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Vecchio 04-11-2017, 18:12   #23
Antonio Tempora
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05/08 Qazvin – Valle di Alamut – Qazvin
Km.234 In moto h4,57 Media Kmh 47,30




Sveglia alle 07,00, è bello stare due notti nello stesso albergo, poter dormire fino a tardi rispetto agli altri giorni (vale per Lilli perché io mi sveglio sempre alle 07,00 anche di Domenica a casa), partire con la moto scarica lasciando tutto in camera!
Lasciamo l’hotel alle 09,00 e ci dirigiamo alla Valle di Alamut seguendo le indicazioni della LP per una strada non seguita dai tour turistici e commerciali, come mi ha confermato la receptionist del nostro albergo dopo aver visto la mia cartina fotocopiata dalla guida.
La strada è bella e scorrevole e dopo una decina di chilometri comincia a salire, sbaglio l’indicazione e seguendo una strada di campagna che scorre tra coltivazioni restringendosi sempre di più ci ritroviamo all’ ingresso di una piccola base militare dove il soldato alla garitta ci guarda stupito facendoci cenno che è proibito passare.
La strada è stretta ed in salita e chiedo a cenni di passare per poter girare sull’ ampio piazzale dove un ufficiale divertito guarda il suo soldato imbarazzato a fermare una moto di turisti stranieri, evento assolutamente imprevisto.
Alla fine rompo gli indugi, entro, giro la moto, saluto ricambiato e riprendo la strada fino ad arrivare alla svolta che, in mia difesa, era piuttosto nascosta proprio all’inizio dell’ultimo villaggio.
La strada sale fra curve e tornanti, siamo partiti da QAZVIN a 1300 metri e passeremo oltre i 2000 circondati dalle montagne sia al nostro fianco che all’orizzonte.
Poco traffico ed assenza di camion, terreno spoglio ma dove l’acqua riesce ad accumularsi negli anfratti ci sono orti recintati con a lato una capanna.
In cima al passo cominciamo a scendere verso la VALLE DI ALAMUT che si vede lontano in basso, verde e distinta dal colore ocra dei Monti Elburz con una delle cime che supera i 4800 metri.
Anche per scendere la strada si dipana con curve e stretti tornati, buon asfalto e pochissimo traffico. La moto da oggi lamenta l’unico inconveniente del viaggio: quando ci fermiamo non riparte con la marcia innestata ma devo mettere in folle, accendere, ingranare la marcia e ripartire.
Niente di trascendentale ma non vorrei si spegnesse all’ improvviso nel traffico caotico delle città Iraniane, inoltre capita che per scattare una foto ci si debba fermare in discesa o in salita ed a pieno carico poter partire tirando la frizione con la marcia innestata significa non dover tirare su un piede rendendo più precario l’equilibrio di una moto con passeggero e stracarica di bagagli.
La vista della valle sottostante verde di coltivazioni di riso terrazzate si fa sempre più nitida ad ogni curva che ci porta a quota sempre più bassa fino ad arrivare al villaggio di BAHRAMABAD dove, chi avesse necessità, può fare benzina nel piccolo distributore al lato della strada.







Noi procediamo lungo la strada che attraversa la Valle di Shahrud, fiancheggiando ed attraversando il piccolo fiume che irriga le terrazze coltivate a riso ed i campi a frumento.
Piccoli villaggi con case in mattoni di fango ai lati della strada asfaltata, larga abbastanza e con un buon fondo fino al paese principale della valle: Mo Allem Kelaye, un paesone che vive su una larga strada centrale piena di officine, piccoli negozi tutto polvere e sporcizia e nessun posto attraente per una sosta.
Di deviazioni da fare, escursioni a piedi, luoghi panoramici da raggiungere anche in moto ce ne sarebbero molti, come suggeriti dalla guida, ma come chi va a cavallo riesce a sentire e trasmettere attraverso sella e gambe le sensazioni della cavalcatura, io ho capito benissimo che Lilli non ha nessuna intenzione di avventurarsi in una stretta strada per vedere un laghetto o ammirare un canyon.
L’ anno scorso in Marocco siamo caduti da fermi mentre risalivamo i tornanti fatti per scendere alla spiaggia di Lala Fatna, io mi sono rotto una costola che non mi ha impedito di proseguire il viaggio, ma Lilli ne è rimasta scossa e da allora il “mantra” che proseguirà anche in questo viaggio sarà “Ma quella è una strada di Montagna? Perché io non ho nessuna intenzione di farla!”.
Arrivati al bivio per Ghazor Khan prendo la strada lunga solo 6 chilometri, stretta, asfaltata, curve e tornanti, assolutamente facile da percorrere.
Lilli comincia a piangere e mi scongiura di tornare indietro ed io cedo, visto anche che siamo all’inizio di un viaggio lontano da casa e non facile, la faccio scendere nell’ unico punto in piano per non avere problemi nella manovra, giro la moto e torno indietro consolandomi del fatto che comunque l’escursione di 25 minuti in salita sotto il sole per vedere il panorama dall’alto non l’avrei mai fatta, tantomeno Lilli.
Comunque il panorama ce lo godiamo in moto con il paesaggio che dal verde rigoglioso delle coltivazioni è cambiato in arido e semidesertico sempre con in Monti Elburz che si innalzano al nostro fianco destro separando la Valle di Alamut dal Mar Caspio







Per un tratto di strada torniamo indietro sulla strada già percorsa e fatto il pieno per la moto e pipi per Lilli, prendiamo a salire per quella che viene considerata la strada più comune per raggiungere questa valle.



Le curve ed i tornati sono più numerosi ed anche più stretti, qui però Lilli non ha alcun timore cosa che anche in seguito mi lascerà perplesso, ma come, mi chiedo, si fa una strada come questa, si è fatta quasi tutti i passi Dolomitici, le Gole del Verdon, quelle della Restonica e poi si preoccupa di una stradina come quella per il “Castello degli Assassini”?
BOH! Valle a capire le donne!
Mentre all’andata il traffico era scarso, in questa non solo ci sono molte macchine e pulmini ma anche bilici e camion che portano il materiale di costruzione da Qazvin alla valle che è tutto un cantiere.
Negli stretti tornanti si formano delle code per permettere ai “bilici” (autoarticolati) di fare manovra, in uno dei tornanti più stretti ed in ripida salita quello davanti a noi non riesce nella prima manovra e comincia ad indietreggiare.
Io al solito mi ero fermato a debita distanza avendo intuito le difficoltà del mezzo a girare, ma ora lo spazio di sicurezza diminuiva sempre più e data la lunghezza del bilico sarei stato costretto ad una difficile manovra di indietreggiamento.
Mi faccio coraggio e senza curarmi della reazione di Lilli, che non muove un muscolo e non pronuncia parola se non per congratularsi a fine manovra, innesco la prima ed approfittando del fatto che le macchine in discesa prima del tornante si sono fermate distanti dalla curva, mi infilo nello spazio lasciato tra la cabina, rimorchio stretta carreggiata libera, passando con le valigie a pochi centimetri dal mezzo praticamente sullo stretto spazio lasciato nella corsia opposta.
Finisco con uno slalom tra le auto che avevano ripreso a scendere e ringrazio S.Antonio per la sua protezione.
Saliamo senza difficoltà fino al passo a 2200 metri dove, forse non per caso, c’è un ambulatorio!
Da lì scendiamo e riprendiamo la strada per Qazvin arrivando al nostro albergo alle 14,30 con 40 gradi e clima secchissimo.
Saliamo in stanza dove ci facciamo portare del cocomero e riposiamo fino alle 20,00, quindi facciamo chiamare un taxi e ci facciamo portare al ristorante dove ieri sera eravamo stati lasciati per sbaglio e che mi aveva ben impressionato.
Mangiamo benissimo, io mi spolpo mangiando con le mani delle buonissime costolette d’agnello mentre in sala due famiglie in un lunghissimo tavolo festeggiano i due futuri giovani sposi a cui facciamo i nostri auguri.





Torniamo in albergo e salutata la nostra moto e preso il the nella hall saliamo in camera dove ascolto la radio Italiana in streaming, guardo le news in Inglese e finalmente mi addormento accanto a mia moglie che non mi avrà fatto arrivare a Ghazor Kahn ma è stata bravissima in quella che risulterà essre la manovra più difficile di tutto il viaggio.
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Antonio Tempora
"Ama il tuo sogno ogni inferiore amore disprezzando" - Ezra Pound
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