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La Piccola libreria del Mukkista In questo forum ci proponiamo di parlare e raccogliere tutti i consigli sulle letture che possono allietare il centauro quando è in poltrona.


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Vecchio 29-08-2012, 21:59   #1
Doc 64
Pivello Mukkista
 
Registrato dal: 06 Apr 2009
ubicazione: Biella
predefinito Kundera, Milan: L'insostenibile leggerezza dell'essere

Scheda:

Titolo: L'insostenibile leggerezza dell'essere
Autore: Milan Kundera
Casa Ed: Adelphi
Pag: 318
prezzo: 12 €
Prima Pubblicazione: 1989

http://www.ibs.it/code/9788845906862...ezza-dell.html


L’Insostenibile Leggerezza dell’Essere è un romanzo in cui non si inciampa per caso. Non è un libro per tutti.

Chi non ha la curiosità di ricercare quotidianamente in se stesso e nella vita nuove risposte a nuove domande abbandonerà la lettura dopo 2 pagine.

Se questa pulsione invece c’è, questo romanzo si rivelerà come una specie di stele di Rosetta: aiuterà a decifrare molti aspetti del vissuto che diamo per misteriosi o, peggio, scontati. Personalmente l’ho letto la prima volta oltre vent’anni fa, me lo imprestò una persona che non ho più dimenticato. Da allora l’ho riletto svariate volte, e ogni volta che lo termino so già che non sarà l’ultima.

Sintetizzando al massimo il tema dominante, potrei dire che è un romanzo d’amore: amore carnale, amore passionale, amore filiale, di testa, di cuore e di pancia per capirci; tradimento, odio e perdono; amore per la vita, amore per la propria professione, amor di patria. E poi la compassione, intesa come la capacità massima di compartecipazione affettiva.

Quattro personaggi principali ruotano e danzano tra di loro sullo sfondo della primavera di Praga del ’68, oppure quattro sfaccettature dell’animo umano, sublimate dall’autore in veste di demiurgo.

[..] I personaggi del mio romanzo sono le mie proprie possibilità che non si sono realizzate. Per questo voglio bene a tutti allo stesso modo e tutti allo stesso modo mi spaventano: ciascuno di essi ha superato un confine che io ho solo aggirato. [..]

Ho letto questo libro sempre in momenti particolari della vita: ogni volta ho avuto percezioni diverse ed espresso giudizi diversi. Molto del giudizio è dovuto allo stato d’animo che si vive in quel determinato dato momento. Si possono appunto vedere quattro persone distinte, ognuna con caratteristiche ben precise che intrecciano le loro vite. Oppure si possono vedere sotto un’altra ottica, come le sfaccettature di un unico individuo, quattro torte di quattro gusti diversi, oppure una torta con quattro ingredienti principali che si amalgamano tra loro a costituire qualcosa di unico e nuovo ogni volta.

C'è Tomas, l’ossessivo Don Giovanni traditore e disperato, ed al medesimo tempo una persona capace di restare cocciutamente fedele fino in fondo ad un’idea anche a costo di sconvolgere negativamente la propria vita.

E poi Tereza, apparentemente fragile e sottomessa, ma capace di passare dall’annichilazione per amore ad istigatrice e promotrice della totale sottomissione dell’oggetto del proprio amore. Tereza è fragile, ma impara presto ad usare la propria fragilità come un’arma devastatrice, caricata a pallettoni di sensi di colpa sottoforma di incubi ricorrenti.

Sabina invece è indiscutibilmente affascinante, ha delle qualità invidiabili: carismatica, egoista, spudorata, indipendente, intelligente e perversa. Ma è anche assolutamente conscia dei propri punti di forza, usa la propria intelligenza per mettere alla prova le persone di cui si circonda, ma senza mai lasciarsi amare ed riuscire a sua volta ad amare completamente, anche solo per un unico infinito istante. Una Dea da adorare, ma molto spesso un uomo non è assolutamente in grado di tenere testa ad una donna così e il risultato è che Sabina rimane fondamentalmente una donna sola. Questa sua debolezza la rende più fragile di Tereza, la quale alla fine è stata la vera vincitrice nel triangolo d’amore con Tomas e Sabina.

Franz. Povero Franz. Franz è un illuso, è consapevole della propria forza fisica e si illude di essere forte anche di carattere. In realtà è un fantoccio nelle grinfie della moglie e della figlia da vivo e ancor più da morto, Sabina lo tollera entro certi confini, finché è sposato gode della sua prestanza, lo usa fisicamente ed è lusingata dalle sue amorevoli e credo sincere attenzioni. Quando Franz lascia la moglie e le offre incondizionatamente la propria vita, ogni interesse di Sabina viene meno e scappa. Franz è fondamentalmente semplice e sincero, ma mediocre. In una giovane studentessa con gli occhiali troverà un amore semplice, vero, non gridato. Perderà tutto e anche la vita nell’inseguire ideali che non gli appartengono, illudendosi di agire sotto lo sguardo della sua dea. Solo la studentessa lo piangerà, ma non potrà condividere il proprio dolore con nessuno.

E poi c’è Karenin, il cane. O meglio, la cagna col nome da maschio. Il personaggio più toccante, a mio giudizio, dell’intero romanzo, l’unico per il quale, ogni volta ad un certo punto, si può versare una lacrima. E’ chiamato a rappresentare l’amore disinteressato:

[..] Tereza non vuole nulla da Karenin. Non vuole nemmeno l'amore. Non si è mai posta quelle domande che torturano le coppie umane: mi ama? Ha mai amato qualcuna più di me? Mi ama più di quanto lo ami io? Forse tutte queste domande rivolte all'amore, che lo misurano, lo indagano, lo esaminano, lo sottopongono a interrogatorio, riescono anche a distruggerlo sul nascere. Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa (l'amore) dell'altro invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza. [..]

Storia, filosofia, letteratura: c’è di tutto il questo libro. Il bello è che non serve necessariamente avere una mostruosa cultura classica: la bravura dell’autore permette con discreta semplicità di fare propri concetti senza tempo ripresi da molti altri autori nel corso della storia del pensiero umano.

Si parte da Nietzsche con il mito dell’eterno ritorno, sottende Pindaro con il suo celebre: “ che cos’è l’Uomo? L’Uomo è il sogno di un’ombra”. Si possono facilmente riconoscere richiami alle Affinità Elettive di Goethe e la struggente malinconia di Leopardi.

Ci dice che ogni nostra azione, ogni nostro istante è irripetibile; perché la vita stessa è irripetibile. Ci dice che non siamo preparati ad essa e che non abbiamo seconde possibilità. Tutto ciò che scegliamo o consideriamo inizialmente come leggero rivela presto il suo incredibile peso:

[..] «L’idea dell’eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell’imbarazzo: pensare che ogni cosa un giorno si ripeterà così come l’abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all’infinito! Che significato ha questo folle mito?
Il mito dell’eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un’ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla(… )Se l’eterno ritorno è il fardello più pesante, allora le nostre vite su questo sfondo possono apparire in tutta la loro meravigliosa leggerezza. [..]



[…] Se la prese con se stesso, ma alla fine si disse che in realtà era del tutto naturale non sapere quel che voleva. Non si può mai sapere che cosa si deve volere perché si vive una vita soltanto e non si può né confrontarla con le proprie vite precedenti, né correggerla nelle vite future. E’ meglio stare con Tereza o rimanere solo? Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perché non esiste alcun termine di paragone. L’uomo vive ogni cosa subito per la prima volta, senza preparazioni. Come un attore che entra in scena senza aver mai provato. Ma che valore può avere la vita se la prima prova è già la vita stessa? Per questo la vita somiglia sempre a uno schizzo. Ma nemmeno << schizzo >> è la parola giusta, perché uno schizzo è sempre un abbozzo di qualcosa, la preparazione di un quadro, mentre lo schizzo che è la nostra vita è uno schizzo di nulla, un abbozzo senza quadro.
<< Einmal ist keinmal >>. Tomas ripetè tra sé il proverbio tedesco. Quello che avviene soltanto una volta è come se non fosse mai avvenuto. Se l’uomo può vivere solo una vita, è come se non vivesse affatto. […]



[…]Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. È per questo che l'uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione. […]


Tutto questo e molto altro ancora.

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Vecchio 05-09-2012, 16:45   #2
Omega_Lex
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Registrato dal: 29 Nov 2005
ubicazione: Fiorentino al sicuro in Svizzera
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letto 30 anni fa, e dopo questo tutti gli altri di Kundera
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Omega_Lex non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 07-09-2012, 10:04   #3
motomix
Mukkista doc
 
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Registrato dal: 30 May 2004
ubicazione: Lido di Camaiore
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bellissimo libro, uno dei più importanti della mia "giovinezza".
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