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Visualizza la versione completa : Piccoli Valentino Rossi crescono ???


Gs2000Marco
28-04-2006, 15:06
un articolo di giornale scritto da una mia amica :


Nella piccola officina romana Livio Morbidelli smontava e rimontava
moto, regolava a orecchio la carburazione di un motore capriccioso,
registrava con cura la corsa di una frizione e suo figlio, il piccolo
Franky (piccolissimo in verità, era trascorso solo qualche mese dal 4
dicembre del‘94, la sua data di nascita) lo fissava da una seggiolina.
Gli occhi curiosi a cercare il segreto di quella magia che soltanto le
mani di papà sapevano creare. Il sapiente incastro di pezzi di ricambio
inerti riempiva quel luogo del rombo di un motore, per Franky la musica
più dolce del mondo. «Che c'hai da guardà piccoletto?», gli domandava
Livio, mentre già sapeva che presto suo figlio sarebbe salito su una
moto.
A nove mesi, la prima volta. Su una «quasi moto». Creata per lui da
papà. Con due rotelline affiancate alla ruota posteriore, per sostenere
l’incerto andamento delle prime curve. Sembrava ci fosse nato su quella
sella. Un qualsiasi suo coetaneo avrebbe trovato più comodo un
seggiolone ma per lui il mondo era meglio percorrerlo, da subito,
prestissimo, su due ruote, piuttosto che vederlo da un punto fermo
aspettando la pappa.

Da allora di moto Franky ne ha inforcate tante, sempre sotto lo sguardo
di Livio, il suo nume tutelare, il suo amico, il papà. La prima volta
in pista a Torigola, quando ha soltanto un anno e mezzo e ci mette 5
minuti per fare un giro mentre «i miei amici di 6 anni mi sfrecciavano
accanto e mi scherzavano» ricorda. Poi le gare con le minimoto. E qui
Franky, papà romano e mamma brasiliana di Recife, il gas inizia ad
aprirlo, tutto: 50 gare, 43 vittorie. Adesso, a 11 anni, i primi test
sulle 125, in sella a qualcosa che somiglia sempre meno a un giocattolo
e sempre più a un affare serio, e anche in questo caso lui, il bambino,
lascia i grandi a bocca aperta.
Piccoli Valentino Rossi crescono? Parrebbe di sì. Per gli addetti ai
lavori Franky, un 12 sulla tuta, 38 chili sulla bilancia e un metro e
mezzo d’altezza, è già il «fenomeno». «Andiamoci piano, almeno qui,
fuori dalla pista. Prima di tutto è un bambino. Non dev’essere caricato
di troppe aspettative» precisa Livio. «Se deve divertì, per ora è un
gioco». Fatto sta che il piccolo pare un predestinato. Lo capisci
quando lo vedi per la prima volta perché il pensiero vola ad Ayrton. Di
quel Senna ha lo sguardo: così profondo da farti pensare che sia un
metro più avanti degli altri e sappia già cosa c’è oltre la curva.
Se gli domandi quanto ci sia di gioco e quanto di impegno in ciò che
fa, dice «66 per cento impegno, 34 gioco». Perché proprio 66? «Perché
mi piace ragionare per percentuali». La percentuale di ozio della sua
giornata è irrisoria. Sveglia alle 6.30, colazione e subito sul pulmino
della scuola («Quello si che mi fa paura, non riesco mai a vedere dove
stiamo andando»). Alle 13.30 il ritorno a casa, poi i compiti e la
playstation: si gioca a Moto Gp e al calcio virtuale di Pro Evolution
Soccer 5. «Arrivo a casa distrutto, la mia giornata è un long running!»
fa serio. Un long running… ma ha davvero 11 anni? Allora gli chiedi
cosa sia la paura. «In pista quella dei voli che non finiscono mai,
finora in 125 non sono mai cascato ma so che succederà, perché ogni
pilota, prima o poi, supera il suo limite, e la soglia è la caduta,
come per gli eroi».
Una frase che ti potresti aspettare da un Mik Doohan, forse. E mentre
capisci che in fondo una parte di lui vorrebbe superarla presto quella
soglia, limare la tuta per sentire l’effetto che fa, gli domandi: fuori
dalla pista che paure hai? «Nessuna. Davvero nessuna». Il desiderio
vero, il sogno, è quello di tutti i ragazzini che si incantano davanti
alle gare di motociclismo: «Andare al Mondiale», dice, «e magari
diventare uno di quelli di cui parlano in tv e in giro».
Per diventare «uno di quelli» a Franky non manca nulla. Guida pulita,
un pennello in curva, un Freddie Spencer in miniatura, un lampo sul
rettilineo, testa (tanta) sotto il casco, coraggio da vendere. E poi i
numeri, quelli che contano e fanno ben sperare. A ogni prova abbatte
secondi. Lo fa su un circuito in Sardegna, nel sassarese, l’unico dove
per ora gli è concesso di provare. Già, perché fino al compimento dei
14 anni non potrà fare di più. Lo dice il regolamento. In questo
circuito, lungo un chilometro e 650 metri, una 125 Gp, quelle da 70
mila euro, aveva fermato il cronometro a 57 secondi. Franky, dopo
soltanto quattro test, l’ha fissato a 53. Con la sua, un’Aprilia da
molti, molti euro di meno, «aggiustata» da Livio e dalle mani di Guido
Mancini, il meccanico che ha «tirato su» Loris Capirossi, Vale The
Doctor, Andrea Dovizioso.
«’Sto ragazzino qua va forte, eh!». A dirlo è proprio Mancini: «Per me
diventa anche più bravo di Valentino. Vale a 14 anni ti faceva il giro
veloce, ma non teneva il passo, si distraeva, tra una prova e l’altra
al Mugello andava per ciliegie (ride). Franky è costante e di anni ne
ha solo 11. E poi ne capisce di meccanica. Scende dalla moto e mi dice:
“Ehi Guido, secondo me non va la carburazione...” Io metto mano e la
moto poi funziona».

Monta e riparte. Sì, Franky riparte ogni volta. Anche dopo che un
pistone matto si blocca sul dritto e a 160 km all’ora la moto inchioda.
Lui, con la calma dei campioni, la tiene, resta in sella per 200 metri,
non perde la calma. Si ferma in attesa che lo riportino ai box, per
ripartire subito. Perché in fondo la vita dei Morbidelli è una partenza
continua, uno start a gas aperto. Una lotta contro il tempo, per fare
il tempo. Su e giù da un furgone a scaricare attrezzi, gomme e la
seggiola, quella di 11 anni fa, su cui Franky ancora s’accomoda a
riposar la testa. Quella testa da grande che fa un po’ paura. Anche se
poi torna bambino e ti spiega che lo sponsor che preferisce è il suo
gelataio di Fano «perché mi dà il cono gratis».
E da grande cosa farà Franky? «Vorrei comprare una casetta e diventare
uno di quei vecchietti sereni che coltivano l’orto» Un pensiero,
questo, che è velocità pura. Un pensiero che riporta a casa, alla
famiglia, a quel pizzico di fatalità romanesca che a questa gente non
manca. Perché se domandi a Livio cosa potrebbe accadere se il sogno
dovesse interrompersi, ti risponde: «Se succede ce ne andiamo tutti al
mare!».

freedreamer11
28-04-2006, 18:22
.....

Sembra una favola di altri tempi...molto brava la tua amica, falle i complimenti!
Per Franky aspettiamo a dirlo, deve ancora crescere ma intanto: mille in cul0 alla balena a lui.