Scheda:
Titolo: In culo al mondo
Titolo originale: Os Cus De Judas
Autore: Antonio Lobo Antunes
Sottotitolo: **
Casa Ed: Einaudi
isbn: 88-06-14027-2
Pag: 205
prezzo: L. 24000
Prima Pubblicazione: 1996
Non c’è speranza nel capolavoro di dodici anni fa. Non ti puoi nascondere non puoi dimenticare e non puoi nemmeno trovare un rifugio. Si nasce con in dote un destino cattivo e la vita fin dall’inizio è un presagio di dramma condannato a realizzarsi. In questa odissea negativa nemmeno Penelope può più consolare e in Portogallo le albe sono fenomeni pericolosi. Nel culo del mondo l’Africa diventa una melma incrostata di occidente malato (se non possiamo salvarci pratichiamo il contagio dell’intero mondo). Persino il sogno diventa prigione e l’alcol non è mai allegria ma farmaco con indicibili effetti collaterali. E allora perché leggerlo questo libro? Perché mentre attraversi queste pagine con il cuore dolorante capisci perché De Andrè cantava che dal letame nascono i fiori.
E il signor Antunes scrive un romanzo, un film, una tragedia, che mescola meschinità e grandezza nella carne e nell’anima della stessa persona e, trasformandola in una specie di cristo moderno, la fa diventare metafora del limite e del tentativo di superarlo. Non so dire se questo limite viene realmente superato, ma il desiderio di farlo e la sua impossibilità genera alcune delle pagine più belle che mi sia capitato di leggere scritte con uno stile che fluttua dal barocco al delirio con una raffinata leggerezza e un’altrettanto raffinata pesantezza.
Ma, aldilà della storia di chi ha visto il buio e le stelle fredde e da quella visione è stato ancor più corroso, nasce qualcosa che assomiglia alla consolazione. Certo consolazione concessa da dei poco cristiani e forse anche un po’ ottusi, comunque incapaci di offrire di più ai loro figli. Di questo ci dobbiamo accontentare se non è concesso altro e, nonostante l’angoscia, si può scherzare amaramente sulla propria condizione e, imparando a scrivere come loro non sanno fare, leggere di un mondo di carta riflesso perfetto di quello in cui ci hanno scaraventato.