Rainbow
06-09-2017, 17:10
Questa volta, tra il sorriso compiaciuto di mia moglie e lo stupore di mio figlio, l'avevo dichiarato con largo anticipo: girettino in solitaria con meta Cima Grappa.
Devo ammetterlo, pur essendo un animale sociale che ama la compagnia, per me il viaggio in solitaria è l'essenza della moto, un concentrato di emozioni senza filtri. Tu e la moto, tu e come sei davvero, sempre!
Bene, allora si parte...la meta c'è, il programma? Ma va, quale programma...ho la vita programmata ogni giorno, vorrò mica scandire il viaggio di gira a destra o gira a sinistra! Cartina nella borsa serbatoio e via con l'istinto e la voglia di far mente locale sulle letture fatte e sugli spunti raccolti in questi mesi/anni; il primo input che ho è Passo Vezzena, forse per l'amore per i formaggi o forse per il caso, ma visto che non devo rendere conto a nessuno che problema c'è...mi posso permettere di non dovermi stupire a tutti i costi!
Via, direzione passo Vezzena e l'altopiano di Asiago: casa, Lago di Garda, Affi e poi visto il traffico abbastanza sostenuto decido di imboccare l'autostrada fino a Rovereto per accorciare i tempi. Esco e finalmente comincio a salire verso Serrada, altro nome che durante il tragitto e buttando l'occhio alla cartina mi sembra di ricordare. Passo in successione Serrada, Folgaria, Lavarone e poi arrivo a Passo Vezzena dove mi fermo per una prima sosta. Intanto che mi "scolo" un bicchiere di acqua frizzante, meglio partire piano dopo mesi di ruggine, penso a quante volte in questi tre anni ho sognato un momento così! Beh insomma, sinceramente lo pensavo con una birra ghiacciata, ma è venuto così...
Riprendo la strada...Asiago, sosta pranzo veloce, Gallio, Foza, Enego e qui dopo una breve analisi sul dopo Cima Grappa devo decidere da che parte salire per giungere alla mia meta; propendo per andare verso Bassano visto che dopo il Grappa il mio viaggio proseguirà verso nord.
Dopo aver percorso strade poco trafficate tra i monti, tuffarsi in una superstrada a due corsie è un primo ritorno al mondo "cementificato" poco piacevole, ma tantè...ci sarà ben di peggio.
Eccomi a Bassano ed ecco il cartello che volevo, via che si sale e si arriva su, felice come un bambino! Parcheggio la moto, lascio il casco sullo specchietto confidando nell'educazione che il luogo dovrebbe imporre anche ai più deficienti e salgo la scalinata! Arrivo in cima, vedo le due bandiere, visito il cimitero austro-ungarico e girandomi indietro vedo un panorama incantevole. Ascolto il vento, guardo le montagne intorno, riascolto il vento, guardo laggiù la mia moto con il mio casco, si sa mai...poi ritorno al silenzio tipico del viaggio in solitaria.
Che meraviglia tutto questo! Mi incammino verso il grande monumento ai caduti con il suo osservatorio e poi tramite la lunga discesa lastricata mi avvicino al cimitero italiano; osservo le tombe, leggo i nomi con i rispettivi gradi e poi il trittico "Cento militi Ignoti"! Come si fa a non dire una preghiera difronte a uomini che hanno dato la vita anche per me. Risalgo e mi dirigo verso la scalinata volgendo il mio sguardo verso terra immaginando quei soldati, pensando ai loro passi simili ai miei e alle loro gesta molto diverse dalle mie. Alzo lo sguardo ancora ad osservare l'orizzonte baciato dal vento: emozione, emozione e ancora emozione, intima e silenziosa. Ciao Monte Grappa, ritornerò ancora a trovarti per rendere omaggio a chi ha lottato per la nostra patria e per la nostra libertà.
Scendo la scala e riparto, non prima di aver scambiato qualche battuta con un Tracerista interessato a conoscere le doti della 1200 e di averlo salutato con una stretta di mano e un augurio di buona strada.
La direzione è Feltre e intanto ricordo a me stesso che le chiacchierate come quella appena fatta avvengono quasi sempre tra motociclisti solitari, quelli per i quali un saluto, un ciao o 10 minuti a parlare con uno sconosciuto ad un Passo qualsiasi sono minuti guadagnati e non persi.
Ritorno a concentrarmi sulla discesa, piacevolissima, e a gustarmi la moto in tutta la sua indole, facendole anche notare che in occasioni come queste qualche kg di meno lo avrebbe potuto anche avere, ma poi la accarezzo con affetto.
Bene bene...che si fa ora...boh...Vajont? Sono quasi le 17.30 e non è ancora finita la discesa, cominciamo ad avvicinarci Longarone e poi vediamo. Passo Feltre, poi Belluno (sembra bella a vederla dal basso passandoci a destra) e poco dopo mi fermo a fare benzina ripensando cosa fare eventualmente dopo il Vajont. Mangiare e dormire almeno una volta al giorno sono importanti e quindi cerco uno spunto per mettere sotto i denti qualcosa che abbia un senso; magari un bel piatto di prosciutto a Sauris potrebbe fare al caso mio.
Chiedo alla benzinaia quanto manca a Sauris, non lo sa, allora lo cerco io con il cellulare: sono le 18.30 e arriverei a Sauris appena prima delle 20; dunque meta possibile, mi metto così a cercare un albergo senza però trovare una vera suggestione. Checcivolete fare vivo di suggestioni…:lol::lol:
Cambio rotta e approccio, ritorno verso le dolomiti del Cadore: prenoto prima un ristorante per la cena, mi faccio consigliare un albergo e mi dirigo verso la mia ricompensa. Tra le altre cose noto che ci ho messo mezz'ora a fare quello che pensavo di fare in 10 minuti e parto dal benzinaio alle 19. Risultato: saluto la diga del Vajont dal basso, rimandando la visita per una prossima volta, e dirigo la prua della xt verso Borca di Cadore dove trovo il mio albergo; doccia veloce, velocissima, risalgo sulla moto e ritorno indietro un paio di km a Vodo per gustarmi quella che sarà un'ottima cena.
Riprendo la moto, ritorno in albergo ed entro in camera riassaporandomi questa prima giornata in moto full immersion dopo un paio di anni di pausa e ricordandomi anche che il momento triste del viaggio in solitaria stava arrivando, ma poi ci si addormenta e si va dritti diritti verso un nuovo giorno in moto...
Devo ammetterlo, pur essendo un animale sociale che ama la compagnia, per me il viaggio in solitaria è l'essenza della moto, un concentrato di emozioni senza filtri. Tu e la moto, tu e come sei davvero, sempre!
Bene, allora si parte...la meta c'è, il programma? Ma va, quale programma...ho la vita programmata ogni giorno, vorrò mica scandire il viaggio di gira a destra o gira a sinistra! Cartina nella borsa serbatoio e via con l'istinto e la voglia di far mente locale sulle letture fatte e sugli spunti raccolti in questi mesi/anni; il primo input che ho è Passo Vezzena, forse per l'amore per i formaggi o forse per il caso, ma visto che non devo rendere conto a nessuno che problema c'è...mi posso permettere di non dovermi stupire a tutti i costi!
Via, direzione passo Vezzena e l'altopiano di Asiago: casa, Lago di Garda, Affi e poi visto il traffico abbastanza sostenuto decido di imboccare l'autostrada fino a Rovereto per accorciare i tempi. Esco e finalmente comincio a salire verso Serrada, altro nome che durante il tragitto e buttando l'occhio alla cartina mi sembra di ricordare. Passo in successione Serrada, Folgaria, Lavarone e poi arrivo a Passo Vezzena dove mi fermo per una prima sosta. Intanto che mi "scolo" un bicchiere di acqua frizzante, meglio partire piano dopo mesi di ruggine, penso a quante volte in questi tre anni ho sognato un momento così! Beh insomma, sinceramente lo pensavo con una birra ghiacciata, ma è venuto così...
Riprendo la strada...Asiago, sosta pranzo veloce, Gallio, Foza, Enego e qui dopo una breve analisi sul dopo Cima Grappa devo decidere da che parte salire per giungere alla mia meta; propendo per andare verso Bassano visto che dopo il Grappa il mio viaggio proseguirà verso nord.
Dopo aver percorso strade poco trafficate tra i monti, tuffarsi in una superstrada a due corsie è un primo ritorno al mondo "cementificato" poco piacevole, ma tantè...ci sarà ben di peggio.
Eccomi a Bassano ed ecco il cartello che volevo, via che si sale e si arriva su, felice come un bambino! Parcheggio la moto, lascio il casco sullo specchietto confidando nell'educazione che il luogo dovrebbe imporre anche ai più deficienti e salgo la scalinata! Arrivo in cima, vedo le due bandiere, visito il cimitero austro-ungarico e girandomi indietro vedo un panorama incantevole. Ascolto il vento, guardo le montagne intorno, riascolto il vento, guardo laggiù la mia moto con il mio casco, si sa mai...poi ritorno al silenzio tipico del viaggio in solitaria.
Che meraviglia tutto questo! Mi incammino verso il grande monumento ai caduti con il suo osservatorio e poi tramite la lunga discesa lastricata mi avvicino al cimitero italiano; osservo le tombe, leggo i nomi con i rispettivi gradi e poi il trittico "Cento militi Ignoti"! Come si fa a non dire una preghiera difronte a uomini che hanno dato la vita anche per me. Risalgo e mi dirigo verso la scalinata volgendo il mio sguardo verso terra immaginando quei soldati, pensando ai loro passi simili ai miei e alle loro gesta molto diverse dalle mie. Alzo lo sguardo ancora ad osservare l'orizzonte baciato dal vento: emozione, emozione e ancora emozione, intima e silenziosa. Ciao Monte Grappa, ritornerò ancora a trovarti per rendere omaggio a chi ha lottato per la nostra patria e per la nostra libertà.
Scendo la scala e riparto, non prima di aver scambiato qualche battuta con un Tracerista interessato a conoscere le doti della 1200 e di averlo salutato con una stretta di mano e un augurio di buona strada.
La direzione è Feltre e intanto ricordo a me stesso che le chiacchierate come quella appena fatta avvengono quasi sempre tra motociclisti solitari, quelli per i quali un saluto, un ciao o 10 minuti a parlare con uno sconosciuto ad un Passo qualsiasi sono minuti guadagnati e non persi.
Ritorno a concentrarmi sulla discesa, piacevolissima, e a gustarmi la moto in tutta la sua indole, facendole anche notare che in occasioni come queste qualche kg di meno lo avrebbe potuto anche avere, ma poi la accarezzo con affetto.
Bene bene...che si fa ora...boh...Vajont? Sono quasi le 17.30 e non è ancora finita la discesa, cominciamo ad avvicinarci Longarone e poi vediamo. Passo Feltre, poi Belluno (sembra bella a vederla dal basso passandoci a destra) e poco dopo mi fermo a fare benzina ripensando cosa fare eventualmente dopo il Vajont. Mangiare e dormire almeno una volta al giorno sono importanti e quindi cerco uno spunto per mettere sotto i denti qualcosa che abbia un senso; magari un bel piatto di prosciutto a Sauris potrebbe fare al caso mio.
Chiedo alla benzinaia quanto manca a Sauris, non lo sa, allora lo cerco io con il cellulare: sono le 18.30 e arriverei a Sauris appena prima delle 20; dunque meta possibile, mi metto così a cercare un albergo senza però trovare una vera suggestione. Checcivolete fare vivo di suggestioni…:lol::lol:
Cambio rotta e approccio, ritorno verso le dolomiti del Cadore: prenoto prima un ristorante per la cena, mi faccio consigliare un albergo e mi dirigo verso la mia ricompensa. Tra le altre cose noto che ci ho messo mezz'ora a fare quello che pensavo di fare in 10 minuti e parto dal benzinaio alle 19. Risultato: saluto la diga del Vajont dal basso, rimandando la visita per una prossima volta, e dirigo la prua della xt verso Borca di Cadore dove trovo il mio albergo; doccia veloce, velocissima, risalgo sulla moto e ritorno indietro un paio di km a Vodo per gustarmi quella che sarà un'ottima cena.
Riprendo la moto, ritorno in albergo ed entro in camera riassaporandomi questa prima giornata in moto full immersion dopo un paio di anni di pausa e ricordandomi anche che il momento triste del viaggio in solitaria stava arrivando, ma poi ci si addormenta e si va dritti diritti verso un nuovo giorno in moto...