Visualizza la versione completa : IRAN - Agosto 2017- Report Lungo a Puntate
Antonio Tempora
01-11-2017, 13:32
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PREMESSA
La prima guida dell’Iran, acquistata per programmare il viaggio porta la data del 2008.
Era stata comperata alla Libreria del Viaggiatore a Roma con le guide per il viaggio Giorgia-Armenia che avevo considerato come “viaggio preparatorio”
Poi la disgraziata invasione dell’Ossezia del Sud da parte della Georgia con il successivo intervento armato della Russia ha fermato il progetto sul nascere.
Problemi di lavoro e personali non mi hanno permesso di effettuare viaggi impegnativi e “costosi” fino la 2012 quando, sempre con mia moglie Lilli, con la quale ho percorso Km.200.000 dei Km.300.000 coperti dal 1992, abbiamo attraversato Istria-Croazia-Bosnia-Montenegro-Albania-Grecia-Turchia.
Nel frattempo Ramadan per circa quattro anni terminava nel mese di Agosto, per me che viaggio per motivi culturali oltre che per piacere, non poter interagire con la popolazione dei luoghi che visito in un momento così conviviale come il pasto, specie nei “ristoranti di strada”, era un problema che ha ulteriormente allungato i tempi di realizzo del mio “Progetto Iran”.
Ma l’ostacolo più grande è stato il “Carnet De Passage” dato che prima la mia moto era intestata alla mia società poi a mia moglie ed in entrambi i casi non riuscivo a trovare uno straccio di compagnia assicuratrice con cui sottoscrivere la polizza fideiussoria.
Infine la malattia del nostro Leonino, un meticcio di Yorkshire, che per 17 anni e mezzo ci ha donato il suo amore ed affetto, non ci ha dato lo spirito di affrontare un viaggio così impegnativo in luoghi così lontani da casa da impedirci di tornare per un improvviso aggravarsi della sua condizione.
Leonino se ne è andato il 2 Febbraio 2016 conservando la sua dignità ed orgoglio dimostrati in tutta la sua vita ma specie negli ultimi due anni quando, nonostante la progressiva perdita d’uso delle sue gambe, aveva continuato la sua esistenza senza lamenti e donandoci gioia ed affetto anche più di prima.
Lo scorso anno siamo partiti ad Agosto per il Viaggio MAROCCO-ANDALUSIA-PORTOGALLO
http://www.quellidellelica.com/vbforums/showthread.php?t=462686
Il ritorno a Roma è stato il primo dal 1998 senza il nostro amato Leonino.
Quest’ anno grazie all’ aiuto di Eligio Arturi ( Mototouring srl ), conosciuto nel 1995 quando era il Tour Leader del “Top Dream Namibia” organizzato dal BMW Motoclub Italia e con il quale ho effettuato anche i viaggi in Tunisia nel 1996 ed in Marocco nel 2003, sono riuscito a trovare una agenzia assicurativa che ha stipulato una polizza triennale fideiussoria per la moto di mia moglie.
Risolto il problema “Carnet” mi sono messo al telefono per fissare un appuntamento con l’ Ufficio Consolare Iraniano per il rilascio del visto, pratica che ho sempre svolto personalmente come in occasione del viaggio in Siria e Giordania del 2007.
http://www.quellidellelica.com/vbforums/showthread.php?p=2235198
Chiamo il consolato gli inizi di Luglio e quando chiedo gli orari e informazioni per le pratiche di rilascio del visto per un viaggio con mia moglie sulla nostra moto in Iran, mi sento rispondere che l’ingresso di moto in Iran è proibito dallo scorso Maggio.
Panico e sconforto come da mio post:
http://www.quellidellelica.com/vbforums/showthread.php?t=475242
Telefonate e ricerche ai vari amici in Italia ed Estero, poi mi rivolgo ad un’agenzia di Roma, tra l’altro vicino a dove abito: Project Export Service http://www.projetvisti.it/
Stabiliamo di chiedere un semplice Visto Turistico, la cosa strana è che il loro referente in iran chiede anche copia del Carnet, oltre alla polizza sanitaria e la prima prenotazione alberghiera, cosa che mi fa ben sperare.
Tramite una mia ex vicina di casa, studentessa Iraniana, ero entrato in contatto settimane prima con Payam, agente della Marco Polo, agenzia turistica Iraniana.
Lo incontro a Roma e parlando in Italiano perfetto, accetta di aiutarmi durante il viaggio a prenotare gli alberghi giorno per giorno.
Lui, sua sorella Sepideh ed il suo collega Hamid, si rivelano utilissimi: non solo prenotano ma pagano il conto dell’albergo mandandomi via WhatsApp ( Payam mi aveva portato a Roma una Sim Iraniana che avevo montato su un secondo smartphone ) copia del voucher.
La mattina messaggiavo con Sepideh e la informavo della tappa giornaliera, della meta e del tipo di albergo richiesto, in alcuni casi come Persepoli ed Abianeh suggerisco io il nome dell’albergo.
Quando arriviamo la stanza è già confermata e pagata.
Nessun sovrapprezzo sul costo stanza e tariffa forfettaria di 100 euro per il servizio offerto non ultimo il fatto di avere sempre a disposizione, in caso di necessità, una voce amica in loco a cui rivolgersi per risolvere un problema imprevisto in lingua iraniana.
Il conto degli alberghi l’ho pagato ad un suo referente in Esfahan ed il conto finale a Roma quando ho incontrato Payam durante uno dei suoi periodici viaggi di lavoro in Italia dove anche lui, come la mia ex vicina di casa, è studente universitario.
Il fatto di aver avuto anticipati i costi alberghieri ha evitato di dover cambiare grosse cifre e portare in giro quantità di valuta Iraniana, con la benzina a 20 centesimi di euro al litro (!!!!!) ed il costo irrisorio del cibo nei ristoranti anche di “lusso” rispetto a quelli di casa nostra, potevo cambiare 100-200 dollari (ma anche gli Euro sono molto ben accettati ) alla volta sapendo che sarebbero durati diversi giorni.
In pratica ho pagato in valuta Iraniana solo gli “extra” in albergo e le spese giornaliere.
Ho avuto i vantaggi di un’agenzia di viaggi senza dover essere legato ad un programma di viaggio con tappe giornaliere prefissate e senza possibilità di variazione.
Ogni giorno decidevo la tappa ed i giorni di sosta.
Tramite Payam ho ottenuto la prima prenotazione alberghiera a Jolfa per l’“Invito” richiesto per l’ ottenimento del Visto per l’ ingresso in Iran.
Finalmente il 25/07 ottengo il Visto, rilasciato in Iran il 21/07, la partenza è prevista il 27/07 ma decido di posporlo di un giorno dato che, visti i problemi ed i dubbi per la partenza, anche la Patente internazionale era stata richiesta in ritardo ed arriverà il 26/07.
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Tramite la solita agenzia Traghettiweb (traghettiweb.it) prenoto il traghetto con lo sconto per soci BMW: partenza con Anek da Ancona, doppia esterna più moto, solo andata.
Aver posticipato la data di partenza si rivela una fortuna: la sera del 26/07 vado in garage a montare le valigie Vario, mettere le borse, preparare tutto con largo anticipo per evitare imprevisti dell’ultimo momento.
Setto la sospensione Ohlins posteriore (confesso che l’ Ohlins anteriore non lo tocco ) per il viaggio che, anche se abbiamo ridotto di molto il bagaglio, come al solito prevede che la nostra moto sia “stracarica”.
Agisco prima sul precarico, poi sul freno in compressione e quando vado in ginocchio a stringere quello del freno in estensione mi ritrovo con le dita unte d’olio!
Mi attacco al telefono e chiamo Michele di RS Sospensioni che conosco dal 1999 quando ho montato Ohlins sulla mia GS1100 del 1994 che ancora possiedo.
Mi dà appuntamento per l’indomani nonostante sia in pieno trasloco nella nuova sede della sua officina.
Il giorno dopo, nonostante i lavori per il suo trasloco, mi smonta e revisiona l’ammortizzatore che sicuramente, visto il danno interno, presto o tardi mi avrebbe lasciato per strada.
Ora tutto è pronto per un viaggio la cui programmazione di ben 9 anni lo rende un sogno che sta per avverarsi.
IL VIAGGIO IN CIFRE
• Partenza da Roma 28/07/2017 – Ritorno a Roma 23/08/2017
• Giorni in Viaggio : 27
• Kilometri su Odometro alla partenza : 147.650
• Kilometri su Odometro al ritorno : 159.276
• Kilometri registrati come percorrenza dal’ Odometro : 11.626
• Kilometri registrati come percorrenza dal GPS: 11.865
• Media di ore trascorse in moto nei giorni in viaggio ( escluse soste ) H 6,42
• Media di Kilometri percorsi nei giorni in viaggio (20) Km.581
• Paesi attraversati e visitati: Grecia-Turchia-Iran-Bulgaria-Serbia-Croazia-Slovenia
MOTO
R1200GS Giugno 2006 con ABS
Frenata assistita e ripartitore di frenata
Valigie VARIO con borse interne + borse esterne Touratech
Amortizzatori Ohlins
Pneumatici Metzeler Tourance
GPS
• Garmin 60csx – Ancora valido anche se con il sole di fronte perde di visibilità e non è comodo nelle svolte come negli ultimi modelli.
• City Navigation Europe 2013 – Non ho fatto aggiornamenti successivi.
• OSM-IRAN – Grazie a FAGOT che ha risposto ad una mia richiesta di aiuto su QDE ho scoperto il sito http://garmin.openstreetmap.nl/ - La mappa dell’IRAN si è rivelata precisa ed utile.
ATTREZZATURA FOTOGRAFICA
• Pentax K5 IIs – Zoom Pentax DA* 16-50 ED AL
• Nikon Coolpix 7800
• Pentax WG-II
• Videocamera Sanyo Xacti HD
• Filtro Polarizzatore – telecomandi per Pentax e Nikon
• Cavalletto Monfrotto - uno grande ed uno portatile da cintura
• Borsa Interna per Fotocamera GIVI T508 all’ interno della borsa da serbatoio BMW
Resoconto Spese: € 6091,34 – Media giornaliera € 225,60
Visto Iran € 470,00
Carnet De Passage € 450,00
Patente internazionale ( 3 anni ) € 120,00
Fideiussione Ass.Va ( 3 anni ) € 400,00
Tot. € 1.440,00
Traghetto € 474,80
Benzina € 611,40
Autostrada € 120,00
Tot. € 1.206,20 27gg = € 44,67
Hotel € 1.740,00
Ristorante € 979,00
Bar € 77,75
Tot. € 2.796,75 27gg = € 102,44
Visite + Guide Turistiche Private € 269,15
Taxi € 111,40
Tot. € 383,55
Souvenirs € 183,54
Varie € 81,30
Tot. € 264,84
TOTALE GENERALE € 6.091,34 27gg = 225,60
ESCLUSO VISTI € 4.651,34 27gg = 172,27
FAQ
• VISTO - Come per ogni viaggio extra Europeo che lo richiede questa è la fase più noiosa, spesso complicata e costosa. Per l’Iran occorre un “invito” da parte di un ente locale (agenzia viaggi) e la prenotazione del primo albergo. Occorre anche una polizza sanitaria (Che al solito ho sottoscritto con Europ Assistance “Medico e Moto No Stop – la copertura per la moto non includeva Iran ma ero coperto fino al confine con la Turchia. A seguito delle difficoltà incontrate e dai tempi ristretti mi sono rivolto ad un’agenzia di Roma. I passaporti devono essere consegnati e vengono restituiti con il visto.
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• CARNET DE PASSAGE – Il documento che più ha determinato l’attesa di così tanti anni alla realizzazione di questo viaggio. In pratica una volta ottenuta la fideiussione in favore di ACI il rilascio del documento non presenta alcuna difficoltà – Su come ci si deve comportare nel passaggio frontiera ci sono deversi post sul WEB e su QDE – E’ composto da varie pagine per ogni passaggio frontiera e deve essere restituito all’ ACI prima della scadenza.
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• GUIDA E CARTINA STRADALE – Diverse guide studiate ma l’unica portata è stata la LP. La cartina era della REISE acquistata nel 2008, precisa specie nella indicazione dei distributori di benzina – Tornato a Roma ho acquistato la versione 2017 che riportava le varie autostrade e strade a 4 corsie che in quella portata in viaggio erano solo in costruzione.
Per la Turchia raccomando il sito che riporta, aggiornata, la cartografia stradale nazionale:
http://www.kgm.gov.tr/Sayfalar/KGM/SiteTr/Root/Haritalar.aspx
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• BIBLIOGRAFIA – Nato nel 1954 in una famiglia molto abbiente e colta, sono stato educato al viaggio come esperienza culturale prima ancora che ludica. Quindi ho studiato e letto molto per essere in grado di capire i luoghi visitati e scegliere, quando necessario, le località da visitare e quelle a cui rinunciare per ragioni di tempo e necessità.
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• GPS vs SMARTPHONE – La cartina IRAN di http://garmin.openstreetmap.nl/
si è rivelata accurata anche se non riportava le ultime strade costruite recentemente. Comunque visto le precise indicazioni stradali è sufficiente segnare il percorso su carta con la numerazione delle strade ed andare sicuri di trovare e seguire il tragitto programmato. Piuttosto si dovrebbe aprire una discussione sulla precisione delle mappe su smartphone e sulla loro funzione “segui rotta” che sta rendendo superfluo il GPS ed i vari Navigatori, specie per le indicazioni di traffico in tempo reale (Istanbul e Theran lo rendono indispensabile). Il GPS rimane comunque indispensabile per le sue funzioni più dedicate alla rotta fuori dai tracciati convenzionali
• PASSAGGIO FRONTIERA – Il passaggio frontiera in Turchia è velocissimo, basta fare attenzione che sul passaporto siano stampati sia il timbro di ingresso che quello di uscita. Ero talmente concentrato sull’ ingresso in Iran da dimenticare (Prima volta in 5 passaggi in Turchia) di controllare e quando siamo rientrati ci hanno fatto un “cazziatone” perché non avevamo il timbro di uscita, tutto risolto in 15 minuti con una stretta di mano ed un sorriso. Il passaggio frontiera Iran a BAZARGAN è stato il più veloce e semplice di sempre: dopo le formalità Turche (I camion sono in un’altra sezione della dogana e quando siamo arrivati di mattina presto eravamo solo noi) ci si posiziona davanti ai due cancelli, marrone Turco e bianco Iraniano, quello marrone viene aperto subito ed occorre aspettare che una guardia Iraniana apra quello bianco. Noi abbiamo accettato l’offerta di aiuto di uno dei tanti che si offrono ad aiutarti al disbrigo delle pratiche doganali. La scelta si è rivelata vincente, con una mancia di 50 euro (esagerata per il mio entusiasmo – al ritorno ne ho dati 20) si è occupato di tutto mentre eravamo comodamente seduti ospiti dell’ Ufficio Turistico, in meno di 30 minuti eravamo fuori con passaporti e Carnet timbrati come da norma.
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• SICUREZZA E POSTI DI BLOCCO – Ogni volta che dicevo che saremo andati in Iran mi rispondevano “Ma non è pericoloso?”. L’ Iran è sicurissimo sia dal punto di vista del pericolo attentati che della criminalità. Gli Italiani, a differenza di Inglesi ed Americani, non hanno bisogno di essere accompagnati da una guida turistica su un percorso pre-organizzato, si possono muovere liberamente per tutto il paese senza dover dichiarare i loro spostamenti.
Con il mio stupore la mia guida Samane a Yazd lasciava la sua borsa sul sedile posteriore della sua macchina parcheggiata……
Solo una volta siamo stati fermati per strada in un posto di blocco per il controllo dei passaporti, sempre in maniera gentile ed educata. La presenza della polizia nelle città è discreta e cordiale ed una volta a Qazvin siamo stati scortati, dopo aver richiesto l’indicazione per il nostro albergo, da un poliziotto con la sua piccola motocicletta, fino all’ingresso del nostro albergo, in altri casi ci rivolgevamo alle pattuglie all’ ingresso delle città da visitare per chiamare un taxi che ci guidasse al nostro albergo.
Diverso in Turchia dove il “problema” Curdo è molto sentito. I posti di blocco sono molto frequenti ma siamo stati fermati, sempre con cortesia al punto che in uno ci hanno anche offerto delle bibite, solo due volte. In compenso sono diminuite le “trappole radar” visto che la Gendarmeria rimane asserragliata dietro le installazioni poste all’ esterno delle caserme-
• STRADE- Le strade in Iran sono migliori di quelle sperimentate in Turchia nel 2004-2005 (Oggi notevolmente migliorate!). Anche le strade secondarie sono ben asfaltate e segnalate. I segnali stradali sono sia in Farsi che in Inglese e la numerazione delle strade è precisa così come le indicazioni kilometriche sempre in doppia lingua. Le strade di maggiore comunicazione sono a 4 corsie. Le Autostrade sono gratuite ed i casellanti all’ arrivo della nostra moto ci salutavano con entusiasmo. I limiti di velocità sono applicati solo alle auto locali, noi in autostrada e strade a 4 corsie andavamo regolarmente a Kmh120-130, sulle altre ad andatura di crociera max Kmh 90.
Nei passi ad oltre 2000 metri il fondo stradale è “zigrinato”, cosa che a me provoca un fastidio particolare…..
• BENZINA – I distributori di benzina sono frequenti ma non ben segnalati e quasi sempre occorre uscire dal proprio percorso perché sulla corsia opposta. In Iran le macchine vanno quasi tutte a GAS (l’Iran ha la terza riserva di gas al mondo) quindi molti distributori sono solo per il gas, quasi sempre di colore bianco. Quelli per la benzina hanno quasi tutti la “rossa” quindi considerate di “scatalizzare” la vostra moto. La benzina non è razionata e non ho avuto bisogno di una “tessera”. I benzinai sono cortesi e ti fanno passare avanti alle tante motociclettine (In Iran sono vietate le moto superiori a 200cc.). La benzina costava 1000 Toman (10000 Rial) cioè circa 20-25 centesimi!
• TRAFFICO – Forse l’unica nota dolente: il traffico nelle città è caotico ma soprattutto non vengono rispettate le più elementari norme del codice della strada a cominciare dal diritto di precedenza che è esclusivo di tutti in special modo del più forte (camion e furgoni), attenzione nelle rotatorie e nei cambi carreggiata. A metà viaggio avevo fatto l’abitudine ed ero diventato “cattivo” anche io. I pedoni poi non contano nulla e quindi attenti ad attraversare quando in visita alle città.
Capitolo a parte i DOSSI onnipresenti ad ogni uscita ed entrata di città e paesi oltre che lungo le strade ai posti controllo. Fate attenzione perché mal segnalati.
• MONETA – Ufficialmente il RIAL praticamente il TOMAN. Quando vi riferiscono il prezzo di un articolo è sempre in TOMAN, basterà aggiungere uno zero ed avrete il corrispettivo in RIAL da calcolare sulla vostra APP di Currency Exchanger sul cellulare. La vostra valuta, Dollari ed Euro, possono essere cambiati negli Exchange presenti in ogni città che cambiano a tassi molto più convenienti delle innumerevoli filiali di banca presenti in tutti i paesini e città. Tutti in Iran utilizzano carte di credito bancarie locali anche per gli acquisti più economici quindi la circolazione del contante è limitata. Le carte di credito VISA-MASTERCARD-AMEX subiscono il Veto USA ma possono essere usate in alcuni esercizi commerciali (es. Tappeti a Tabriz) ed in alcuni EXCHANGE nelle città più importanti – Un consiglio: Non cambiate subito tutta la vostra valuta, calcolate i prezzi degli alberghi prenotati e stabilite quanto vi occorre in RIAL per il periodo 3-4 giorni, l’inflazione in Iran corre e si guadagna non poco al cambio rispetto al tasso ufficiale. In ogni caso se si è in emergenza ogni albergatore è in grado di cambiare 50 euro.
• CLIMA-OROGRAFIA – In Iran viaggia su un altopiano di altezza media 1000 metri sul livello mare. Le città principali sono a circa 1500 metri di altitudine, Abyaneh ad oltre 2000 metri. Quasi ogni giorno di viaggio si passano su strada i 2500 metri. Chi ha problemi di salute con l’altitudine ne tenga conto.
Ad Agosto viaggiavamo con circa 40 gradi di temperatura ma con un tasso di umidità del 10% cosa che rendeva la temperatura esterna abbondantemente sopportabile al contrario di quanto patito lo scorso anno in Portogallo ed al ritorno a Roma con 29 gradi ed il 60-70% di umidità.
Nelle città dove il caldo si fa più sentire, come Yazd, occorre portarsi dietro la bottiglietta d’acqua ed i negozi sono chiusi all’ora di pranzo mentre la vita serale e notturna è vivace.
• CURVE E TORNANTI – Programmare un viaggio in Iran per visitare i siti storici e le città più importanti per potersi anche sbizzarrire su curve e tornanti può rivelarsi una grossa delusione se si hanno meno di 20 giorni per soggiornare in questo splendido paese. Praticamente con l’eccezione della strada che costeggia il fiume Aras, la discesa da Ardabil ad Astara, la strada da Qazvin alla Valle di Alamut, la vecchia strada di collegamento tra Shiraz-Esfahan-Kermanshah che attraversa il Luristan, la strada da Zanjan al Takht e Soleyman, il rimanente delle nostre tappe di trasferimento si sono svolte su un altopiano brullo ed arido al limite monotono, con strade diritte e senza particolari attrattive paesaggistiche. Solo nel Luristan, con la vista degli splendidi Monti Zagros e nella Valle di Alamut, separata dal Mar Caspio dai Monti Arburz, si percorrono strade con paesaggi agresti di campi coltivati, alberi e fiumi gorgoglianti.
Naturalmente se si ha più tempo o con mete differenti da quelle classiche, sia ad Ovest, al confine con l’Iraq che a Nord tra il Caspio ed Alamut ci sono strade che possono soddisfare i patiti del fuoristrada e delle pieghe.
Per non parlare della parte desertica che, date le altissime temperature estive, non abbiamo considerato come meta in Agosto così come la costa del Golfo Persico.
• ABBIGLIAMENTO MOTO – Dal 2006 viaggiamo con la BOULDER una giacca della BMW con aperture davanti e dietro e maniche staccabili, leggera ma al tempo stesso protettiva anche con pioggia leggera, così efficace e pratica da essere subito sostituita con un modello con lo stesso nome ma caratteristiche meno performanti – Pantaloni SUMMER, anche loro dal 2006, certo il loro colore chiaro non aiuta e dopo 10 giorni di frequentazione delle strade con scarichi dai TIR e schizzi per la pioggia il loro aspetto cambia….ma si lavano facilmente e sono freschi.
L’abbigliamento intimo a pelle è essenziale nei climi molto caldi: Capilene o similare sia come T-Shirt e sotto pantalone, camicia leggera e traspirante, sotto casco un elemento che non finirò mai di raccomandare.
Ma l’elemento più determinante di questo viaggio è stata la “Camel Bag” acquistata da Decathlon da Lt 2. Riempita ogni giorno di acqua fresca con aggiunta di Polase e sistemata nella sacca interna (quella prevista per il salva-schiena) della mia giacca ci permetteva di bere in movimento dal suo lungo tubicino munito di rubinetto. Una è stata sufficiente per entrambi e non ci ha fatto sentire né la sete ed il caldo, anzi devo dire che nelle ore più calde stavamo meglio in moto che a passeggio in visita nelle città-
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• ABBIGLIAMENTO DONNE E POLIZIA MORALE – E’ stata la seconda domanda più frequente: “ma come si dovrà vestire tua moglie?”. Tutti i pregiudizi e le preoccupazioni sugli usi e costumi di uno stato Islamico definito “Integralista” si sono vaporizzati il primo giorno di ingresso in Iran. Accanto alle donne vestite in Chador ce ne sono, specie le più giovani, vestite con uno “spolverino” aperto su pantaloni attillati (Fuseaux o Jeans anche “strappati”), foulard tenuto molto “largo” sulla testa a scoprire i capelli. Una foto che non ho scattato per motivi di delicatezza e privacy vedeva due tavoli del caffé nella splendida sede dell’ Hotel Abbasi ad Esfahan: da una parte un Mullah con la sua famiglia, lui con il tipico cappello ed uno splendido mantello damascato, moglie, madre, due figlie, maschio di 6-7 anni, le donne in chador che messaggiano (compresa la madre) con lo smartphone e bevono Pepsi Cola – Altro tavolo con riunione di giovani donne tipo “Ladies Night”, vestite con abiti all’ occidentale, pantaloni aderenti con spolverino aperto su camicie che facevano trasparire il decolté, capelli visibili sotto i fouard o larghe sciarpe, trucco vistoso (L’Iran ha il più alto numero di Rino-Plastiche al mondo) una addirittura con scarpe “chanel” rosa dello stesso colore della cover del suo smartphone, treccia (mia moglie asseriva fatta con extension) camicia e reggiseno a balconcino sotto lo spolverino, che si faceva un “selfie”.
Il fatto che la famiglia del Mullah avesse smartphone e tablet dimostra che l’assunto che la popolazione e le donne in particolare, siano tenuta all’ oscuro del mondo moderno è falsa.
Gli uomini non possono indossare pantaloni corti ma possono portare le polo a manica corta.
Nessun integralista si è mai permesso per strada od in albergo di redarguire mia moglie od altre donne locali per il modo di vestire non “tradizionale”.
Per il resto basta attenersi alle normali regole di comportamento nei paesi Islamici descritte in ogni guida.
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• LINGUA – Naturalmente il FARSI ma in Iran il 60% della popolazione ha meno di 35 anni e quasi tutti, specie nelle città parlano Inglese e comunque hanno il traduttore automatico sullo smartphone.
Le reception di quasi tutti gli alberghi visitati parlavano Inglese, le altre facevano di tutto per capire e farsi capire così come tutte le persone incontrate lungo la strada, benzinai inclusi.
• TELEFONO-INTERNET – Noi avevamo una SIM Iraniana che può essere acquistata in ogni città, ci sono almeno 3 gestori nazionali. Io avevo anche la mia SIM aziendale con un ROAMING internazionale. Il WI-FI è presente ovunque, alberghi e negozi, gratis e veloce. A Tabriz mi sono collegato in Tethering con il cellulare di un tassista per ricevere in WhatsUpp con il nome dell’albergo dove farci accompagnare. I tassisti leggono e parlano in Farsi ma hanno sempre un amico a cui chiamare che parla in Inglese e seguono le strade con Google Map. Tutti hanno Instagram e WhatsUp mentre FB è limitato così come i siti WEB “sgraditi” e non mi riferisco solo a Youporn ma anche al Messaggero On Line…..Corriere Della Sera e Repubblica erano visibili.
• FOTOGRAFIE E VIDEO – Si può fotografare e riprendere tutto con l’esclusione dei siti militari e mai e poi mai nei pressi delle centrali atomiche. I militari, poliziotti e vigili urbani non si fanno fotografare, ad Esfahan un vigile fotografato mentre comminava una multa mi ha chiesto gentilmente ma fermamente di cancellare la foto. La gente ama farsi fotografare ed anzi insistono per farsi un selfie con un viaggiatore straniero che viene a vistare il loro paese.
• ALBERGHI – L’ Iran sta aprendo al turismo dopo l’alleggerimento delle sanzioni economiche Occidentali. Gli alberghi per lo più costruiti al tempo dello Shah sono quasi tutti in fase di ammodernamento comunque anche adesso sono di un più che discreto standard a livello di un tre stelle Italiano quelli “familiari” (dove soggiornano le famiglie in viaggio come quelli da noi scelti a Jolfa-Sareyn-Masuleh-Abyaneh-Zanjan) sempre puliti con stanze comode, servizio e personale cortese e professionale e quasi tutti con bagni all’Occidentale.
Ricordarsi, come in Turchia e negli “studios” in Grecia, di non buttare la carta igienica nel water ma nei cestini…..
Prezzi intorno ai $45 negli alberghi familiari. A Qazvin-Yazd-Persepoli-Shiraz-Esfahan-Tabriz siamo stati in hotels di categoria lusso in belle stanze alcune molto grandi con tre letti ad un prezzo medio di $105 sempre B&B. la stanza dell’Hotel Abbasi di Esfahan, il più bello della città ed uno dei più belli del paese costava $115,80 a notte.
Spesso siamo stati sistemati in stanze di categoria superiore di quelle prenotate senza sovrapprezzo.
Ognuno comunque può scegliere sistemazioni più convenienti, io viaggio dal 1992 con mia moglie e confrontando i prezzi di un 3 stelle Italiano ad Agosto ho scelto, ove possibile, le sistemazioni più comode.
Tenete presente che i prezzi per i turisti sono più alti che per i locali che amano frequentare, se possono permetterselo (e la situazione economica generale della popolazione è più che buona) i grandi alberghi.
Io preferivo prenotare la mattina avendo la sicurezza di arrivare con la stanza già fissata. All’ ingresso della città chiamavo un taxi e mi facevo scortare fino all’ ingresso dell’hotel spendendo mediamente non più di €7,00.
Moto parcheggiata in tutta sicurezza all’ingresso degli Hotel o nel loro garage ove presente, ci sono sempre le telecamere di sicurezza ed il personale è molto attento.
• CIBO E BEVANDE – In Iran si mangia benissimo, sia nei ristoranti che per strada, compreso il gelato che abbiamo gustato a Shiraz. La frutta è buonissima ma ad eccezione del Cocomero e del Melone Bianco, stranamente non viene servita nei ristoranti e negli alberghi. Non sto ad elencare i piatti perché basta navigare sul web per avere la descrizione dei piatti tipici Iraniani che abbiamo gustato e posso garantire sono ottimi.
Naturalmente non ci sono alcolici, non bevete la birra analcolica locale che non sa di nulla mentre quella importata BAVARIA è discreta.
L’acqua imbottigliata è ottima, quella del rubinetto con cui lavarsi i denti non da problemi. The locale buono come in Turchia specie se zuccherato con il tipico zucchero limonato in blocchetti.
Il caffè Italiano ha raggiunto anche l’Iran: Illy, Lavazza e Segafredo sono ovunque nelle grandi città. A Persepoli il barman dell’Hotel Apadana mi ha preparato un cappuccino a regola d’arte.
Dolci di tipo orientale: zuccherosi e caramellosi, buoni i biscotti tipici di Yazd.
Pane sottile sfornato lungo la strada, buono subito e caldo ma gommoso se freddo.
Riso Pilaf che accompagna ogni piatto, ordinatene solo una porzione in due. Kebab di Agnello-Pollo-Manzo cucinati benissimo con accompagnamento di verdure.
Purtroppo lo Junk-Food ha raggiunto anche questo paese con l’abitudine a pizza-amburgers-patatine fritte con conseguente sovrappeso specie tra i bambini….Alla faccia della “demonizzazione” degli integralisti nei confronti dell’ “Occidente Corrotto”!
• VISITE AI SITI STORICI E MOSCHEE – Si pagano tutti ed il biglietto per i turisti stranieri costa di più, mediamente per ogni ingresso 200.000 Rial a persona. Si fa la fila al botteghino ma spesso senza chiedere ti sorridono e ti fanno passare avanti la fila.
La rivoluzione Khomeinista aveva colpito anche le antiche moschee ed i siti archeologici, visti come reliquie di un passato “non ortodosso”.
Ora che il paese si sta aprendo al turismo con tutti i suoi vantaggi, specie economici, tutti i monumenti e moschee sono in restauro e la popolazione Iraniana, orgogliosa delle proprie tradizioni storiche, affolla, anche se spesso in maniera “disordinata”, i siti storici.
• DONNE IRANIANE – Sono l’anima trainante del paese con la loro capacità di gestire le problematiche sociali e la loro cultura accresciuta dalla affluenza massiccia alle facoltà universitarie.
Le ragazze sono molto belle.
Per i single in cerca di avventure un po’ di foto con l’augurio di non fare la fine di Verdone nel film “Gallo Cedrone”.
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• POPOLAZIONE – Forse il motivo più valido per visitare l’Iran. Dal momento che siamo entrati siamo stati accolti con il saluto “Welcome in Iran” che ci ha accompagnato per tutto il viaggio. Lilli veniva fermata per strada dalle famiglie, soprattutto donne, attratte dai suoi capelli biondi e occhi azzurri, che chiedevano di fare un selfie con lei. Tutti erano entusiasti di incontrare viaggiatori stranieri in visita al loro paese, quando poi scoprivano che viaggiavamo in moto erano ancora più sorpresi e felici. Abbiamo rifiutato, per ragioni di tempo ed oppotunità, con fatica inviti ad essere ospiti di persone incontrate per strada a passeggio nelle varie città, cosa che non faremo nel nostro prossimo viaggio. Venivamo ripresi con il telefonino mentre viaggiavamo in moto e venivamo salutati dal finestrino di auto e camion. Un paio di volte ci hanno offerto in corsa bibite e frutta secca!
Pane e frutta offerti lungo la strada nelle città visitate, gente di ogni estrazione sociale che salutava e ci chiedeva informazioni su noi ed il nostro paese, tutti sorridenti e felici di incontrarci e scattare una foto con noi.
Un’ esperienza che ci ha spinto a considerare un ritorno in Iran già dal prossimo anno.
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IL REPORT DEL VIAGGIO
28/07 – Roma – Ancona – Traghetto
Km.316 – Totali H.3,30
Sveglia alle ore 06,00, colazione completa. Sono a dieta da maggio e sono riuscito a perdere quasi 12 kili ed ora pantaloni e giacca da moto mi stanno benissimo, oltre a stare meglio fisicamente anche se il menisco leggermente lesionato a Gennaio e la conseguente “zampa d’oca” che ne è derivata mi fanno ancora un po’ male.
Vado in garage a prendere Diavolina carica da un giorno, ci siamo tenuti “leggeri” con il carico ma al solito siamo sempre pesanti di roba specie la borsa del serbatoio piena di attrezzatura fotografica.
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Partiamo alle 08,00 salutando Anna, mia cognata, che si trasferisce a casa nostra (lei abita due piani di sotto) a cui ho regalato uno smartphone, il suo primo,mo per ricevere foto e telefonate con WhatsUp.
Bel tempo ed autostrada fino ad Ancona dove prima del check-in effettuo il pieno.
Michele risponde al mio WhatsUp con la foto della moto a pieno carico e suggerisce un altro giro al precarico dell’ammortizzatore posteriore, cosa che avrei comunque fatto.
La moto è perfettamente bilanciata.
Ci imbarchiamo subito con altre moto e lasciata la nostra nel garage ci rechiamo nella nostra cabina esterna al solito accogliente.
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I traghetti sono aumentati tantissimo. Mi faccio una doccia ed andiamo al ponte piscina a mangiare una Kebab al piatto senza birra in rispetto alla mia dieta che intendo seguire anche in viaggio.
Siamo a bordo di una nave Greca e conseguentemente sposto in avanti il mio orologio.
Riposino con lettura dell’ultimo romanzo di Camilleri sul Commissario Montalbano, poi alle 18 usciamo ed andiamo a goderci il ponte esterno seduti fino al tramonto con caffè frappe e sigarino per me.
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Cena a buffet: fettina, riso ed una fetta di cocomero.
Anna ha messo il suo primo like sulla nostra foto su FB, cosa da non credere visto che non aveva mai avuto telefoni con cui andare sui social!
A tavola conosciamo una coppia bellissima, lui un architetto di 84 anni, Maurizio Moretti, che con la moglie sta tornando in Grecia a prendere la loro barca con cui hanno trascorso tante vacanze felici per riportarla in Italia dopo 30 anni.
Speriamo di arrivare anche noi così felici ed uniti alla loro età.
Torniamo in cabina dove trascorriamo una notte serena, prima però finisco il libro di Camilleri.
29/07 – Igoumenitsa – Frontiera Turca – Izmit
Km.1042 In moto H10,33 Totali H12,08
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Come sempre quando prendiamo un traghetto dove dobbiamo passare la notte in cabina il primo pensiero di Lilli è “A che ora arriviamo perché dobbiamo mettere la sveglia presto”.
Sveglia alle 05,00, doccia, vestiti, caffè lungo al bar.
Sbarco senza problemi alle 07,15, sistemiamo il piccolo bagaglio portato a bordo e prendiamo la Egnazia Odos che ci porterà fino alla frontiera con la Turchia.
La mattina presto fa un po’ freddino ed abbiamo anche il sole in faccia dato che andiamo verso Est. Autostrada semi deserta, ci fermiamo per il pieno in uno dei rarissimi distributori in autostrada. Facciamo una sosta ma non mangio nulla, sono digiuno da ieri sera ma non ho fame, conseguenza della dieta, beviamo solo.
Secondo pieno questa volta fuori l’autostrada poi diritti alla frontiera Turca dove sbrighiamo in fretta le pratiche doganali, al solito sorpassando le fila di auto con i Turchi in rientro dai paesi europei sede del loro lavoro. Approfitto del bancomat in frontiera per prelevare con la VISA un po’ di lire turche.
Usciti dalla frontiera comincio a cercare di acquistare la tessera per il pedaggio autostradale ma tutti i distributori di benzina ne sono sprovvisti e questo mi farà perdere un po’ di tempo.
Strada nazionale fino a Tegirdak facendo attenzione ai limiti di velocità e fatto il terzo pieno prendiamo l’autostrada passando per i varchi senza la tessera.
Arrivati ad Istanbul questa città di 15 milioni di abitanti, visitata già due volte nel 2004 e 2005, pare essersi riversata in autostrada tanto è caotico il traffico che causa diversi blocchi, durante uno approfitto dell’aiuto della polizia stradale per trovare l’ufficio dove acquistare la tessera con prepagato il pedaggio autostradale.
Aiutato dal mio smartphone fissato al manubrio con Google Map caricato con la mia destinazione alberghiera, mi disbrigo tra le varie uscite in autostrada non sbagliandone una, sempre in un traffico caotico.
Prima del Ponte sul Bosforo la polizia ferma il traffico per non creare ingorghi sul ponte e quando ripartiamo la strada è sgombera e le moto sono le prime a passare.
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La sera si avvicina e guidati dallo smartphone arriviamo alle 20,45 al nostro albergo di Izmit, carino e con parcheggio custodito.
Ci facciamo una doccia ed andiamo al ristorante nella terrazza sul tetto dell’albergo con una splendida vista. Siamo distrutti dalla lunghissima giornata per di più a digiuno, un errore da non ripetere più.
Ottima cena con bistecchina e patate, mi concedo una birra Efes per festeggiare la giornata mentre Lilli si beve un Raki e si mangia una Panna Cotta.
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Mi fumo un sigaro al tavolo guardando il panorama poi sceso in camera sbrigo un po’ di lavoro collegato in Wi-Fi e poi ci mettiamo a dormire stanchissimi ma felici per questa prima giornata di viaggio.
30/07 – Izmit – Amasya
Km.577 In moto H6,09 Tot. H06,34
Partiamo alle 08,30 e prendiamo subito l’autostrada direzione Ankara. Il nostro albergo è stata un’ottima scelta anche perché è vicino all’ imbocco autostradale e come dicevo comodo e con personale simpatico e professionale che su mia richiesta ha prenotato gli alberghi per le prossime due tappe in Turchia.
Oggi rispetto a ieri la tappa non è impegnativa, tutta su autostrada e strada nazionale a 4 corsie, posso così tenere, con prudenza, una velocità superiore ai limiti consentiti che, per le moto, è inferiore ai 90 kmh.
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Solo una volta incontriamo un posto di controllo con il radar ma veniamo avvertiti dalle auto provenienti dal senso opposto.
Lasciamo l’autostrada e prendiamo la strada nazionale che ci porterà ad Amasya.
Prima ci fermiamo per una sosta in uno dei tanti distributori di benzina, vere e proprie aree di sosta con ristoranti, frequenti sulle strade principali Turche.
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Ci mangiamo delle ottime Kofte (polpette) con riso pilaf e fatto il pieno riprendiamo la strada arrivando al nostro albergo alle 16,15.
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Stanza molto bella con terrazza affacciata sul fiume di Amasya, caratteristico con le sue case in stile ottomano affacciate su entrambe le sponde, che è stata anche città natale dello storico Strabone, famoso durante l’Impero Romano.
Doccia e sigarino in terrazza, un po’ di lavoro collegato in Wi-Fi e poi riposino fino alle 19,30.
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Usciamo a passeggiare sul lungo fiume di questa città dove la gente è ligia alla tradizione Islamica e la condivisione con il partito del presidente Erdogan è palese non solo dai manifesti politici.
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Le bevande alcoliche sono proibite e le donne vestono tutte con il “Turban” anche se i giovani, pure le ragazze, sono più “spigliati”.
Il lungo fiume è vivace pieno di famiglie a passeggio e di locali frequentati.
Le case affacciate sul fiume sono illuminate da luci colorate creando un’atmosfera particolare.
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Passiamo accanto alla moschea frequentata per la cerimonia serale.
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Non troviamo un locale dove cenare di nostro gusto così decidiamo di tornare in albergo e cenare nel suo ristorante, prima però ci dirigiamo verso la musica proveniente da un locale vicino al nostro albergo.
E’ in corso una festa di fidanzamento con amici e parenti che festeggiano con canti e balli la futura sposa.
Veniamo invitati dal padre della festeggiata a partecipare alla festa (purtroppo non si mangia!) e ci buttiamo a ballare tra l’entusiasmo dei presenti.
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Lilli ad un certo punto deve trascinarmi via per paura che il mio ginocchio malandato possa peggiorare.
Salutiamo la festeggiata ed andiamo al nostro albergo dove consumiamo una discreta cena.
Ultimo sigarino in terrazza e poi a nanna.
31/07 – Amasya – Dogubeyazit
Km.837 In moto H9,20 Tot. H11,30
“Pioggerellina e Vento”
Sveglia alle 05,00, preparo il caffè con la Moka che mi regalò la mia amatissima sorella Patrizia nel 1976, in occasione della mia partenza per il Sud Africa dove sono emigrato per 4 anni fino alla sua prematura morte che mi spinse a ritornare in Italia per seguire la sua fine, che mi segue da allora in tutti i miei viaggi, da solo prima e poi con mia moglie Lilli.
Mi sono portato da Roma anche il caffè macinato della torrefazione da cui acquisto il macinato per espresso (ottimo anche nella Moka, basta non pressarlo) da quasi 30 anni, due tubetti di latte condensato, biscotti e frutta secca mista.
Da sempre la prima colazione è il mio pasto principale, ma quando viaggio in moto non riesco a farla in albergo se non nei giorni di sosta, quindi la preparo in camera ed è piacevole svegliarsi e preparare un buon caffè come a casa.
Per anni è stato difficoltoso prepararlo con le vecchie bombolette di camping-gas che una volta fissate al bruciatore non potevano più essere staccate occupando così molto spazio, poi con le bombolette auto-sigillanti è cambiato tutto ed ora ho una piccola borsa ex beauty-case dove entra la Moka, il piccolo bruciatore, una bomboletta per la durata di 30gg, il caffè, lo zucchero in bustine, il tubetto di latte condensato, acciarino (tanto per sentirmi un po’ alla “Dual Survival” ) accendino ed una parte della collezione di cucchiaini raccolti negli alberghi visitati in questi anni.
Il piccolo “beauty” entra con il resto del caffè ed i biscotti in una delle borse esterne fissate in cima alle VARIO dove ripongo anche il kit per doccia in caso di sistemazioni non alberghiere, due sacchi lenzuolo, biscotti, frutta secca e tutto quello extra abbigliamento che si viene ad accumulare durante il viaggio, soprattutto i souvenir che Lilli chiederà di acquistare e che io non potrò rifiutare di comperare.
Kit doccia e sacchi lenzuolo mai usati avendo sempre dormito in strutture alberghiere degne di questo nome e provviste di tutto.
In viaggio la routine è sveglia alle 06,00 e partenza alle 08,30, oggi abbiamo anticipato perché la tappa è lunga e tutta su strada nazionale, quindi con medie di percorrenza più lente.
Partiamo alle 07,30 in una giornata nuvolosa e freddina che mi porterà a scrutare di continuo l’orizzonte ed il cielo in attesa di pioggia.
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Prendiamo la N100 che diventa subito a 4 corsie con pochissimo traffico e fondo stradale perfetto.
Ricordo le strade nazionali Turche nel 2004 ma soprattutto nel 2005 quando ritornando in Cappadocia puntammo ad Est verso il Lago Van-Dogubeyazit-Kars.
Brutte con fondo stradale scivoloso e solcato dal passaggio dei Tir.
Lavori di costruzione e riparazione continui su entrambe le carreggiate contemporaneamente con tappe giornaliere frammentate da tratti anche di 20 chilometri di strada interrotta e trafficata da camion e furgoni da superare in velocità su un fondo di pietrisco e sabbietta.
Ora invece la strada sembra un’autostrada e posso godermi rilassato il panorama delle montagne che separano dal Mar Nero e che influiscono sul clima di questa giornata uggiosa.
Vedo in lontananza una pattuglia della Gendarma, temo di essere stato colto in fallo dato che ho tenuto una velocità oltre i 110 Km/h, accosto prima ancora che me lo chiedano e tiro un sospiro di sollievo: è solo un controllo della patente, prendono i nostri dati e ci salutano sorridenti augurandoci buon viaggio.
Nel frattempo la mia Diavolina compie il suo 150.000 compleanno
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Il tempo minaccia pioggia ma all’orizzonte ad Est, dove ci dirigiamo, c’è il sole e dopo 300 chilometri, asciutti ed al sole, ci fermiamo per la prima sosta per il pieno ed uno spuntino a base di the e banane acquistate nel piccolo negozio di frutta all’ interno.
Rinfrancati dalla sosta riprendiamo la N100 che scorre tranquilla fino ad ERZURUM dove poi peggiora leggermente con un piccolo tratto in costruzione che non ci crea problemi.
Il tempo cambia di nuovo e dopo ERZURUM comincia una sottile pioggerellina che rende il fondo stradale un po’ scivoloso, è più una sensazione psicologica data dalla vista della “schiumetta” creata dallo sporco sulla superfice dell’asfalto a contatto con la pioggia che da un effettiva mancanza di “grip”.
Le Tourance in questi frangenti mi hanno sempre dato fiducia sorpassate solo dalle prime Anakee del 2004.
Da ERZURUM-AGRI-DOGUBEYAZIT ci sono 3 passi, uno di quasi 2000 e due oltre i 2000.
Ne facciamo almeno 2 sotto la pioggerellina che non fa in tempo a passare oltre la giacca ed i pantaloni ma che sporca i miei ancora immacolati Summer con gli schizzi provenienti dagli altri veicoli.
Vediamo all’orizzonte uno splendido arcobaleno che non mi arrischio a fotografare per non incorrere nelle ire funeste di Lilli che non si lamenta della pioggia ma non ha nessuna intenzione di fermarsi al lato strada e farsi superare dai Tir faticosamente sorpassati.
Passata AGRI finisce la pioggia e comincia il forte vento laterale che ci accompagnerà fino a DOGUBEYAZIT con l’aggiunta di un altro breve scroscio di pioggia.
All’ improvviso appare il Monte Ararat che non vedevamo dal 2005 quando percorremmo in parte la stessa strada provenendo da Sud dal Lago Van.
La vista al solito ci emoziona, la cima è visibile ed innevata e ci accompagnerà fino alla nostra meta giornaliera dove arriviamo nel tardo pomeriggio.
All’ ingresso della città veniamo fermati da un posto di blocco dove controllano i nostri passaporti e ci domandano se stiamo andando in Iran.
Facciamo il pieno e chiedo indicazioni per il nostro albergo affidandomi poi alla guida del mio Samsung Galaxi Note 4 e di Google Map.
DOGUBEYAZIT, che avevo attraversato nel 2005 quando non potemmo visitare lo Ishak Pasha perché la strada era interrotta, non mi era piaciuta e non mi piace nemmeno adesso.
Tipica città di frontiera, brutta, sporca, polverosa, calda di giorno e fredda di notte.
Ad una rotatoria con strada non asfaltata e fondo sconnesso, rischio un frontale con un auto che non rispetta carreggiata e precedenza, ma riesco a schivare.
Arriviamo al nostro Hotel Tehran (Nomen Omen) che pur essendo un Boutique Hotel da fuori sembra un cesso per di più in una strada secondaria, non asfaltata e sporca.
Invece l’hotel ed il suo manager si rivelano una ottima scelta.
La moto viene parcheggiata nel parcheggio custodito davanti all’ ingresso, la camera è ampia e pulita ed anche se non ne approfittiamo, l’albergo è fornito di una buona varietà di alcolici.
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Usciamo a cena nel ristorante consigliato dal manager, pochi passi a piedi ed arriviamo al ristorante dove mangiamo anche se non abbiamo molta fame.
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Passeggiamo in una città vivace ma frequentata solo da uomini, non è tardi ma non ci sono donne in giro.
Torniamo alla nostra stanza e ci mettiamo a dormire con la finestra aperta che poi chiuderemo per il freddo della notte.
Abbiamo percorso 2500 chilometri in 3 giorni e siamo arrivati al confine con l’Iran.
Domani, spero, il sogno di visitare l’Iran si avvererà dopo nove anni di attesa.
Alessio gs
01-11-2017, 20:38
Molto bello e ben raccontato...ciao...
Bravo Antonio e complimenti alla tua Signora:D
bigbrambi
02-11-2017, 09:29
Appena tornato.
Condivido il tuo parere sulla popolazione. Gentilissimi e ben disposti verso i turisti.
Non so come hai fatto a uscire illeso dal traffico caotico e indisciplinato nelle grandi città.
Complimenti a te e alla tua signora per lo stupendo viaggio!
spero che questo aiuti la moglie a convincersi ad affrontare uno dei miei sogni
PS DOGUBEYAZIT è un posto tosto, di frontiera vera... posto maschio
matteo10
02-11-2017, 10:08
Complimenti per il viaggio e per questo super inizio di report!! :!:
Antonio Tempora
02-11-2017, 11:32
01/08 - Dogubeyazit – Frontiera Iran – Strada Fiume Aras – Chiesa St.Stephanos – Jolfa
Km.220 Partenza H08,00 in Turchia Arrivo H 16,20 ora Iraniana
“Il mio sogno dopo tanti anni si è avverato….Crederci Sempre Arrendersi Mai!”
Sveglia alle 05,00 e caffè sul terrazzino della nostra stanza con i biscotti portati da casa.
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Preparo le borse, pago il conto, carico la moto ed usciamo con un po’ di difficoltà da questa caotica e sporca città di frontiera.
La situazione politica dovuta al nuovo inasprirsi della situazione Curda ha contribuito alla difficoltà a trovare l’uscita giusta dalla città: parecchie strade che prima portavano agevolmente alla Nazionale ora sono sbarrate per motivi di sicurezza e seguire il GPS non aiuta.
Alla fine prendiamo la strada giusta e salutando il nostro amato Ararat sulla nostra sinistra ci dirigiamo verso la frontiera.
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Tempo splendido, fila di Tir nei pressi della frontiera lunga almeno 2 chilometri con gli autisti in paziente attesa.
Al solito passiamo oltre le file e procediamo con le fasi doganali d’ uscita con i funzionari Turchi, al solito velocemente (anche troppo come scopriremo al rientro visto che per nostra distrazione non ci mettono il timbro d’uscita!),
Dribbliamo i tanti pestulanti che offrono di cambiarci la valuta e ci mettiamo in attesa davanti al cancello bianco che, aperto quello marrone Turco, ci separa dalla dogana Iraniana di Bazargan.
Dopo pochi minuti di attesa senza che si presenti un’anima al cancello veniamo “prelevati” da un signore in borghese che si offre di aiutarci al disbrigo delle pratiche dognali, al nostro assenso chiama con un urlo la guardia che si affretta ad aprire il cancello permettendoci di entrare.
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Fermiamo la moto davanti ad una garitta lasciando giacche e caschi sotto l’ occhio vigile di una guardia doganale e seguiamo il nostro “Virgilio” dentro la dogana pensando preoccupati di trovarci “In un luogo oscuro dove la diritta via era smarrita”.
Invece aspettando comodamente seduti nell’ ufficio turistico dove una gentilissima ragazza in chador e trucco vistoso a cominciare dalle sopracciglia perfettamente disegnate, si informa sul nostro viaggio prendendo nota delle nostre generalità e ci intrattiene sulle caratteristiche turistiche di Maku e del Territorio di Libero Scambio di Jolfa, il nostro “assistente” salta le fila, quasi tutti camionisti, davanti ai vari funzionari facendo timbrare i nostri passaporti e soprattutto il preziosissimo Carnet De Passage, che il funzionario compila dopo aver verificato personalmente il numero di telaio che io gli ho indicato ma che lui sapeva perfettamente dove si trovasse!
Usciamo dalla dogana dopo poco più di 45 minuti e seguiamo la nostra guida all’ ufficio di cambio dove praticamente tutti gli “assistenti” in frontiera fanno riferimento.
Prima lasciamo la moto e tutti i nostri averi al primo Posto di Polizia dove gli agenti ci salutano con il nostro primo “welcom in Iran” contenti del nostro arrivo nel loro paese.
L’ ufficio di cambio dove ci rechiamo è di fianco all’ Exchange ed il tasso a cui ci cambiano 300 dollari (siamo partiti con 3000 dollari e 1630 euro di cui 1000 tra dollari ed euro nascosti nella moto con una MasterCard) non cedendo alle insistenze di cambiarne di più, poi elargisco una mancia di 50 euro al nostro “Virgilio” superiore alle sue aspettative ma giustificata, dopo tutte le preoccupazioni patite per il rilascio del visto Iraniano e sulle difficoltà nel passaggio frontiera, dalla velocità nel disbrigo delle pratiche doganali e dal nostro entusiasmo di trovarci finalmente in Iran.
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Torniamo alla nostra moto e settato il mio GPS usciamo da Bazargan direzione Maku-Poldasht-Fiume Aras dove arriviamo senza difficoltà.
Cominciamo a seguire il fiume Aras che separa la regione del Nakhichevan, enclave dell’ Azerbajan contesa all’ Armenia.
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La strada è a due corsie non larghe ma ben tenute, traffico scarsissimo fino a quando si giunge allo sbarramento che con il suo piccolo lago contribuisce ad irrigare le coltivazioni, solo qui troviamo un po’ di circolazione automobilistica oltre che trattori ed altri veicoli dedicati all’ agricoltura.
Superato il piccolo lago artificiale riprendiamo a costeggiare il fiume e la strada diventa tortuosa ed ad una sola corsia con tornanti e Sali scendi sempre con la vista sulla frontiera Azera e le montagne in sottofondo.
Arriviamo quindi all’ incrocio con la strada per la Chiesa Armena di di St.Stephanos, dichiarata Patrimonio Unesco.
Come quasi tutti i monumenti storico-artistici Iraniani è stata sottoposta a recenti restauri ed anche la strada di accesso ne trae beneficio.
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Unica nota dolente. Il parcheggio è su una ripida salita senza piazzola. Sperando di trovarne una in piano percorro la strada fino all’ ingresso del sentiero che porta alla chiesa e tra le imprecazioni di Lilli fatico a tornare indietro fino ad un punto, vicino ai bagni pubblici, dove nonostante la strada in forte discesa con molta difficoltà riesce a scendere rischiando di cadere e stirandosi leggermente l’inguine.
Parcheggio la moto accanto ai bagni pubblici nell’ unico punto leggermente in piano e lasciata Lilli che non ha alcuna intenzione di lasciare moto e bagagli incustoditi, mi reco da solo in visita.
Fa molto caldo, ci sono parecchi turisti, tutti Iraniani e certamente non Cristiani Armeni.
Bevuto alla fontana all’ ingresso e bagnata la testa mi incammino per il sentiero d’ accesso con una ripida scala in pietra che vecchiette in palandrana e ampio fazzoletto in testa a discapito del caldo, percorrono con delle babbucce di stoffa paragonate alle quali i miei stivali da moto con suola “carroarmato” mi fanno apparire come un marziano.
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Pagato il biglietto d’ingresso, il primo dei tanti di questo viaggio, entro nel complesso di questa chiesa monastero, simile nella sua struttura alle tante chiese Armene presenti anche in Turchia.
Fa strano vedere tanti Iraniani musulmani in visita ad una Chiesa Armena, scoprirò nel corso di questo viaggio quanto gli Iraniani siano orgogliosi, giustamente, della loro antichissima storia e tradizioni artistico-archeologiche millenarie.
Visito il sito, scatto foto a chiesa e visitatori e poi scendo per lo stesso sentiero tornando da Lilli seduta all’ ombra accanto alla moto.
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Per non rifarsi male nella salita in moto Lilli preferisce farsi, fortunatamente in discesa, 400 metri fino ad uno slargo in piano dove si sente sicura nel salire.
Riprendiamo la strada che costeggia il fiume Aras e dopo pochi chilometri raggiungiamo la nostra meta di questo primo giorno in Iran: Jolfa.
Ad un parcheggio chiamo un tassista, gli mostro il nome dell’albergo e mi faccio guidare fino al suo ingresso, inaugurando una routine seguita in tutto il viaggio per raggiungere il nostro albergo.
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Parcheggio la moto accanto all’ ingresso, la reception dell Aras Jolfa Hotel non parla inglese ma non abbiamo difficoltà a farci capire aiutati anche da una guida locale che accompagna un gruppo di turisti Iraniani (la zona è tutta Duty-Free ed è meta di un turismo commerciale proveniente da tutto l’Iran) e parla perfettamente l’Inglese.
Un inserviente porta le nostre borse nella nostra camera molto ampia, con una mini cucina ed un ampio bagno con cesso alla turca.
Aria condizionata, scarpe tolte e lasciate su suggerimento dell’inserviente all’ ingresso della stanza onde camminare sulle pantofole in gomma presenti in tutte le stanze d’albergo visitate in Iran per facilitare l’uso comune di camminare senza scarpe nelle proprie ed altrui case, Corano –Tappetino di Preghiera e freccia al soffitto che indica la direzione della Mecca.
Ci spogliamo, sistemiamo le nostre cose, apro il frigorifero dove trovo una birra locale dal sapore orrendo con cui brindiamo felici al nostro ingresso in Iran.
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Doccia e riposino poi scendiamo e beviamo, sorpresi di poterla bere in un paese che descrive gli USA come “diavolo”, una Coca Cola.
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Lilli è vestita per la prima volta in maniera “corretta” ma non si sente assolutamente a disagio nella sua giacca “sahariana” Francese acquistata al mercatino settimanale vicino casa nostra a €10,00 ed un foulard bellissimo con una splendida tigre disegnata trovato per terra e tornato nuovo dopo il lavaggio in tintoria!
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Arriviamo all’ora di cena che, da quando sono a dieta oramai viene consumata verso le 19, fuori fa molto caldo ma dentro questo hotel frequentato da famiglie Iraniane in transito, si sta al fresco.
Il ristorante dell’albergo è gestito da una famiglia Georgiana che parla bene l’ inglese e ci suggerisce il menu che sarà a base di un’ottima zuppa iniziale, una specie di “Tiella” al formaggio ed il primo degli spiedini (Kebab), riso pilaf e insalata che costituiranno nelle loro tante varianti, la nostra dieta in Iran.
Mangiamo un po’ di frutta e chiacchieriamo con i proprietari chiedendo per me un “caffè alla turca” che mi arriva con un cucchiaino di cui Lilli si innamora subito e che alla sua richiesta di acquistarlo le viene gentilmente regalato aggiungendosi così alla nostra collezione.
Salgo in camera e scendo con il kit per il caffè e ricambio al dono con tre cafféall’ Italiana molto gradito.
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Mi fumo all’ esterno il mio sigarino mentre diverse famiglie, distesa un’ampia coperta al suolo, si dispongono seduti a consumare la loro cena preparata con il cibo portato da casa, un’abitudine, quella di consumare il cibo all’ esterno magari sotto un piccolo gazebo a ricordo delle tende nomadi, che troveremo in tutto il paese.
Rientriamo in camera per trascorrere la nostra prima notte in Iran.
Bello , tanta sana invidia ! complimenti in attesa del seguito
Antonio Tempora
02-11-2017, 17:54
02/09 Jolfa – Ardabil – Sareyn
Km396 In moto H5,38
La giornata comincia come era finita cioè con uno “scacascio” causato più dalla tensione accumulata che dal cibo mangiato. Otturo persino lo scarico ma non ho altre conseguenze durante la giornata quindi niente ricorso a medicinali e corse al gabinetto lungo la strada.
Non bevo neanche il caffè e preparata la moto partiamo su autostrada, con i casellanti che felici di vedere una moto straniera ci salutano e ci fanno passare senza pagare, fino a TABRIZ che superiamo velocemente prendendo poi strada a 4 corsie direzione ARDABIL.
Facciamo senza problemi il nostro primo rifornimento sperimentando la cortesia dei benzinai Iraniani ed il prezzo irrisorio della benzina.
Le strade sono buone, bisogna fare solo attenzione ai dossi in entrata ed uscita dai paesi dove spiccano le foto dei “martiri” della lunga e sanguinosa guerra con l’Iraq che ha causato più di un milione di caduti.
Il traffico è caotico, ad ARDABIL perdiamo tempo a trovare un distributore che non sia per le macchine che qui in Iran, paese che ha il terzo più grande giacimento di Gas, vanno tutte con questo carburante.
Le rotatorie sono un incubo: nessuno rispetta le precedenze e Lilli si sbraccia per indicare la nostra direzione e chiedere di farci passare mentre io sono concentrato a schivare i veicoli che mi stringono lungo la carreggiata.
Facciamo il pieno e ricevuto il WhatsUp di Sepideh scopro che l’albergo è 20 chilometri indietro a SAREYN, una cittadina famosa per le sue acque termali a circa 2000 metri di altitudine, molto più carina di ARDABIL che appare brutta, sporca e caotica.
Giro la moto e seguo GPS ed indicazioni stradali, precise e sia in Farsi che in Inglese, beviamo dalla Camel-Bag, fa molto caldo ma mano-mano che saliamo verso la nostra meta serale l’aria si fa più fresca e gradevole.
Arrivati a SAREYN con l’aiuto del solito taxi arriviamo al nostro albergo, SASAN HOTEL, un po’ nascosto dentro una strada trafficata, carino e molto pulito.
E’ anche questo un tipico “Hotel Familiare”, con stanze e mini appartamenti tipo “Residence” dove le famiglie che vengono per i bagni termali, per le quali questa cittadina è nota, possono trascorrere le giornate potendo anche cucinare in camera.
Il direttore parla bene l’Inglese ed il resto del personale alla reception ha il traduttore simultaneo fisso sullo smartphone già preparato con il commutatore da Farsi ad Alfabeto Occidentale.
Grazie all’aiuto deli ragazzi alla reception riesco a collegare la SIM Iraniana ad Internet così non devo sempre usare il mio telefono con il Roaming internazionale.
Stanza piccola ma accogliente e pulita e bagno con water occidentale.
Doccia e sigarino sul terrazzino della nostra stanza affacciato sulla nostra moto parcheggiata davanti all’ingresso.
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Lilli fa un riposino mentre io sbrigo un po’ di lavoro collegato con il Wi-Fi dell’albergo molto efficiente e gratuito come sempre.
Nel tardo pomeriggio, ci vestiamo e scendiamo per la nostra prima passeggiata tra la popolazione Iraniana durante la quale scopro che Lilli, come in tutti i giorni che seguiranno, ha uno straordinario successo fra le donne che la fermano facendole i complimenti per i suoi capelli biondi ed i suoi occhi azzurri.
Naturalmente tutti ci salutano con Welcome in Iran e chiedono di farsi un selfie con noi.
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Le strade sono piene di gente a passeggio ed i negozi sono ricchi di merce, cominciamo a capire la modernità ed anche la ricchezza economica di questo paese, tutto il contrario dai preconcetti creati da quanto visto e descritto dalla TV di casa nostra
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Adocchiamo un ristorante che poi su conferma del direttore del nostro albergo risulta il migliore in città, ci sediamo ed ordiniamo il nostro pasto con Kebab di Petto di Pollo per Lilli e misto Manzo-Agnello per me , riso pilaf, verdure miste, coca-cola, cocomero e melone bianco, tutto buonissimo e molto abbondante tanto che non riusciamo a finire tutto (qui l’ abitudine e di portarsi il cibo avanzato a casa nei contenitori). Sediamo al tavolo mentre i locali preferiscono stare seduti sui tappeti stesi sulle piattaforme leggermente rialzate da terra dove io con il mio ginocchio ancora malandato avrei difficoltà a stare accovacciato come fanno loro.
Tutto molto buono ed al costo di €18,00 per due.
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Tornato in albergo mi fanno parcheggiare la moto al chiuso, più per cortesia che per sicurezza, accetto per fare loro piacere e mi metto a bere un the con il direttore dell’hotel a cui offro uno dei miei Toscanelli Al Caffé.
Comincia così il primo scambio di indirizzi Instagram e WhatsUp che mi accompagnerà per tutto il viaggio e che ancora oggi rendono vivo il ricordo di tutte le persone incontrate con i loro post che arrivano quasi giornalmente.
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Torniamo in camera e mi metto a prendere il fresco sul terrazzino cominciando solo ora a realizzare che siamo in Iran: le preoccupazioni della vigilia di questo viaggio vanificate dalla facilità del passaggio frontiera, le strade sicure e ben segnalate, la gentilezza della popolazione, hanno reso questi primi due giorni una routine piuttosto che un evento straordinario.
Che bel report di viaggio!
Acrostico
03-11-2017, 00:28
Ma veramente bello!!
a domani per il resto...
Complimenti per il viaggio e per il bel report!!......
...ora parliamo di cose serie..... nome e cognome ed indirizzo delle bionda con occhi azzurri......
stupendo racconto e stupendi dettagli di viaggio!
paulposition
03-11-2017, 08:57
complimenti!!!!!! :D:D:D:D:D:D:D:D:D
AMMUNI'!!! si batte la fiacca qui!! forza pigia i tasti della tastiera!!!
Antonio Tempora
03-11-2017, 12:46
03/08 Sareyn – Ardabil – Astara – Mar Caspio – Masuleh
Km.368 In moto H5,56 Velocità Media Kmh 62
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Partiamo presto come al solito uscendo da questa piccola città senza difficoltà arrivando all’ incrocio con la strada a 4 corsie già percorsa ieri che ci porterà di nuovo ad ARDABIL che superiamo rapidamente per proseguire sulla N16 oltre NAMIN.
La strada comincia a scendere (ricordiamoci che a SAREYN eravamo ad oltre 2000 metri, ad ARDABIL a quasi 1400) verso il MAR CASPIO.
Il panorama cambia completamente, le montagne all’orizzonte che in precedenza erano di color ocra e brulle lasciano il posto ad altre con vegetazione rigogliosa di boschi, ora l’umidità prodotta da questo mare interno si fa sentire.
La strada, ripida a due corsie, è tutta curve e tornanti ma la velocità di percorrenza è bassa perché il traffico in entrambi i sensi, camion e vecchie auto che in salita e discesa procedono a bassa velocità, non permette i sorpassi se non in determinate sezioni di strada debitamente allargata.
Noi con la moto siamo avvantaggiati, ma bisogna ugualmente guidare con prudenza.
La strada mi ricorda molto quella percorsa nel 2007 in Montenegro provenienti dal Kosovo, direzione Podgorica, in discesa, stretta e trafficatissima specie di camion sempre difficili da superare.
Ad un certo punto vediamo un albergo in stile Alpino su cui passa sopra una cabinovia, segno che qui in inverno si scia?
Ai lati della strada venditori di frutti di bosco e souvenir, noi non ci fermiamo ed anche se sono attento alla guida non faccio a meno di ammirare il panorama delle valli sottostanti che si aprono sul MAR CASPIO che brilla in lontananza.
Arriviamo ad ASTARA, principale confine con AZERBAJAN, da cui si capisce il numero impressionante di TIR sulla strada che abbiamo percorso.
Il caldo secco dei giorni scorsi ha lasciato il posto al caldo umido ed anche la vegetazione è cambiata lasciando il posto ad ampie coltivazioni di riso.
La guida LP era stata chiara: il MAR CASPIO è brutto a cominciare dalla sua costa assolutamente invisibile dalla strada che percorriamo da ASTARA a BANDAR ANZALI (N49) lungo la quale accade l’ unico episodio poco piacevole di questo viaggio: lungo la strada veniamo affiancati da auto e furgoni che ci salutano sorridendo e riprendendoci con il loro telefonino, cosa che si protrarrà per tutto il viaggio, durante il passaggio nei paesi il traffico d’auto viene sostituito dalle “motociclettine” di non più di 150cc che stracariche scorrazzano in ogni direzione, una di queste, guidatore e passeggero giovani ragazzi, si accoda all’uscita dall’ennesimo paese attraversato dalla nostra strada, alla nostra moto, ho sempre un occhio sullo specchietto retrovisore e mi accorgo subito del passeggero che con manovra rapida sfila il nostro BIBO dal Top Case e lo passa al guidatore che se lo nasconde sotto la giacca superandoci sorridendo.
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Rapido inseguimento con clacson della moto a palla, agito il braccio sinistro con il pugno chiuso e li faccio accostare riprendendomi il nostro “assistente” che ci segue oramai da 3 anni in moto (facciamo collezione di Teddy Bears, più di 100 di peluche e circa 200 di ceramica: tazze-teiere-oggettistica tutto in tema Teddy Bear. Il mio preferito Musetto è venuto con me al Top Dream 1995 in Namibia facendo il percorso in Kaokoland sul sellino posteriore)
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passandolo a Lilli che ringrazia i due pensando lo avessero raccolto caduto dalla moto……
Ancora non so se si fosse trattato di uno stupido scherzo o di un tentato furto….
Riceviamo comunque i complimenti per la mia reazione di un paio di macchine che avevano assistito.
Arrivati a BANDAR ANZALI mi metto alla ricerca di un punto dove poter dare uno sguardo alla costa e dopo diversi giri tra posti veramente squallidi trovo un Hotel a 4 stelle (cadenti) proprio sulla costa dove ci fermiamo per la pausa pranzo.
Aria condizionata a palla, personale gentilissimo, moto lasciata all’esterno guardata dalle onnipresenti telecamere di sorveglianza, salone affacciato sul mare.
In attesa di poter mangiare al ristorante dell’albergo ci reidratiamo con acqua e the e poi usciamo per scendere in spiaggia e “bagnarci i piedi” nel MAR CASPIO.
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https://youtu.be/rLgwaTnxOM4
Confermo quanto scritto sulla Lonely Planet: il MAR CASPIO è davvero brutto, la peggiore delle nostre coste massacrate dall’abusivismo edilizio è una meraviglia paesaggistica in confronto, ma fare tanta strada per arrivare in Iran senza vederlo, specie pensando che MASULEH è nel nostro percorso, sarebbe stato un delitto, almeno per me.
Chi vuole saltare Masuleh nel suo tour in Iran può certamente saltare anche il Mar Caspio.
Mangiamo al ristorante dell’hotel il solito menu a base di riso e kebab e poi riprendiamo la nostra strada dirigendoci verso FUMAN attraverso coltivazioni di riso e the, fa caldo umido, la regione è famosa tra gli Iraniani per il suo, a loro dire, splendido clima in quanto per loro, abituati al caldo torrido, la pioggia è sinonimo di “bel tempo”.
Siamo fortunati e non piove ed arriviamo nel pomeriggio alla nostra destinazione: Hotel Arya - http://masouleharyahotel.ir/
A soli 3 chilometri da MASULEH, a conduzione familiare, stanza ampia e pulita con bagno occidentale, ristorante interno con cucina tradizionale, personale che anche se parla poco Inglese si dimostra simpatico e disponibile.
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Ci portano le borse in camera dopo aver parcheggiato la moto davanti all’ ingresso, ci facciamo una doccia e ci cambiamo, scendiamo e chiamiamo un taxi che in pochi minuti ci porta a MASULEH.
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Aver scelto un albergo non al centro di questo paese descritto come tra i più caratteristici dell’Iran è stato fondamentale.
Il caos è totale, il parcheggio ai piedi del villaggio è stracolmo tanto da dover proseguire, chi vuole parcheggiare il proprio mezzo, pagando l’ingresso, a quello superiore.
L’albergo all’ ingresso del villaggio non ha nessuna attrattiva, le altre sistemazioni sono dentro al villaggio che è solo pedonale quindi bisogna trascinarsi appresso le borse dopo aver parcheggiato la moto nel caos dei parcheggi sottostanti.
Procacciatori d’affari offrono insistentemente sistemazioni in camere all’interno del villaggio
Dopo il Ponte di Monstar, anche questo è un luogo che ha più fascino nelle aspettative che nella visita.
I turisti locali affollano le strette viuzze piene di botteghe che vendono cibo e cianfrusaglie, certo le case arroccate sulle pendici delle montagne coperta di boschi, le nuvole basse, la gente che cammina sui tetti di case e botteghe per passare da un vicolo all’altro sono caratteristici, ma la folla ed il commercio hanno reso questo posto, come più avanti sperimenteremo ad ABYANEH, troppo turistico.
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Anche qui Lilli viene fermata dalle famiglie locali in visita per una foto con loro ed in un bar un gruppo di signori seduti per un the, tra cui il dentista locale, ci chiede di sedere con loro e scattare una foto.
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Sulla terrazza nel punto più alto del villaggio ci fermiamo per un the con il caratteristico “stecco di zucchero limonato” che persino io, che non metto zucchero nemmeno nell’espresso del bar, infilo nella mia bevanda.
Anche Lilli, da brava turista, acquista il suo souvenir.
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Riscendiamo verso il parcheggio dove con un altro taxi ritorniamo al nostro albergo.
La proprietaria ci invita a prendere un the con lei ed il marito sotto il loro gazebo ed accortasi di un buco nel calzino di Lilli glielo fa sfilare e tirato fuori dalla tasca un set di cucito effettua in brevissimo tempo un rammendo invisibile.
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Ci invitano a consumare la cena nel loro gazebo, ma dopo il riposino n camera preferiamo uno dei tavoli dell’ampio ristorante dove tutti sono davanti alla TV a vedere una partita tra due squadre di calcio Iraniane.
Mangio il piatto locale a base di melanzane ed uova, oltre agli immancabili kebab di pollo e agnello contornati da riso pilaf, tutto molto buono ed abbondante al costo, con le bibite, di 15 euro per due.
Ci mettiamo fuori seduti davanti alla moto, mi fumo il mio sigarino mentre veniamo visitati da tutte le famiglie che stanno cenando sotto i gazebi e che chiedono informazioni sul nostro paese ed il nostro viaggio con l’immancabile selfie di gruppo.
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Torniamo in camera alle 22, saluto dalla finestra una famiglia, che sta consumando il cibo portato da casa e cucinato nella cucina del ristorante, tra cui un ragazzo che è stato in Italia ed è un patito di Lucio Battisti e ci mettiamo a letto per un lungo sonno ristoratore.
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Bellissimo report,grazie.Aspetto il proseguimento
Antonio Tempora
03-11-2017, 18:04
Masuleh – Qazvin
Km.285 In moto H3,52 Media Kmh 73,50
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Partiamo da Masuleh salutati da tutti gli ospiti dell’albergo che continuano a chiederci di scattare una foto con loro.
Riscendiamo per la stessa strada fino a FUMAN poi deviamo per RASHT da dove prendiamo una strada a 4 corsie in direzione per RUDBAR.
Tempo bello, poco traffico, l’idea è quella di lasciare a Rudbar la strada principale nuova per QAZVIN in parte in costruzione per la vecchia N31 per GILVAN che porta a ZANJAN per poi procedere in direzione di SOLTANIYEH per visitare il Mausoleo di Oljatu con la sua cupola in mattoni che ha ispirato Brunelleschi per la sua del Duomo di Firenze.
Purtroppo la mappa caricata sul GPS non tiene conto, così come la mia cartina del 2008, delle numerose strade ed autostrade in costruzione, lo svincolo che mi segnala il GPS è chiuso e faccio avanti e dietro per più di 20 chilometri senza riuscire ad imboccare la strada giusta, così anche spinto da Lilli, che vedendo una bella strada a 4 corsie che fila diritto alla nostra meta non vede l’ora di arrivare in albergo, decido di saltare la visita e dirigermi direttamente a QAZVIN dove arriviamo all’ora di pranzo.
Ci fermiamo davanti all’ingesso di un bazaar che, nonostante sia Venerdì e ci troviamo in un paese Islamico “integralista” è aperto come tutti i negozi pieni di avventori.
Siamo vicini al deserto e fa molto caldo, parcheggio la moto all’ombra ed accendo il Samsung per ricevere il messaggio di Sepideh con il nome dell’albergo prenotato.
Ieri le ho chiesto di scegliere un albergo di categoria superiore, sarà questa la prima sosta di due notti e dopo tanti giorni di viaggio ci meritiamo una sistemazione migliore di quelle avute fino ad ora.
Non riesco a connettermi così entro in un negozio dove trovo un ragazzo che parla perfettamente l’inglese che con il suo telefono chiama Sepideh e si fa dire il nome dell’albergo, poi ece e cammina ad un posto di polizia poco distante e chiede ai poliziotti di portarci al nostro hotel.
Così andando dietro ad un poliziotto sulla sua piccola motociclettina arriviamo attraverso il traffico al MAR MAR Hotel, molto bello e con una splendida Hall-Reception.
Ringraziamo il poliziotto e parcheggiata la moto a fianco l’ingresso saliamo alla reception dove una ragazza in chador ci fa il check-inn in perfetto Inglese e ci fa accompagnare da un inserviente nella nostra stanza bella e moderna.
Ordino dal room service del cocomero che arriva subito, tagliato in fette senza buccia e freschissimo, chiedo ad una signora che si sta occupando della pulizia delle altre stanze altri asciugamani e torna dopo poco sorridente con una pila di accappatoi di spugna ancora caldi di bucato, è felice di vederci e chiede di abbracciare Lilli.
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Mangiato il cocomero faccio una splendida doccia, apro la finestra e fumo il mio sigarino prima del solito lavoro al mio laptop ed il riposino pomeridiano.
Alle 19 scendiamo e chiamato dalla reception un taxi ci facciamo portare al bazaar che nonostante il giorno festivo è aperto ed affollato di gente.
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E’ una costruzione moderna ed anche i negozi riflettono la tipologia dei clienti, in questa città sperimenteremo il livello economico dell’Iran, decisamente molto più alto delle nostre aspettative.
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Facciamo amicizia con una troupe che sta scattando un servizio fotografico di moda e Lilli mi fa notare che le pose della modella andavano di moda negli anni sessanta!
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Prendiamo un altro taxi e ci facciamo portare al ristorante suggerito da Sepideh e confermato alla reception del nostro albergo.
Il tassista sbaglia e ci lascia davanti ad un altro ristorante dove saliamo a chiedere informazioni, il proprietario gentilmente mi indica la strada ed anche con l’aiuto di Google Map in 10 minuti di passeggio arriviamo a destinazione: il NEMOONEH RESTAURANT.
Sono le 19,45 e non servono prima delle 20,00 così ci sediamo con una coppia iraniana con cui converso in Inglese.
Il ristorante è molto popolare tra le famiglie e gli studenti, una specie di fast-food ma con solo piatti locali, servizio rapido per pasti buoni, economici e veloci.
Finalmente ci sediamo ed ordino zuppa, insalata ed il piatto suggerito da Sepideh che a suo dire mangiava sempre qui quando era studente in questa città (ora vive a Teheran): il Gheime Nesar, uno stufato d’agnello servito con riso pilaf condito con spezie, mandorle pelate e tagliate, uva passa e ciliegie disidratate con una grattata di scorza di arancio.
A me piace molto ma Lilli lo trova troppo speziato.
Ordino una birra iraniana ma assaggiatala propendiamo per una più classica coca cola.
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Pagato il conto, 12 euro, faccio chiamare un taxi che nel traffico di Qazvin, negozi aperti e gente che approfitta del fresco della sera per passeggiare e fare shopping, ci riporta in albergo.
https://youtu.be/MVKlaHO2UX8
Ordino un the che beviamo seduti comodamente nella splendida hall dell’albergo con i suoi enormi lampadari di cristallo.
Le recensioni su questo albergo erano critiche sui servizi e la cordialità della reception, noi invece abbiamo trovato personale gentilissimo ed efficiente.
Il guardiano del piccolo parcheggio davanti all’ hotel, che ha anche un garage, mi suggerisce di parcheggiare la moto al chiuso ma io la lascio dove si trova anche perché dentro e fuori l’albergo ci sono videocamere di sicurezza ad ogni angolo collegate ai monitor del portiere di notte.
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Finito di fumare il mio sigarino torniamo in camera dove mi guardo un po’ di TV sintonizzandomi sul canale news Iraniano in Inglese prima di addormentarmi accanto a Lilli che già “ronfa”.
Danielz77
04-11-2017, 16:11
Ciao Antonio. Innanzitutto complimenti. Sto leggendo con molto interesse del tuo viaggio. Una cosa non mi è chiara......perchè le signore abbracciano la tua Lilli??? Che vuol dire? E' una gestualità loro o solo qualcosa che "capita"?? Ciao Daniel
Antonio Tempora
04-11-2017, 18:12
05/08 Qazvin – Valle di Alamut – Qazvin
Km.234 In moto h4,57 Media Kmh 47,30
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Sveglia alle 07,00, è bello stare due notti nello stesso albergo, poter dormire fino a tardi rispetto agli altri giorni (vale per Lilli perché io mi sveglio sempre alle 07,00 anche di Domenica a casa), partire con la moto scarica lasciando tutto in camera!
Lasciamo l’hotel alle 09,00 e ci dirigiamo alla Valle di Alamut seguendo le indicazioni della LP per una strada non seguita dai tour turistici e commerciali, come mi ha confermato la receptionist del nostro albergo dopo aver visto la mia cartina fotocopiata dalla guida.
La strada è bella e scorrevole e dopo una decina di chilometri comincia a salire, sbaglio l’indicazione e seguendo una strada di campagna che scorre tra coltivazioni restringendosi sempre di più ci ritroviamo all’ ingresso di una piccola base militare dove il soldato alla garitta ci guarda stupito facendoci cenno che è proibito passare.
La strada è stretta ed in salita e chiedo a cenni di passare per poter girare sull’ ampio piazzale dove un ufficiale divertito guarda il suo soldato imbarazzato a fermare una moto di turisti stranieri, evento assolutamente imprevisto.
Alla fine rompo gli indugi, entro, giro la moto, saluto ricambiato e riprendo la strada fino ad arrivare alla svolta che, in mia difesa, era piuttosto nascosta proprio all’inizio dell’ultimo villaggio.
La strada sale fra curve e tornanti, siamo partiti da QAZVIN a 1300 metri e passeremo oltre i 2000 circondati dalle montagne sia al nostro fianco che all’orizzonte.
Poco traffico ed assenza di camion, terreno spoglio ma dove l’acqua riesce ad accumularsi negli anfratti ci sono orti recintati con a lato una capanna.
In cima al passo cominciamo a scendere verso la VALLE DI ALAMUT che si vede lontano in basso, verde e distinta dal colore ocra dei Monti Elburz con una delle cime che supera i 4800 metri.
Anche per scendere la strada si dipana con curve e stretti tornati, buon asfalto e pochissimo traffico. La moto da oggi lamenta l’unico inconveniente del viaggio: quando ci fermiamo non riparte con la marcia innestata ma devo mettere in folle, accendere, ingranare la marcia e ripartire.
Niente di trascendentale ma non vorrei si spegnesse all’ improvviso nel traffico caotico delle città Iraniane, inoltre capita che per scattare una foto ci si debba fermare in discesa o in salita ed a pieno carico poter partire tirando la frizione con la marcia innestata significa non dover tirare su un piede rendendo più precario l’equilibrio di una moto con passeggero e stracarica di bagagli.
La vista della valle sottostante verde di coltivazioni di riso terrazzate si fa sempre più nitida ad ogni curva che ci porta a quota sempre più bassa fino ad arrivare al villaggio di BAHRAMABAD dove, chi avesse necessità, può fare benzina nel piccolo distributore al lato della strada.
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Noi procediamo lungo la strada che attraversa la Valle di Shahrud, fiancheggiando ed attraversando il piccolo fiume che irriga le terrazze coltivate a riso ed i campi a frumento.
Piccoli villaggi con case in mattoni di fango ai lati della strada asfaltata, larga abbastanza e con un buon fondo fino al paese principale della valle: Mo Allem Kelaye, un paesone che vive su una larga strada centrale piena di officine, piccoli negozi tutto polvere e sporcizia e nessun posto attraente per una sosta.
Di deviazioni da fare, escursioni a piedi, luoghi panoramici da raggiungere anche in moto ce ne sarebbero molti, come suggeriti dalla guida, ma come chi va a cavallo riesce a sentire e trasmettere attraverso sella e gambe le sensazioni della cavalcatura, io ho capito benissimo che Lilli non ha nessuna intenzione di avventurarsi in una stretta strada per vedere un laghetto o ammirare un canyon.
L’ anno scorso in Marocco siamo caduti da fermi mentre risalivamo i tornanti fatti per scendere alla spiaggia di Lala Fatna, io mi sono rotto una costola che non mi ha impedito di proseguire il viaggio, ma Lilli ne è rimasta scossa e da allora il “mantra” che proseguirà anche in questo viaggio sarà “Ma quella è una strada di Montagna? Perché io non ho nessuna intenzione di farla!”.
Arrivati al bivio per Ghazor Khan prendo la strada lunga solo 6 chilometri, stretta, asfaltata, curve e tornanti, assolutamente facile da percorrere.
Lilli comincia a piangere e mi scongiura di tornare indietro ed io cedo, visto anche che siamo all’inizio di un viaggio lontano da casa e non facile, la faccio scendere nell’ unico punto in piano per non avere problemi nella manovra, giro la moto e torno indietro consolandomi del fatto che comunque l’escursione di 25 minuti in salita sotto il sole per vedere il panorama dall’alto non l’avrei mai fatta, tantomeno Lilli.
Comunque il panorama ce lo godiamo in moto con il paesaggio che dal verde rigoglioso delle coltivazioni è cambiato in arido e semidesertico sempre con in Monti Elburz che si innalzano al nostro fianco destro separando la Valle di Alamut dal Mar Caspio
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Per un tratto di strada torniamo indietro sulla strada già percorsa e fatto il pieno per la moto e pipi per Lilli, prendiamo a salire per quella che viene considerata la strada più comune per raggiungere questa valle.
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Le curve ed i tornati sono più numerosi ed anche più stretti, qui però Lilli non ha alcun timore cosa che anche in seguito mi lascerà perplesso, ma come, mi chiedo, si fa una strada come questa, si è fatta quasi tutti i passi Dolomitici, le Gole del Verdon, quelle della Restonica e poi si preoccupa di una stradina come quella per il “Castello degli Assassini”?
BOH! Valle a capire le donne!
Mentre all’andata il traffico era scarso, in questa non solo ci sono molte macchine e pulmini ma anche bilici e camion che portano il materiale di costruzione da Qazvin alla valle che è tutto un cantiere.
Negli stretti tornanti si formano delle code per permettere ai “bilici” (autoarticolati) di fare manovra, in uno dei tornanti più stretti ed in ripida salita quello davanti a noi non riesce nella prima manovra e comincia ad indietreggiare.
Io al solito mi ero fermato a debita distanza avendo intuito le difficoltà del mezzo a girare, ma ora lo spazio di sicurezza diminuiva sempre più e data la lunghezza del bilico sarei stato costretto ad una difficile manovra di indietreggiamento.
Mi faccio coraggio e senza curarmi della reazione di Lilli, che non muove un muscolo e non pronuncia parola se non per congratularsi a fine manovra, innesco la prima ed approfittando del fatto che le macchine in discesa prima del tornante si sono fermate distanti dalla curva, mi infilo nello spazio lasciato tra la cabina, rimorchio stretta carreggiata libera, passando con le valigie a pochi centimetri dal mezzo praticamente sullo stretto spazio lasciato nella corsia opposta.
Finisco con uno slalom tra le auto che avevano ripreso a scendere e ringrazio S.Antonio per la sua protezione.
Saliamo senza difficoltà fino al passo a 2200 metri dove, forse non per caso, c’è un ambulatorio!
Da lì scendiamo e riprendiamo la strada per Qazvin arrivando al nostro albergo alle 14,30 con 40 gradi e clima secchissimo.
Saliamo in stanza dove ci facciamo portare del cocomero e riposiamo fino alle 20,00, quindi facciamo chiamare un taxi e ci facciamo portare al ristorante dove ieri sera eravamo stati lasciati per sbaglio e che mi aveva ben impressionato.
Mangiamo benissimo, io mi spolpo mangiando con le mani delle buonissime costolette d’agnello mentre in sala due famiglie in un lunghissimo tavolo festeggiano i due futuri giovani sposi a cui facciamo i nostri auguri.
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Torniamo in albergo e salutata la nostra moto e preso il the nella hall saliamo in camera dove ascolto la radio Italiana in streaming, guardo le news in Inglese e finalmente mi addormento accanto a mia moglie che non mi avrà fatto arrivare a Ghazor Kahn ma è stata bravissima in quella che risulterà essre la manovra più difficile di tutto il viaggio.
Antonio Tempora
04-11-2017, 18:26
Ciao Antonio.Una cosa non mi è chiara......perchè le signore abbracciano la tua Lilli??? Che vuol dire? E' una gestualità loro o solo qualcosa che "capita"?? Ciao Daniel
Ciao Daniel
Io e mia moglie viaggiamo insieme dal 1992, ovunque siamo stati abbiamo solo trovato gente simpatica che ci ha trovati simpatici.
Non riesco a ricordare un episodio sgradevole con le persone incontrate nei paesi visitati, Cristiani o Musulmani che fossero.
Credo che molto se non tutto, dipenda da come ti poni verso le persone.
Si chiama Empatia e tutto inizia con un sorriso mentre molti hanno un atteggiamento descritto nella canzone di Luca Carboni:"...tu che anche se lecchi il gelato hai lo sguardo incazzato...."
Di abbracci e sorrisi a me e Lilli te ne potrei mostrare di tutti i viaggi.
In Iran la gente è così gentile ed ospitale e riconoscente e felice del fatto che hai fatto tanta strada per visitare il loro paese, che ti dimostrano con entusiasmo il loro affetto.
Uomini e donne, negli stati Islamici tradizionali, non possono scambiarsi effusioni in pubblico, meno che mai se non congiunti o parenti stretti.
Le donne prima chiedevano a Lilli di poter scattare una foto con lei, poi visto la sua reazione felice la abbracciavano.
Sono sicuro che accadrà a chiunque visiti questo splendido paese di provare sensazioni simili.
Un saluto
Danielz77
05-11-2017, 08:24
Ciao Daniel
Io e mia moglie viaggiamo insieme dal 1992, ovunque siamo stati abbiamo solo trovato gente simpatica che ci ha trovati simpatici.
Non riesco a ricordare un episodio sgradevole con le persone incontrate nei paesi visitati, Cristiani o Musulmani che fossero.
Credo che molto se non tutto, dipenda da come ti poni verso le persone.
Si chiama Empatia e tutto inizia con un sorriso mentre molti hanno un atteggiamento descritto nella canzone di Luca Carboni:"...tu che anche se lecchi il gelato hai lo sguardo incazzato...."
Di abbracci e sorrisi a me e Lilli te ne potrei mostrare di tutti i viaggi.
In Iran la gente è così gentile ed ospitale e riconoscente e felice del fatto che hai fatto tanta strada per visitare il loro paese, che ti dimostrano con entusiasmo il loro affetto.
Uomini e donne, negli stati Islamici tradizionali, non possono scambiarsi effusioni in pubblico, meno che mai se non congiunti o parenti stretti.
Le donne prima chiedevano a Lilli di poter scattare una foto con lei, poi visto la sua reazione felice la abbracciavano.
Sono sicuro che accadrà a chiunque visiti questo splendido paese di provare sensazioni simili.
Un salutoPer lavoro ho avuto esperienze in Israele, Giordania, ecc. Concordo su ciò che dici e su l'empatia che si può creare. Forse troppi pregiudizi da sfatare. Continua a reportage il tuo viaggio. Ti ringrazio per la storia che stai raccontando. Ciao Daniel
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Antonio Tempora
05-11-2017, 12:53
06/08 Qazvin – Autostrada Teheran-Kashan – Abyaneh
Km.472 In moto H5,21 Media Kmh 87,9
“Autostrada percorsa di fianco al Deserto Dash-E-Kevir ed il Lago Salato Daryacheh-Ye-Namak con una temperatura di 39-40 gradi…Per fortuna avevamo la Camel Bag”
Sveglia presto, oggi è una bella tappa non tanto per la lunghezza quanto per il caldo che cominceremo a sentire per la vicinanza di uno dei due deserti che caratterizzano l’orografia di questo paese.
La reception è ancora assonnata, qui ci si sveglia e si parte tardi, la stanza infatti si può occupare fino a dopo le 12 ed anche per questo Sepideh non riesce a mandarmi le prenotazioni di mattina presto, fino alle 12 gli alberghi non sono sicuri della lista delle stanze a disposizione.
Pago il conto e ritiro la rimanenza dei RIAL del cambio di 100 dollari effettuato gentilmente dal manager dell’hotel, qui si gira con poca valuta e le carte bancarie Iraniane si usano anche per i piccoli acquisti, per cambiare 100 dollari, ad un tasso comunque più favorevole di quello ufficiale, ha dovuto rimediare banconote un po’ in giro tanto da scherzarci sopra: ”Io ti ho dato tante banconote e tu una sola!”.
Il nostro albergo è posizionato bene per chi viaggia, su un lungo vialone che porta direttamente alla autostrada per Teheran che prendiamo passando senza pagare attraverso i caselli dove i casellanti cominciano a salutarci da lontano al nostro arrivo.
Tengo una velocità di kmh 90-100, il fondo stradale non è molto migliore di una normale strada a 4 corsie, la differenza è che non ci sono TIR che preferiscono le strade senza pedaggio.
Il traffico si fa sempre più intenso e diventa congestionato a KARAJ, dove troveremo lo stesso ingolfamento d’auto anche al ritorno.
Procediamo a passo d’uomo senza nemmeno poter usufruire della corsia d’emergenza che in questo tratto non esiste.
Praticamente l’autostrada viene usata come tangenziale da ogni tipo di veicoli in questa città dormitorio di una capitale con quasi 15 milioni di abitanti.
Tutti cercano di occupare il minimo spazio disponibile e devo fare attenzione al nostro “spazio vitale” lasciato tra noi ed il veicolo che ci precede per non farlo occupare.
Procediamo in prima e seconda raramente in terza tra i sorrisi degli occupanti dei mezzi intorno a noi che ci riprendono con il telefonino e la temperatura che si sta innalzando nell’aria ma non sull’indicatore della moto, fortuna che ho raccomandato a Tonino, il capomeccanico BMW che segue le mie moto dal 1995, di effettuare il cambio olio, nel tagliando prima di partire, tenendo conto delle alte temperature che avremmo affrontato.
Finalmente l’ingorgo termina e torniamo a procedere spediti, per assurdo vicino a TEHERAN non troviamo traffico e nei pressi dell’aeroporto incrociamo parecchie macchine governative con autorità straniere in visita per la cerimonia di insediamento del Presidente Hassan Rouhani, evento descritto nel canale news visto ieri sera in TV.
Le macchine governative sono incolonnate ed una è piena di antenne sicuramente per impedire l’uso di telefoni cellulari per innescare ordigni e prevenire attentati.
Il GPS dice che siamo su un altopiano a 900 metri, passata QOM corriamo di fianco al deserto Dasht-El-Kevir e dall’altro lato della doppia carreggiata Lilli mi indica la visione abbagliante del Lago Salato che ci ricorda il Tuz Golu in Turchia.
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Beviamo frequentemente dalla nostra Camel Bag che stamane ho riempito di acqua fresca e due bustine di Polase ed usciamo dopo un po’ dall’autostrada per fermarci in un distributore per fare il pieno, pausa pipi, sederci in un piccolo bar dotato di aria condizionata dove il proprietario mi chiede se voglio bere un espresso Italiano.
Riprendiamo l’autostrada, ora siamo in direzione Sud-Sud Est, superando velocemente KASHAN, il territorio che attraversiamo è brullo e semidesertico, traffico scarso, temperatura alta ma sostenibilissima dato il tasso d’umidità molto basso, visiera chiusa e aperture giacca spalancate.
Le indicazioni sono al solito precise ed al cartello indicante ABYANEH usciamo imboccando la strada che ci porterà a questo villaggio tradizionale.
Lilli parte con il mantra “E’ una strada di montagna?”, io la rassicuro ma francamente non è ho idea e le faccio notare le macchine, belle e moderne, che hanno imboccato con noi la stessa strada, per tranquillizzarla.
In effetti continuiamo a salire ed è normale dato che la nostra meta è un villaggio a quasi 2300 metri, in una valle circondata di monti oltre i 3500.
La strada è buona a doppia corsia con il fondo irregolare, comprensibile data l’usura per le escursioni termiche che tendono a rovinare l’asfalto.
Procediamo ad andatura turistica lungo le curve di questa strada che dall’uscita autostradale al villaggio è lunga poco meno di 30 chilometri.
Attraversiamo coltivazioni, piccoli agglomerati abitativi, ruscelli con l’aria che dal torrido dell’autostrada si è trasformata in fresca rendendo piacevole la guida con la visiera del casco aperta.
Arriviamo senza difficoltà al casello d’ingresso al villaggio dove paghiamo la tassa d’ingresso, 100.000 Rial a testa, dirigendoci più in alto al nostro ABYANEH HOTEL dove parcheggiamo la moto nel comodissimo parcheggio esterno e ci facciamo portare le borse all’interno della caratteristica ed ampia hall dove la proprietaria gentilissima dopo il check-inn ci offre un the con lo zucchero limonato già apprezzato a Masuleh prima di darci la stanza che assicura essere bella e con vista.
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Tutto vero: pulita con 3 letti e bagno occidentale, finestra sul villaggio e le montagne.
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Doccia e sigarino davanti al panorama che ricorda un po’ quello dell’Atlante Marocchino prima di cambiarci indossando la nostra “divisa da visita” per scendere in visita a questo villaggio vecchio di 1500 anni.
Scendiamo verso il paese dopo aver conosciuto nella hall Alberto, backpaker spagnolo che viaggia da solo con i suoi due figli, maschio di 7 e figlia di 5 anni.
Abyaneh è un villaggio di case di mattoni di fango che conobbi guardando un documentario di viaggio sul canale televisivo Marco Polo nel 2008, i paesi attraversati dalla troupe erano Georgia-Armenia-Iran-Pakistan e ne rimasi talmente affascinato da programmare subito i miei prossimi viaggi in quelle mete.
Come per Masuleh il turismo ha cambiato l’atmosfera di questo villaggio con la differenza che i gruppi turistici all’ora della nostra visita, tardo pomeriggio, se ne sono andati via, rendendo la nostra visita più piacevole.
Gli abitanti sono vestiti con abiti tradizionali e le donne sono coperte da scialli con disegni floreali.
Si capisce che il turismo per l’economia locale è fondamentale perché sono tutti disponibili a farsi fotografare ed il villaggio appare più un set cinematografico che un luogo dove apprezzare la vita tradizionale Iraniana.
In seguito vengo a sapere che le case, durante il rigidissimo inverno, sono disabitate con gli abitanti, il cui reddito si è arricchito grazie al turismo, trasferiti nelle città vicine.
Comunque vale la visita non fosse altro per godere di una sosta in un piacevole albergo, con il fresco delle montagne, panorami moto belli e gente cordiale.
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Acquisto un po’ di frutta secca, mele e pere, prodotta con i frutti coltivati nei terreni circostanti, buona anche se un po’ troppo ”secca” ma dopo un po’ che si tiene in bocca diventa masticabile come gomma americana ed il sapore è molto buono.
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La frutta secca è indispensabile in viaggi come quello che stiamo effettuando, me lo ha insegnato il mio amico e grande byker Felice Cantamessa, che all’età di 79 anni ancora insegna a tutti come si va in moto e su e giù per le dune con la sua compagna come passeggero, la frutta secca è una riserva di energia ed un pasto d’emergenza che occupa poco spazio, non si deve cucinare, sazia e restituisce forza con i suoi sali minerali.
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Riprendendo sempre a piedi la strada in salita verso il nostro albergo ci fermiamo un paio di volte ansimando, ci eravamo scordati di essere a più di 2000 metri con l’altitudine che si fa sentire!
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Arrivati in albergo senza cambiarci ci rechiamo nel ristorante dove ordino il Chelo Fesenjun, piatto rinomato di questo albergo, pollo stufato con salsa di melograno.
Mi spettavo una porzione che mi sfamasse ma è una piccola scodella con una coscia di pollo immersa in una densa salsa scura da accompagnare all’immancabile riso pilaf.
Molto buono ma insufficiente per la mia fame, così ordino anche un kebab di agnello.
Tornati nella hall trovo la proprietaria che si è ferita un occhio ed è seduta dolorante, vado in camera e prendo una delle mie salviette oculari, che porto sempre nel mio kit di medicinali dato che utilizzo lenti a contatto semirigide, e gliela applico sull’occhio a mò di benda alleviandole un po’ il disagio.
Mi faccio portare un ottimo the e con il beneplacito dei proprietari che oramai ci hanno preso in gran simpatia, mi fumo un sigaro all’ interno dell’albergo dato che fuori l’aria da fresca è girata a quasi freddo.
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Torniamo in camera, sguardo al panorama illuminato dalla luna che sembra un presepe e ce ne andiamo a letto.
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Il viaggio continua :happy1:
samarcanda
06-11-2017, 09:31
davvero un gran bel viaggio :eek: mi fa molto piacere che tu e tua moglie siate riusciti ancora una volta a coronare un vostro sogno e complimenti per lo stile impeccabile ed entusiasmante con il quale stai condividendo con tutti noi questa vostra meravigliosa esperienza :!: continua per favore che è uno spettacoloooo :D:D
Antonio Tempora
06-11-2017, 11:21
Abyaneh – Meybod – Yazd
Km.417 In Moto H 4,51 Altitudine media 1045 Altitudine arrivo 1193
Colazione in camera con i dolcetti donati ieri sera dalla proprietaria dell’hotel per ringraziarci ancora per la medicazione al suo occhio.
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Scendiamo e fatichiamo a far capire alla gentile signora che non vogliamo fare colazione e preferiamo pagare e partire, oggi è una tappa che si preannuncia “calda” e vogliamo approfittare delle ore fresche del mattino.
Paghiamo il conto e riceviamo in regalo pane, biscotti e dolci tipo “merendina” che consumeremo in parte per strada.
Scendiamo per la strada di ieri con Lilli che si gode rilassata, visto che conosce il percorso, il panorama che le ricorda tanto il Marocco.
Arrivati a NATANZ facciamo il pieno con il solito gentile benzinaio che ci fa passare avanti alla fila. Di solito faccio così: arrivo all’ ingresso del distributore, suono il clacson e mi faccio indicare la pompa di benzina, dico “Full” e lascio che riempiano loro il serbatoio senza che sia mai accaduto un trabocco di benzina, controllo il prezzo e pago, se capita che non abbiano il resto per questioni di scarsità di valuta o arrotondano in eccesso o fanno lo sconto…Tanto parliamo di centesimi di euro.
Seguo le indicazioni stradali perché la strada che percorriamo, che collega NATANZ con la N71 per YAZD, è nuova e non è inclusa nella cartografia Iran del GPS.
Direzione Yazd su strada a 4 corsie quasi deserta di auto, fondo buono specie sulla corsia di sorpasso dove si posizionano anche i TIR che quando ricevono la “flashata” da lontano si spostano lasciandoci passare salutandoci.
Velocità Kmh.120 fissi con sguardo che ogni tanto lascia la strada e guarda verso il deserto alla nostra sinistra.
Panorama brullo ed arido.
Nei pressi di ARDAKAN esco seguendo le indicazioni MEYBOD, al primo distributore faccio il secondo pieno poi, nel caldo del quasi mezzogiorno, comincio a seguire le indicazioni del GPS per arrivare alla tappa prevista per la visita odierna: MEYBOD ed il CASTELLO NARIN.
Tra indicazioni fornite da locali e quelle del GPS giro in tondo un paio di volte fino a quando mi si accosta una delle tante piccole motociclette che formano il traffico locale ed il giovane guidatore mi fa cenno di seguirlo imboccando una strada che avevo evitato vedendo il segnale di strada chiusa.
Lo seguo fiducioso, siamo io la sua moto ed un’altra, con a bordo marito e moglie in chador.
La strada chiusa finisce con un fossato per lavori in corso, montiamo su un basso marciapiede per immetterci tutti e tre in un dedalo di vicoli tra case basse e fatiscenti, ad un certo punto passiamo accanto ad un escavatore in funzione tra terra smossa, Lilli non fa una piega, io guido il nostro GS stracarico in questo imprevisto fuoristrada con le due motociclettine che filano spedite davanti a noi.
Dopo aver superato l’ultima strada sterrata, unica carreggiata stretta con tombini aperti ai due lati e taxi che procedendo in senso opposto pretende di passare per primo, la nostra guida ci porta all’imbocco di un ampio vialone pieno di negozi e trafficato fermandosi ed indicando in direzione della collina diritto davanti a noi pronunciando le parole che avevamo usato noi per chiedere indicazioni sulla nostra meta: “Meybod Narin Castle”.
Lo ringraziamo felici per il suo aiuto senza il quale avremmo faticato a trovare la direzione giusta e salutiamo il nostro angelo custode, ennesima dimostrazione della gentilezza e disponibilità di questo splendido popolo Iraniano.
Se ne va salutandoci con un sorriso, mentre la coppia marito e moglie è già scivolata via nel traffico, al solito caotico, di Meybod.
In cima alla collina troviamo l’ingresso al castello parcheggiando la moto non nel parcheggio principale per i veicoli ma davanti a quello pedonale di fianco alla biglietteria dove acquisto il biglietto d’ingresso solo per me visto che Lilli non si fida a lasciare la moto incustodita e si mette seduta all’ombra, dopo aver visitato la toilette, con uno sguardo un po’ sulla moto ed un po’ a me che mi incammino in visita.
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Il castello è il più antico edificio in mattoni di fango sopravvissuto in Iran e secondo il cartello illustrativo è databile a più di 4000 anni nelle sue varie fasi costruttive.
Cammino attorno alle mura di cinta e poi dentro la parte visitabile del castello in un caldo torrido per poi raggiungere Lilli ed abbeverarmi alla fontanella di acqua fresca e pura all’ ingresso del sito.
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All’ uscita dal castello accendo il cellulare e leggo il messaggio di Sepideh con il nome del nostro albergo e riprendo la N71 che rapidamente mi porta all’ingresso di YAZD dove con l’aiuto di due poliziotti fermiamo un taxi che come da prassi ci scorta fino al DAD HOTEL dotato di un parking sotterraneo dove lasciamo la moto consegnando i nostri bagagli al fattorino.
Reception accogliente ed English Spoken, camera assegnata con letto matrimoniale e singolo, molto grande e bel bagno all’occidentale.
L’albergo è moderno, costruito come un antico caravanserraglio, con una corte centrale, le stanze attorno al cortile, un ristorante sotto il piano del cortile ed un altro sul tetto.
Su Trip-Advisor ci sono lamentele sul fatto che le stanze che danno sul cortile offrono lo sguardo ai passanti all’esterno, la nostra ha tende e vetri “appannati” che non fanno vedere dall’esterno, mentre confermo che il frigo-bar è rumoroso.
Per il resto una stanza molto bella e comoda per $ 78,95
Aria condizionata a palla, siamo ai margini del deserto e fa molto caldo ed anche se c’è assenza di umidità è meglio stare al fresco fino alla sera.
Riposino fino al tardo pomeriggio, ci cambiamo per uscire per cenare al ristorante suggerito da Sepideh e chiedo alla reception istruzioni per raggiungere l’ Exchange dove cambiare un po’ di dollari.
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Mi faccio fare una piccola cartina con le istruzioni, apparentemente sono circa 800 metri a piedi, quindi usciamo a passeggio verso la direzione indicata.
Temperatura calata e passeggiata piacevole tra negozi ricchi di merce tra cui uno di tappeti dove Lilli si innamora di un tappeto con le rose, più per la bellezza dei fiori che per la voglia di acquistarlo conoscendo già il mio rifiuto.
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Dopo un po’ che camminiamo passiamo davanti ad un forno su strada dove sfornano in continuazione il pane tipico Iraniano, come una pizza molto sottile ottima calda un po’ gommosa quando fredda.
Scatto un paio di foto ed un gentile signore ci offre un po’ del suo pane acquistato lasciandoci anche la sua busta, lo ringrazio in Inglese e ricambia il saluto nella stessa lingua. Approfitto per chiedergli indicazioni per arrivare all’Exchange.
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Ci chiede di seguirlo, cosa che facciamo, ed in pochi passi arriviamo alla sua macchina dove c’è ad aspettarlo la moglie che scende a salutarci e ci fa accomodare.
Ci presentiamo, si chiama Alì, il fratello lavora a Friburgo, lo è andato a trovare e considera quella città bellissima, mi chiede del nostro viaggio ed è felice che ci piaccia il suo paese.
Dopo poco arriviamo all’agenzia di cambio, che a piedi era più lontana del previsto, proprio davanti al “Tempio del Fuoco” che ci indica come una guida esperta e ci chiede se vogliamo essere riaccompagnati in albergo.
Lo ringraziamo rifiutando e lo abbracciamo, Lilli abbraccia anche la moglie, salutando questo secondo “Angelo Custode” della giornata.
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Cambio i soldi ad un tasso molto più favorevole di quello ufficiale e mi faccio chiamare un taxi che con difficoltà, visto che non aveva capito il nome del ristorante, ci porta a destinazione.
Il ristorante è dentro un vicolo della città vecchia, poco illuminato ed apparentemente sinistro, invece c’è parecchia gente a passeggio e nelle vicinanze c’è anche una Scuola Coranica.
Bel ristorante, di categoria superiore, con tavoli e locali separati dove consumare appartati il pasto in gruppo su tappeti e cuscini, troveremo la stessa sistemazione in tutti i ristoranti di una certa categoria in tutte le città visitate.
Mangiamo bene con il cameriere che si mette a ridere quando ordiniamo per prima cosa il cocomero, visto che la frutta apparentemente non viene consumata a tavola nei ristoranti.
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Ritorniamo in albergo in taxi e ci fermiamo al bar nel cortile del nostro albergo dove mi bevo un caffè lungo “all’americana” fatto con una macchina Italiana e caffè Illy.
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Fumo il mio sigaro, l’aria ora è più fresca, c’è una bella luna e Lilli sfoggia il foulard trovato a terra vicino a casa nostra e tornato nuovo dalla tintoria.
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Siamo veramente felici di questa giornata, la prima del viaggio inframmezzata da una visita a monumenti o siti archeologici, dove abbiamo superato difficoltà impreviste per trovare le indicazioni giuste e abbiamo incontrato due gentilissimi membri di questa splendida popolazione Iraniana che hanno reso le nostre difficoltà di facile soluzione.
Torniamo in camera dove dopo un po’ di TV locale spengo la luce e raggiungo Lilli nel mondo dei sogni.
Antonio Tempora
06-11-2017, 18:56
Yazd – Sosta e Visita Guidata
Colazione al ristorante dell’albergo posto al disotto del patio centrale, buona scelta di dolce e salato, mentre finisco il mio yogurth alle 09,00 arriva la nostra guida, suggerita e contattata da Sepideh.
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Si chiama Samane Mivsamini ed ha 35 anni, carina e con un bel sorriso, mentre beve il caffè che le ho offerto le spiego che tipo di viaggiatori siamo e cosa ci piace vedere e conoscere, parla perfettamente l’Inglese e mentre parla traduco in simultanea a Lilli che capisce un po’ ma non parla la lingua.
Ci accompagna alla sua macchina parcheggiata fuori l’albergo e mentre attraversiamo la strada mi rendo conto che anche lei deve fare attenzione alle macchine che non si curano minimamente dei pedoni in attraversamento sulle strisce pedonali!
Il primo posto che visitiamo sono le “Torri Del Silenzio”, insieme a Persepoli una delle due tappe che più sognavo di visitare in Iran.
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https://youtu.be/MDriX_T6mU0
Cimiteri Zoroatriani utilizzati fino ai primi anni sessanta, rispettano il credo religioso che vieta di contaminare il terreno con i corpi dei defunti che vengono prelevati da becchini che prelevavano i corpi anche in paesi lontani per disporli in cerchi concentrici, uomini all’esterno e bambini all’interno, in cima alla torre dove i corpi nudi rimangono esposti al sole per essere spolpati dagli avvoltoi fino a quando le ossa scarnificate non vengono gettate nel buco al centro e dissolte con la calce viva.
Ora la pratica non è più in uso, i corpi dei fedeli Zoroastriani, vengono chiusi in bare di cemento armato e seppelliti nel cimitero sottostante.
Samane è molto precisa nella descrizione del sito e quello che più ci colpisce è la piccola stanza dove venivano adagiati i corpi con una pagnotta di pane sul petto, se il cane rifiutava il cibo significava che il corpo dava ancora segni di vita, un metodo abbastanza preciso in un tempo in cui la medicina era agli albori.
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Quanto i cani siano straordinari è dimostrato anche dalla medicina moderna che ne fa ricorso per individuare nei pazienti patologie anche complesse.
Sono contento di non aver visitato il sito da soli all’arrivo ieri pomeriggio, mi sarei perso le precise spiegazioni della nostra gentile ed esperta guida.
Alle basi delle torri edifici che servivano allo svolgimento delle cerimonie funebri tra cui una cisterna sotterranea con due piccoli Bagdir.
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Saliamo la scalinata della torre principale ed entriamo nello spiazzo circolare interno per fare delle foto.
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Tornati all’esterno ci concediamo un po’ di ombra al riparo del caldo secco di questa giornata di visita appena iniziata.
In basso il sito con il cimitero Zoroastriano moderno ai margini della periferia di Yazd.
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Riprendiamo la macchina e ci rechiamo al “Tempio del Fuoco” di fronte all’Exchange dove ieri eravamo stati accompagnati da Alì e sua moglie.
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Con stupore noto che parcheggiata la macchina Samane lascia la sua borsa in macchina, quando glielo faccio notare mi sorride dicendo che non c’è pericolo che le venga rubata…!
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Acquistiamo i biglietti d’ingresso con Lilli che al solito risponde positivamente alla richiesta di selfie con una famiglia Iraniana.
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All’interno dietro un vetro arde la fiamma che pare sia perpetua da più di 1500 anni, tenuta in vita di nascosto anche nei periodi di maggiore persecuzione successiva alla conquista Islamica.
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Ora in Iran vivono, in piena sicurezza e libere di professare la loro religione con assoluto divieto di proselitismo, comunità Zoroastriane, Cristiane ed anche Ebree.
Lasciamo il “Tempio del Fuoco” e ci rechiamo in centro dove parcheggiata nuovamente la macchina, con Samane che mette un parasole sul parabrezza per ripararla dal sole cocente, andiamo alla grande piazza centrale per fermarci davanti al palazzo Takye Amir Chakhmegh con i suoi altissimi minareti.
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Accanto c’ un enorme costruzione di legno che simboleggia il cipresso, albero simbolo della tradizione Iraniana che per la sua forma a punta indica il cielo e Dio e piegato dal vento ispira il disegno Kum su tessuti e tappeti.
Questa costruzione e molte altre durante la festa della festa sciita della Shura viene addobbata, illuminata e trasportata a spalla un po’ come la Festa dei Ceri a Gubbio.
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Giriamo la piazza, sotto i portici molti negozi come in un piccolo bazaar.
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Ci rinfreschiamo in un piccolo bar dove Samane ci offre una specialità locale, una specie di “porridge” fatto di frumento con aggiunta di licquido, freddo e dolciastro da mangiare con il cucchiaino, rinfrescante ed energetico…Buono ma niente di eccezionale.
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Riprendiamo il giro di visita dopo aver assistito ad un incidente stradale di questo viaggio che nonostante il traffico caotico delle città rimarrà l’unico: un tamponamento.
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Visitiamo il Museo Dell’Acqua, dove viene spiegato con dovizia l’antichissima arte dei Qanat, la costruzione degli acquedotti che dalle montagne circostanti portano ancora oggi l’acqua in questa città ai margini del deserto.
Differentemente a quelli Romani esterni e sopraelevati, i Qanat sono interrati e non partono dalla sorgente ma sono scavati dalla città ala sorgente da operai vestiti di bianco per essere già vestiti conformemente alla religione Islamica in caso di cedimento del tunnel e conseguente morte degli scavatori.
Anche il sistema di misurazione dell’acqua acquistata a scopi irrigui è semplice ed ingegnosa, una bacinella bucata immersa in una piena d’acqua funzionante a mò di clessidra a misurare il tempo di erogazione.
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Il museo è sotterraneo e fresco ma quando usciamo siamo di nuovo nel torrido di questa giornata soleggiata.
Pausa pranzo al ristorante Khane Dohad dove ospitiamo la nostra simpatica guida per un pranzo al solito molto buono tanto da ordinare cibo in quantità da non riuscire a finire tutto, il conto per tre sarà di €27,00.
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Usciamo a visitare la Moschea del Venerdì con il suo splendido ingresso ed i suoi minareti alti più di 48 metri che mettono in secondo piano la sua cupola a doppio strato.
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Samane mi fa notare la differenza fra le due cupole delle due moschee vicine tra loro: quella del Venerdì e l’altra del Mausoleo di Sayed Roknaddin una a forma di cipolla e l’altra con le sue maioliche azzurre.
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Entriamo nella città vecchia, costruita in mattoni di fango, deserta nelle ore più calde.
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Ammiriamo i numerosi Bagdir, altra caratteristica di questa città.
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Si tratta di una antico ed ingegnoso sistema di condizionamento dell’aria che anticipa di secoli quello adottato nelle nostre case moderne.
Il vento caldo viene catturato dalle fessure di queste alte torri in cui scende raffreddato da cisterne d’acqua negli ambienti delle abitazioni situati al di sotto del piano stradale, l’aria riscaldata degli ambienti sale in ricircolo continuo.
Ci siamo solo noi in giro, la gente a quest’ora se ne sta a casa e grazie alle bottigliette d’acqua minerale che ci portiamo abbiamo un po’ di sollievo.
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Dopo aver visitato la Prigione di Alessandro terminiamo la visita alla città vecchia acquistando qualche souvenir e chiediamo a Samane di riportarci in anticipo al nostro albergo perché se il caldo in moto riusciamo a sopportarlo, a piedi in vista alla città alla fine risulta eccessivo.
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Prima però passiamo davanti ad una casa dove le donne sono riunite per una riunione conviviale a seguito di una cerimonia funebre, Lilli chiede di poter scattare una foto dell'interno, poi si fa fotografare con una delle partecipanti.
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Tornati in albergo ci sediamo al bar della hall dove pagata la nostra simpaticissima e bravissima guida (€55,00 per una visita che andava dalle 09,00 alle 17,00 ma che per nostro volere abbiamo concluso in anticipo) su suggerimento di Samane ordiniamo per tutti e tre un Sekanjabin, una bibita a base di cetriolo-menta-zafferano shakerata con ghiaccio, la bibita più buona provata in questo viaggio!
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Salutiamo con un abbraccio Samane con cui ho intrattenuto, nei tragitti in macchina, piacevoli conversazioni dove ho scoperto un po’ della sua vita.
Sposata con un imprenditore nel ramo Catering mi svela di averlo conosciuto in “Chat”, cosa che appare comune tra i giovani, alla faccia dei pregiudizi su questo stato “integralista”,
Hanno viaggiato a lungo anche all’estero prima di decidere di avere un figlio e vivono in un appartamento acquistato grazie ai contributi che lo stato dà alle giovani coppie.
Ci scambiamo i telefoni e account Instagram e ci abbracciamo salutandoci.
Riposiamo in camera per 3-4 ore poi ci cambiamo e ci rechiamo a mangiare nel ristorante sul tetto del nostro albergo dove il caldo si fa sentire di meno.
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Passiamo una bella serata al chiaro di luna mangiando al solito bene e facendo la conoscenza di una giovane manager Iraniana in viaggio di lavoro che saputo che una delle nostre prossime mete è Shiraz. La sua città, ci dà il telefono di sua sorella offrendoci di farci accompagnare in visita.
La ringraziamo ma già sappiamo che non accetteremo, il caldo sentito oggi ci suggerisce di lasciarci la libertà di movimento nelle visite per poter ritornare in albergo se stanchi ed accaldati e limitare quelle guidate ad Esfahan dove riprenderemo una guida privata.
Tornati in stanza non facciamo in tempo a metterci a letto che squilla il telefono: è la reception che mi annuncia la visita di un signore che chiede di me.
Mi vesto in fretta e lasciando Lilli a sonnecchiare vado alla reception dove con mia sorpresa trovo Alì, il gentile signore che ci aveva accompagnato in macchina all’ufficio di cambio, con un pacco in mano pieno di biscotti caratteristici di Yazd, famosa anche per i suoi dolci, una busta piena di blocchi di Zucchero Limonato ed una scatola di metallo con dentro quello che sembra un dolce alla nocciola spalmabile.
Io non so come comportarmi perché non ho proprio idea di come sistemare tutto nei bagagli della moto, ma rifiutare sarebbe un affronto.
Non è finita: dice che domani lui va a Teheran per lavoro ma torna tra due giorni ed al suo ritorno dobbiamo essere suoi ospiti nella sua casa per 3 giorni!
Lo ringrazio ma gli faccio notare che non è possibile data la nostra tabella di marcia già di per sé impegnativa, lo abbraccio commosso per il regalo e l’offerta di ospitalità, promettendo di ritornare ed accettare la sua ospitalità, cosa che faremo sicuramente quando torneremo in un prossimo viaggio in Iran.
Torno da Lilli e la sveglio facendole vedere la quantità di regali avuti da Ali e con un po’ di ingegno, togliendo i friabili biscotti dalla voluminosa scatola e disponendo i cubetti dello zucchero in maniera diversa, riesco a sistemare tutto nella piccola ed estensibile borsa GIVI che viene fissata sul Top Case, dove lo scorso anno sono riuscito a mettere per la gioia di Lilli vari souvenir tra cui una bottiglia di vetro vuota dell’acqua minerale bevuta ad El Rocio in Andalusia e due lattine di coca cola con il logo di Lisbona ed il disegno della Torre di Belem.
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Tanto per capire cosa significa viaggiare con mia moglie, che sopporta (quasi) tutto ma chiede giustamente anche le “contropartite”!
Ci addormentiamo ancora una volta pieni di felicità e stupore per la generosità ed ospitalità del popolo Iraniano.
Una volta che apri il cuore alla strada e al viaggio succedono sempre magie...
charlyno
07-11-2017, 09:59
..seguo. Complimenti
che roba strepitosa che hai fatto
bikerold
08-11-2017, 09:51
Complimenti per tutto, ma soprattutto per la pazienza di scrivere il romanzo. :)
robyferax
08-11-2017, 15:12
ciao Anton io
complimenti per il viaggio e l'interessantisimo racconto. Ma vorrei uscire un attimo dal contesto;sono molto curioso di avere notizie dettagliate su quei sigari che ti fumi tanto volentieri ad ogni pausa;da fumatore di sigari, so quanto sia piacevole fumare un buon sigaro nei momenti di relax
continua cosi' e complimenti ancora
Antonio Tempora
08-11-2017, 17:34
Yazd – Pasargarde – Persepoli
Km.393-In moto H4,12-Media Kmh 93,5-Quota Media 2000 Massima 2563
“Il Sogno si è Avverato: Siamo arrivati a Persepoli”
Pago il conto dell’albergo e caricate le borse, compreso quella con i regali di Alì, sulla moto nel comodo parcheggio dell’albergo partiamo salutando Yazd ed il Dad Hotel uscendo facilmente la città prendendo la N78 direzione Sud-Sud Ovest per Shiraz.
Strada a 4 corsie scorrevole con fondo gommato e solcato dai camion nella corsia di destra mentre quella di sorpasso non presenta problemi.
Ho scelto questa strada, più scorrevole e diretta, invece di quella più panoramica che corre lungo la Valle di Bavanat ed i suoi accampamenti di nomadi, per avere più tempo per la visita a Pasargarde ed arrivare a Persepoli prima della chiusura del sito e godere della visita alla luce del tramonto.
Poco prima dell’incrocio con la N65, che collega Esfahan con Shiraz, veniamo fermati in un posto di blocco da due gendarmi armati di Kalashnikov, che nelle loro mani sembra un fucile giocattolo per quanto lo maneggiano in maniera distratta, che ci chiedono di fermare la moto e raggiungerli sotto la loro tenda dove, sorridenti e gentili, controllano i nostri passaporti per poi salutarci e farci ripartire.
Riprendiamo la strada e dopo aver fatto il pieno in un distributore che ci costringe ad una doppia “conversione ad U” trovandosi al lato opposto della nostra direzione di marcia, cominciamo a salire fino a quota 2563 con la strada che ha il fondo “zigrinato” per facilitare la frenata in discesa dei pesanti Tir e che rende la guida della moto più complicata, almeno per me che non amo questa superfice in modo particolare in curva.
Arriviamo al cartello che indica il sito di PASARGARDE e mentre lascio la strada principale Lilli, che vede all’orizzonte il profilo delle montagne, mi chiede: “Ma dobbiamo fare una strada di montagna?”.
Naturalmente non saliamo di quota, entriamo in un villaggio con un ampio vialone che porta direttamente all’ ingresso del sito ed invece di andare nel parcheggio fermo la moto proprio davanti alla biglietteria dove, pagati i due biglietti d’ingresso, il gentilissimo funzionario apre con il telecomando il cancello d’ingresso facendoci cenno di entrare con la moto mentre tutti gli altri veicoli sono obbligati a stare fuori!
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La Tomba di Ciro è stata liberata dalle impalcature che negli scorsi anni la imprigionavano e tutto il sito è stato restaurato e ristrutturato.
Parcheggio la moto davanti alla tomba dove comincia la fila delle famiglie Iraniane in visita al sito che desiderano farsi una foto con noi e la nostra moto.
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Siamo gli unici stranieri presenti ed al solito dobbiamo rispondere a domande sul nostro paese di provenienza ed il nostro itinerario.
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Sono emozionato, ci stiamo avvicinando alla meta più rappresentativa del nostro viaggio e lasciamo il sito senza dilungarci nella visita alle rovine del Palazzo di Ciro per riprendere la strada in direzione Persepoli dove arriviamo dopo pochi chilometri imboccando il lungo viale con a fianco ciò che rimane della enorme e lussuosissima tendopoli fatta erigere dallo Shah Reza Pahlevi in occasione delle celebrazioni faraoniche indette nel 1971.
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Mi fermo davanti all’ingresso a pagamento dell’ampio parcheggio e chiedo ad un gendarme di chiamare il nostro albergo APADANA HOTEL, l’unico in loco, costruito anch’esso per le celebrazioni e dove soggiornò lo Shah stesso con la sua famiglia.
Sepideh mi aveva detto nell’ultima messaggiata che non c’era posto, io non me ne sono curato e, raggiunto da due inservienti che aperto un cancello ci fanno accedere in moto al giardino dell’hotel, dopo averla messa sul cavalletto centrale, mi dirigo alla reception dove una gentilissima ragazza mi accoglie con un sorriso e saputo che siamo Italiani e per di più in moto, dopo averci rassicurato che Sepideh aveva capito male, ci assegna una delle camere VIP con vista sul sito.
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Lascio la moto parcheggiata di fronte all’ingresso, mentre i due inservienti insistono che, dopo aver superato un altissimo gradino, la parcheggi di fianco all’entrata.
Naturalmente lascio la moto dov’è.
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Fatte portare le borse in camera ci accomodiamo in questa che chiaramente è un struttura con stile ed arredi molto datati, ma pulitissima e con un personale gentilissimo e professionale.
Inoltre vale la pena soggiornare qui solo per il fatto di poter visitare Persepoli alla luce del tramonto e di prima mattina, dopo e prima dell’arrivo delle “orde” dei turisti.
Chiedo del cocomero che non ci giunge a fette ma squisitamente shakerato in due grossi bicchieri.
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Mi faccio la doccia nel bagno datato ma pulito ed all’occidentale facendo scorrere l’acqua della doccia che dopo il primo momento in cui appare marrone come se le tubature non vedessero acqua da diverso tempo, arriva fresca e chiara.
Mi metto in accappatoio a fumarmi il sigaro davanti alla finestra con vista sulle rovine di Persepoli che sorgono a circa 100 metri di distanza.
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Fuori fa caldo torrido, siamo a più di 1600 metri, Pasargarde era a più di 1800, la nostra stanza ha l’aria condizionata, sono le 14,30 e ci concediamo un piacevole riposino durante il quale approfitto per collegarmi con il Wi-Fi dell’albergo.
Alle 18,00 indossiamo la “divisa” e pagato il biglietto entriamo per la “Porta Delle Nazioni” in questo splendido sito.
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Anche qui siamo gli unici stranieri mentre c’è una folla di turisti Iraniani nonostante a quest’ora i pullman turistici provenienti da Shiraz sono già sulla via di ritorno.
La luce del tramonto rende i monumenti ancora più affascinanti e gli enormi Tori Alati con teste umane scolpiti all’ingresso sono impressionanti.
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Efeso-Aphrodisia-Patara-Xantos-Pergamo in Turchia, Leptis Magna e Sabratha in Libia, Palmira-Apamea in Siria, Gerasa e Petra in Giordania, gli anfiteatri e le vestigia Romane in Marocco ed in Tunisia, per non parlare di ciò che di splendido abbiamo in Italia a Paestum ed in Sicilia, ci avevano affascinati ma qui per la prima volta ammiriamo monumenti che non hanno nulla a che vedere con la tradizione architettonica Greco-Romana e lasciano capire lo splendore di quella che è stata la capitale del più importante e vasto impero della Civiltà Occidentale che ha preceduto l’Era Romana.
Specie nei capitelli e nelle basi delle colonne, si nota il motivo a "Petalo di Loto" che non trova riscontro nei monumenti Greci e Romani.
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Provo un senso di rabbia e rincrescimento nei confronti di Alessandro Magno e dei suoi generali che incendiarono gli splendidi palazzi, un atto che non può essere giustificato per il loro sentimento di vendetta in ricordo dell’incendio del Partenone e di Atene da parte dei Persiani.
Il sito, come tutti in Iran, è stato sottoposto a restauro, che ancora continua, molto stanno ancora contribuendo gli archeologi Italiani, molte opere sono state asportate durante gli anni dell’Impero Britannico che esercitò la sua influenza su quella che si chiamava ancora Persia, come testimoniano le iscrizioni lasciate da militari e funzionari Britannici sulla Porta Delle Nazioni.
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I turisti Iraniani vanno in giro tra i monumenti non rispettando le recinzioni per scattare foto e farsi selfie, ma d’altra parte non possiamo essere noi Italiani, dopo aver distrutto coste e danneggiato le nostre opere d’arte, ad insegnare agli altri come comportarci.
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Non sono stati educati al rispetto dei monumenti della loro antichissima storia.
La rivoluzione Khomeinista ha colpito con una sorta di boicottaggio non solo i siti archeologici memori di un’epoca dove la religione di stato non era quella Islamica ma quella Zoroastriana, ma persino le antiche moschee testimoni di dominazioni non conformi, dal punto di vista religioso, alla ortodossia professata dall’attuale vertice religioso Iraniano.
Ora che ci si rende conto dell’importanza degli straordinari reperti storici, archeologici e religiosi, sia dal punto di vista culturale che economico, per la valuta che i sempre più numerosi turisti occidentali portano (specie con i biglietti d’ingresso ai siti che sono MOLTO più cari che per i locali), è tutto un cantiere di restauro sia di monumenti che moschee in ogni città e luogo visitato.
Lascio alle foto la descrizione del luogo, ai testi scritti reperibili in libreria o sul web la storia di questo sito ed il significato simbolico dei monumenti ed in particolare modo degli splendidi bassorilievi sulla scalinata dl Palazzo Apadana ed ai lati del Palazzo di Dario.
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Anche qui incontriamo tanti gruppi di famiglie ed amici che chiedono di fare un selfie con noi, tra i vari spicca un gruppo di amiche tra le quali una ragazza dagli splendidi occhi azzurri ed una comitiva di Arbitri di Palla a Mano in visita dopo un corso di aggiornamento prima dell’inizio del campionato.
Usciamo da questo splendido luogo nella luce del tramonto.
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Sono contento ed emozionato per aver realizzato, dopo tanti anni di attesa, il sogno di visitare Persepoli.
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Tornati al nostro albergo alle 20,30 ci sediamo nel giardino ed ordiniamo un Mojito Analcolico che beviamo con gusto dimenticandoci che non è alcolico.
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Ci accomodiamo dopo aver finito il mio sigarino nella sontuosa sala da pranzo dove ceniamo serviti in maniera impeccabile dai camerieri di questo Hotel molto “Old Fashion” e concludo la cena mettendo alla prova l’abilità del barman, un ragazzo Iraniano che ha fatto un corso istituito in Iran dalla Lavazza sulle macchine da caffè Italiane, ordinando un cappuccino che alla fine della nostra cena ci sta un pò come “cavoli a merenda” ma che risulta non solo ottimo ma addirittura decorato con il simbolo della bandiera Iraniana.
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Mentre Lilli finisce il suo Cocomero Shakerato ed io il mio sigarino seduti fuori in giardino, rivivo con il pensiero, prima di tornare in camera per la nanna, questa nuova splendida giornata di viaggio.
Antonio Tempora
08-11-2017, 17:46
ciao Anton io
complimenti per il viaggio e l'interessantisimo racconto. Ma vorrei uscire un attimo dal contesto;sono molto curioso di avere notizie dettagliate su quei sigari che ti fumi tanto volentieri ad ogni pausa;da fumatore di sigari, so quanto sia piacevole fumare un buon sigaro nei momenti di relax
continua cosi' e complimenti ancora
Ciao
Sono i Toscanelli al Caffè.
Quelli originali non le varianti ai vari gusti usciti dopo.
Anni fa ero sulla moto vicino alle Terme di Caracalla quando sento proveniente da un SUV con il finestrino aperto un gradevolissimo profumo di un sigaro fumato dal guidatore.
Mi butto all'inseguimento fino al semaforo rosso dove affiancata la vettura vedo il viso del fumatore "sbiancarsi" temendo fossi uno scippatore di Rolex.
Quando si sente chiedere il nome del sigaro riprende colorito sul viso e mi dice la marca tutto contento dello scampato pericolo.
Io non aspiro da quando mi andò per traverso il fumo della sigaretta che mio fratello mi fece fumare a 6 anni per non farmi fare la spia avendolo beccato a fumare i mozziconi di mia madre.
Mio nonno a 13 anni mi insegnò a caricare la sua pipa ed ad accenderla, da allora fumo pipa e sigari senza aspirare ma gustando il sapore del tabacco.
In viaggio mi porto i toscanelli perché sono più pratici della pipa e posso regalarli a chi voglio.
Di solito ne fumo 2 al giorno, raramente di più.
Caffè con la Moka caricata con la mia miscela preferita che mi porto anche in viaggio, sigarino e la giornata di viaggio in moto diventa perfetta !
un saluto
Danielz77
08-11-2017, 17:54
aspetto la puntata di domani grazie anche oggi Antonio. (Zeno..... non sbavare)
Io non aspiro [...] fumo pipa e sigari senza aspirare ma gustando il sapore del tabacco.
Eccolo qui un altro. Preferisco l'extra vecchio o l'originale ma accetto anche quelli che fumano gli aromatizzati :lol:
Provate quelli della Amazon cigars... ;)
Antonio Tempora
09-11-2017, 09:17
Eccolo qui un altro. Preferisco l'extra vecchio o l'originale ma accetto anche quelli che fumano gli aromatizzati :lol:
Provate quelli della Amazon cigars... ;)
Io il Toscano Originale non riesco a fumarlo senza che mi giri la testa e mi faccia male lo stomaco.
Ogni tanto anche con il Toscanello al Caffé mi capita, credo dipenda dalla "stagionatura".
Certo quando ancora si trovavano i Panatelas Davidoff fatti con il tabacco Cubano era un altro fumare.....
Fumare la pipa è tutta un'altra cosa, dal caricamento all'accensione e quindi al lento fumare, sono mediamente 45-60 minuti di relax.
Comunque anche il toscanello arrivati stanchi in albergo dopo una lunga giornata di moto od alla sera sul terrazzino della stanza dopo cena rivedendo con la mente i panorami della giornata....Certo in Iran mi è mancata la fiaschettina con lo Stravecchio Branca!
oggi sono riuscita a prendermi un po' di tempo per leggere questo report...che dire: mi ha emozionata veramente tanto :)
Descrizioni e immagini molto coinvolgenti, vorrei tanto un giorno trovare il coraggio di affrontare un viaggio del genere...nel frattempo grazie ad Antonio per averci in qualche modo fatto "partecipare" al suo giretto fuoriporta ;) :D
Antonio Tempora
09-11-2017, 17:11
10/08 Persepoli - Shiraz
Km.57 In moto H.1,00 Quota media 1600 Quota max. 1877
“Visita al sito di Persepoli in solitaria con ingresso prima dell’apertura al pubblico. Magnifico”
Siamo a Shiraz il punto più a Sud del nostro viaggio…Ad oggi percorsi Km.5614
Ritorno via terra Km.5423 se prendiamo il traghetto sono Km.4450
Sveglia alla solita ora, preparo il caffè e mangiamo un po’ dei biscotti regalati da Ali. Ci vestiamo e prima dell’apertura ufficiale entriamo nel sito deserto e tutto per noi.
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Avevamo fatto la stessa cosa a Petra e fu uno spettacolo passeggiare per il Siq deserto e con solo il rumore dei nostri passi arrivando poi al “Tesoro” senza la folla di turisti delle ore di visita.
Anche ora siamo da soli seguiti passo passo da una coppia di giovani che più tardi si presenteranno chiedendo il permesso di seguirci.
Sono due studenti di medicina, Peyam e Mohammad, che abitanti nella piccola città vicino alle rovine e lasciata la loro MTB all’ingresso visitano ogni settimana il sito orgogliosi del passato del loro paese.
Visitare questo splendido sito archeologico senza la festosa ma anche disordinata folla dei turisti è ancora più affascinante ed emozionante.
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Diamo un altro sguardo agli splendidi bassorilievi della scalinata del Palazzo Apadana, con le nostre due “guide” che ci illustrano due particolari che non avevamo notato come la unica presenza femminile tra i bassorilievi, una donna stilizzata tra i raggi di un carro ed il fatto che tutti i visitatori che portano doni all’ Imperatore si tengono per mano a raffigurare l’ unità delle genti dell’impero sotto un unico monarca, saliamo per la collina per visitare una delle due tombe rupestri che si affacciano sul sito: la Tomba di Antaserse.
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Scattiamo foto panoramiche di Persepoli ed un selfie con i nostri giovani amici che tanto per cambiare ci invitano a casa per un pranzo preparato dalla madre.
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https://youtu.be/M-CbrJ1qCH4
Li salutiamo all’ ingresso del nostro albergo dopo esserci scambiati gli indirizzi Instagram e WhatsUp ed rientriamo a fare una degna colazione dopo questa seconda splendida visita.
Ci rechiamo alla reception dove Arezoo, la giovane manager che ci aveva accolti ieri, dopo che abbiamo pagato il conto degli extra (anche qui avevamo un voucher per il costo della stanza prepagato da Sepideh) apre una delle vetrine piene di oggettistica e ci regala una splendida mattonella con raffigurato uno dei bassorilievi di Persepoli.
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Prepariamo le borse e ci vestiamo con comodo, abbiamo la stanza per tutto il tempo che ci necessita e Shiraz è a pochi chilometri.
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Arezoo ci viene a salutare alla nostra moto e lasciamo lei, il personale dell’ Apadana Hotel e la splendida Persepoli.
A ritorno a Roma consulterò un libro che faceva parte dell' ampia e fornita biblioteca del nostro appartamento ai Parioli dove sono vissuto dai 3 ai 19 anni.
Acquistato da mia madre nel 1958, edito da Mondadori, si chiama "Le Meraviglie Del Passato" e lo sfoglio con piacere a ritorno di ogni viaggio che comporta la visita ai siti archeologici.
Questo video è composto da foto in B&W, scattate nel 1929, del libro e quelle che ho scattato io.
Nella fretta di comporlo ho sbagliato la data della nostra visita....
https://youtu.be/1biC0FJVcI8
Ci dirigiamo a sud verso la vicina Shiraz che raggiungiamo in un’ora attraverso una strada a 4 corsie che sale al solito di quota con asfalto zigrinato prima di scendere ai margini della città dove chiamiamo un taxi che ci porta al nostro albergo, ZANDIYE HOTEL, un 4 stelle superiore moderno e con un bel parcheggio sotterraneo.
Ci fanno un ”Up Grading” assegnandoci quella che chiamano “Honeymoon Suite”, molto grande e comoda con tutti i servizi di un hotel moderno al costo, prepagato al solito, di $110,53 B&B.
Ci mangiamo un bel vassoio di cocomero e melone bianco a fette e quindi riposino fino alle 17,30.
Doccia e ci mettiamo la nostra divisa ed a piedi, dato che l’albergo è posizionato centralmente, ci rechiamo in visita alla città.
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Passiamo per la piazza centrale dove spicca il castello con le sue torri una delle quali inclinata e ci fermiamo in un chiosco gelati dove consumiamo un buon gelato alla crema denso e rinfrescante.
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Entriamo nel Vakil Bazar che si divide in due sezioni ad entrambi i lati di una strada trafficata non solo di pedoni ma dalle solite motociclettine che imperversano su tutte le aree pedonali in questa ed in ogni città Iraniana.
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Il bazaar è al solito vivace e ricco di merce, Lilli acquista un fermaglio per i capelli in sostituzione di quello portato dall’Italia che si è rotto.
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Camminando per il dedalo su cui si sviluppa il bazaar facciamo sosta in una sala da the che scopriremo poi essere molto quotata e menzionata anche dalla LP: Seray-E-Mehr Teahouse and Restaurant.
Ordiniamo un the allo zafferano che non viene servito in bustina ma in foglia (come me lo faccio io a casa) in una tisaniera con in cima i pistilli di zafferano, accompagnato dall’immancabile stecco di zucchero al limone.
Il locale è bello e si deve anche mangiare bene, il profumo del cibo consumato nei tavoli accanto al nostro è invitante, peccato non siano aperti a cena, al solito non passiamo inosservati e facciamo amicizia con la proprietaria, sua madre, figlie e nipoti che l’aiutano nella conduzione del locale.
Con il loro stupore mostro loro Trip Advisor che non conoscevano e scaricano subito l’App scoprendo di non essere recensiti solo su LP!
Anche loro chiedono di fare una foto con noi, la nipote Fereshte si collega subito al mio account WhatsUp (recentemente mi ha mandato una compilation di musica tradizionale Iraniana anche se lei ci aveva confessato di essere innamorata di un cantante spagnolo di cui ora non ricordo il nome) ed alla fine non ci fanno pagare la nostra consumazione…
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Usciti dal bazaar visitiamo la Moschea Vakil con le sue splendide piastrelle colorate in motivi floreali, le sue colonne tortili, la splendida scala d’alabastro e la sua Mihrab dove cominciamo ad ammirare le “Stalattiti” o Mukarnas, il motivo architettonico Islamico riconducibile alla “sezione Aurea”, presente anche nella Cappella palatina di Palermo, che qui in Iran raggiunge il suo punto artistico architettonico più alto.
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Uscendo dalla moschea ci infiliamo tra i vicoli dietro la strada principale dove i negozi su strada sono pieni di avventori e da un gruppo di “Motociclisti” ci vediamo offrire un grappolo d’uva.
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Non è quella rossa da vino che ha reso questa città famosa, il cui vino avevo assaggiato in Sud Africa prodotto localmente durante gli anni della mia permanenza in quel paese, e che ora in Iran è quasi scomparsa, ma bianca e senza semi dal sapore squisito.
Ringraziamo i nostri amici di due ruote e torniamo in albergo dove ceniamo nel ristorante con cucina tradizionale, ce ne sono altri due che servono anche “cucina internazionale”, posto nell’ampia terrazza esterna dove la serata relativamente piacevole, visto che anche in questa città fa molto caldo, consente di mangiare all’aperto.
Oltre che mangiare bene, con un servizio impeccabile, scopriamo una birra analcolica di importazione abbastanza buona tanto da berne due a testa: Bavaria.
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Caffè lungo italiano con sigarino e rientriamo nella nostra ampia e comoda stanza dove Lilli si addormenta subito mentre io mi guardo una partita del Real Madrid della passata Champions e le news del canale in Inglese Iraniano prima di chiudere anche io gli occhi per il meritato sonno.
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Antonio Tempora
09-11-2017, 19:38
11/08 Shiraz – Sosta e Visita
Risveglio nella nostra bella stanza dove sul frigo bar abbiamo bollitore, tazze e bustine di the e caffè solubile.
Preparo il nostro caffè e mangiamo un po’ dei pochi biscotti friabili regalati da Ali rimasti intatti, gli mando una foto e risponde tutto contento.
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Scendiamo a fare una seconda colazione nella sala ristorante dove trovo un avviso, in Farsi ed Inglese, presente su ogni tavolo, che mette in guardia contro l’eccessivo uso di sale e zucchero, di cibi ipercalorici, di una vita troppo sedentaria per evitare malattie cardiovascolari e diabete.
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Capisco che anche qui in Iran, alla faccia del regime teocratico, il “junk food” di tipo Americano ha cominciato a fare danno.
Pizza, patatine fritte, hamburgers e bibite gasate sono diventate di moda tra i giovani e non solo con tutti i danni che ne conseguono primo fra tutti un’evidente sovrappeso tra i bambini.
Usciamo in visita a piedi attraversando di nuovo la Shoada Square con la sua fortezza fermandoci a fotografare le sue mura con la sua “torre pendente”.
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Cominciamo la nostra visita odierna con il Pars Museum molto ricco di reperti circondato da un bel giardino e con uno splendido soffitto a “stalattiti”.
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Shiraz è famosa per i suoi giardini perciò usciti prendiamo un taxi e ci facciamo portare al Bargh-e-Eram famoso per il suo roseto ed i cipressi centenari.
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Passeggiamo volentieri tra rose e fiori circondati da famiglie in visita che consumano la loro merenda sdraiati sulle coperte stese sui curatissimi prati all’ombra degli alberi.
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Entriamo a rinfrescarci in un bar con giardino interno ed incuriositi da quello che sorseggiano quasi tutti ordiniamo anche noi una specie di granita al succo di frutta che sa un po’ di ciliegia e melograno, buona ma per me che non metto zucchero nelle bevande un po’ troppo “smielata”.
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In compenso quando vado a pagare scopro che i due bicchieri di granita saranno la consumazione più cara dell’Iran: 200.000 Rial, circa €5,00.
Non è la cifra in sé ma la sproporzione con quanto avevamo pagato in precedenza in altri luoghi, molto più “eleganti”, per due the serviti al tavolo, meno della metà.
Soddisfatti della visita torniamo con un altro taxi nel nostro albergo dove, consci del fatto che stasera ceneremo abbondantemente, consumiamo in camera un pasto frugale a base di frutta secca e bibite dal frigo bar.
Riposiamo fino al tramonto poi ci facciamo chiamare un taxi che ci porta al Mausoleo di Afez, forse il poeta più amato in Iran.
Su suggerimento della LP abbiamo aspettato che scendesse la cena per visitarlo godendo della sua illuminazione multicolore.
Davanti al botteghino c’è una lunghissima fila che noi osserviamo scrupolosamente fino a quando veniamo avvicinati da un signore che con fare gentile ci offre, in regalo, come conferma in Inglese un altro signore anche lui in fila, i suoi due biglietti.
Lo ringraziamo commossi e ci facciamo anche una foto insieme.
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Ci rechiamo all’ingresso e quando mostro i biglietti ci guardano stupefatti: sono due biglietti a prezzo ridotto per i locali, spiego l’accaduto e si preoccupano di sapere se abbiamo pagato per averli.
Sono preoccupati del fatto che potevamo essere stati soggetti a una piccola truffa, invece non è stato così, il gentile signore sicuramente non sapeva che i turisti stranieri pagano di più (!).
Pago i due biglietti per intero con l’unico vantaggio di aver saltato la fila ed entriamo in visita.
Il mausoleo è circondato da un bel giardino, illuminato e con musica tradizionale di sottofondo.
C’è una folla composta di famiglie che si recano in pellegrinaggio al gazebo sotto il quale in una bara di alabastro giace il poeta Afez, poi sciamano nel giardino socializzando e facendo “picnic” sui prati godendo del fresco serale dopo una torrida giornata.
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Finita la visita con un altro taxi ci facciamo portare al Kateh Mas Restaurant.
L’ ingresso non è molto attraente situato com’è in una strada buia, ma scesa la scala ci si trova nell’ampio ambiente, sotto il livello strada, di una casa tradizionale con persino un pozzo al centro e l’immancabile forno dove viene sfornato il tipico pane Iraniano.
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Camerieri con vestiti tradizionali tra cui spicca una “odalisca”
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Complessino che suona musica tradizionale, cibo buono specie le mie costolette di agnello.
Finito di mangiare e pagato il conto, dopo che Lilli si sottopone con piacere alla ennesima richiesta di selfie, torniamo a piedi al nostro albergo lungo le strade illuminate seguendo le indicazioni di Google Maps che danno il nostro albergo a soli 15 minuti di distanza.
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Superiamo ai lati della fortezza di Shoada Square una famiglia intenta a cenare al fresco della sera che ci saluta e ci invita ad unirci a noi.
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Ringraziamo con un sorriso ma preferiamo tornare al nostro albergo dove mi faccio portare nella terrazza all’aperto il mio caffè lungo serale che sorseggio fumando il mio sigarino prima di rientrare in camera e concludere questa giornata di visita con una piacevole dormita.
Domani partiamo direzione Esfahan la città “Metà del Mondo”.
Wow!
racconto molto dettagliato
Grazie
Ps: adesso ho voglia di partire :)
Antonio Tempora
12-11-2017, 19:31
12/08 Shiraz – Esfahan
Km.492 In moto H 6,25 Quota media 1500 Quota max. 2497
Usciamo senza difficoltà dalla città prendendo una strada diversa da quella più diretta che in parte sarebbe stata la stessa percorsa per arrivare a Persepoli.
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La N55 dirige verso Ardakan e dopo si rivelerà una strada molto bella dal punto di vista panoramico.
Sempre a 4 corsie corre tra campi coltivati nella parte inziale principalmente a vigneti, con alberi e torrenti e con la magnifica vista dei monti Zagros alla nostra sinistra.
La strada poco trafficata ci fa superare due bei passi di cui uno di quasi 2500 metri attraverso parecchi tunnel in uno dei quali, poco illuminati, schiviamo una macchina che supera dalla corsia opposta a fari spenti invadendo la nostra carreggiata.
A metà strada ci fermiamo per la pausa pranzo in un largo spiazzo con botteghe ed un ristorante dove decidiamo di provare a pranzare.
L’aspetto non è invitante ma è all’ombra e fa molto caldo.
Lasciamo giacche e caschi all’ esterno davanti alla moto parcheggiata all’ingresso ed entriamo, ci accolgono con entusiasmo e ci mettiamo a sedere in un tavolo ordinando da bere ed un kebab di agnello.
Il proprietario parla inglese, è di etnia Baktiari e ne è orgoglioso, ci presenta la sua famiglia e chiama un suo amico al telefono che in un italiano stentato ma comprensibile ci invita a dormire a casa sua.
Al solito dobbiamo spiegare la nostra impossibilità ad accettare ringraziando lui ed il proprietario del ristorante di cuore.
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Il pranzo si rivela il migliore consumato in Iran, il kebab di agnello si scioglie in bocca, il pane sottile è appena sfornato dal loro forno, lo yogurth alla menta è fresco e delizioso ma la cosa più buona è la minestra di lenticchie, pomodoro ed agnello nella quale inzuppiamo golosi le fette di pane.
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Siamo fotografati da parenti e amici, ci scambiamo al solito gli account e fatichiamo a lasciare il posto per ripartire per la nostra destinazione tanto è l’affetto che ci viene dimostrato.
Riprendiamo la strada verso Nord che percorriamo senza difficoltà facendo l’ultimo pieno di benzina a 60 chilometri da Esfahan ed arrivati alla sua periferia chiamiamo il solito taxi che nel traffico caotico del pomeriggio ci porta al nostro albergo: ABBASI HOTEL.
L’ albergo ha un grande e sorvegliatissimo garage sotterraneo dove parcheggio la moto accanto ad una KTM targata Milano sulla quale lascio subito un biglietto con il mio nome e la richiesta di contatto prima di seguire il facchino che è venuto a prendere il nostro bagaglio.
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Alla reception ci dicono che la stanza prenotata e pre pagata da Sepideh è di quelle che danno sulla strada e famose per essere rumorose, ci consigliano quindi, senza sovrapprezzo, di trasferirci in una nella nuova ala, quella che secondo la LP è “priva di atmosfera”, in realtà è una bella stanza, ampia, moderna, bel bagno, terrazzino che dà su un giardino interno e soprattutto silenziosa.
L’Abbasi Hotel è splendido, un antico caravanserraglio trasformato in albergo di lusso che inizialmente serviva per finanziare una Scuola Coranica con una moschea la cui cupola è visibile dal grande cortile interno, abbellito da fontane e giardini con alberi da frutta e con intorno diversi caffè e ristoranti.
Tra le varie tipologie di camere offerte ce ne sono di estremamente lussuose e tutte danno sul cortile che specie dal tardo pomeriggio è affollato di turisti e abitanti di Esfahan che vengono qui a passare la serata.
Noi siamo contentissimi della nostra sistemazione, $ 115,80 a notte colazione inclusa, in questo che è il più bell’albergo della città e forse dell’Iran.
Doccia e sigarino sul terrazzino, fa caldo ma è sopportabile, il pavimento invece ancora trasmette il calore del sole su cui picchiava prima del nostro arrivo, così mi metto a fare il bucato dell’intimo da moto, una delle mie incombenze di viaggio (quella di Lilli è di portare le borse in camera ed alla moto…Quando arriviamo in un albergo che non ha un facchino) bucato che, steso sul pavimento su uno dei grandi accappatoi di spugna del nostro bagno, si asciuga subito.
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Riposino fino al calare del sole poi ci cambiamo e dopo un giro esplorativo per scoprire le bellezze di questo splendido albergo ci rechiamo nel ristorante “A la Carte” dove la manager, una ragazza carina nei modi ma anche fisicamente, ci accoglie in perfetto inglese consigliandoci anche i piatti del menu, al solito tradizionale.
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Beviamo birra Bavaria e per la prima volta ordiniamo anche il dolce: una Creme Caramel per Lilli ed un gelato di crema allo zafferano per me, entrambi molto buoni.
Ci trasferiamo in uno dei caffè che si affacciano sul cortile, di sera affollati di pochi turisti stranieri, per lo più Giapponesi e Koreani e tanti locali, e fumato un sigarino con un ottimo caffè lungo Illy, ritorniamo alla nostra stanza per trascorrere la nostra prima notte delle tre che passeremo ad Esfahan.
Antonio Tempora
14-11-2017, 21:39
13/08 Esfahan – Visita Guidata
Sveglia, caffè mattutino in camera ci vestiamo e scendiamo dirigendoci verso la hall della reception dove incontriamo la nostra guida ESHAN che ci porterà in visita alla città.
Non sale con noi nello splendido salone al piano superiore dove consumiamo una fantastica prima colazione.
Tornati nella hall usciamo con Eshan ed a piedi ci dirigiamo a Immam Square, la seconda piazza più grande al mondo ma la più gtande circondata da porticati.
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Per prima cosa la nostra guida ci fa notare come inizialmente fosse adibita a campo di gare per il Polo, come testimoniano le due colonne che formano le porte, alle sue estremità, con il monarca persiano che godeva con i suoi ospiti della vista del campo di gara dalla terrazza dell’Ali Qapu.
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Procediamo quindi alla visita della Masjed-e-Shah con la sua bellissima cupola oggetto di un grande restauro della sua copertura, le piastrelle vengono rimosse e restaurata in una sala all’ interno.
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Accediamo al santuario che ha una magnifica decorazione blu e per via delle sue perfette proporzioni geometriche e costruzione a doppio strato riproduce voci e suoni con una eco molto marcata che, come la nostra guida ci spiega, ha un significato religioso come preghiere che prima salgono a Dio e poi scendono come Sue grazie.
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Tutto il complesso è magnifico e sottoposto a intensi restauri che non tolgono fascino all’ambiente.
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Usciamo e ci rechiamo alla seconda moschea che si affaccia sulla piazza: Masjed-e Sheikh Leftollah detta anche “Moschea delle Donne”
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Priva di minareti dall’ esterno non si ha idea della bellezza della sua cupola interna, con le sue maioliche dorate ed il caratteristico motivo a “Coda di Pavone” dovuto al riflesso dei raggi solari.
Splendida anche il Mihrab con il motivo a “stalattite”.
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Usciti ci inoltriamo nel porticato che circonda la piazza affollato di negozi
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Usciamo per giungere all’ ingresso del palazzo Ali Qapu.
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Fa molto caldo e Lilli comincia a dare segni d’insofferenza, inoltre dobbiamo salire molti gradini ed al solito è preoccupata per il mio ginocchio.
Il palazzo è molto bello sia per la terrazza, da cui si domina tutta la piazza, coperta da colonne in Cedro del Libano, sia per le stanze interne di rappresentanza dove venivano ricevute le delegazioni delle nazioni con cui i regnati avevano relazioni politiche e commerciali.
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https://youtu.be/-v7vrVQ94BI
Saliamo ancora molti scalini ed arriviamo nella “Sala della Musica” con il suo soffitto a stalattite e le pareti che fungevano da cassa armonica per i suonatori nascosti nel retro.
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Scendiamo ed usciamo per recarci a pranzo al ristorante BASTANI dove ci accomodiamo in uno dei divani sulla terrazza esterna con vista sulla Masjed-e-Shah
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Nonostante il ginocchio indolenzito mi tolgo le scarpe e mi accovaccio per gustare con Lilli e la nostra guida un ottimo pranzo a base di un buonissimo “dizi” di carne d’agnello e verdure nel cui brodo di cottura inzuppiamo il pane sottile appena sfornato senza rimpiangere l’aria condizionata della sala interna.
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Usciamo per proseguire la visita ma Lilli ne ha abbastanza e considerato che abbiamo anche domani per visitare la città e dato il caldo torrido della giornata, chiediamo ad Eshan di riaccompagnarci in albergo dove, come da richiesta telefonica di Payam, pago il conto degli alberghi, fin qui prepagati da Payam e Sepideh, dando alla nostra guida l’ammontare in dollari.
Poco dopo mi arriverà un messaggio di ringraziamento di Payam per il bonifico ricevuto da Eshan che dopo averci lasciato era corso a cambiare i dollari per trasferire l’equivalente in Rial sul suo conto corrente.
Saliamo in camera dove mi fumo il sigarino affacciato sul terrazzino con l’aria condizionata che rinfresca la stanza ed invita al relax.
Alle 19,00 mi vesto e salutata Lilli che preferisce rimanere in camera esco e seguendo le istruzioni della cartina e di Google Map mi reco al ponte Poi-e-Si-o-Seh.
Lungo la strada mi fermo a cambiare i dollari all’ Exchange dove il proprietario mi dice che svolge lo stesso servizio nel suo ufficio nell’ Abbasi Hotel agli stessi cambi ed accetta anche Carte di Credito…
Cammino sul marciapiede affollato di gente che fa shopping nei negozi ed in 15 minuti arrivo al ponte mentre si fa sera.
Il ponte è molto bello, peccato il fiume sia in secca, affollato di famiglie e giovani che usano i ponti come ritrovi dove poter “socializzare” sotto gli archi e sul ponte nelle tante “nicchie” che lo percorrono.
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Torno sempre a piedi e salito in camera trovo Lilli già pronta per scendere a cena questa volta nel ristorante a buffet dove mangiamo delle buonissime polpette di carne al sugo ripiene di datteri ed un contorno di melanzane squisito.
Il nostro cameriere alla nostra richiesta di bere Bavaria ci dice che viene servita solo nel ristorante dove avevamo cenato ieri sera, ma poi senza che dovessimo insistere corre e ce ne prende due che ci serve con un sorriso.
Prima avevo telefonato al proprietario della KTM, Diego Pallavicini.
Mi dice che sta visitando l’Iran da solo e che è a letto con quella che ritiene sia un intossicazione da gas di scarico (!!!), ci diamo appuntamento al ristorante ma l’incontro non avviene, mi lascerà sulla moto un suo biglietto molto cortese con i suoi recapiti telefonici e mail.
Dopo cena ci rechiamo in uno dei tanti Thea House che si affacciano sul cortile e ci sediamo per un buon caffè ed un altrettanto buon sigarino prima di risalire in camera per il meritato riposo notturno.
Antonio Tempora
14-11-2017, 22:44
14/08 Esfahan – Visita Libera
Ci svegliamo ed usciamo per un’altra prima colazione nella splendida sala da pranzo del nostro albergo.
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Poi prendiamo un taxi che ci porta alla nostra prima visita: la Cattedrale Armena di Vank dedicata a San Giovanni D’Arimatea.
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Molto bella completamente affrescata in Neo Gotico su tutte le pareti.
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Dopo la visita con un altro taxi condotto da un tassista che ci dichiara rimpiangere i tempi dello Shia Reza Palhevi ci facciamo portare alla Immam Square dove entriamo a piedi dopo aver scattato una foto a dei poliziotti che stavano multando un ambulante che accortisi del mio scatto mi chiamano ed in maniera gentile ma decisa mi chiedono di cancellare la foto dalla memoria della mia Pentax, cosa che eseguo immediatamente.
Entriamo per la Porta di Qeysarieh per addentrarci nel Bazar-e-Borzog.
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Seguiamo il tragitto suggerito dalla LP che si rivela chiaro e preciso.
Indugiamo tra le bancarelle colme di merce ed affollate di compratori.
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Come in tutti i bazaar non mancano i caravanserragli in un tempo in cui le merci giungevano a dorso di dromedario ed era quindi necessario avere all’interno del mercato un ricovero per uomini, merci e animali.
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Continuiamo il tragitto seguendo le indicazioni della LP fino a raggiungere, fortunatamente prima della chiusura, la Masjed-e-Hakim considerata la moschea più antica di Esfahan.
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Ritornati sui nostri passi cedo alla richiesta di Lilli di fare una “pausa pipì” ed entriamo in un antico Hammam, il Malek Soltan Jarchi Bashi, vecchio di 400 anni completamente ristrutturato e trasformato in ristorante e sala da the.
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Dopo aver bevuto ed esserci un po’ riposati dalla lunga passeggiata, riprendiamo il cammino uscendo di nuovo nella grande Immam Square per dirigersi al suo esterno a visitare una meta che dovevamo coprire ieri: il Chehel Sotun.
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Palazzo reale molto bello con le sue Colonne di Cedro, il suo ingresso dal soffitto a stalattiti, la splendida sala interna affrescata con scene di battaglia e feste, reperti artistici risalenti all’epoca Safafida.
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Ritorniamo stanchi, accaldati, ma contenti della visita, al nostro albergo dove, dopo un bel frullato di melone bianco, saliamo in camera per un meritato riposino pomeridiano.
Usciamo alle 19,00 e ci facciamo portare in taxi al Poi-e-Khaju.
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Quando scende la sera anche questo ponte brulica di vita sociale con intere famiglie, gruppi di amici ma soprattutto giovani che si danno appuntamento sotto gli archi e nei corridoi.
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Sotto gli archi assistiamo ad un concerto di due cantori che si alternano nel declamare in canto le poesie del poeta Afez la cui tomba avevamo visitato a Shiraz.
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https://youtu.be/pGk4zvaFod0
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I giovani affollano gli angoli più riparati di questo splendido ponte a cui manca solo l’acqua del fiume ora in secca.
Si scambiano saluti e messaggi con i loro smartphones e l’atmosfera che si vive è quanto di più sereno e rilassato si possa provare.
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Torniamo in taxi in albergo e dopo una rapida doccia ci cambiamo e scendiamo a cenare ancora nel ristorante “A Buffet”.
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Veniamo notati da Mohammed, il cameriere che ci aveva servito la sera prima, che anticipando la nostra richiesta corre a prendere due birre Bavaria e più tardi due dolci serviti solo al ristorante “A la Carte”, davvero gentile e professionale.
Facciamo amicizia con una famiglia di Esfahan venuta a cena nel nostro stesso ristorante
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Ritorniamo a sederci alla Thea House dove servono caffè italiano e qui assisto ad una scena, che non fotografo per senso di delicatezza, che la dice lunga su come la realtà socio politica di questo paese sia in evoluzione e così diversa da quella descritta dai “media” Occidentali.
Di fronte a noi due tavoli, uno vicino all’altro
Nel primo una famiglia composta da un Imam con copricapo e splendido mantello damascato, sua madre, la moglie, due figlie, tutte in chador ed un figlio di circa 8 anni.
Hanno tutti smartphone e tablet ed anche la madre sta messaggiando, bevono coca cola.
Nel tavolo accanto un gruppo di giovani donne senza uomini, sembra una tipica “Ladies Night”.
Sono vestite con spolverini aperti su camicette parzialmente sbottonate con jeans, alcuni”strappati” e fuseaux attillati.
Il foulard è lasciato ”morbido” facendo vedere i capelli sia sulla fronte che sulla schiena.
Make Up, specie labbra e sopracciglia, marcato e unghie smaltate.
Una di loro si alza, indossa scarpe con tacco 15 tipo “chanel” rosa come la cover del suo cellulare con qui si fa un selfie per evidenziare la sua lunghissima treccia che mia moglie da tipica donna evidenzierà come “extension”.
Questi due modi di vestire, uno tradizionale e l’altro interpretato in maniera più “liberale” così diversi in un paese definito “integralista”, fa capire come le due anime possano convivere.
La presenza di smartphone e tablet, in un paese dove la connessione ad Internet è interdetta solo per alcuni siti non accettati e tutti vanno su FB, Instagram e Whatsup, nelle mani delle donne in chador smentisce invece l’opinione che la donna sia tenuta all’oscuro dei costumi Occidentali.
Ad alcune delle ragazze però chiedo di poter fare qualche foto.
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Fumato il mio sigarino e bevuto il caffè torniamo in stanza per trascorrere la nostra ultima notte in questa splendida città ed in questo bellissimo albergo.
Domani partiamo direzione Nord verso Zanjan.
Se posso ti consiglio: La via per Isfahan di Gilbert Sinouè.
Antonio, volevo chiederti se da Shiraz, ti sembra fattibile arrivare a Kerman, e da lì visitare Bam (che mi risulta essere stata quasi tutta ricostruita dopo il terremoto) e il deserto di Kalut (il posto più caldo della terra, 70,7 gradi in agosto record assoluto).
Ho visto un bellissimo report di due fuori di testa sul sito sporcoendurista che si sono fatti recuperare e salvare a notte fonda dalla polizia passata per puro caso. Però erano usciti dall'asfalto...
Mi permetto di risponderti io visto che ci siamo passati.... da Shiraz nazionale per Sirjan e poi per Kerman (temperature ancora accettabili in agosto) poi scollini per Shadad (e qui iniziano le temperature infernali...) e il Dusht-e-Lut.
http://www.quellidellelica.com/vbforums/showpost.php?p=9498856&postcount=92
Gli sporchi enduristi volevano dormire lì in tenda ma la gente locale gli ha vivamente caldeggiato di lasciar perdere ad agosto. Poi si sono impantanati nel Namak-Lake che si trova nel Dusht-e- Kavir tra Qom e Kashan.
Grazie Fagot. Come hai trovato il posto? Vale la pena fare l'allungo se si è a Shiraz secondo te? ... incidente a parte si intende. E Bam?
Antonio Tempora
16-11-2017, 18:38
Ciao Massimo
Ribadisco la strada indicata da Diego
Da Shiraz arrivare a Kerman sono 562 kilometri con la N86 che corre attraverso una parte della Valle di Bavanat e poi risale ed arriva a Kerman.
Da Kerman a Bam sono altri 190 kilometri.
Il problema non è il caldo, come ho scritto i 40° in moto se hai l'abbigliamento giusto sono sopportabilissimi dato il bassissimo tasso d'umidità.
Noi partivamo la mattina presto ed arrivavamo a destinazione senza trovarci per strada nelle ore più calde.
Il caldo lo abbiamo sofferto in visita alle città.
Il problema è se ti vuoi avventurare nel deserto in moto.
Noi abbiamo visitato il Wadi Rum Giordano ad Agosto con una guida in un vecchio 4x4.
Ci riposavamo all'ombra nelle ore più calde ed è stato abbastanza piacevole di giorno, meraviglioso la notte dormendo su due materassi buttati sulla sabbia a guardare le stelle dopo una splendida cena a base di pollo cotto in padella sulla brace con pomodori e cipolle.
Ma andare in moto nel deserto più caldo della terra ad Agosto non credo sia consigliabile.
Noi intendiamo tornare il prossimo anno in Iran e la mia idea è quello di visitare la Valle di Bavanat, provenendo da Persepoli, con i campi nomadi e di passare un paio di notti, dopo essere tornati a Yazd, nel posto consigliato dalla LP nel Dasht-e-Kavir.
Prima però contatterò la mia guida di Yazd e mi farò consigliare sulla fattibilità di un soggiorno nel deserto ad Agosto ma credo non ci saranno problemi visto che fermeremo la moto e ci faremo portare in escursione al tramonto e la mattina presto.
Kerman e Bam non le ho considerate...Ma Mai dire Mai
I Kaluts sono un posto incantato... noi ci siamo pentiti di aver dormito al campeggio quando ci siamo arrivati alla mattina. Alba e tramonto lì meritano assolutamente.. il problema è farlo ad agosto.
Bam dovevamo passarci quella mattina... Kerman... a parte le due piazze e il bazar che si snoda tra una e l'altra non è gran che. Anche il quartiere con le case di mattoni in fango ormai sono molto trascurate e pericolanti.
Oltre a Bam avevo trovato qualcosa da vedere a Rayen.
Antonio Tempora
16-11-2017, 18:49
15/08 Esfahan – Autostrada direzione Teheran – Zanjan
Km.780 In moto H7,55 Media Kmh 98,70
Quota media 900m Max. 2169m
“Viaggiamo verso Nord e verso la strada del nostro Ritorno ripassando accanto al Deserto ed il Lago Salato”
Partiamo alle 08,30 e un po’ seguendo il GPS ed un po’ chiedendo indicazioni ai passanti, prendiamo l’autostrada direzione Teheran.
E’ la strada più lunga ma anche la più veloce ed oggi sarà una tappa di trasferimento quindi alla fine non dovremmo metterci più tempo.
Al solito transitiamo per i caselli dell’autostrada salutati da festanti casellanti che ci fanno passare gratis, fa molto caldo ma ormai ci siamo abituati.
Ripassiamo accanto al Lago Salato e subito dopo rischiamo un incidente a causa di un veicolo davanti a noi che aveva perso parte del suo carico di scatoloni contenenti scarpe.
Il conducente si era fermato per andare a raccogliere le scarpe sparse per le tre carreggiate con i veicoli in transito che facevano lo slalom.
Il problema non era schivare scarpe e veicoli ma evitare di essere tamponati, infatti uno quasi ci riusciva se non avessi tenuto d’occhio gli specchietti retrovisori.
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Superato il deserto e schivato l’incidente ci fermiamo per una sosta nella più bella stazione di servizio vista in Iran, dotata di tutti i servizi compreso un area pic-nic in stile Iraniano dove poter consumare un pasto con il cibo trasportato in macchina.
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Fatto il pieno e consumato un the ristoratore riprendiamo la strada e superata Teheran ritroviamo lo stesso ingorgo dell’andata anche se meno intenso.
L’intenzione era quella di uscire a Soltanaye e visitare finalmente il Mausoleo di Oljietu ma passata Qazvin cominciamo a subire un forte vento laterale, questo ed anche la stanchezza della lunga tappa ci fa decidere di rinunciare anche questa volta alla visita, in compenso continuiamo ad essere salutati e ripresi col telefonino dalle macchine, una addirittura ci offre una bibita e della frutta secca direttamente dal finestrino!
Arriviamo nel tardo pomeriggio a Zanjan e con il solito taxi arriviamo all’albergo prenotato da Sepideh.
L’aspetto è diverso da quello che appare sul sito Web, l’hotel è in fase di ristrutturazione, il retro dove ci chiedono di parcheggiare davanti alle telecamere di sorveglianza è un cantiere aperto.
Lilli è incazzata nera, oggi è Ferragosto e da quando viaggiamo in moto facciamo in modo di passarlo tranquilli in un albergo discreto e con il tradizionale pranzo o cena come da tradizione.
La reception non parla Inglese, la stanza è ampia e pulita ma su una terrazza su cui hanno accesso anche altre stanze perciò niente finestra aperta.
In realtà è il contrasto con il bellissimo albergo di Esfahan che fa la differenza, in un giorno di viaggio qualsiasi non ci sarebbe stato nessun problema in un albergo del genere, migliore di tanti altri in cui abbiamo soggiornato nei nostri viaggi.
Comunque con una telefonata a Payam, che “sgrida” il management per lo scarso ricevimento che ci avevano dato, risolviamo anche il problema dell’aria condizionata, che non riuscivo a far funzionare, così dormiremo anche al fresco.
Lilli si è calmata, ci cambiamo e chiamato un taxi condotto da un giovane simpatico che in Inglese ci dice di essere stato in Italia per una corsa ciclistica con il suo team e spera di tornarci, andiamo al ristorante Karavansara Sangi consigliato da LP.
Il ristorante è sopravvalutato, forse la pubblicità della LP ha dato loro la testa, fatto stà che mangiamo bene ma ad un prezzo, quasi 33 euri, che ne fanno il più caro fin qui in Iran.
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Torniamo in albergo con un altro taxi e ci mettiamo a letto, io scrivo il mio diario poi mentre Lilli già “ronfa” mi alzo e vado nel salotto (in realtà la camera è comoda: stanza con tre letti, salotto con divano ed un altro letto, angolo cucina, WC occidentale separato dalla doccia) dove aperta la finestra mi fumo il mio sigarino.
Buon Ferragosto
Antonio Tempora
17-11-2017, 21:54
16/08 Zanjan-Haleb-Qojur-Takab-Takht e Soleyman-Shahindez-Myandoab-Tabriz
Km.614 In moto H08,25 Media Kmh72,8 Quota Media 1400 Quota Max.2311
Lasciamo il nostro albergo alle 08,30, senza neanche preoccuparci se servissero o no la colazione, buttandoci nel caotico, come in ogni città, traffico di Zanjan.
L’intenzione è quella di visitare il Takht-e-Soleyman lungo la strada suggerita da LP ma sia il GPS che Google Map non mi aiutano.
Seguo invece le indicazioni di un agente stradale che mi portano su una strada meno diretta, più comoda ma altrettanto panoramica.
Come in sole due situazioni da quando siamo in viaggio, percorriamo una strada piacevole non solo per il fondo stradale ma per la variazione altimetrica e la bellezza del panorama fatto di ampie vedute e campi coltivati per lo più a frumento.
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Ci fermiamo a fare il pieno e con la nostra cartina aperta ci facciamo indicare la strada migliore per arrivare alla nostra meta di metà giornata.
Nonostante nessuno parli Inglese ed i nomi di città e paesi sulla cartina spesso siano diversi da quelli usati localmente, le indicazioni ricevute si rivelano precise e senza alcuna difficoltà, aiutati anche dai segnali stradali al solito bilingue e precisi sia nei nomi che nel kilometraggio, arriviamo a TAKAB che attraversiamo lentamente per il traffico inimmaginabile per una cittadina di così piccole dimensione piena però di incroci, dossi e gli immancabili ritratti dei “Martiri” della guerra Iraq-Iran.
Da Takab seguendo le indicazioni prendiamo il bivio con la strada che dopo 30 chilometri ci porta al “Trono di Salomone”.
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Ho pochi soldi Iraniani, sufficienti per un altro pieno ma non per il biglietto, ma conto sempre sulla mia buona sorte.
Infatti parcheggiata la moto incontro due ragazzi, Back Pakers Spagnoli di ritorno dalla visita, chiedo loro se hanno da cambiare e ne sono lieti visto che sono alla fine del loro viaggio in Iran e dovranno cambiare i rimanenti Rial prima di partire.
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Cambio solo 5 euro e li ringrazio per l’aiuto, lascio Lilli al parcheggio dato che al solito non si fida a lasciare la moto incustodita con tutti i nostri bagagli e, salgo la breve strada che porta all’ingresso del sito, circondato da alte mura megalitiche, dove pago il biglietto.
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Avevo visto su YouTube un servizio sul sito di diversi anni fa, il luogo sembrava diroccato e semi abbandonato, quello che visito è invece restaurato, con un centro visitatori, ordinato e pulito.
Anche qui il governo si è dato da fare per valorizzare un sito dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco ed i lavori di restauro continuano come mi confermano due giovani ricercatori Iraniani incontrati poco dopo con i quali mi fermo a chiacchierare.
Il “Trono di Salomone” non ha niente a che vedere con il Biblico re, è stato un Tempio del Fuoco Zoroastriano ed i fedeli, per evitarne la distruzione durante l’invasione Islamica, attribuirono il luogo al re Salomone dichiarato nel Corano come “Saggio” e lo salvarono.
Giro intorno al lago di acqua sulfurea e scatto diverse foto, sullo sfondo un altro luogo anch’esso dedicato a Re Salomone: la Prigione di Salomone.
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Finisco la visita e torno al parcheggio dove Lilli non è rimasta certo sola ma al solito circondata da famiglie che le chiedono informazioni sul nostro viaggio e si scattano foto insieme a lei.
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Rimango sempre stupito di come mia moglie riesca a comunicare con tutti in ogni viaggio senza parlare non dico la loro lingua ma addirittura l’Inglese che capisce solo un poco.
Riprendiamo la moto e dopo una sosta per il solo tempo di una foto di fronte alla Prigione di Salomone prendiamo la strada per Tabriz.
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L’opzione più breve e comoda sarebbe stato tornare verso Zanjan lungo la strada che avremmo dovuto percorrere all’andata, ma non mi va di tornare, buttarmi nel traffico di quella città e poi prendere l’autostrada.
Il percorso che seguiamo è più lungo ma fino a Myandoab offre ancora dei bei panorami, curve e superamento di un bel passo ad oltre 2000 metri.
A Myandoab prendiamo la strada nazionale verso Nord che ci farà passare non lontano dal lago Urmia, che non vedremo, lago che sta subendo la stessa sorte dell’Aral con un progressivo prosciugamento.
Mentre ci avviciniamo a Tabriz il tempo comincia a cambiare, prima un forte vento che fa innalzare parecchia polvere, poi il cielo comincia a scurirsi e quando arriviamo alla periferia di Tabriz troviamo i segni di un acquazzone appena terminato ma che ha tutta l’aria di ricominciare.
L’aria ha rinfrescato ed il tasso d’umidità è molto alto, era dalla Turchia che non vedevamo la pioggia ed anche se dopo tanto caldo la sensazione è piacevole non ho alcuna intenzione di bagnarmi.
Mi fermo ad un parcheggio di taxi, il telefono non mi dà linea e non posso scaricare il messaggio di Sepideh con il nome dell’albergo ma ancora una volta viene in aiuto la gentilezza e l’ospitalità di questo splendido popolo Iraniano che non finisce mai di stupirci.
Il tassista capisce, anche se non parla inglese, la mia difficoltà a connettermi e mi permette di farlo in Tethering-WiFi con il suo cellulare.
Scaricato il messaggio gli mostro il nome dell’hotel e mi metto a seguirlo attraverso a quella che si dimostrerà la città Iraniana visitata con il traffico più caotico.
Fortunatamente dopo tanti giorni abbiamo fatto l’abitudine a precedenze non rispettate, rotatorie killer, cambi di direzione improvvisi paragonati ai quali Roma e Napoli sembrano città ordinate come quelle Scandinave!
Attraversiamo quasi tutta la città grazie ad una tangenziale a 4 corsie che ci porta al Shariar Hotel, albergo di lusso lontano dal centro in una nuova zona della città.
Non ho i soldi per il taxi, gli ultimi li ho usati per il pieno fatto poco prima di arrivare alla periferia di Tabriz, vado alla reception e chiedo che paghino loro il taxi e mettano tutto sul mio conto.
Parcheggiata la moto di fianco all’ingresso sotto lo sguardo vigile del guardia macchine, ci facciamo portare le borse nella nostra stanza che come mi aspettavo visto la categoria dell’albergo, è molto bella e moderna.
Doccia e relax, il tempo è nuvolo e domani è ancora prevista, almeno al mattino, la pioggia ma tanto siamo in visita e non dobbiamo prendere la moto.
Scendiamo a mangiare nel ristorante dell’hotel, siamo affamati perché a parte i biscotti con il caffè del mattino, siamo a digiuno.
Dopo la cena ci accomodiamo nella sala bar dove mi bevo un buon caffè lungo, anche qui con macchina e caffè Italiani, con Lilli che, saputo che Tabriz è famosa per il cioccolato, si fa portare dei cioccolatini che si rivelano davvero buoni.
Dopo aver fumato il mio sigaro andiamo a dare la buona notte alla nostra Diavolina a cui la pioggia deve aver fatto bene, perché il problema dell’accensione con la prima marcia innestata è sparito, e ce ne andiamo a letto per la nanna.
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Acrostico
18-11-2017, 01:25
e quindi buonanotte aspettando il continuo.....
Antonio Tempora
19-11-2017, 20:50
17/08 Tabriz – Sosta e Visita
Dormiamo fino alle 7,30, preparo il caffè mentre fuori piove, la prima pioggia da quando siamo in Iran
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Il clima di Tabriz viene considerato “Bello” dato che per gli Iraniani, abituati al caldo secco del deserto ed afoso del Golfo Persico, la pioggia è considerata come “Tempo Bello”.
Scendiamo a fare la seconda prima colazione nello stesso ristorante dove avevamo cenato ieri sera poi, fatto chiamare un taxi, percorrendo la stessa tangenziale che divide la trafficatissima Tabriz e che domani useremo per uscire dalla città, ci facciamo portare fino all’ ingresso di quello che è il più grande Bazaar del Medio Oriente, antico quanto la Via della Seta e dichiarato Sito dell’Unesco.
Seguiamo il consiglio della LP che suggerisce di percorrere “senza meta” l’enorme dedalo che forma questo variegato mercato cosa che facciamo fermandoci di tanto in tanto a chiedere informazioni ai sempre gentili passanti e negozianti.
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Uno addirittura dopo avermi dato l’informazione richiesta mi mette in guardia da alcune donne che, pur nel loro austero Chador, sono in realtà delle “scippatrici” a caccia di ignari turisti.
Ringrazio ma faccio presente di essere Italiano e di conoscere il problema che affligge anche le nostre città…Rimango comunque stupito ma fino ad un certo punto ripensando allo stesso suggerimento di stare con gli occhi aperti ricevuto ad Istanbul.
Forse le grandi città commerciali si assomigliano nel problema della sicurezza dei viaggiatori.
Ai lati dei lunghissimi corridoi si aprono i caravanserragli che ancora vengono usati per smistare le merci anche se non ci sono più i dromedari...Ma c'è un gatto!
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Mentre camminiamo senza meta un commerciante ci invita a scendere degli scalini per visitare una delle più belle sale che ospitano quello che forse è il più antico caratteristico di Tabirz: il Bazaar dei Tappeti.
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Visitiamo diversi negozi dove il commercio è vivace con compratori che entrano, controllano, contrattano e comprano.
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Anche se non siamo dei clienti nemmeno potenziali, veniamo invitati dai proprietari ad entrare nei loro negozi dove con orgoglio ci vengono mostrati i pezzi migliori della loro collezione.
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In uno di questi negozi chiedo di scendere nel piano sottostante dove rimango stupito ad ammirare un tappeto raffigurante un’orgia con addirittura in basso a destra quella che appare essere una scena di amore saffico.
Accanto un altro dove vengono rappresentate scene allegoriche dell’antica storia di questo paese…Una visione per me straordinaria in un paese famoso per il suo ”Integralismo Religioso”.
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Lungo uno dei corridoi troviamo l'ingresso di una piccola Moschea dedicata ai soli uomini dove un Immam guida la lettura dei Passi del Corano.
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Come in tutti i Bazaar visitati quello delle spezie, con i suoi colori e profumi, è quello che più dà la sensazione di trovarsi in un paese Medio Orientale.
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La visione della quantità di frutta e verdura offerta ci fa rammaricare del fatto che a parte cocomero e melone, questa buonissima frutta non venga servita nei ristoranti che abbiamo visitato fino ad ora in tutto il paese.
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Una menzione a parte per il settore riservata ai venditori di carne e frattaglie dove il grasso ed i “piedi” di vacca ne fanno da padrone essendo un ingrediente basico per molte delle loro zuppe.
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I corridoi si susseguono con i loro bellissimi soffitti dalle volte a “Botte” e la varietà delle merci esposte ed il traffico di compratori ed addetti alla distribuzione delle merci è pari al traffico automobilistico esterno.
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Usciti da una delle tante porte da cui si entra-esce da questo labirintico mercato, seguendo le indicazioni delle tante persone che al solito si fanno in quattro per aiutarci, in inglese od a gesti, per trovare la via giusta, ci dirigiamo verso il ristorante suggeritoci dalla reception del nostro albergo.
Attraversiamo la strada su un cavalcavia evitando così il rischio di essere “arrotati” da una macchina e ci incamminiamo per una larga via pedonale, alberata ed affollata con negozi in ambo i lati e le solite piccole motociclette che scorrazzano indisturbate tra i pedoni.
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Arriviamo al Nobar Bath Resturan, anche questo un antico Hammam restaurato e convertito in ristorante.
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Le polpette di carne al sugo ripiene di datteri tanto decantate dal gentile funzionario della reception del nostro Hotel sono buone ma non come quelle degustate all’Hotel Abbasi di Esfahan ed il personale non deve essere molto interessato a noi perché non riusciamo a gustare tutte le specialità offerte dato che, ci dicono, non sono disponibili a pranzo.
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Usciamo e ci ributtiamo nel traffico pedonale soffermandoci ad osservare la varietà delle persone che si affollano davanti alle vetrine dei negozi.
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Sono rappresentate tutte le contraddizioni di questo magnifico paese in transizione tra l’ortodossia tradizionalista ed il desiderio di modernità.
Nei vestiti moderni delle ragazze ed in quelli esposti nelle vetrine in contrasto con quelli più tradizionali di altre donne, si capisce come questi due mondi possano convivere così come convivevano ad Aleppo e Damasco nel 2007.
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Arrivati alla piazza da cui si dipana questa bella via commerciale che non ha nulla da invidiare a quelle di tante città occidentali, prendiamo un taxi che con estrema difficoltà, visto il perenne ingorgo di macchine in cui versa Tabriz ad ogni ora del giorno, ci riporta in albergo dove bevuto un frullato di melone ci ritiriamo in camera per un lungo riposo pomeridiano.
Lilli dorme, io scarico le foto dalle SD delle macchine fotografiche al portatile e, per sicurezza, anche su un HD esterno.
Svolgo un po’ di lavoro utilizzando il WI-FI dell’albergo poi guardata un po’ di TV mi metto anch’o a dormire un pochettino.
La fatica del viaggio comincia a farsi sentire, oggi poi siamo passati dal fresco piovoso del mattino al caldo-umido ed al caldo torrido del primo pomeriggio ed ora il comfort della nostra bella stanza è più che gradito.
Alle 20,00 scendiamo a cena e quando ci sediamo nel caffè a bere un “Amerikano” ed a fumare un sigaro ne offro due ai giovani camerieri che se li fumano tutti contenti dietro il bancone attenti a non farsi vedere dalla direzione dell’albergo.
Ad un certo punto Lilli si mette paura perché scatto in piedi come una molla e mi precipito verso alcuni clienti che stanno attraversando la Hall davanti a noi.
Crede che sia successo qualche cosa…In realtà volevo farmi un selfie con un tifoso della “Maggica” in terra di Persia dove anche qui vale il “Roma Docet et Impera”!
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Rientrati in camera ci mettiamo a letto per trascorrere la nostra ultima notte in questo meraviglioso paese che ci ha preso il cuore.
Son un appassionato di tappeti e quando ho visto le tue foto... zio lazzarone alcuni sono incredibili.
in ogni modo nel mio progetto ci sono dentro Bam, Zanbil Ziqqurat. Inoltre sulla base della fattibilità di arrivare fino a Khur e Farrokhi con passeggero, attraverso la 71 e poi direzione nord. Vedremo ma non per il 2018... forse per il 19.
GS3NO ho pensato la stessa cosa :D
Antonio Tempora
20-11-2017, 10:26
Son un appassionato di tappeti e quando ho visto le tue foto... zio lazzarone alcuni sono incredibili.
Non ho provato nemmeno a chiedere i prezzi perchè bravi come sono mi avrebbero convinto ad acquistare utilizzando le mie carte di credito che tutti i commercianti sono in grado di farti utilizzare tramite i loro corrispondenti esteri
in ogni modo nel mio progetto ci sono dentro Bam, Zanbil Ziqqurat. Inoltre sulla base della fattibilità di arrivare fino a Khur e Farrokhi con passeggero, attraverso la 71 e poi direzione nord. Vedremo ma non per il 2018... forse per il 19.
Se la mia guida di Yazd mi conferma la fattibilità di trascorrere due notti nel deserto la N81 per Khur-Farrokhi-Barandaz Lodge la faremo anche noi, ma dubito che ci inoltreremo fino a Bam.
Per quanto riguarda lo Choga Zanbil non è tanto la deviazione da Kermanshah (Taq-e-Bostan e Bisotun) per arrivarci, ma poi occorre fare una sosta beccando tutto il caldo umido che la vicinanza con il Golfo Persico comporta.
Da li ad Esfahan sono altri 567 kilometri e 9 ore di moto.
Comunque è ancora tutto in fase di programmazione compreso il passaggio per Kermanshah dopo il recente terremoto che ha colpito la regione.
Non ho provato nemmeno a chiedere i prezzi perchè bravi come sono mi avrebbero convinto ad acquistare utilizzando le mie carte di credito che tutti i commercianti sono in grado di farti utilizzare tramite i loro corrispondenti esteri
quando andrò ne comprerò due di tappeti ;) sarà na guera ma tanto mi sono allenato a Bursa (TR) :lol:
pepem@iol.it
21-11-2017, 13:48
Bravo Antonio, report come sempre dettagliatissimo e pieno zeppo di informazioni pratiche, complimenti anche alla sig.ra Tempora, ho girato per anni da solo ma da 4 anni la ma compagna mi segue dappertutto e, al prezzo di piccole modifiche al mio stile di viaggio, mi diverto di più.
Antonio Tempora
24-11-2017, 12:30
18/08 Tabriz – Barzagan – Passaggio Frontiera – Erzurum
Km.613 In Moto H.7,12 Media Kmh.85,10 Quota media 960 Quota max.2181
Sveglia alle 06,30, check-out alle 07,30 con partenza alle 08,30 ed uscita da una Tabriz che di prima mattina non presenta il traffico caotico del resto del giorno.
La tangenziale che attraversa la città ci porta con rapidità fuori città e le indicazioni stradali, al solito chiare e precise, ci indicano la direzione verso la frontiera con la Turchia.
A Bazargan facciamo l’ultimo rifornimento e ringraziamo il benzianaio che come sempre ci ha fatto saltare la fila facendoci fare subito il pieno.
Arrivati alla frontiera ci sentiamo come a casa, il timore provato all’ ingresso è sparito e conoscendo oramai la strada saliamo in fretta la collina che separa il centro abitato di Bazargan dagli uffici di frontiera fermando la moto davanti alla garitta di un gendarme che si offre di controllare moto e bagagli.
Troviamo una delle persone che ci avevano aiutato nel disbrigo delle pratiche doganali d’ingresso e concordato il suo compenso, 20 euro, consegniamo passaporti e Carnet de Passage.
Tutte le procedure vengono svolte in maniera ancora più veloce che l’andata e noto che anche i camionisti sono assistiti da “consulenti” al pari del mio che “ungendo” con mance i vari funzionari, disbrigano velocemente tutte le pratiche.
Usciamo dal cancello Iraniano salutando questo meraviglioso paese ed entriamo in Turchia sentendoci come tutte le volte “come a casa”.
Mettiamo l’orologio indietro e contando sulla rapidità delle pratiche doganali Turche penso di poter finalmente fare la deviazione e visita al Ishak Pasha Palace che non avevamo potuto visitare nel 2005 perché la strada era chiusa e all’ andata perché eravamo troppo concentrati a passare la frontiera.
Consegno i passaporti al gendarme per il controllo e dopo averli girati e rigirati si rivolge serio e pronuncia la parola che in 5 passaggi in frontiera Turca non avevo mai sentito pronunciare: “PROBLEM”.
In pratica manca il timbro di uscita che, per troppa confidenza, avevo dimenticato di controllare avessero messo, veniamo accompagnati al posto di comando dove un giovanissimo ufficiale controlla i nostri passaporti e ci chiede come abbiamo fatto ad uscire dalla Turchia.
La loro preoccupazione per i “Foreign Fighters” che entravano legalmente in Turchia per poi sconfinare i Siria illegalmente è molto grande e il Carnet de Passage non aiuta molto dato che è timbrato in Farsi e le date sono secondo il calendario Islamico.
Ho di riserva la prova fotografica scattata di fronte al cancello bianco Iraniano con quello marrone Turco già aperto fatta con il telefonino con i “metadati” comprovanti la data ma non ce ne è bisogno: soddisfatta l’indagine di controllo registrano l’ingresso “Illegale” e con un sorriso ci accompagnano a finire le procedure doganali.
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Usciamo dopo quasi un’ora quando la previsione era di pochi minuti, Lilli non è molto contenta dato che venire portati in un posto di guardia e fatti sedere in silenzio davanti a dei gendarmi non è una cosa piacevole, nonostante la loro cortesia, quindi rinuncio ancora una volta alla visita mettendo lo Ishak Pasha Palace in coda con il Mausoleo di Oljatu ed altri, fortunatamente pochi, siti non visitati nel corso di tanti viaggi, dirigendomi per la stessa strada fatta all’andata verso Erzurum.
Superiamo velocemente Dogubeyazit con il Monte Ararat coperto questa volta di nubi sulla nostra destra.
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Come all’andata attraversando il passo ad oltre 2000 metri becchiamo la pioggia, questa volta per 30 minuti, giacca e pantaloni reggono bene e non ci bagniamo troppo asciugandoci rapidamente al sole che ci accoglie una volta giunti in pianura.
La N100 è davvero bella, Lilli si gode il panorama e confessa di sentirsi molto rilassata e contenta di godersi tranquilla campagna, monti e fiumi che scorrono lungo il nostro tragitto.
Il fatto è che questa è la 5 volta che attraversiamo la Turchia, un paese dove ci sentiamo veramente a casa e dove non ho nemmeno bisogno di impostare il GPS per trovare la rotta giusta.
Tempo bello e temperatura ideale anche perché viaggiamo su un altopiano e la nostra destinazione è in montagna a più di 1850 metri.
Ci fermiamo per l’ultimo pieno della giornata e gustiamo il CAY che ci offrono al solito con un sorriso.
Arriviamo ad Erzurum e con il solito taxi arriviamo al Kervansaray Hotel dove parcheggiamo la moto davanti all’ingresso.
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Il manager parla Turco e Francese, io rispondo in Inglese ma ci capiamo benissimo, ci portano le borse in stanza e ci accomodiamo.
Camera piccola ma pulita così come il bagno e WI-FI che va come una freccia, costo B&B €33,00.
Doccia e sigarino affacciato alla finestra poi finalmente in maglietta e bermuda usciamo per una passeggiata.
Lilli si sente assurdamente a disagio senza il suo foulard in testa, io invece sono contento di sentire “fresco alle gambe”.
Erzurum si rivela una bella e vivace città, camminiamo fino al centro dove in piazza troviamo un piccolo mercatino e nonostante l’ingombro dei nostri bagagli in moto, acquistiamo mandorle e nocciole in una bancarella.
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La Yakutye Madrasi è molto bella ed accanto ha una piccola ma frequentata moschea.
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Lilli si innamora di una piccola capretta portata a spasso e a pascolare dal suo padrone sui prati che circondano la piazza centrale di Erzurum.
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Quindi, seguito il suggerimento avuto dalla bancarella dove avevamo acquistato la frutta secca, ci rechiamo finalmente a mangiare il primo Kebab da quando siamo transitati in Turchia.
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Il ristorante si affaccia proprio sulla piazza, abbiamo difficoltà con la lingua ma alla fine ci facciamo capire ordinando un Kebab in piatto per Lilli ed uno classico avvolto nel pane sottile per me.
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Sono così buoni che ne ordiniamo altri due che ci finiamo in un attimo, concludo con un Turkish Coffee e poi pagato il conto scendiamo per la trafficatissima, sia di macchine che di negozi pieni di merce e di clienti percorsa all’andata, tornando in albergo.
Saliamo in camera e di nuovo in finestra, dopo aver lavorato un po’ al Lap-Top, mi fumo il sigarino al fresco serale di questa località famosa per i suoi resort sciistici prima di metterci a dormire.
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Danielz77
26-11-2017, 16:14
ora continua con il report ritorno?
Antonio Tempora
26-11-2017, 20:36
ora continua con il report ritorno?
Domani continuo
Antonio Tempora
30-11-2017, 11:23
19/08 Erzurum – Urgup Km.714
In moto H.7,46 Quota Media 980 Quota Max 2114
Sveglia alle 06,00, preparo il caffè, faccio le borse che al solito Lilli si incarica di portare alla moto dove le carico.
Pago il conto e facciamo colazione e Lilli, contrariamente alle sue abitudini, si mangia un po’ di pane e marmellata ed addirittura un uovo sodo a riprova che la strada verso casa fa lo stesso effetto agli uomini ed ai cavalli: mette fame e fretta !
Usciamo facilmente da Erzurum e seguendo il GPS imbocchiamo la N100, già percorsa all’andata, ad una velocità di 120 Kmh impensabile in altri tempi, con le pattuglie stradali alla fine di ogni lungo rettilineo con i radar, visto che, ricordo, il limite di velocità per le moto è inferiore ai 90Kmh.
Alla fine veniamo fermati ad un check-point ma è solo un controllo dei nostri documenti, veloce e cortese.
La gendarmeria è rintanata nelle caserme, ognuna delle quali è protetta da un blindato e sacchetti di sabbia, le pattuglie con i radar sono così poche che quasi non danno preoccupazione ma lo sguardo è sempre vigile per scovare le auto “civetta” che segnalano i veicoli ai posti di blocco.
Ad Erzurum abbiamo saputo dell’attentato a Barcellona, il prossimo che mi dice: ”Ma non è pericoloso viaggiare in Iran?” lo mando a quel paese !
La strada è molto bella sia per il fondo stradale che per i panorami, un vero piacere per la guida anche grazie alla temperatura per niente soffocante.
Superata Erzincan all’incrocio per Sivas prendiamo la N200 che per i primi Km.100 è tale e quale le strade percorse in Turchia nei 2004-2005 con fondo sconnesso, a volte scuro-bituminoso e scivoloso, a due corsie.
In compenso il panorama ripaga dell’andatura più bassa e la maggiore attenzione alla guida così come le variazioni altimetriche e le tante curve che seguono il tratto montagnoso che separa Erzincan da Sivas.
Questa è la conferma che un viaggio in Turchia non delude mai dal punto di vista motociclistico per la varietà dei paesaggi che si susseguono da Ovest ad Est con montagne, fiumi, laghi, variazioni altimetriche ed anche splendide viste sulle coste del Mediterraneo e del Mar Nero.
Dopo 320 chilometri e 3-1/2 ore di moto ci fermiamo per il pieno e la pausa pranzo.
Nel ristorante attiguo al distributore ordiniamo un kebab di pollo con pane fresco ed insalata che mangiamo con gusto combattendo contro un nugolo di api che però non sembrano battagliere ma solo curiose.
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Concludo con un buon Turkish Coffé ed un sigarino, la sosta è stata davvero rinfrancante e ripreso il cammino la strada migliora tantissimo diventando a 4 corsie più simile ad un’autostrada che ad una strada nazionale.
Lilli si gode rilassata il panorama, io la guida specie durante gli attraversamenti dei paesi dove è bello, dopo l’esperienza iraniana, trovare guidatori che si fermano ai semafori e rispettano le precedenze!
Come ci avviciniamo alla Cappadocia il tempo comincia ad annuvolarsi ma fino all’ultimo rifornimento non prendiamo pioggia.
Vicino al distributore c’è uno splendido campo di girasoli, il fiore preferito, con il tulipano, di Lilli a cui faccio un omaggio floreale che lasciamo in temporanea custodia a Bibo.
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Siamo a 40 chilometri da Urgup ed è la terza volta che visitiamo la Cappadocia.
Ricordo ancora l’emozione della prima volta, anche questa sognata per tanti anni.
Ero sul letto della Clinica Villa Stuart, 04/06/1998, che chiedevo al Prof.Mariani dopo l’operazione al mio piede destro, fratturato in Marocco durante un viaggio in enduro 3 giorni prima, “Potrò andare in Turchia ad Agosto?”, la sua risposta affermativa era solo una pietosa bugia conoscendo la lunghezza della rieducazione….
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Nel 2004 e 2005 eravamo sempre stati di base a Goreme, nell’Ataman Hotel dove il proprietario, il signor Ataman, che aveva studiato Storia dell’Arte a Perugia, ci aveva dispensato preziosi consigli per la visita a questa splendida regione.
Questa volta su consiglio del mio amico Paolo Volpara, residente in Turchia da tanti anni e conosciuto nel 2005, dormiremo ad Urgup in quello che Paolo ha descritto come il più bel Cave Hotel della Cappadocia: l’Esbelli Evi Hotel.
Dopo una piccola spruzzatina di pioggia arriviamo ad Urgup dove Lilli vedendo le “Case Troglodite” sulla collina, pensa che quella sia la nostra destinazione ricominciando con il mantra delle “strade di montagna”, alla fine dopo aver telefonato a Suha Ersos, il proprietario, seguite le sue indicazioni arriviamo di fronte all’albergo dove parcheggio Diavolina davanti all’ingresso.
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L’accoglienza è più che amichevole, ci fa lasciare i caschi all’ingresso e dopo averci illustrato la terrazza con il magnifico panorama e l’angolo bar con una ricca dotazione di bevande alcoliche e analcoliche a nostra completa e gratuita (?!) disposizione, ci accompagna attraverso scale, terrazze e giardini alla nostra stanza.
Più che una “suite” è una vera residenza con giardino ed ingresso carrabile privato, cucina abitabile, un bagno dove occorre il GPS per quanto è grande, stanza “segreta” che mostra come si viveva nelle tipiche case scavate nella roccia vulcanica, con gli spazi per gli animali domestici e quelli per la macinatura e la pigiatura dell’uva da vino, camera da letto matrimoniale e salottino con TV satellitare.
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Non chiedo nemmeno il costo della stanza perché siamo troppo affascinati dal luogo e poi chi se ne frega se una volta si fa una pazzia, per questo posto ne vale sicuramente la pena.
Mi faccio una doccia lunga e guduriosa e poi stappate due birre fresche dal nostro frigorifero, ci mettiamo in giardino a brindare al nostro viaggio
finalmente con una birra alcolica dopo quasi 20 giorni di forzata astinenza.
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Dopo un breve riposino venuta l’ora di cena saliamo alla terrazza superiore dopo aver trovato la strada tra le varie tipologie di stanze affacciate sulla collina su cui sorge l’hotel che non è dotato di ristorante se non per la splendida prima colazione che Paolo mi ha decantato.
Incontro Suha con il quale faccio una breve chiacchierata in Italiano che parla perfettamente, come Inglese e Francese bevendo un Campari con Lilli.
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Ci dice, con nostro grande rammarico, che il signor Ataman è morto pochi anni prima dopo una lunga malattia e che l’Ataman hotel ha cambiato proprietà.
La notizia riempie sia me che Lilli di tristezza e malinconia.
Usciamo dall’hotel e scendiamo a piedi, l’Esbelli Evi è sulla collina che domina Urgup di fronte a quella scavata dalle numerose abitazioni troglodite, verso il ristorante consigliatoci.
Il ristorante ha una bellissima vista ed offre un menù a prezzo fisso davvero buono con varie specialità tra cui un buonissimo spezzatino di fegato d’agnello che io, amante del fegato, gradisco in modo particolare.
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Birra Efes a Go-Go, sigarino con Turkish Coffé e poi ritorno al nostro albergo dove in compagnia di Suha mi fumo un altro sigaro con un bel Chivas on the Roks.
Ritorniamo in stanza e ci abbandoniamo al “sonno dei giusti”
Antonio Tempora
30-11-2017, 15:07
20/08 Urgup - Esbelli Evi Hotel – Giornata di Sosta e Visita
Splendida dormita nel nostro grande e comodo letto, mi faccio la barba e preparo il caffè in cucina servendolo sul tavolo fuori nel nostro tavolo.
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Salgo poi da solo in terrazza dove consumo una splendida prima colazione con pane appena sfornato, formaggio fresco, yogurth, marmellate varie, frutta fresca e scelgo dal menu portatomi da uno dei camerieri una omelette al formaggio.
La giornata è soleggiata e la vista sulla collina bucata dalle caverne adibite a casa è bella e rilassante.
Dopo aver fatto un po’ di lavoro al laptop connesso al Wi-Fi dell’hotel ordino un’altra omelette e con fichi, pesche e pane con marmellata scendo da Lilli che si sbafa tutto fuori dalla nostra stanza.
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Salutiamo Suha che porta in visita alla Valle di Ilhara una coppia di suoi amici che soggiornano qui in albergo ed usciamo in passeggiata.
La mia intenzione era di prendere la moto e girare senza meta verso Goreme ma Lilli mi convince a starcene ad Urgup in relax e dato che le prossime 3 giornate saranno a “Lunga Percorrenza” accetto il suo desiderio.
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Il paese è piccolo ma è meta di un turismo ormai di massa, come tutta la zona, dove i Giapponesi e Koreani sono in maggioranza ma anche il turismo locale non manca.
Compriamo un po’ di souvenirs e scattiamo un po’ di foto sia al sito che a una coppia di sposi con lei molto carina e lui capitano marittimo da poco tornato con la sua nave a Genova.
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Una foto la scattiamo anche di fronte ad un manifesto con il panorama dei "Camini di Fata" di Zelve dove mi sono fatto fotografare da Lilli nel 2005
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Stiamo in giro fino alle 12,30, fa molto caldo ma tornati in albergo ci mettiamo al fresco della nostra bellissima stanza che, essendo scavata nella roccia, ci permette di riposare al fresco.
Approfittiamo della TV satellitare per guardarci RAI 1 e nel primo pomeriggio, in maglietta e bermuda, salgo in terrazza e mi faccio una chiacchierata con Suha che mi racconta un po’ della sua vita, del fatto che è laureato in legge come suo padre ma non ha mai esercitato, di come è stato convinto dai suoi amici ad acquistare la prima casa e poi le altre che compongono l’albergo, di come abbia deciso di trasferirsi qui da Istanbul per iniziare l’attività di albergatore in questo albergo che oltre che molto bello come struttura è anche arredato con molto gusto.
Parliamo del nostro comune amico Paolo Volpara e quando accenno al fatto che avremmo lasciato l’indomani per dirigerci verso Edirne e che avrei voluto saldare il conto questa sera per poter partire di mattina presto mi sento dire:” Ma voi non dovete pagare, Paolo mi ha detto che sarebbe arrivato un suo amico fraterno e voi siete miei ospiti, potete rimanere anche una settimana senza dover pagare”.
Io rimango a bocca aperta e non so come ringraziare e quando chiamo al telefono Paolo mi sento dire che non è la prima volta che accade quando lui manda suoi amici in questo albergo!
Lasciato Suha torno da Lilli e rimaniamo in relax in giardino fino alle 20,30 quando usciamo per andare a cena nello stesso ristorante di eri sera.
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Questa volta non ordiniamo il menù fisso ma ci concentriamo sui piatti che ci erano piaciuti di più tra qui le melanzane, che qui in Turchia cucinano in tutte le maniere e tutte buonissime, con pomodoro e formaggio che ricordano da vicino uno dei miei piatti preferiti: La Parmigiana di Melanzane.
Dopo l’ottima ed abbondante cena (€53,00) cena torniamo all’hotel dove troviamo Suha con i suoi amici con cui ci sediamo a chiacchierare in Inglese.
Scopro di avere in comune i gusti musicali e dato che l’amico di Suha suona il Sax Tenore gli cito sia i Colosseum, gruppo rock progressive inglese dei primi anni settanta, con il mitico Dick Heckstall-Smith capace di suonare due sassofoni contemporaneamente nella “Valentine Suite”
https://www.youtube.com/watch?v=cKFrsm4wqpg
e Michael Breker leader degli Steps Ahead, purtroppo scomparso pochi anni fa, e del mio pezzo preferito “Self Portrait” https://www.youtube.com/watch?v=ZG1PxCy2Zlk
Di entrambi ho sia il vinile originale che i CD masterizzati.
Dopo questa bella chiacchierata salutiamo la nostra bella compagnia e torniamo al nostro appartamento con Lilli che si mette a guardare la televisione ed io a fumarmi un ultimo Toscanello al Caffè sotto una bellissima notte stellata.
Domani ci aspetta una lunga giornata di moto fino ad Edirne
Antonio Tempora
07-12-2017, 12:28
21/08 Urgup – Edirne Km.1036
In moto H09,36 Media Kmh 108 Quota media 400 Quota max. 2000
Lasciamo il bellissimo Esbelli Evi dopo aver salutato il nostro generosissimo anfitrione Suha che contravvenendo alle sue abitudini si sveglia presto per salutarci alla partenza dopo la nostra prima colazione.
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Prendiamo la strada verso Ankara che passerà accanto al Tuz Golu, il lago salato che abbiamo costeggiato almeno due volte nei nostri passati viaggi in Turchia.
Procediamo sulla nazionale a 4 corsie a velocità sostenuta vista la assenza di traffico ma soprattutto di pattuglie di polizia.
Il tempo è bello con un po’ di vento laterale ma avvicinandoci ad Ankara il cielo comincia a rannuvolarsi e superata la capitale comincia a piovere.
Al casello autostradale mi fermo ed indossiamo i completi giacca-pantalone Kway che non indossavamo dal 1999 in Bretagna e da allora ci avevano seguito in ogni viaggio.
La pioggia aumenta di intensità, l’autostrada sale di quota fino ad oltre 2000 slm, la visiera del casco comincia ad appannarsi e per vedere qualche cosa la devo alzare, per fortuna l’autostrada è a 3 corsie per lato e non c’è molto traffico anche perché i conducenti delle macchine paiono in difficoltà sotto la pioggia battente ed il forte vento.
Fa pure freddo e non sembra di stare ad Agosto, la moto procede bene e le Tourance danno un senso di sicurezza avendole sperimentate sotto la pioggia ed a pieno carico altre volte.
All’orizzonte si vede il chiaro del cielo sgombero di nuvole e tra lampi e tuoni superiamo Bolu con la pioggia che da battente diventa sottile e poi a tratti per cessare del tutto dando finalmente spazio al sole caldo.
Ci fermiamo a fare sosta e pieno in un bel distributore dove ci togliamo i Kway che dimostrano di aver retto bene i quasi 190 chilometri di pioggia.
Certo un po’ d’acqua è entrata dal colletto e dalle chiusure lampo ma le giacche ed i pantaloni non sono zuppi ma solo un po’ bagnati a “chiazze” e dopo un po’ di esposizione al sole caldo del mezzoggiorno tutto ritorna come prima.
Ci mangiamo due bei toast ed un the caldo zuccherato anche per me che non metto zucchero nemmeno nell’espresso e rinfrancati dalla pioggia rirendiamo il viaggio.
L’autostrada scorre veloce ben oltre i limiti concessi e giungiamo nel pomeriggio ad Istanbul con l’autostrada che al solito è usata come tangenziale rendendo il traffico caotico ed intasato.
Contravvenendo le indicazioni del GPS seguo le indicazioni di un cartello che indica EDIRNE e mi trovo a percorrere un nuovo tratto autostradale, sicuramente costruito per evitare il congestionamento dovuto al passaggio vicino ad una città di quasi 15 milioni di abitanti, passiamo lo Stretto del Bosforo per un ponte diverso da quello più famoso, non c’è traffico ed il GPS non conosce la strada essendo più recente dell’ultimo aggiornamento, comincio a sentire odore di fregatura ed infatti alla fine mi ritrovo con la strada che finisce per lavori in corso e con una deviazione mi riporta sul vecchio tracciato dove solo grazie alla gentilezza di un camionista che allarga per farmi passare indicandomi il cammino, riesco a superare un blocco autostradale dovuto al traffico congestionato.
Dio Piacendo superiamo Istanbul e nuovamente veloci sull’autostrada oramai sgombera del traffico congestionato, arriviamo ad Edirne nel tardo pomeriggio trovando facilmente il nostro albergo: Hilly Hotel, posizionato a breve distanza dall’uscita autostradale in ottima posizione per chi è in transito da e per la Turchia percorrendo l’ ”Autostrada Balcanica”.
Parcheggiata la moto veniamo accolti molto bene dalla reception che ci fa trovare in camera insieme alle nostre borse, una bibita fresca ed un vassoio di frutta mista.
Camera standard con bagno pulito ed efficiente, B&B + Cena €84,00.
Docciati e vestiti scendiamo al ristorante dove ceniamo serviti in maniera professionale e gentile come si conviene ad un hotel di categoria frequentato più da viaggiatori in affari che da famiglie con la vicinanza all’autostrada che ne fa un ottimo punto di sosta.
Mi fumo un ultimo sigarino in Turchia che con questa abbiamo visitato ed attraversato per la quinta volta, domani riprenderemo la strada percorsa, in senso inverso, nel 2007 per il viaggio Siria-Giordania: l’ “Autostrada Balcanica” attraverso Bulgaria-Serbia-Croazia-Slovenia.
Antonio, a parte il sigaro :lol:, invidio tutto quello che avete fatto!:!:
Lo conservo come ispirazione per un viaggio futuro, e grazie anche alla presenza di tua signora, riuscire a trasmettere lo stesso entusiasmo a mia moglie! ;)
Antonio Tempora
12-12-2017, 11:30
22/08 Edirne – Slavonsky Brod Km.916
Partenza 08,15 – Arrivo 19,00 (Aggiungere H1,00 per guadagno su fuso orario) - Media Kmh 104,00
Frontiere: Turchia – Bulgaria – Serbia - Croazia
Ci svegliamo in una giornata uggiosa con una leggera pioggia, la stessa che ci aveva accolti ieri sera al nostro arrivo solo che stavolta decidiamo di indossare subito i Kway prima di partire.
Per la prima volta in tanti anni carico la moto con la pioggia, ho sempre affermato di non provare fastidio a guidare la moto con la pioggia, il vento invece, specie quello forte laterale a raffiche, non mi piace.
Comunque non scende a catinelle ma è solo una leggera pioggerellina di nessun fastidio.
Arriviamo alla frontiera che è a pochi chilometri dal nostro Hotel e saltando la lunghissima fila di auto turche che rientrano dalle vacanze per tornare nei paesi, soprattutto Germania ed Olanda, dove emigrati lavorano, procediamo alla timbratura dei passaporti questa volta attenti al famoso “Timbro di Uscita”.
Continua a piovere in maniera sottile ma fortunatamente siamo su una nuova autostrada, nel 2007 questo tratto era ancora in costruzione e da Plovdiv alla frontiera si percorreva una strada nazionale reduce dal periodo in cui la Bulgaria era uno dei satelliti dell’Unione Sovietica.
Asfalto nuovo e sufficientemente drenante da poter tenere una buona velocità, superata Plovdiv siamo sulla “vecchia” autostrada e l’asfalto torna ad essere quello conosciuto 10 anni prima: corrugato ed ondulato per il passaggio di mezzi pesanti.
Ci fermiamo a fare il pieno ed abbiamo due sorprese: il costo della benzina, superiore ai 2 euro al litro e l’arretratezza dei servizi offerti.
Ci sediamo a prendere un the caldo, dato che oltre la pioggia fa anche freddo, ed al posto dei tovagliolini di carta ci danno un rotolo di carta igienica del tipo “crespatino” che usavo durante il servizio militare nel lontano 1974.
Il tempo è tornato sereno dato che ci siamo lasciati la perturbazione alle spalle, non ci togliamo le protezioni anti pioggia, fa freddino ed avere un’altra protezione fa anche piacere e riprendiamo l’autostrada.
Arrivati a Sofia approfittiamo della nuova tangenziale che evita di passare per il centro della città come fummo costretti a fare nel 2007, evitando così lunghe code e perdite di tempo.
Superata Sofia l’autostrada finisce e si riprende la “vecchia” E80 che ci porterà di fianco al tratto ancora in costruzione finito il quale sarà possibile collegare Italia-Ungheria-Austria ai principali paesi Balcanici oltre che alla Bulgaria e Turchia.
Con la moto riusciamo a superare le file che si creano a tratti per il traffico di auto e camion ed arriviamo senza difficoltà alla frontiera Serba che trovandosi in un piccolo canyon circondato da montagne amplifica le code provocate dalle macchine degli immigrati Turchi.
Saltata al solito la fila grazie alla cortesia di una funzionaria, anche molto carina, sbrighiamo le formalità doganali, davvero minime, entriamo in Serbia e qui la strada attraversa paesaggi montani davvero belli rendendo la guida molto piacevole.
Devo fare benzina ma non si vede un distributore e le indicazioni chieste lungo la strada non aiutano, fortunatamente la velocità lasciata l’autostrada è scesa molto e di conseguenza i consumi, ma dall’ultimo pieno sono passati quasi 380 chilometri e viaggiando a pieno carico i consumi sono sempre stati nell’ordine dei 17-18 kml.
Finalmente, passato uno dei tratti più belli della strada, con sole due corsie scavate nella roccia che ricorda un po’ la “Strada della Forra” sul Garda, troviamo un piccolo distributore gestito da una simpatica signora che in un perfetto inglese ci conferma che non avremmo trovato altra benzina prima di Nis!
Superata Nis la N80 ritorna autostrada a 4 corsie, ci fermiamo ad un distributore per la pausa pranzo, c’è il sole ma la temperatura è di circa 23 gradi comunque finalmente ci togliamo i Kway indossati ad Edirne.
Ce la prendiamo comoda dato che passando la frontiera Serba abbiamo guadagnato un’ora, mangiamo con gusto un’ottima cotoletta di pollo con patatine fritte al ristorante del distributore facendo una chiacchierata con una simpatica coppia Serba “meno giovane” di noi con la quale ci troviamo d’accordo sul fatto che la Serbia debba essere considerata una nazione Europea a tutti gli effetti.
Fuori dal ristorante osserviamo una coppia, marito e moglie, di ciclisti backpackers che si spartiscono un melone bianco, sono stanchi ma felici e come me si collegano al Wi-Fi gratuito offerto dal distributore.
Riprendiamo la strada che ci porterà diritti, dopo il passaggio frontiera, in Croazia e quindi alla nostra meta finale di questa giornata.
Ultimo pieno e poi usciti dall’autostrada, seguendo le indicazioni del casellante, arriviamo dopo pochi chilometri al Garten Hotel che non si trova a Slavonsky Brod ma in un piccolo paese a poca distanza.
Le indicazioni sono precise e parcheggiata la moto sotto la pensilina davanti all’ingresso di fianco alla macchina del proprietario mi reco al suo ufficio per in check-inn.
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In uno stentato inglese il proprietario mi dice che non ha alcuna prenotazione pre-pagata e che dovrò saldare la mattina dopo alla partenza.
No mi preoccupo più di tanto, sono 27 anni che mi occupo di carte di credito nel settore Recupero Crediti e so come gestire un addebito sulla mia carta non onorato dall’esercente.
Ci trasferiamo alla nostra stanza di questo albergo dalla architettura caratteristica che ricorda un po’ un parco divertimenti a tema.
La nostra camera è piccola ma pulita e fatta la doccia mi metto fuori a bere una birra e fumare un toscanello al caffè.
A cena mangiamo al ristorante dell’albergo dove conosciamo la moglie del proprietario, simpatica e gentile nei modi, che mi assicura che il voucher del sito di prenotazione è stato recepito e che non ci dovevamo preoccupare di quanto asserito da suo marito che non si occupa di amministrazione e prenotazioni.
Cena a base di arrosto misto dove finalmente il maiale la fa da padrone, birra e gelato come dessert.
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Siamo molto stanchi e ce ne torniamo presto in camera, fa anche freddino e non sembra proprio di stare in estate, così mi fumo un ultimo sigarino in camera con la porta aperta per fare uscire il fumo e poi a nanna.
Domani ultimo “tappone” e si ritorna a casa !
Complimenti Antonio, a te, alla tua Signora e non ultima complimenti anche alla moto.
Immagino che siate rientrati in Italia da Trieste o da Gorizia, una domanda per cortesia, com'è la strada dal confine italiano a Nis? Vorrei andare in Grecia quest'estate. Grazie.
Antonio Tempora
12-12-2017, 19:47
La strada è ottima.
Tutta autostrada e da Udine puoi arrivare a Nis in un giorno anche considerando che si perde un'ora con il fuso orario.
Da Nis si arriva in Grecia con circa 600 chilometri di autostrada.
Oramai i Tir percorrono questa tratta piuttosto che prendere il traghetto che, per chi come noi parte da Roma, è ancora il mezzo più rapido: 2 giorni invece di 3.
Ciao
Solo una correzione. Da Udine a Nis (Serbia) non ce fuso orario. Poi Romania, Bulgaria, Grecia +1
Grazie mille Antonio e ftp!
Antonio Tempora
22-12-2017, 18:11
23/08 Slavonky Brod – Frontiera Slovena – Frontiera Italiana – Roma
Km.1086 Partenza H 08,20 Arrivo H 19,30 Media Kmh 113
Sveglia alle ore 06,00 chiudiamo le borse e carichiamo la moto per poi andare al ristorante a fare colazione.
Si vede che siamo sulla strada del ritorno, la tensione è calata ed anche Lilli mangia sbafandosi metà della mia omelette al formaggio.
La proprietaria del Garten Hotel salutandoci ci regala un vasetto di miele locale decorato di “smiles” dicendo che è da parte del marito…..Vano tentativo di farlo passare per simpatico, siamo stati comunque bene e ritorneremo se faremo di nuovo questa strada da e per la Turchia.
Prendiamo l’autostrada che non lasceremo, passando tre frontiere, fino a Roma.
Fa freddino e i cartelloni luminosi indicano la temperatura esterna che si mantiene sui 19 gradi.
Passiamo la frontiera Croata ed entriamo in Slovenia, ieri al distributore dove avevamo fatto l’ultimo pieno avevo acquistato la “vignetta” che verrà controllata al volo al primo casello dopo la frontiera Slovena.
Il paesaggio Sloveno è bellissimo e ricorda molto quello ammirato durante la nostra vacanza in moto a Cortina nell’Agosto 2011.
Usciti dall’autostrada facciamo l’ultimo pieno in “terra straniera” quindi rientrati continuiamo il nostro percorso fino al fatidico cartello TRIESTE.
Rientriamo in Italia dopo 27 giorni di viaggio e percorriamo il tratto percorso tante volte per le nostre vacanze Cortinesi riconoscendo i tratti distintivi come i Pini Marittimi sulla Padova-Rovigo, le curve sulla Bologna-Firenze e la Val di Chiana che è la terra natale della mia famiglia (Bettolle), cosa che mitica la monotonia del percorso autostradale con un traffico nel nostro senso di marcia molto scorrevole mentre su quello opposto si notano file ed incolonnamenti fin da Firenze direzione Nord.
La fatica si fa sentire e le soste tecniche per sgranchire le gambe e far riposare il sedere e le ginocchia indolenziti si fanno più frequenti.
La media tenuta è alta ed alle 19,00 usciamo dal casello Roma Nord arrivando in una specie di “trance” a casa alle 19,30.
Mia cognata Anna ci accoglie festosa di rivederci, scarico la moto sotto casa e poi la porto in garage dove la parcheggio nel box accanto a Golia, il mio GS1100 del 1994 che con i suoi Km127.000 da 12 anni è fermo in attesa di essere reimmatricolata.
Faccio una foto al contachilometri e poi guardo la mia Diavolina: è sporca, il becco si è rotto e staccato dalla sede ma con una vite ritornerà come prima, i faretti a led non funzionano, ma è sicuramente un contatto elettrico, gomme ancora con un margine di usura dopo quasi Km12.000, nessun danno e già pronta a ripartire dopo un piccolo tagliando già prenotato fra un paio di settimane, una grande moto con i suoi quasi Km160.000 !
Torno a piedi a casa nel caldo-umido di Roma rimpiangendo già il caldo secco Iraniano.
Mi faccio una splendida doccia e stappata una “vedova” mi gusto con Lilli l’ottima Parmigiana di Melanzane alla Molisana (ragù di macinato, melanzane fritte senza panatura, uova sode, parmigiano)cucinata da mia cognata.
Domani sarà sicuramente più buona e soda, ora sembra un po’ “sfatta” ma il sapore è ottimo
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Lilli dovrà lavare il nostro BIBO che tra pioggia, polvere e smog, merita anche lui una bella pulita !
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Metto le zampe sul tavolino ed accendo la pipa, il viaggio è finito ma non la voglia di ripartire !
Commento al Viaggio
Come commentare un viaggio cominciato a programmare 9 anni fa se non con l’affermazione che si è trattato di un “Sogno Realizzato”?
Tutte le ansie e le preoccupazioni create dalla complicata fase organizzativa si sono dileguate con il passaggio frontiera dalla Turchia in Iran, così veloce e semplice da renderci conto di essere finalmente in Iran dopo quasi due giorni !
Il viaggio dal punto di vista di sicurezza, dello stress e dell’impegno alla guida è stato uno dei più facili e piacevoli di quando viaggiamo in moto: molto meno impegnativo di Siria-Giordania del 2007 e persino del Marocco dello scorso anno, non contiamo la Turchia perché oramai in quel paese dopo tante visite ci sentiamo come a casa.
La “serenità” di mia moglie Lilli ha contribuito molto a rendere il viaggio più piacevole ed agevole anche se qui e là il ricordo della stupida caduta dello scorso anno il primo giorno in Marocco si è fatto sentire, ma viaggiare con la donna che oltre che la mia vita ha diviso 200.000 dei 300.000 chilometri percorsi in moto dal 1991 resta sempre la parte più piacevole di ogni viaggio.
L’ IRAN ci ha conquistati non solo per la bellezza del paese ma soprattutto per quella del popolo Iraniano così generoso, gentile, ospitale fin dal primo saluto dei poliziotti all’uscita dalla frontiera, un saluto che ci ha accompagnati per tutto il viaggio: ”Welcome in Iran !”.
A loro dedichiamo questo video che ho postato a tutti gli indirizzi WhatsUp ed Instagram dei nostri nuovi amici Iraniani con cui ancora chattiamo.
https://youtu.be/JWrw4jT9Bbs
Per chi è appassionato come me di storia ed architettura l’Iran non potrà che affascinare per la bellezza dei suoi palazzi, moschee e siti archeologici tra cui spicca la straordinaria Persepoli.
Strade ottime e ben segnalate anche in inglese, paesaggi un po’ monotoni con pochi percorsi “curve e tornanti” ma non si fanno 4000 chilometri per cercare di piegare la moto in curva, per quelle basta rimanere a casa propria dove Muraglione, Stelvio e centinaia di percorsi tra Alpi ed Appenninni la fanno da padrone.
Benzina a soli 10 centesimi fa di ogni pieno una guduria, cibo ottimo a tutti i livelli, alberghi per tutte le tasche con quelli di lusso a prezzi da tre stelle italiani.
Regole di comportamento religiose, così temute alla partenza, rivelate nella realtà accettabilissime con le donne Iraniane che sfoggiavano abiti dove il solo velo indossato “morbido” sulla testa lasciando scoperti frangia e coda dei capelli accanto a quelle più tradizionaliste in Chador, lasciava capire che ci trovavamo in uno stato Teocratico Islamico proiettato verso il futuro grazie ad una popolazione giovanissima e collegata con Smatphones e PC al mondo esterno.
L'aiuto di Payam, Sepideh ed Ahmid, con il giornaliero contatto con WhatsUp, si è rivelato prezioso nel prenotare gli alberghi e risolvere piccoli inconvenienti linguistici
Abbiamo lasciato l’Iran con lo stesso senso di malinconia provato all’uscita dalla Turchia nel primo viaggio del 2004.
La nostra Diavolina è stata eccezionale in tutti i suoi componenti, ammortizzatori e gomme in primis, pioggia e vento non l’hanno fermata e ci ha riportato a casa dopo quasi 12.000 chilometri senza problemi.
Tornare a casa dopo un lungo viaggio fa sempre piacere, rivedere le persone care, riprendere le proprie abitudini e routine, tornare alla vita quotidiana scaricando fatica e tensione che un lungo viaggio comunque provoca.
Ma dopo pochi giorni la febbre del viaggio torna e basta una foto od una semplice cartina geografica per guardarci negli occhi e chiederci dove andremo il prossimo anno e quando ripartiremo.
Perché alla fine è bello tornare a casa ma quando si è in viaggio felici di percorrere in moto strade in paesi lontani e sognati si ha la sensazione espressa dalle parole della colonna sonora del video riassunto di questo viaggio, con il mitico gruppo dei Blind Faith: “Can’t Find My Way Home”
https://youtu.be/2n7zHDaCqQs
Un saluto a tutti
Danielz77
22-12-2017, 18:23
Grazie Antonio per aver condiviso con noi la tua bellissima esperienza. Leggendo talvolta mi hai davvero trasmesso qualcosa di positivo. Complimenti a te e alla tua signora. Spero un giorno di poterti conoscere chissà da qualche parte :-) Saluti Daniel
massimo.g
22-12-2017, 20:25
Bravo Antonio e Signora. Letto e stampato il Vs. report. Avevamo intenzione di andare anche noi l'anno prossimo in Iran, ma abbiamo optato per la Russia.
Lo custodirò e al momento opportuno sicuramente ci tornerà utile.
Grazie.
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