Ieri sono tornato per l’ennesima volta su una
strada vicino a casa che io trovo straordinaria per la vastità dei panorami che si aprono ad oriente sui Lessini, le Piccole Dolomiti e ancora più lontano: la
strada Graziani. Ci ero stato il giorno prima con Maria Grazia e un paio di amici di lungo corso, ma mi era rimasta la voglia insoddisfatta di fermarmi quando mi pareva per scattare delle fotografie. Si sa, la compagnia e la fotografia non vanno molto d’accordo.
Il tracciato che conosciamo noi è opera del Genio Militare che l’aprì quale
strada di penetrazione nel corso della Grande Guerra e prende il nome dal generale che ne seguì la costruzione, ma la via è antichissima e nel Medioevo era conosciuta come Via Campiona. Si sviluppa per una quarantina di chilometri lungo il fianco orientale del Monte Baldo ad un’altezza che varia dai mille ai millecinquecento metri.
Non mi stanco mai di ripercorrerla dopo averlo fatto tante volte a piedi, con gli sci ai piedi, in auto e in moto. Le dimensioni della carreggiata e il susseguirsi di curve cieche consigliano un’andatura rilassata ed attenta, ma la
strada garantisce grande appagamento a chi ama raccogliersi nell’armonia che l’ambiente qui ispira. Con la motocicletta, dopo avere percorso da sud a nord la
strada Graziani, si potrà recuperare un po’ di brio nel misto stretto che scende ad Avio percorrendo le stupende Valle Aviana e Valle dei Molini.
Da casa salgo in Lessinia risalendo la Valle di Negrar. Il sole è basso sull’orizzonte e il cielo è velato da nubi stratificate che promettono una giornata uggiosa. A Fosse, svolto a sinistra per scendere in Val d’Adige che fa capolino ottocento metri e undici tornanti più in basso. Sono le sette di mattina, ma già alcuni ciclisti si affaticano sui pedali in salita.
A Peri mi porto sulla Destra Adige per raggiungere Zuane, la località Platano e salire a Spiazzi lungo il veloce tracciato della famosa cronoscalata.
La
strada Graziani si diparte dalla SP 8 all’ingresso di Spiazzi di Ferrara di Monte Baldo, però io proseguo lungo la Valle dell’Orsa per Ferrara di Monte Baldo perché il primo tratto non è particolarmente attraente, se si eccettua l’angolo in cui è stato eretto un piccolo sacrario ai caduti veronesi nelle guerre mondiali. Ritrovo la
strada Graziani in Località Cambrigar là dove si impenna con qualche tornante per raggiungere Malga Novezzina e il Cavallo di Novezza (m. 1.582). Proseguo nel tratto più ardito, scavato nella roccia sotto Cima Valdritta e poi ancora fra alpeggi e boschi di faggi fino a Malga Prà Alpesina. Intanto, il sole si è fatto
strada fra le nuvole: le montagne lontane si confondono nella foschia azzurrina, ma la luce intensa dà rilievo alle balze rocciose e vita ai prati e al bosco; le mucche alzano gli occhi dal pascolo al rumore del motore per ritornare subito al loro impegno. Potrei proseguire verso Bocca Navene, il profondo intaglio nella cresta da cui si apre una spettacolare vista sul lago di Garda sottostante e sulle Prealpi bresciani, il rifugio Generale
Graziani al Monte Altissimo e Brentonico, ma decido invece di scendere verso Avio per la Valle Preafesso. Mi fermo a visitare il modesto santuario della Madonna della Neve, collocato in una stupenda conca erbosa, e raggiungo la Val Aviana e la
Strada dei Molini. La
strada scende ripida e sinuosa in un ambiente severo e grandioso di rupi all’abitato di Avio. Quest’anno la pioggia manca da mesi, ma abitualmente la parte bassa della valle è fresca ed umida ed ospita colonie di salamandre che non è raro incontrare mentre attraversano placidamente la carreggiata.
Ad Avio attraverso l’Adige e decido che non ne ho ancora abbastanza. Dunque, anziché girare a destra verso Verona, mi dirigo a nord per imboccare un’altra bella
strada di montagna che da località Sdruzzinà risale il versante orientale della Vallagarina e porta al Passo delle Fittanze con una lunghezza di 14 chilometri ed un dislivello di 1261 metri. È una
strada molto ripida che ad ogni tornante ricorda la vista che si gode da un aereo al decollo prima di infilarsi nel bosco e giungere al villaggio della Sega di Ala e subito dopo al Passo Fittanze.
La vista della capanna ristoro e delle mucche al pascolo intorno alle malghe sono familiari e per un attimo sono tentato di fermarmi, ma ho promesso di essere a casa per pranzo e dunque proseguo per quella quarantina di chilometri che devo ancora percorrere.
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