Visualizza un messaggio singolo
Vecchio 16-04-2015, 15:38   #93
gldani
Mukkista doc
 
Registrato dal: 29 Oct 2009
ubicazione: Bra - Ducatus Sabaudiae
predefinito

Quote:
Originariamente inviata da Alvit Visualizza il messaggio
30 vittorie, 70 vittorie, mi chiedo spesso cosa possa passare per a mente di costoro, come pure degli altri, sui B17 la notte prima di addormentarsi....
Mah, questo lo reputo un bell’argomento. Siamo OT ma chiedo il permesso ai Mod. di postare un pensiero.

Infilandosi nei “flying box” americani sparavano agli aerei, non agli uomini al loro interno: così scrivono i piloti tedeschi sopravissuti alla guerra nelle biografie. Tocca al lettore credere o no: io gli credo. Molti facevano visita negli ospedali agli aviatori alleati da loro abbattuti (come succedeva già al tempo della Campagna di Francia nel 1940).

In linea generale, credo che affrontassero le migliaia di aerei nemici che quotidianamente offuscavano i cieli del Reich senza fanatismo, anzi affidandosi solamente alla propria buona stella vivendo giorno per giorno.

Obbedienza, grande rassegnazione, senso del dovere che porta al suicidio - lo definisco così il combattere nel 1944 con i bimotori Me110 e Me410, o con i Fw190 Sturmbock - che li porta a farsi massacrare con chiaro fatalismo. Un fatalismo che portava alcuni equipaggi dei bimotori d’assalto (citati prima) quando terminati i proiettili delle torrette posteriori, ad affidare i loro ultimi istanti di vita alle pellicole delle macchinette fotografiche personali, immortalando i caccia Alleati che li stavano attaccando.
O che spingeva un ventenne ad effettuare negli ultimi mesi di guerra “solamente” 66 missioni operative, ma tutte con combattimenti ingaggiati acquisendo 38 vittorie + 8 probabili. Scelse di volare con le scarpe da ginnastica per essere più svelto a saltare fuori dal suo Fw190 Sturmbock nella facile possibilità di essere abbattuto. E scelse bene, dato che dovette farlo nove volte.

E’ innegabile che l’euforia dei primi anni e delle vittorie fulminanti dal 1943 lascia il posto sulle unità Luftwaffe ad una cappa di pessimismo e di inerzia sulla vita personale dei piloti.
Gli assi che raggiungono un alto numero di vittorie sono solo più fortunati degli altri.
Significative le fasi di disperata preoccupazione che calava sulle unità quando un asso più o meno famoso veniva ucciso, anche solo perché non c’erano gli "experten" sostituti validi ad assumerne il comando.
Un fatalismo che sfocia nel rispetto più assoluto che in queste occasioni arriva anche in Inghilterra nelle basi della caccia americane, con la chiusura serale anticipata dei pubs ed esposizione nei circoli delle immagini degli assi nemici caduti.

Un paio di dati a caso, che forse ho già postato in passato sulle perdite della Luftwaffe dei reparti “Difesa del Reich”:
- nei primi quattro mesi del ’44 perdono la vita 1000 piloti.
- dal 15 al 30 aprile ’44: 290 uccisi, 61 dispersi, 125 feriti.

I piloti da caccia Luftwaffe erano ben consci del destino che li attendeva: la probabilità di non sopravvivere alla guerra era ben oltre al 90%.
Le statistiche per l’anno 1944 davano ai piloti in servizio di prima linea una aspettativa di vita media tra gli otto e i 30 giorni. Per il 1945, da tre a 15 giorni.
__________________
Burgman 650

"Quando un Mustang arrivava in coda al tuo Me410, potevi solo pregare".
F. Stehle
gldani ora è in linea   Rispondi quotando