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Vecchio 25-01-2020, 14:50   #88
GS3NO
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6. Che cos’è il Caucaso
Nella letteratura di viaggio europea i Balcani erano terra di confine, terra barbara alla stregua dell’immaginario dell’Africa subsahariana o del centro Asia. Venivano attribuite caratteristiche assurde, tra cui l’esistenza di uomini caudati e di uomini che si muovevano su “quattro zampe”. Erano un qualcosa che esisteva dopo il confine della civiltà, e questo fu accentuato pesantemente nella letteratura di viaggio inglese nel XVIII e XIX secolo.
In Russia invece non esisteva la letteratura da viaggio ma una potente corrente letteraria del romanticismo russo. Ora Tolstoj non è forse il massimo esponente di questo movimento, ma sicuramente n’è influenzato e dopo la sua esperienza come ufficiale d’artiglieria dell’esercito zarista durante la guerra del Caucaso scrive un romanzo intitolato “I Cosacchi”. L’analogia tra Europa e Russia è che considerano i Balcani, gli uni, e il Caucaso, gli altri, terre lontane dalla civiltà. Ma mentre nel primo caso sono additate come terre di inciviltà, nel secondo come sincere in cui l’uomo può evolvere il proprio spirito. Ne “I Cosacchi” sono evidenti gli echi della lettura rousseauiana e in cui si esprime, con entusiasmo, la nostalgia per la vita a contatto con la natura, semplice e felice.

Non nascondo che sono partito poco preparato da un punto di vista culturale. Ma non negligenza personale, ma perchè non ho trovato libri che mi abbiano soddisfatto pienamente. Ad oggi faccio ancora fatica a dare una descrizione di cos’è il Caucaso per me. Sicuramente è una terra di confine e conscia di esserlo. Come tutte le zone di confine lo sono perchè sono chiuse da zone culturalmente affermate come lo può essere la Russia, la Turchia e l’Iran. Il Caucaso è un po’ tutto di loro e sicuramente niente. Non è turco e neppure persiano, sebbene le influenze soprattutto in Armenia sono palesi. Ma gli armeni sono incrollabilmente cristiani e questo basta per allontanarli anni luce dai due ingombranti vicini. La Georgia è chiaramente influenzata dalla Russia, ma loro difendono i loro 26 ceppi linguistici. E quindi? Nulla, siamo da capo e non riesco a definirlo. Ma il Caucaso ha una sua identità, dettata dalla natura montuosa, fatta di montagne maestose e vallate isolate, di monasteri che hanno difeso la loro integrità culturale e religiosa e di contro città multiculturali, ma non ho le parole per dire cos’è caucasico. Per farsi un’idea bisogna andarci, cercare in qualche modo il confronto e il dialogo con gli abitanti, ma forse Tolstoj colse lo spirito idealizzato della vita semplice che caratterizza gli armeni e i georgiani.
Nella mia ricerca pre-partenza mi scontrai con un libro illeggibile, pagato pure caro. “Viaggio in Armenia” di Osip Ėmil'evič Mandel'štam edito da Adelphi. L’ho letto in un certo senso “attento”, e a volte la stessa pagina riletta due volte ma se mi chiedete cosa c’è oltre ad un diario di viaggio del 1930, allora non ho risposta… forse un guazzabuglio di cose descritte di cui non ho colto l’essenza. Però, incuriosito su chi fosse ‘sto squilibrato in grado di redigere un diario senza contenuti che costa 15,00€, ho fatto alcune ricerche. Non sto a dilungarmi troppo, in soldoni era uno che per alcuni motivi era un disadattato sociale costretto a fuggire dal cuore pulsante della Russia verso l’Armenia. Ma la cosa che mi ha colpito è ancora questo mantra russo: “nel caucaso la vita è a contatto con la natura, semplice e felice”. Poi finì male, perchè era apertamente ostile al natìo di Gori e dopo alcuni scritti contro Stalin finì prima in un campo di lavoro sugli Urali e poi un gulag in Siberia in cui morì.

Forse questo doveva essere anticiparmi il concetto che il Caucaso va visto e vissuto e se provi a raccontarlo non riesci a trasmettere quello che vorresti.
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