Titolo: I lanciafiamme
Titolo originale: The Flamethrowers
Autore: Rachel Kushner
Sottotitolo: **
Casa Ed: Ponte alle Grazie
isbn: 9788868331047
Pag: **
prezzo: **
Prima Pubblicazione: 2014
Salla scheda del libro:
"Manhattan, 1977. Da poco giunta dal Nevada, la giovane e bellissima Reno viene introdotta nel mondo artistico da Sandro Valera, italiano la cui famiglia possiede una celebre fabbrica di moto e pneumatici e con cui presto allaccia una relazione. In questa New York in cui tutti paiono brillanti e inafferrabili, in fuga da sé stessi e da relazioni stabili, dal proprio passato e da famiglie troppo ingombranti, la fusione tra l'arte e la vita è la prospettiva più elettrizzante: Reno trova lì la sua strada al sesso e all'amore e trasforma la sua grande passione per le due ruote in un progetto artistico..."
Attirato da una infrequente ragazza motociclista incomincio ma fin da subito sono rimasto molto perplesso ed ho interrotto.
L'incipit:
1. Lo uccise con un fanale della moto (quello che aveva in mano).
Valera aveva lasciato andare avanti il suo squadrone e stava tagliando i fili elettrici del fanale di un altro motociclista. Il motociclista, Copertini, era morto. Valera, stranamente, non provava tristezza, nonostante Copertini fosse stato un commilitone, uno con cui aveva sfrecciato sotto i neon bianchi di via del Corso, molto prima che nel 1917 si arruolassero entrambi volontari nel battaglione motorizzato.
[Apprendiamo qui che molto prima del 1917 in Via del Corso (Roma?) c'erano le luci al neon. A Los Angeles arrivarono all'inizio degli anni '20. Notevole.]
Era Copertini ad avere riso nel vedere Valera schiantarsi al suolo sui binari del tram di via del Corso, scivolosi nelle notti di nebbia.
Copertini riteneva di essere un motociclista migliore, ma proprio a lui, filando a velocità eccessiva nel fitto del bosco, era toccato andare a sbattere con la testa contro un albero. Il telaio della moto era accartocciato, ma un filamento della lampada del fanale, rimasto intatto, illuminava ora debolmente una striscia d'erba gelata, infangata.
[che culo! Un filamento. Se fa luce a moto spenta, la moto ha già la batteria?]
La moto di Copertini era un modello diverso da quello di Valera, ma utilizzavano lampadine identiche. E Valera voleva un pezzo di ricambio. Gli avrebbe fatto comodo un pezzo di ricambio.
Sentì il sibilo di un lanciafiamme e la confusa eco di cannonate.
[Eh, sì, il lanciafiamme – essendo a gas – quando sputa fuoco sibila. Curioso che senta un sibilo e non veda una fiammata dai venti ai quaranta metri a oltre 1200°C.]
I combattimenti erano in corso nel lato opposto dell'estesa vallata, nei pressi del fiume Isonzo. Lì dove si trovava era tutto calmo, disabitato, e non si udiva nient'altro che l'argentino crepitio delle foglie agitate dalla brezza.
Valera aveva parcheggiato la moto e, assicurato il fucile Carcano al portapacchi posteriore,
[Fucile lungo un metro e trenta. Nel portapacchi posteriore…] cercava di disincagliare il fanale contorcendo la base della lampada nel tentativo di distaccarla dal portalampada. Resisteva. Era affaccendato a strattonare cavi ben saldi, quando da un filare di pioppi balzò fuori un uomo.
[Strattonare? Ma non li stava tagliando? Oggi si usano cavetti che una minorenne vegana dedita all'ikebana strapperebbe senza problemi, figuratevi nel 1917 con impianti a basso voltaggio?] Senza dubbio un tedesco, nella sua uniforme verde e gialla e senza elmetto, un giocatore di rugby mandato in guerra.
Valera, disincagliato il pesante involucro in ottone, si lanciò sul tedesco placcandolo, e lo scaraventò a terra ruzzolando con lui. Il tedesco si mise carponi nel tentativo di afferrare il fanale, della dimensione e forma di un pallone da rugby, ma più pesante, con una treccia di cavi tranciati e ora penzolanti, come un nervo ottico reciso. Valera combatté per riconquistare il controllo del fanale.
[Ah, il faro si è transustanziato. Prima era un coso di lamierino che un uomo poteva pensare di torcere dal portalampada, adesso è grosso e di ottone massiccio e pesante… con la treccia di cavi – la "treccia" per alimentare una lampadinuccia! Sfortunatamente i fari pesanti in ottone allora c'erano, ma erano a carburo, cioè con tubi avvitati, senza cavi.] Due volte lo tolse dalle mani del tedesco con un calcio, ma questi in qualche modo finiva ogni volta con il tornarne in possesso. Valera lo atterrò, colpendolo in volto con una ginocchiata e staccandogli a forza le dita dal fanale. Dopotutto qui non esistevano penalizzazioni per gioco falloso, nessuno che nella quiete del bosco potesse sbattergli in faccia un cartellino rosso. Il suo plotone era a chilometri di distanza, e quel tedesco doveva essersi allontanato dalla compagnia, perso tra i pioppi.
Il tedesco si sollevò tentando di dargli una spallata.
Valera gli spaccò la testa con il fanale.
2. Spiritual America
Mi misi al riparo dal sole, slacciando la cinghia del casco da sotto il mento. Il sudore ristagnava sulla clavicola e, gocciolando giù per la schiena e nella biancheria intima di nylon, correva lungo le gambe sotto la tuta in pelle da motociclista. Mi tolsi il casco e la pesante giacca, li posai sul terreno e abbassai la cerniera dei pantaloni della tuta.
[Avanti coi miracoli! Ha "la tuta in pelle" e si toglie "la pesante giacca".]
A questo punto ho smesso.
Sono uno spaccaballe che no comprende le licenze poetiche?
Mi sbaglio?
Aiuto, grazie.
Kushner, Rachel - "I lanciafiamme"
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