Sto leggendo
"Il responsabile delle risorse umane" di
Yehoshua, Einaudi.
Il cadavere di una donna, morta tragicamente in un attentato, non viene reclamato da nessuno.
Da qui parte la storia; un giornalista usa questa situazione per rappresentare la mancanza d'umanità che si cela dietro le persone, in modo particolare nella ditta dove la donna lavorava, dove, dopo un paio di settimane neanche si accorgono della sua assenza.
Il responsabile delle risorse umane è tenuto a giustificare questa "dimenticanza".
Il passaggio che fino ad ora mi ha colpito di più è stato questo, è uno stralcio del dialogo tra il giornalista ed il responsabile delle risorse umane. Parla il giornalista:
"
Ma per cosa crede che io stia lavorando qui? Mi scusi, signore, ma lei manca proprio il punto. Pensavo avesse già capito che in questo caso non è la dignità della vittima ad interessarmi. Ho ben chiaro il confine tra i vivi e i morti. I morti tacciono, sono materia inerte, e la paura e i sensi di colpa nei loro confronti sono nostri. Loro non c'entrano. Ma proprio una persona come lei, che si occupa di personale, è tenuto a capire che la mia indignazione e costernazione non hanno niente a che fare con il rispetto dei morti, ma con l'anonimato dei vivi."
"l'anonimato dei vivi" è spettacolare e pure tristemente vero, secondo me.
Ciao
Yehoshua - Il responsabile delle risorse umane
Modalità lineare
