MICHELETN
07-09-2006, 13:20
Ciao a tutti,
ieri sera, anzi questa mattina alle 3 sull'onda dell'entusiasmo dell'esperienza appena passata ho scritto questo racconto, così per non dimenticare una serata speciale.
Volare di Notte.
Un giovedì sera come tanti altri, lasciare il lavoro alle cinque per fare un meritato violetto serale in parapendio. Dopo il volo una pizza a Vezzano, due chiacchere, anche il pizzaiolo vola in parapendio. Poco dopo arriva anche il Tarci a bere una birretta, ciao come và, volato, come sempre, cosa hai fatto, cosa non hai fatto….
Usciamo dalla pizzeria, sono le dieci passate, ero d’accordo con il Manuel dopo il volo di andare a casa sua per montare gli alettoni sul mio Piper radiocomandato per poter azzardare qualche acrobazia in più…
Vedo che sta pensando a qualcosa di strano, mi guarda e dice: “si, però a casa mia ci andiamo in volo…….” Cavolo, è da quando volo che sento parlare di questi fatidici voli di notte sulla città, della magia del volo sotto la luna, dell’atterraggio al buio, del decollo al buio… del dover fuggire appena atterrati ai vigili urbani chiamati da qualche nonnetto impaurito a vedere dei parapendio in volo di notte……
Rientro al Bar dove avevo appena salutato il Tarci e gli dico “ Vieni a fare un giro con me e il Manuel? Poi ti spiego….” Lui capisce, sogghigna, finisce la sua birra ed esce. Pochi minuti dopo stiamo risalendo il Monte Bondone. Mentre guido inizio a pensare dentro di me a quello che stavo facendo, sulla carta nulla di complicato e complesso ma comunque sempre una cosa nuova, mai fatta. Sinceramente la mia unica paura era quella che una volta in volo il vento da Nord ci fermasse limitando la nostra efficienza in volo e di fatto non permettendoci di arrivare all’atterraggio deciso. Il tiro da fare è di 10 KM in linea d’aria, il dislivello è di 1400 metri, se tutto va bene dovrebbero avanzarci 400 metri….. e se non si arriva… certo, c’è l’aeroporto e tanti altri prati ma vorremmo evitare di finire sulla prima pagina del giornale…..
L’emozione che provo è simile a quella che si prova durante il primo volo, un misto di timore ma anche forte desiderio di fare questa cosa. Chiaramente il desiderio deve essere più forte, altrimenti non c’è la forza per agire con freddezza in caso di inconvenienti.
Ci avviamo a piedi verso l’arrivo della seggiovia del Montesel dalla quale decolleremo. Non vola una mosca, c’è la luna piena e il vento è calmo. Davanti a noi le luci della città.
Arrivati in decollo iniziamo a prepararci, stendere le vele e con l’auto del Tarci e delle pile elettriche per far luce controlliamo bene i cordini della vela, cosa fondamentale in quanto la notte non si vede se durante la fase iniziale del decollo ci sono nodi nel fascio funicolare.
Mi vesto, si sta bene anche senza giacca ma penso che se succede qualche cosa e finisco su una pianta o chissà dove nel bosco meglio aver caldo che freddo…tutta la notte…. Non so perché in certi momenti si pensano certe cose, ma la giacca la metto……. Un amico è in città, in atterraggio e ci informa che in valle non si muova una foglia. La cosa sicuramente mi fa piacere. Un po’ meno il fatto che le batterie del cellulare sono scariche….
Manuel è pronto, bretelle in mano che aspetta il momento buono. Ad un certo punto parte, una gran corsa giù per il pendio e finalmente decolla. Siamo in leggero sottovento (ma proprio leggero) con un po’ di vento di taglio. Tutto questo non aiuta certo il decollo. Ora tocca a me, non penso a niente, al cellulare scarico, a dove atterrò (io non ho mai visto quel atterraggio nemmeno di giorno…). Penso solo a fare un bel decollo. E così è.
Inizio a correre, vedo con la coda dell’occhio che la vela è salita bene, la freno al momento giusto e in due secondi mi trovo in volo, solo il fruscio dei cordini disturba questo momento. E’ uno spettacolo, un momento magico.
Mi giro e vedo il Tarci che mi saluta con la pila in mano, il Bondone è sotto e dietro di me maestoso e tutto nero visto a mezza notte. Piano piano sorvolo tutte le piste da Sci, passo Vanezze, esco verso Sardagna. Non ho mai volato su Trento di notte, il volo inizialmente è liscio come l’olio. Vedo casa mia, il mio ufficio, il centro della città, ripercorro tutte le strade e le stradine. Si avanza bene, anzi una leggera brezza da Sud ci spinge verso l’atterraggio. Manuel mi comunica che spegne la radio perché ha le pile scariche, ma che dopo in atterraggio la riaccende per indicarmi dove è esattamente. Passato il centro città il volo si fa un po’ mosso, ci si accosta leggermente al Soprassasso che molto probabilmente dopo una giornata di sole sprigiona ancora qualche bolla di calore. Il cielo è un po’ coperto ma illuminato dalla luna piena, a macchie blu scure e grigie, di tanto in tanto alzo lo sguardo e vedo questa velona bianca e rossa sopra la mia testa con questo sfondo mimetico illuminato a chiazze. Difficile da spiegare a parole, una cosa unica da vedere.
Dopo una ventina di minuti in planata arrivo sulla verticale della zona di atterraggio, purtroppo non riesco a comunicare via Radio con Manuel perché le sue pile erano proprio scariche. Individuo comunque velocemente il campo per l’atterraggio e poco dopo intravedo anche Manuel che atterra. Imposto il mio finale, anche se è buio non è un problema valutare la quota. Mano a mano che mi avvicino al terreno capisco che l’erba è alta vedo lui che non avanza nemmeno su dai fili più alti… e di fatti è così… due passi e poi mi inciampo e la vela si ferma davanti a me. Tutto bene, passano pochi istanti, abbandonata la concentrazione del volo mi restano solo le emozioni, profonde e forti di questa planata di notte sulla città accompagnati dal chiarore della Luna. Facciamo la vela a fiocco e cerchiamo di uscire dal campo. Una volta sulla strada troviamo due vecchietti che erano sul poggiolo di casa e ci hanno visto arrivare in volo, divertiti e incuriositi da tutto questo.. Scambiamo due parole e ci avviamo verso casa di Manuel li vicino. Accendiamo la luce del giardino e pieghiamo le vele.
Dopo due minuti esce sua mamma di casa svegliata nel pieno della notte dai nostri rumori, ci guarda e inizialmente non capisce……….. poi ci dice “Ma voi se mati…..” e Manuel “Dai Mama che no l’è la prima volta che l’fago…” Vabè dai Buona Notte…. Pieghiamo le vele e tutti a casa. Sono andato a dormire alle 3 di notte, dopo aver scritto questo racconto, questa mattina in ufficio ero un po’ in coma.
Michele
ieri sera, anzi questa mattina alle 3 sull'onda dell'entusiasmo dell'esperienza appena passata ho scritto questo racconto, così per non dimenticare una serata speciale.
Volare di Notte.
Un giovedì sera come tanti altri, lasciare il lavoro alle cinque per fare un meritato violetto serale in parapendio. Dopo il volo una pizza a Vezzano, due chiacchere, anche il pizzaiolo vola in parapendio. Poco dopo arriva anche il Tarci a bere una birretta, ciao come và, volato, come sempre, cosa hai fatto, cosa non hai fatto….
Usciamo dalla pizzeria, sono le dieci passate, ero d’accordo con il Manuel dopo il volo di andare a casa sua per montare gli alettoni sul mio Piper radiocomandato per poter azzardare qualche acrobazia in più…
Vedo che sta pensando a qualcosa di strano, mi guarda e dice: “si, però a casa mia ci andiamo in volo…….” Cavolo, è da quando volo che sento parlare di questi fatidici voli di notte sulla città, della magia del volo sotto la luna, dell’atterraggio al buio, del decollo al buio… del dover fuggire appena atterrati ai vigili urbani chiamati da qualche nonnetto impaurito a vedere dei parapendio in volo di notte……
Rientro al Bar dove avevo appena salutato il Tarci e gli dico “ Vieni a fare un giro con me e il Manuel? Poi ti spiego….” Lui capisce, sogghigna, finisce la sua birra ed esce. Pochi minuti dopo stiamo risalendo il Monte Bondone. Mentre guido inizio a pensare dentro di me a quello che stavo facendo, sulla carta nulla di complicato e complesso ma comunque sempre una cosa nuova, mai fatta. Sinceramente la mia unica paura era quella che una volta in volo il vento da Nord ci fermasse limitando la nostra efficienza in volo e di fatto non permettendoci di arrivare all’atterraggio deciso. Il tiro da fare è di 10 KM in linea d’aria, il dislivello è di 1400 metri, se tutto va bene dovrebbero avanzarci 400 metri….. e se non si arriva… certo, c’è l’aeroporto e tanti altri prati ma vorremmo evitare di finire sulla prima pagina del giornale…..
L’emozione che provo è simile a quella che si prova durante il primo volo, un misto di timore ma anche forte desiderio di fare questa cosa. Chiaramente il desiderio deve essere più forte, altrimenti non c’è la forza per agire con freddezza in caso di inconvenienti.
Ci avviamo a piedi verso l’arrivo della seggiovia del Montesel dalla quale decolleremo. Non vola una mosca, c’è la luna piena e il vento è calmo. Davanti a noi le luci della città.
Arrivati in decollo iniziamo a prepararci, stendere le vele e con l’auto del Tarci e delle pile elettriche per far luce controlliamo bene i cordini della vela, cosa fondamentale in quanto la notte non si vede se durante la fase iniziale del decollo ci sono nodi nel fascio funicolare.
Mi vesto, si sta bene anche senza giacca ma penso che se succede qualche cosa e finisco su una pianta o chissà dove nel bosco meglio aver caldo che freddo…tutta la notte…. Non so perché in certi momenti si pensano certe cose, ma la giacca la metto……. Un amico è in città, in atterraggio e ci informa che in valle non si muova una foglia. La cosa sicuramente mi fa piacere. Un po’ meno il fatto che le batterie del cellulare sono scariche….
Manuel è pronto, bretelle in mano che aspetta il momento buono. Ad un certo punto parte, una gran corsa giù per il pendio e finalmente decolla. Siamo in leggero sottovento (ma proprio leggero) con un po’ di vento di taglio. Tutto questo non aiuta certo il decollo. Ora tocca a me, non penso a niente, al cellulare scarico, a dove atterrò (io non ho mai visto quel atterraggio nemmeno di giorno…). Penso solo a fare un bel decollo. E così è.
Inizio a correre, vedo con la coda dell’occhio che la vela è salita bene, la freno al momento giusto e in due secondi mi trovo in volo, solo il fruscio dei cordini disturba questo momento. E’ uno spettacolo, un momento magico.
Mi giro e vedo il Tarci che mi saluta con la pila in mano, il Bondone è sotto e dietro di me maestoso e tutto nero visto a mezza notte. Piano piano sorvolo tutte le piste da Sci, passo Vanezze, esco verso Sardagna. Non ho mai volato su Trento di notte, il volo inizialmente è liscio come l’olio. Vedo casa mia, il mio ufficio, il centro della città, ripercorro tutte le strade e le stradine. Si avanza bene, anzi una leggera brezza da Sud ci spinge verso l’atterraggio. Manuel mi comunica che spegne la radio perché ha le pile scariche, ma che dopo in atterraggio la riaccende per indicarmi dove è esattamente. Passato il centro città il volo si fa un po’ mosso, ci si accosta leggermente al Soprassasso che molto probabilmente dopo una giornata di sole sprigiona ancora qualche bolla di calore. Il cielo è un po’ coperto ma illuminato dalla luna piena, a macchie blu scure e grigie, di tanto in tanto alzo lo sguardo e vedo questa velona bianca e rossa sopra la mia testa con questo sfondo mimetico illuminato a chiazze. Difficile da spiegare a parole, una cosa unica da vedere.
Dopo una ventina di minuti in planata arrivo sulla verticale della zona di atterraggio, purtroppo non riesco a comunicare via Radio con Manuel perché le sue pile erano proprio scariche. Individuo comunque velocemente il campo per l’atterraggio e poco dopo intravedo anche Manuel che atterra. Imposto il mio finale, anche se è buio non è un problema valutare la quota. Mano a mano che mi avvicino al terreno capisco che l’erba è alta vedo lui che non avanza nemmeno su dai fili più alti… e di fatti è così… due passi e poi mi inciampo e la vela si ferma davanti a me. Tutto bene, passano pochi istanti, abbandonata la concentrazione del volo mi restano solo le emozioni, profonde e forti di questa planata di notte sulla città accompagnati dal chiarore della Luna. Facciamo la vela a fiocco e cerchiamo di uscire dal campo. Una volta sulla strada troviamo due vecchietti che erano sul poggiolo di casa e ci hanno visto arrivare in volo, divertiti e incuriositi da tutto questo.. Scambiamo due parole e ci avviamo verso casa di Manuel li vicino. Accendiamo la luce del giardino e pieghiamo le vele.
Dopo due minuti esce sua mamma di casa svegliata nel pieno della notte dai nostri rumori, ci guarda e inizialmente non capisce……….. poi ci dice “Ma voi se mati…..” e Manuel “Dai Mama che no l’è la prima volta che l’fago…” Vabè dai Buona Notte…. Pieghiamo le vele e tutti a casa. Sono andato a dormire alle 3 di notte, dopo aver scritto questo racconto, questa mattina in ufficio ero un po’ in coma.
Michele