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Vecchio 14-11-2017, 22:44   #47
Antonio Tempora
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14/08 Esfahan – Visita Libera

Ci svegliamo ed usciamo per un’altra prima colazione nella splendida sala da pranzo del nostro albergo.











Poi prendiamo un taxi che ci porta alla nostra prima visita: la Cattedrale Armena di Vank dedicata a San Giovanni D’Arimatea.









Molto bella completamente affrescata in Neo Gotico su tutte le pareti.















Dopo la visita con un altro taxi condotto da un tassista che ci dichiara rimpiangere i tempi dello Shia Reza Palhevi ci facciamo portare alla Immam Square dove entriamo a piedi dopo aver scattato una foto a dei poliziotti che stavano multando un ambulante che accortisi del mio scatto mi chiamano ed in maniera gentile ma decisa mi chiedono di cancellare la foto dalla memoria della mia Pentax, cosa che eseguo immediatamente.
Entriamo per la Porta di Qeysarieh per addentrarci nel Bazar-e-Borzog.







Seguiamo il tragitto suggerito dalla LP che si rivela chiaro e preciso.
Indugiamo tra le bancarelle colme di merce ed affollate di compratori.

























Come in tutti i bazaar non mancano i caravanserragli in un tempo in cui le merci giungevano a dorso di dromedario ed era quindi necessario avere all’interno del mercato un ricovero per uomini, merci e animali.



















Continuiamo il tragitto seguendo le indicazioni della LP fino a raggiungere, fortunatamente prima della chiusura, la Masjed-e-Hakim considerata la moschea più antica di Esfahan.















Ritornati sui nostri passi cedo alla richiesta di Lilli di fare una “pausa pipì” ed entriamo in un antico Hammam, il Malek Soltan Jarchi Bashi, vecchio di 400 anni completamente ristrutturato e trasformato in ristorante e sala da the.









Dopo aver bevuto ed esserci un po’ riposati dalla lunga passeggiata, riprendiamo il cammino uscendo di nuovo nella grande Immam Square per dirigersi al suo esterno a visitare una meta che dovevamo coprire ieri: il Chehel Sotun.



Palazzo reale molto bello con le sue Colonne di Cedro, il suo ingresso dal soffitto a stalattiti, la splendida sala interna affrescata con scene di battaglia e feste, reperti artistici risalenti all’epoca Safafida.

























Ritorniamo stanchi, accaldati, ma contenti della visita, al nostro albergo dove, dopo un bel frullato di melone bianco, saliamo in camera per un meritato riposino pomeridiano.
Usciamo alle 19,00 e ci facciamo portare in taxi al Poi-e-Khaju.















Quando scende la sera anche questo ponte brulica di vita sociale con intere famiglie, gruppi di amici ma soprattutto giovani che si danno appuntamento sotto gli archi e nei corridoi.















Sotto gli archi assistiamo ad un concerto di due cantori che si alternano nel declamare in canto le poesie del poeta Afez la cui tomba avevamo visitato a Shiraz.



https://youtu.be/pGk4zvaFod0



I giovani affollano gli angoli più riparati di questo splendido ponte a cui manca solo l’acqua del fiume ora in secca.
Si scambiano saluti e messaggi con i loro smartphones e l’atmosfera che si vive è quanto di più sereno e rilassato si possa provare.







Torniamo in taxi in albergo e dopo una rapida doccia ci cambiamo e scendiamo a cenare ancora nel ristorante “A Buffet”.



Veniamo notati da Mohammed, il cameriere che ci aveva servito la sera prima, che anticipando la nostra richiesta corre a prendere due birre Bavaria e più tardi due dolci serviti solo al ristorante “A la Carte”, davvero gentile e professionale.
Facciamo amicizia con una famiglia di Esfahan venuta a cena nel nostro stesso ristorante





Ritorniamo a sederci alla Thea House dove servono caffè italiano e qui assisto ad una scena, che non fotografo per senso di delicatezza, che la dice lunga su come la realtà socio politica di questo paese sia in evoluzione e così diversa da quella descritta dai “media” Occidentali.
Di fronte a noi due tavoli, uno vicino all’altro
Nel primo una famiglia composta da un Imam con copricapo e splendido mantello damascato, sua madre, la moglie, due figlie, tutte in chador ed un figlio di circa 8 anni.
Hanno tutti smartphone e tablet ed anche la madre sta messaggiando, bevono coca cola.
Nel tavolo accanto un gruppo di giovani donne senza uomini, sembra una tipica “Ladies Night”.
Sono vestite con spolverini aperti su camicette parzialmente sbottonate con jeans, alcuni”strappati” e fuseaux attillati.
Il foulard è lasciato ”morbido” facendo vedere i capelli sia sulla fronte che sulla schiena.
Make Up, specie labbra e sopracciglia, marcato e unghie smaltate.
Una di loro si alza, indossa scarpe con tacco 15 tipo “chanel” rosa come la cover del suo cellulare con qui si fa un selfie per evidenziare la sua lunghissima treccia che mia moglie da tipica donna evidenzierà come “extension”.
Questi due modi di vestire, uno tradizionale e l’altro interpretato in maniera più “liberale” così diversi in un paese definito “integralista”, fa capire come le due anime possano convivere.
La presenza di smartphone e tablet, in un paese dove la connessione ad Internet è interdetta solo per alcuni siti non accettati e tutti vanno su FB, Instagram e Whatsup, nelle mani delle donne in chador smentisce invece l’opinione che la donna sia tenuta all’oscuro dei costumi Occidentali.
Ad alcune delle ragazze però chiedo di poter fare qualche foto.







Fumato il mio sigarino e bevuto il caffè torniamo in stanza per trascorrere la nostra ultima notte in questa splendida città ed in questo bellissimo albergo.
Domani partiamo direzione Nord verso Zanjan.
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Antonio Tempora
"Ama il tuo sogno ogni inferiore amore disprezzando" - Ezra Pound
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