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Vecchio 21-02-2018, 20:55   #249
BalduinaGS
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Il grande salto: Caponord!

La notte prima dell’esame è agitata. Sono a 300 km da Caponord sprofondato nel comodo letto della baita che guarda il fiume. Il meteo registra per il giorno dopo tempo buono e pioggia per il giorno seguente. Bisogna andare, partire sul presto. Prendo le medicine per il mio cuore malandato, il sonno finalmente arriva. Mi sveglio è già tardi le due Adventure italiane dei vicini non ci sono. Ma sono pronto, colazione, un saluto alla titolare e in sella: tempo incerto ma non piove. Appena fuori da Inari l’indicazione per Caponord, svolto a sinistra e mi addentro velocemente, noto due moto ferme in senso opposto non ci faccio caso più di tanto ma l’intuito mi dice di stare in campana. Dopo pochi chilometri sono solo, più che solo, sulla strada che diventa sterrata, poi più avanti solo una carreggiata è praticabile. L’altra è da lavori in corso. Ad agosto dimenticavo rifanno le strade e davanti a me uno stradone si apre: ghiaia. Compatta ma pur sempre ghiaia; in men non si dica mi pianto, la moto si spegne tre volte, con quei maledetti sassolini che non permettono la trazione, la modalità enduro aiuta, e piano piano riesco a mettere la ruota sull’altra tratto di strada. Mi guardo intorno sono davvero solo con questa difficoltà, la moto s’inclina, e penso se cado qui un casino. Non devo cadere. Riesco, e allora via alla guida in piedi sullo sterrato, senza timidezza, non so come ho fatto a farlo, ma è andata bene! La ghiaia si dirada. Sono sul tratto dei lavori in corso: davanti a me ora una discesa la prendo ma in fondo una ruspa blocca la strada non c’è passaggio. Fermo la moto e con il movimento della rana cm dopo cm riesco a girare la moto carica, risalgo la discesa e riprendo il ghiaione. Compaiono in fondo alla strada gli operai della ruspa, mi guardano. Penso: Questi ridono. Scendo per il ghiaione ora più compatto e finalmente l’asfalto. Mi batte il cuore e sono sudato. Guardo indietro saranno stati non più di una ventina di km. Senza un cartello che avvertisse dei lavori. Accelero e si pare davanti una minuscola stazione di benzina con le due Adventure partite prima dallo stesso albergo. Sono due coppie, maturi come me.
Faccio benzina:” Ora mi riposo per almeno mezzora”, dico a voce alta mentre mi dirigo dentro il baretto degli hot dog. I milanesi: “Lascia stare la mezz’ora, in sella subito, c’è il sole a Caponord”. ”Solo con i Gs qui si passava” commentano. Mettono in moto e scompaiono veloci. Afferro un hot dog dentro un caldo panino dal giovane gestore che mi dice che qui da solo guadagna quanto un dirigente da noi. Mai panino più buono. Mi calmo. Risalgo in sella e via questa volta senza più incertezze. Costeggio la costa, il tempo diventa bello: 14 gradi costanti. La costiera prima del tunnel non finisce mai. Il cartello giallo indica i km mancanti: 100. Fotografo il cartello.
Sole ancora sole, passo la temibile galleria che collega il Capo con la terraferma. Scivolosa ma non più di tanto. Fredda. Una cazzata. Poi sole e si sale con una serpentina ampia tra un paesaggio senza vegetazione. Poco vento. Accelero. S’intravede la spianata, il gabbiotto dove si paga il biglietto Sono così felice che attacco un bottone alla signorina stacca biglietti che s’intrattiene volentieri. Una fila mostruosa di camper e macchine dietro di me:” Italiano, andiamo” sento dire. Vado sì vado, arrivo al parcheggio interno. 14 gradi sole e un cielo talmente limpido che sembra di stare, non so dove. Iphone gira un video, una veloce diretta fino sotto il mappamondo. Il più bel video che ho mai girato. Salgo sul monumento. Chiamo gli altri turisti iniziamo a scambiarci i telefoni per le foto, facciamo i turni per essere in foto soli con la nostra avventura. Guardo sotto il mare, l’orizzonte. Il Nord ed a Est la Russia, sento una spinta verso l’Est so dove devo ancora andare. Ma non oggi. Dentro la struttura turistica compro gli adesivi per la moto: cari. Altre foto. Un tè caldo un dolce salato e via via : l’Est della Norvegia mi aspetta. Scendo la serpentina dai larghi curvoni da dove sono salito, vado così veloce e felice che penso di non aver mai guidato così bene in vita mia. Certe curve, ma che ho una R1 sotto le chiappe invece che un Gs! Tre ore quasi di sosta alla rupe, come se il tempo si fosse fermato. È tardi esco dalla costiera e ritorno verso l’interno, verso il mio caro albergo lappone di Inari. Macché. Piove ora forte. Sono esausto. Mi fermo in mezzo al nulla. Una baita dove si mangia solo e non c’è da dormire. I norvegesi mi parlano, mi chiedono a quanto vado di velocità e sorridono “vai a 100 km, no?” Indicano un albergo a 40 km da lì mi regalano una lattina di birra.” È il nostro gift per essere arrivato al Capo, bevila stasera a cena”. Mi aiutano a indossare la cerata. Chiamano l’albergo prenotano la stanza. “Vai tranquillo”. Arrivo all’hotel con la paglia sul pavimento. Stanza con doccia e letto comodo. Triste per 70 euro, ma c’è il ristorante. Piove, e piove. A cena con un ragazzo italiano che si è fatto il viaggio con una vecchia Citroen due cavalli e un biker tedesco con una vecchia bmw. Il vespista incontrato alla rupe non c’è. Come la coppia di ragazzi giovani, con una moto giapponese di media cilindrata. Lei è spagnola lui lavora a Madrid ma è italiano si amano molto, si vede. Si fermeranno in un costoso albergo nel paese di H, un nome impronunciabile, quello 30 km a sud del Capo. Se lo meritano, i ragazzi partiti da Madrid. A tavola, con i nuovi amici. Poi il finimondo nel quieto ristorante dove rudi norvegesi cenano. Il posto è lungo la strada e non è di lusso. La tensione scende, chiacchiero mi rilasso: apro la birra, regalo dei norvegesi della baita, e il giovane cameriere si avvicina e mi dice “Non è permesso “.” Non è permesso bere una bibita propria”. Aria severa ha il giovane cameriere. “Certo, ma “te la pago comunque”, rispondo; Lui insiste “Non è permesso”. Inizio il mio show. “Ti pago la birra, porta altre per i miei amici: Questa è la birra regalo dei miei amici norvegesi per essere arrivato al Capo” ripeto il mantra ad alta voce tre volte. Tutto il ristorante si volta. Silenzio. Il cameriere viene chiamata al tavolo da quattro taglialegna norvegesi dalla camicia a scacchi con dei fisici possenti. Qui si mette male, penso. Parlano e parlano. Con i miei amici usciamo a bere le birre; all’esterno è umido ma è meglio per evitare guai. Il cameriere arriva con un vassoio di birre con aria deferente, quasi s’inchina quando le posa sul tavolo e scompare all’interno. Una macchina della polizia norvegese passa davanti e guarda le nostre moto parcheggiate e il nostro tavolo. Si allontana. Finiamo la nostra chiacchierata e rientro anch’io per pagare il conto. La cena è offerta dalla casa. Intuisco il caso diplomatico che si è innescato e i taglialegna dalle camice a scacchi hanno detto la loro al cameriere, giovane e stupido. Sprofondo in un sonno profondo, dormo 10 ore. La mattina dopo piove ancora ma sono solo a 150 km da Inari dal mio caro albergo con la sauna. Arrivo il primo pomeriggio attraversando paesaggi con più vegetazione, arbusti, e strade deserte. Smette di piovere. È umido. Sono stanco. All’albergo la signora lappone che lo gestisce assieme al fratello cuoco mi fa mangiare lo stesso, poi mi offre un bicchiere di bourbon. Mi dà la camera, appena entro dormo ancora. Poi a cena, piatti prelibati di pesce del lago che il fratello mi serve personalmente. Mi guardano i fratelli e sento che sono felici un po’ anche per me. Ritorno in branda e dormo bene fino al mattino dopo. Alle sette sarò in sella. Questa volta ancora una volta è l’Est che mi chiama, verso la Finnmark orientale, Vasdo, ai confini con la Russia, da dove è partita una spedizione con il dirigibile di Umberto Nobile verso il Polo Nord. Ma questa è un’altra storia. Sarà la strada più bella del viaggio.
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Gs ADV 2021, Lambretta 125.

Ultima modifica di BalduinaGS; 12-05-2018 a 18:19 Motivo: aggiornamento
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