(Cognome, nome, titolo. Così ho fatto, in modo che resti in ordine alfabetico. Il resto, per dirla alla Santacroce, "è vuoto che riempie l'anima").
Comunque, tornando "in media res" ossia alla sostanza del tema in discussione, il libro sicuramente è per stomaci forti o comunque disposti a non scendere a compromessi, con uno stile crudo e di impatto notevole. Certo, non mi aspettavo qualcosa di così drammaticamente lucido ricordando le interviste in televisione della Santacroce (come dimenticare quella a Chiambretti Night nel 2010, credo ultima sua apparizione in tv per sua ferma decisione, ad oggi caparbiamente rispettata).
Il libro in questione è in effetti un percorso di autodistruzione visto dall'interno di una famiglia il cui "io narrante" è la figlia adolescente che descrive ciò che per i più sarebbe indescrivibile. Ossia il rapporto morboso con il padre, artista frustrato e sottomesso da una moglie che rischia sempre di diventare caricatura di se stessa ma che la Santacroce riesce a mantenere, sempre magicamente per un soffio, nell'àmbito del verosimile. Nella seconda metà del libro si assiste ad un cambio, dove nello Zoo gli unici abitanti rimasti sono proprio la figlia e la madre, sole ed in compagnia delle loro miserie (la ragione non ve la svelo, va letto). Sono solito sottolineare frasi, concetti e pensieri che mi colpiscono nei libri che leggo. Talvolta non ne trovo quasi per nulla (quando leggi uno dei tanto di moda gialli scandinavi puoi evadere un po' ma senza scovare grandi saggezze o intuizioni sbalorditive), altre volte, come in questo caso, non ho consumato l'evidenziatore solo perché il libro dopotutto è davvero breve.
Avevo preferito non inserire commenti personali in modo da non influenzare un dibattito che, vista la decisa personalità dell'autrice sia su carta che in quei pochi passaggi televisivi che ci ha regalato, immaginavo potesse solleticare l'inquietudine intellettuale di molti.
Per chi si fosse perso il suo passaggio da Chiambretti
qui può vederlo. Il noto Pierino valdostano non ne esce benissimo, cercando di metterla in ridicolo e beccandosi (intorno al 8:55) come raffinata replica: "Perché sempre questo desiderio di fare divenire buffone chi per esser questo non è nato?"
Deliziosa e sublime.