percorrere le poche centinaia di chilometri che restano sulla statale, cercando forse di godermi il più a lungo possibile gli ultimi istanti di questo viaggio che ora mi sembra essere stato quasi fin troppo breve. Solo il contachilometri mi ricorda di quanta strada sia stata in realtà percorsa, faccio infatti ancora fatica ad avere una idea d’insieme di cosa siano stati i venti giorni appena trascorsi.


Tipiche 'Fachwerkhäuser' ad Homberg-Efze

La visione più bella della giornata non è né panorama, né città o monumento, è semplicemente il sorriso che hanno fatto le bambine quando mi hanno rivisto, non credevo che quelle tre scimmiette sarebbero state così contente di rivedermi, ed io ero ovviamente altrettanto felice di poterle riabbracciare.
Quando mia moglie mi si fa incontro ha un po’ una faccia come per compatire uno che ha voluto per forza togliersi uno sfizio, ma quando chiede “Und, wie war’s?”, il mio sincero “È stato bellissimo” la rasserena, ed anche lei è contenta che lo sia io.


Anche loro si sono fatti 7000 km. in moto


Per gli annali

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Vecchio 29-07-2008, 00:27   #22
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predefinito Considerazioni finali

Alla fine della fiera ho percorso 10.600 chilometri, la moto come al solito è stata un orologio, ho dovuto solo fare benzina ed un paio di volte metterci un filo d’olio. Ho apprezzato una volta di più il sistema automatico per lubrificare la catena installato qualche mese prima che mi ha evitato di tirarmi dietro bombolette spray et similia, come praticità è come avere il cardano.

Partire da solo è stata la soluzione migliore, non mi sono mai annoiato ed anzi apprezzavo ogni giorno la possibilità di alzarmi quando mi pareva, di decidere la tappa a seconda del tempo e della voglia che avevo, eccetera. Ho anche avuto modo di conoscere persone lungo la strada, motociclisti e non, ma sinceramente non era tra le mie priorità; la sera dopo cena una passeggiata o la lettura di un libro erano comunque un’occupazione graditissima visto che a casa le occasioni per trascorrere il tempo in quel modo sono rare.

Non so dire se la gente in Scandinavia sia particolarmente gentile o meno. Quelli che hanno a che fare con turisti sono sempre disponibili ma in fondo è anche il loro lavoro; ho incontrato anche persone meno pronte ad aiutare forse semplicemente perché, come capita a tutti a volte, avevano la luna storta per qualche motivo. Altri poi iniziavano a trattarmi in modo diverso non appena vedevano la targa tedesca, per poi cambiare nuovamente registro non appena venivano a conoscenza del fatto che io tedesco non sono.
Impossibile quindi generalizzare; inoltre sono dell’opinione che chi ci sta di fronte spesso reagisce di conseguenza a seconda di come ci poniamo noi stessi, ovvero che comportandosi con gentilezza e cortesia aumenta la probabilità che gli altri ci trattino allo stesso modo, così come è vero il viceversa.

Pernottare nelle Hytte è una soluzione molto pratica, qui ho rimpianto il fatto di essere da solo unicamente perché avrei altrimenti potuto ridurre le spese; molte volte avere una sistemazione tutta per me che sarebbe bastata per quattro persone mi sembrava davvero uno spreco.
L’attrezzatura che ho trovato constava sempre di uno o più elementi tra stoviglie, pentole, fornello elettrico, detersivo per piatti (queste cose a volte in una cucina comune), stufa elettrica o a legna, materasso, cuscini con eventualmente federe, coperte, bagno e doccia, asciugamani, televisione, radio, ma essendo raro trovarli tutti è necessario portarsi dietro l’occorrente per ogni evenienza.
Una particolarità generale che ho riscontrato è la pessima illuminazione all’interno delle casette, se dovessi ripetere il viaggio sicuramente mi porterei dietro una lampada aggiuntiva da almeno 200W.

Naturalmente per un viaggio di parecchie migliaia di chilometri l’abbigliamento adatto è a mio avviso più che necessario, non solo per ripararsi dalle eventuali intemperie ma anche, ovviamente, per una pura questione di sicurezza personale. Sono partito da Monaco con 28 gradi per arrivare a Capo Nord con temperature attorno allo zero, durante il viaggio ho saggiato dunque quasi tutto lo spettro termico anche se devo dire che ha fatto freddo solo per un paio di giorni. Non sono un amante dell’antipioggia perché il metti-togli quando inizia o smette di piovere fa solo perdere un sacco di tempo, giro quindi esclusivamente con giacca Spidi H2Out, pantaloni Rukka e stivali da moto in Gore-Tex, anche sotto gli acquazzoni più violenti non entra una goccia. Pile e guanti riscaldati sono stati un comodo optional ma sarei sicuramente sopravvissuto anche senza.
I capi in windstopper (soprattutto la maglia, la calzamaglia l’ho usata solo due volte) ed il sottocasco sono stati anche loro preziosi compagni di viaggio.

Inizialmente avevo pensato di fare il viaggio in 2 settimane; alla luce dei fatti mi sembra però un lasso di tempo troppo tirato, d’accordo sarebbe anche fattibile ma si sarebbe sempre in sella e col fiato sul collo. La settimana in più mi ha dato più tranquillità, la possibilità di vedere più cose e di fermarmi per più di una notte nello stesso posto.
Diecimila chilometri sono comunque parecchi ed in tre settimane non si ha che un’infarinatura generale della Scandinavia, un’idea grossolana che spesso mi sarebbe piaciuto rendere più precisa; se un giorno avessi l’occasione di tornarci, credo che limiterei di molto il raggio di azione (ad es. solo le Lofoten, oppure solo il Finnmark, per fare un paio di esempi).
Ho saltato anche posti che avrei voluto magari vedere, Bergen per esempio, e ho rinunciato a fare la strada più sulla costa per dirne un’altra, ma sarebbe stato impensabile farci stare dentro tutto.

Non rimpiango il fatto di essere salito dalla Svezia e di aver raggiunto in questo modo Nordkapp quasi subito. Per prima cosa Capo Nord mi interessava relativamente, secondo punto in Svezia ho fatto tappe di 800-1000 km., rese possibili da statali con limiti alti ed autostrade, tappe che se i primi giorni quando ero fresco non rappresentavano un problema, quasi certamente non sarei riuscito a fare alla fine del viaggio, o avrei fatto molto malvolentieri.

Il navigatore è stato ovviamente di una comodità assoluta. Permette di pianificare con una certa precisione le tappe, sa dove sono le stazioni di servizio, aiuta a trovare campeggi o hotel (avevo caricato i waypoints con tutti i posti possibili per pernottare in Norvegia ed è stata una vera manna), a parte un paio di imprecisioni nelle cartine su dei tratti evidentemente abbastanza nuovi conosce pure gli sterrati nei boschi, insomma per chi come me non aveva pianificato praticamente nulla a priori è stato un accessorio irrinunciabile.

La carta di credito non sempre sono riuscito ad utilizzarla. I posti dove non me l’hanno accettata sono stati i campeggi più piccoli sia in Svezia che in Norvegia, una stazione di servizio con problemi al terminale, un traghetto su una tratta secondaria, un supermercato, presso dei ragazzini che vendevano fragole per strada e alla casetta del pedaggio per salire al Dalsnibba.
Sempre meglio quindi avere con sé un po' di valuta locale (corone Danesi comunque non ne avevo).

Le zanzare hanno rotto le scatole ma nulla più. L’Autan serve a poco perché cercano lo stesso di portare attacchi kamikaze a naso ed occhi, ci vorrebbe forse una rete di protezione. A volte pensavo quasi di cospargermi di benzina ma visto il costo del carburante non mi è sembrato il caso.
Credo che trovarle o non trovarle sia questione di fortuna in base al tempo che c’è stato nei giorni precedenti, col caldo che c’era quando sono passato io non mi sono sorpreso molto di trovarle. Infine, erano solo nella parte alta di Svezia, Finlandia e Norvegia in due tappe di puro trasferimento, il fastidio è stato relativo.

Riguardo ai costi non ho ancora avuto modo di calcolare il totalone, ma credo di essere rimasto attorno ai 2000 euro tutto compreso. Fossi andato con mia moglie, dividendo praticamente tutto, sarebbe stata a mio avviso una vacanza economica.

Ultima cosa per chi non è ancora andato ma "vorrebbe tanto": saltate in sella e partite, è un viaggio lungo certo ma nulla più, non si va in mezzo al deserto ma si resta in Europa, difficoltà non ce ne sono a patto di avere la moto a posto. Poi con navigatore, cellulare e/o palmare diventa quasi un gioco da ragazzi.
Per quel che mi riguarda avrei avuto certamente più problemi in Francia o Spagna conoscendo poco la lingua.

Per terminare, un doveroso grazie a QDE o meglio ai suoi utenti per consigli, idee, informazioni e quant’altro, ma soprattutto per avermi fatto venire la voglia di fare questo viaggio, ne è valsa davvero la pena!

Davide

Ultima modifica di fluido; 21-08-2008 a 00:41
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Vecchio 29-07-2008, 09:15   #23
naga
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... non è finita vero?

Attendo con ansia le puntate seguenti.
Bellissimo report - già aggiunto ai miei preferiti.

Alcune annotazioni:
1. Mi sorprende il fatto che la carta di credito non sempre sia stata accettata. Solo nei camping?
2. La camping card te l'hanno chiesta ma poi il bollino 2008 non lo hai dovuto pagare. Peraltro, il fatto stesso di essere ricco possessore di Camping Card, avrebbe dovuto deporre a tuo favore e garantire la copertura finanziaria della tua VISA!
3. Zumo - che dire. Ma veramente passa in modalità notturna ad una certa ora? Indipendentemente dalle condizioni di luce?
4. Zanzare. Minchia!
5. Strade in riparazioni. Doppia minchia!
6. Monaco - Milano in MTB.... tripla minchia!
7. Rimborso dell'IVA alla frontiera. Basta conservare lo scontrino?
8. Le ADV salutano. Uno di loro era lochness.

Richiesta : potendolo rifare (e te lo auguro) cosa cambiaresti/miglioreresti nella organizzazione/conduzione del viaggio?
__________________
Prima R 1150 RT, 130k
Ora R 100 GS ….

Lentamente muore chi non viaggia...

Ultima modifica di naga; 29-07-2008 a 09:23
naga non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 29-07-2008, 11:17   #24
ilmaglio
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Bellissimo racconto. Vogliamo presto il .. resto, con l'arrivo a casa!
  Rispondi quotando
Vecchio 29-07-2008, 11:34   #25
bikelink
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complimenti x il bel report e bellissime le foto...che apparecchio hai usato ?
le zanze sono veramente così bastarde in svezia ??
bikelink non è in linea   Rispondi quotando
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