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Visualizza la versione completa : il Balcan tour con la S (lungo)


teodoro gabrieli
06-07-2012, 15:40
il Balcan tour con la mia S
(piuttosto che il “checazzomenefrega” tour e vedremo più avanti il perchè)
(nota: ccmnf= “checazzomenefrega”)

Quando il nostro “roadbook umano” durante il breefing del mese scorso ha proposto la destinazione del tour 2012, Croazia e Bosnia, ho storto un pò il naso.
“Perchè non aggiungere anche la Serbia - ho pensato - così potremmo apporre la scritta ONU Interforze sul retro dei giubbotti e saremmo a posto!”.
Non mi piacciono gli slavi, non mi sono mai piaciuti, ma giustamente come mi fà notare Marco, che ha vedute ben più ampie delle mie, non devo farmi condizionare da sciocchi preconcetti. Ed infatti, dopo questa esperienza, continueranno a non piacermi.
Il nostro entusasmo in ogni caso la fà sempre da padrone aldilà di tutto ed il pensare di “prendere e andare”, pone in posizione secondaria il dove.
Non tanto in quanto tempo purtroppo, visto che disponiamo dei soliti 5 striminziti giorni ed il percorso ipotizzato è per i canonici 2.500 km. Di diverso ci sarà che quest’anno saremo su 9 moto. Il massimo raggiunto nei nostri tours.
Marco con la granitica Buldog.
Andrea il corto con la Multistrada old model.
Adriano con la Multistrada new model
Andrea il lungo che ha abbandonato la Monster dello scorso anno per una fiammante Brutale 1000.
Valentino e Ale (gli smanettoni psicotici) rispettivamente con l’ex Gixer 1000 “post atomico” rimesso a nuovo e una Tuono 1000 Factory in sostituzione della VFR 800.
Luca il “figliol prodigo”, che l’anno scorso ci aveva dato buca perchè appiedato, con una V-STROM 650 seminuova
Riccardo, la new enrty sulle lunghe distanze, l’uomo che soprannominato “lo sceicco” con il suo “checazzomenefrega” ha riparametrato da tempo la propria esistenza, con una Fazer 600 aircooled.
Ed infine io con la R100 S, la fida Brunilde di sempre
Per guadagnare tempo, un bel tratto di strada ed avvicinarci quanto più possibile al confine sloveno, si è deciso di ritrovarci la sera intorno alle 18.00. Riusciamo a rispettare il programma e partire più o meno puntuali (tranne Andrea il lungo e Valentino che ci raggiungeranno).Un “puntello” di Andrea il corto, ci permetterà di arrivare anche tardi a Iesolo con l’albergo e cena prenotati. Il caldo al nostro arrivo è esagerato nonostante siano le 21 passate. Neppure la brezza marina riesce a stemperarlo. Solo le docce fresche ci permetteranno di affrontare con verve l’ottima cena a base di pesce con la prima raffica di ccmnf di Riccardo dedicata rispettivamente a : il parcheggio temporaneo della moto alla speraindio, la stanza che sembra una cella di un carcere, le zanzare che lo massacrano continuamente e il pagamento della cena con la carta di credito cromo-vanadium-molibdeno creata apposta per lui (la platinum è per i barboni).
L’albergo non è un granchè, stanze troppo piccole anche se pulite, ma il peggio sarà l’afa notturna che ci consentirà di dormire soltanto per il provvidenziale funzionamento dei ventilatori appesi al soffitto. La mattina dopo, già dalle primissime ore, il caldo è opprimente.Una veloce e modesta colazione e la prima incazzatura generata dalla titolare dell’albergo che simula indifferenza alla richiesta di regolare fattura (beata Italia!), non stemperano il nostro buonumore nell’affrontare il vero inizio del tour. Andrea il lungo ne approfitta per rifilarmi parte del suo bagaglio (tanto nelle motovaligie rigide della S posto ce n’è a iosa).Appena fuori Iesolo facciamo il pieno e via. I motori frullano allegramente in direzione Trieste su una statale trafficatissima. L’intenzione è quella di varcare il confine sloveno, tagliare la penisola istriana oltrpassando Rijeka per puntare subito verso la Bosnia. Ci si fermerà per il pernottamento dove capiterà. Appena dopo il confine rasiamo i serbatoi con il sorriso sulle labbra (costo benzina 1,1 e.l circa), riusciamo a fare incazzare il gestore con il nostro solito assembramento di moto parcheggiate alla rinfusa ma soprattutto per le sigarette accese seppur a distanza di sicurezza dalle pompe. Da questa prima tappa iniziarà la serie di abbeveramenti elefantiaci che ci vedranno coinvolti per tutto il tour. Non che si sperasse in un clima da alta montaga, però di lasciarsi alla spalle sta cippa di anticiclone africano perlomeno si. Ale avverte di tenere a portata di mano un paio di euro per il pagamento del brevissimo tratto aoutostradale che porta a Rijeka, mentre Riccardo parte con la consueta serie di ccmnf stringendo fra i denti la carta di credito. Però, prima dell’autostrada da pagare, ci sarebbe la frontiera croata da valicare. Andrea il lungo scambia le due cose e si presenta dal doganiere di turno con due euro in mano invece che i documenti. Il milite dall’aria truce, offeso, porta d’istinto la mano al fianco per estrarre la sua 9 mm. ma viene anticipato dalle scuse del nostro. Decide di non spargere sangue per quel giorno e la cosa finisce li. Come qualcuno possa scambiare una postazione di frontiera, con militari armati, rispetto ad un casello autostradale con all’interno impiegate da urlo, non lo si comprenderà mai. Il passaggio in ogni caso viene rallentato dalla scannerizzazione di tutte le nostre carte di identità e/o passaporti. Ne approfittiamo per una breve pausa e per decidere quando Ale e Vale potranno togliere i “babykiller” dagli scarichi come li definisce Riccardo. Gli facciamo notare che si dovrebbe dire “dbkiller” e la risposta ci arriva così, nella massima naturalezza : ccmnf.
Le strade sono discretamente tenute, tutto sommato pulite ma soprattutto poco trafficate. Almeno quelle secondarie, perchè di contro le principali arterie, non esistendo autostrade in Croazia e Bosnia, sono battute da mezzi pesanti che rallentano le medie.Tantopiù che da quelle parti non è stiano troppo attenti a chi supera e raramente si spostano a destra per concedere strada. Ed infatti Ale rischia di essere preso a manate sul coppino persino da Vale, che è tutto dire, a causa dei suoi sorpassi “disinvolti”. Oltrepassata Rijeka facciamo tappa per rifocillarci a Senj sulla costa dove vi sono diversi ristoranti vista mare. I più fighetti preferiscono l’interno del locale che è climatizzato, i veri bikers di contro l’esterno. Una cameriera affabile quanto un’orsa a cui stanno sottraendo i cuccioli, ci serve un’insalata mista con tonno.Scopriamo con disappunto che invece dell’extravergine di oliva laggiù per condire si usa un olio che lo stesso identico sapore di quello che noi usiamo per lubrificare le macchine da cucire. Ripartiamo accelerando i tempi verso il confine bosniaco che raggiungiamo dopo un paio d’ore, su una bella strada tutta curve, non prima però di aver tentato di vedere le cascate di Plitvice. Dico tentato, perchè poi il fatto di dover scarpinare per un tratto non ben definito ha sconsigliato l’idea. I paesaggi sono decisamente mutati nel frattempo, dal brullo della costa croata, molto simile a quello sardo, al più verdeggiante bosniaco nen più ricco di vallate e boschi. All’uscita dal parco un automobilista deficiente fermo in mezzo alla carreggiata, decide di svoltare all’improvviso senza dare precedenza costringendo due auto innanzi a noi a deviare a sinistra e a destra e Marco ad inchiodare la moto che scivolerà sull’asfalto a ruote bloccate sino a fermarsi, infilandocisi nel mezzo, a pochi centrimetri da loro.Non riporto gli insulti per pudore, ma mai ho visto Marco così imbufalito. C’era una mezza idea di scaracollare quell’idiota di mazzate visto che si era fermato (la sua casa era a pochi metri dalla strada), ma fortunatamente, per lui, Marco si è sfogato soltanto urlando.I due smanettoni non hanno ancora dato il meglio di se; si devono ancora ambientare ed il primo giorno sono stati piuttosto tranquilli.La solita formalità dei documenti alla frontiera bosniaca ed attraverso una strada bella ma trafficata giungiamo a Bihac intorno alle 18,30. Quando si è in più di 5/6 persone non è sempre facile trovare un hotel con disponibilità immediata di camere, ma siamo fortunati ed i locali ci indicano, proprio a pochi metri un hotel che a loro dire risulta essere uno dei migliori del posto. Piuttosto provati dal caldo, dopo aver assicurato le moto e consegnati i documenti alla gentile receptionist che sembra la brutta copia della Carrà, ci allochiamo nelle ampie camere. In effetti il tutto appare curato. Qualcuno di noi poi deciderà di farsi un bagno nella Una (il fiume della vita), il corso d’acqua che attraversa la città e che con apposite piccole spiagge, per gli abitanti sembra essere il mare. Notiamo che le acque del fiume sono straordinariamente pulite. Lo noteremo per tutti i corsi d’acqua più o meno grandi che attraverseremo. Evidentemente la mancanza di grosse industrie, soprattutto chimiche, ha un suo vantaggio.Un gruppo di giovani studenti attraversa il grande ponte che unisce le due sponde del fiume urlando e cantando, ovviamente per noi in modo incomprensibile, gettando fiori nelle acque. Non ne conosciamo la ragione ma sono “belli” nella loro spensieratezza adolescenziale. Attendiamo i ritardatari in un locale all’aperto dove sorseggiamo la prima buona birra bosniaca. Con sommo stupore notiamo dal conto che il prezzo di una bottiglia da 33 cl costa meno della metà che in Italia. Ci raccomandiamo l’un l’altro non far parola di ciò con Andrea il corto, che ci porrebbe difronte a due alternative: o si incatenerebbe in loco per tutti i giorni del tour attendendo il nostro ritorno, oppure acquisterebbe una cassa da 48 bottiglie che poi legherebbe in modo precario sulla sella della Multistrada. Quando finalmente tutti sono presenti ci accomodiamo su un tavolone spazioso dove consumiamo una cena a base di pizze, insalate e carni cotte in vario modo. Considerando che abbiamo bevuto una consistente quantità di birre, acque minerali, caffè espressi e grappa locale il costo a testa risulterà soltanto di una dozzina di euro. Laggiù si usano i km che non sono chilometri bensi marchi convertibili. Convertibili con che altro non lo sà nessuno, compresi gli abitanti, ma tantè. Lo “sceicco” intuisce che con gli euro in kilometri si possono realizzare autentiche follie e parte una sequela di ccmnf ogni qual volta cerchiamo di contenerlo. La sua carta di credito lancia lampi sinistri e minaccia sfracelli per ogni dove verrà estratta. Dopo cena facciamo quattrro passi sebbene i paraggi non siano il massimo, a parte il centro che comunque è semideserto. La mattina dopo colazione super e via in direzione Sarajevo. Qualcuno ha sentito il muezzin di turno recitare la preghiera delle 5 antimeridiane, fortunatamente io no. La cartina stradale di Marco fà bella mostra di se sulla borsa da serbatoio, il navigatore di Adriano la supporta egregiamente (in Sarajevo si dimostrerà utilissimo), fra loro due gli altri 7 bikers che si scambiano spesso di posizione. Questa seconda tornata di strade più accattivante ci permette qualche allungo degno di nota su una bella statale mossa come si deve che per quasi l’intero tratto costeggia un bellissimo fiume. La moltitudine di colori, dall’azzurro tenue al turchese scurissimo, che si susseguono incessantemente ci impone di fermarci appena possibile per le foto di rito. Ale, Andrea il corto e Riccardo fotografano qualsiasi cosa: dagli insetti in primo piano fino ai sassi immobili.
Riccardo addirittura si esibirà in una serie in movimento, un lampo di genio dovuto principalemnte all’imperante ccmnf, riuscita sorprendentemente bene.
I due smanettoni iniziano il personale GP balcanico appena se ne presenta l’occasione. Su un dritto lunghissimo, e completamente deserto, si sono permessi persino di “provare le partenze” da fermo affiancati da Andrea il lungo che con la Brutale adesso può dire la sua. Transitiamo da Banja Luka e ci fermiamo per mangiare qualcosa in un locale che mi costerà 140 e. No, non per il prezzo del pessimo panino che consumo ma piuttosto perchè dimentico il paraschiena-paratorace. In realtà vi erano anche quattro motards tedeschi seduti proprio vicino al mio accessorio ma che si sono guardati bene dal farcelo notare. In effetti mi sentivo benissimo,guidavo più comodo del solito e soltanto dopo 200 km mi sono reso conto che mi mancava qualcosa......Di tornare indietro non se ne parla neppure per un istante. Troppi i km già percorsi. Proseguiamo in direzione Zenica. I rifornimenti ed abbeveramenti si susseguono con regolarità come del resto le sigarette, le foto scattate, e i ccmnf. Senza dimenticare i ccTnf, variante declinata alla seconda persona singolare. L’ennesima sosta ci consente di estrarre gli appunti che avevo recuperato in rete su un albergo vicino al centro di Sarajevo. Adriano imposta i dati e ci avviamo.Sempre meglio essere previdenti e cercare riparo per tempo. Imbocchiamo il famigerato “viale dei cecchini” dove si è perso il conto delle vittime civili di quella indegna guerra. Si lo sò, tutte le guerre sono indegne, ma quella forse più di altre. La lunghezza è tale da far impallidire dalla vergogna i nostrani Fulvio Testi e viale Zara messi insieme. L’hotel che avevo scelto purtroppo non ha posto per tutti ma ce ne indicano un altro a poche centinaia di metri. Ci và di lusso, abbiamo anche il ricovero per le moto che non guasta affatto. Oltretutto dista un quarto d’ora dal centro storico a piedi. Una vera botta di c.......
Le camere questa volta sono veramente belle e spaziosissime.La solita doccia e via in cerca di un posto dove cenare. Il centro storico di Sarajevo è veramente una perla. Le strade sono interamente lastricate e le pietre che riflettono le luci che addobbano ed illuminano chiese,moschee e locali, donano un tocco magico ad ogni angolo. E’stracolmo di ragazze bellissime, di tutte le etnie, che passeggiano a gruppi, avvolte in minigonne e tubini da urlo.Siamo attratti da un locale con un giardino interno molto bello. Soltanto dopo esserci seduti veniamo informati dal cameriere che il sito è proprietà della moschea a fianco e quindi niente alcolici. Andrea il corto alla notizia ha un mancamento. Teme che si decida di rimanere. Non se ne parla. Paghiamo l’acqua e fuggiamo. Troviamo posto in una minipizzeria con le panche all’esterno dove ci accomodiamo. Mangiare così così, ma guardare tanto!!! Come accennato sopra la fauna femminile è da panico. Passeggiamo a lungo dopo cena. C’è chi prende un gelato,chi un caffè, chi raccoglie gli occhi da terra. Per il ritorno in albergo forzo, fra le proteste dei più, un tragitto alternativo che, sempre costeggiando le strade del centro, ci costringe ad uscire dal “bello e luccicante” per addentrarci nel “brutto e sporco” . Oro e ottone a poche decine di metri uno dall’altro. Sebbene ormai sia una città quasi ricostruita del tutto, Sarajevo porta ancora i segni della guerra. Su alcuni muri sono ancora presenti le sventagliate delle mitragliatrici con intere pareti sforacchiate. Persino alcuni balconi con i parapetti a vetro portano ancora i fori dei proiettili. Non si capisce se gli abitanti non li cambino perchè non se lo possono permettere, piuttosto che volutamente li lascino tali a perenne monito. Sul “viale dei cecchini” è persino rimasto intatto un intero palazzo (chiamato mi si è detto “il palazzo della memoria”) sforacchiato in ogni parte. Le colline che la circondano sono punteggiate da cimiteri sparsi non delimitati. Li si riconosce immediatamente anche a distanza per via delle caratteristiche colonnine di pietra bianca alte e strette. Sugli altipiani che abbiamo attraversato campeggiano ancora cartelli che avvertono di non avventurarsi all’interno dei campi per via delle mine e vasti crateri lasciati dalle esplosioni delle granate di artiglieria circondano interi paesi devastati e abbandonati. Tutto ciò un pò di stupore lo provoca in effetti. Per quelli della nostra generazione perlomeno, per chi non ha visto l’Italia negli anni dal 45 al 50 quando anch’essa mostrava le ferite della guerra. In buona sostanza l’impressione che ne ho tratta è che,un pò come in Gerusalemme, il clima è tollerante pur nella sua multireligiosità però rimane sempre.......circospetto.
La mattina dopo, la solita abbondante colazione e si riparte. Usciamo dalla città sempre attraverso l’interminabile viale e prendiamo la direzione per Mostar. Le strade in Bosnia non sono asfaltate così bene come in Croazia, però anche gli eventuali rattoppi non sono mai invasivi. Si può affermare che alcune delle nostre siano ben peggio. Al limite si incontrano tratti particolarmente scivolosi sui quali bisogna guidare con attenzione. Sono comunque facilmente riconoscibili dal colore dell’asfalto grigio chiaro. Un bel percorso guidato, ma lo sono tutti perchè Marco sceglie sempre i tragitti giusti, ci porta a Mostar in breve tempo. Pure in Croazia e Bosnia le benzine costano parecchio meno che in Italia , meno male che altrettanto dicasi per le acque minerali in bottiglia per le quali abbiamo perso il conto. Arriviamo sotto un sole e con un caldo, guarda caso, insopportabili. Troviamo un parcheggio a pagamento per ricoverare moto e attrezzature e ci fiondiamo nel centro alla ricerca del famosissimo ponte. Evidentemente non ho compreso molto bene la storia della città convinto com’ero che le due parti (cristiana e musulmana) fossero si unite da un valico sospeso sul fiume ma ben distinte. In realtà vi sono moschee nella parte cristiana e chiese nella parte musulmana. Quindi evidentemente la ricortruzione è stata nuovamente rispettata di proposito in tale modo, anche se risulta che solo dal 96 fù ristabilita la libera circolazione fra una parte e l’altra della città. Una gigantografia allucinante che campeggia in un algolo al ternine del ponte nella parte cristiana, mostra da una ripresa aerea come fosse ridotta la devastata città al “cessate il fuoco” del 94. In pratica come appariva Dresda nel ’45. Rammento improvvisamente che devo inviare una cartolina ad una collega ed entro nel primo negozietto di cianfrusaglie che mi capita. Dopo averla scelta mi avvicino per pagare e vedo un’autentica meraviglia. La ragazza avrà 25 anni. Avvolta nel vestito dai mille colori con i capelli coperti come da tradizione islamica, appare di un’eleganza e grazia imbarazzanti. Alta e slanciata ha tratti del viso bellissimi e gli occhi, straordinariamente grandi, di un color nocciola intenso. Rimango qualche secondo muto senza poterle staccare lo sguardo di dosso. Le porgo il dovuto per la cartolina, chiedo se è possibile avere un francobollo ma lei con un grazioso sorriso replica che da quelle parti soltanto gli uffici postali sono autorizzati alla vendita. Mi passa per la mente l’idea di chiedere in prestito la carta di credito dello sceicco allo scopo di comprare tutto il negozio lei compresa. Poi penso ai muezzin che da quelle parti cominciano a spaccare i maroni alle 5 di mattina con le loro litanie e l’idea viene immediatamente scartata. Alla fine mi decido, ringrazio e me ne vado anche perchè dietro di me la fila rumoreggia insofferente. Peccato non averle potuto fare una foto, quantomeno per ricordare che la femminilità attraverso la bellezza,la grazia e l’eleganza non conosce distinzioni di razza. Abbandoniamo Mostar dirigendoci verso la costa Croata,valichiamo l’ennesima frontiera cercando anche di spendere gli ultimi marchi. Becchiamo un bel tratto di strada bene asfaltato su un altopiano che ci permette di esagerare un pochino con il gas. Un pochino solo, prima che un gocciolio ci fermi e che Andrea il corto mi faccia notare che non ho visto il cartello del limite a 60 km/h mentre noi eravamo “soltanto” a 100 km/h in più del dovuto. “Apppperò, che bella strada”.
Non che pretendessimo di andare a prendere i due smanettoni, beninteso, loro sono ad un livello ben più esagerato, ma almeno un tentativo......
Un acquazzone rompiballe ci costringe a ripararci sotto la tettoia di un distributore. Ne approfittiamo per farci ulare dietro dalla titolare che ha visto le sigarette accese. Fortunatamente la pioggia scroscia per poco e possiamo puntare verso Spalato e poi in direzione di Sebenica dove abbiamo intenzione di pennottare. All’arrivo però non siamo troppo fortunati. Pare che in città vi sia una festa e gli hotels sono piuttosto congestionati. Un tizio ci sente parlare italiano e capisce al volo che stiamo cercando riparo per la notte. In un battibaleno con il cellulare chiama un conoscente che arriva di corsa e ci propone un ostello a pochi metri dal porto.
Marco, che di ostelli se ne intende dopo il viaggio a Capo Nord dello scorso anno fatto insieme ad Adriano, effettua l’esplorazione e fornisce il proprio assenso. Ok è fatta. In effetti si dormirà al pulito e si farà colazione per una manciata di euro. In 54 anni di vita non ero mai stato in un ostello. Ai miei tempi si usava la canadese in ogni circostanza e lo step successivo per me è stato l’hotel. Devo ammettere che lesperienza è stata “simpatica”. Dopo esserci ripuliti a dovere cominciamo a passeggiare sul lungo mare in cerca di un posticino dove farci una birra in santa pace. Anche qui la fauna è interessante, non all’altezza della sera precedente, ma interessante. Ci avventuriamo nei vicoli antichi della cittadina e notiamo un locale all’aperto che ci ispira. Peccato solo per il caldo perchè il cibo, che purtroppo dovremo attendere a lungo, non è affatto male. Ci dirigiamo poi verso la musica che percepiamo lontana per vedere questa famosa festa che tanto successo sembra raccogliere da qualle parti. Un equivalente di una nostra sagra paesana ne più ne meno. Oltre il frastuono infernale ovviamente non capiamo una sola parola, tanto vale allontanarci e fare quattro passi sul lungomare del porto dove sono attraccate alcune “barchette” una della quali è veramente un capolavoro. Tipo lo yacth di Abramovic per intenderci, il famoso produttore di scarichi per moto per qualcuno del gruppo (indovinate chi?):
“cazzarola l’Aprilona però che bella con gli Abramovic!!!”
“si,si ok bevi stà birra e stai zitto.....”
La mattina successiva dopo colazione, pronti via e ci perdiamo Andrea il lungo che, come sempre, ci mette quel quarto d’ora per mettersi i guanti perchè deve misurare con il calibro se i velcri dei fermi al polso sono chiusi alla perfezione. Fermi tutti. Uno torna indietro, uno telefona, uno beve, uno fuma e perdiamo quella mezzora. Quando riusciamo finalmente a ritrovarci, ripartiamo per affrontare il tratto più bello di tutto il tour che sulla litoranea croata di condurrà via Karlobag dinuovo fino a Senj. Un autentico tracciato da pista, asfaltato alla perfezione con un susseguirsi di curve di vario raggio per decine di km. Insomma, ci si toglie la voglia alla grande!Bisogna stare in ogni caso accorti: roccia sulla destra e mare sulla sinistra. Ci fermiamo in un punto dove chi lo desidera può farsi finalmente un tuffo in mare. Pranziamo in un ristorante vicino la spiaggia e ripartiamo con l’idea di raggiungere Rijeka e poi Trieste dove riposeremo per l’ultima notte prima del rientro. Andrea il lungo qui ha trascorso l’anno di naia e quindi, ovviamente, non si ricorda una cippa. Io ho un cugino che ci vive e del quale, ovviamente, non ho il numero di telefono.Ci mettiamo alla ricerca di un hotel seguendo i cartelli sulla strada. Nel giro di una mezzora lo scoviamo, comodo e carino, ma senza garage. Le moto le parcheggeremo lungo la strada e Andrea il lungo, sappiamo già, non chiuderà occhio per tutta la notte nel pensare alla sua Brutale nuova abbanbonata a se stessa, per nulla confortato dai cctnf dello sceicco. La partita di calcio della nazionale italiana prevista in serata divide i pareri. O un bar nel giardino difronte l’hotel dotato di tv o un vicinissimo ristorante-pizzeria che ne è sprovvisto.Accordo preso subito, un pò da una parte e un pò dall’altra. Tanto con noi c’è lo sceicco che possiede un aggeggio con il quale si collega in cosmovisione e quindi potremo mangiare un’ottima pizza vedendo anche le prime fasi della partita. Raggiungiamo gli altri giusto in tempo per vedere la nazionale inglese perdere con la nostra ai rigori e per chiudere la serata con la classica birra della staffa..
Il mattino successivo, durante la colazione all’aperto sul bel terrazzo dell’hotel, ci rendiamo conto che a breve affronteremo l’ultima tappa del tour per il rientro. Ma siamo allegri comunque e qualcuno già azzarda al programma per l’anno prossimo. Lasciamo Trieste apprestandoci ad affrontare l’nterminabile tratto autostradale fino a Milano che, come immaginerete, è da depressione. Avendo tempo a sufficienza ogni oretta, ci si ferma per riposare le natiche,fumare ma soprattutto bere.Ci accorgiamo nei pressi di Brescia che ci siamo giocati lo sceicco. Sapremo poi che, uscito in coda dall’ultimo autoglill, ha avuto un attimo di panico per la spia dell’olio della sua Fazer che si è all’improvviso illuminata. Con molta cautela ha raggiunto la stazione di servizio successiva ed un semplice rabbocco ha sistemato il tutto. Andrea il lungo, che essendo avanti a lui avrebbe dovuto fare da raccordo con il gruppo (forse un pò troppo sgranato in questa circostanza), era distratto e se lo è perso.Via telefono abbiamo ricevuto le rassicurazioni dallo stesso Riccardo che non potrà raggiungerci prima di un’oretta buona. Quindi decidiamo, come da lui per altro suggerito, di proseguire verso casa, non prima naturalmente di esserci abbracciati e salutati come si deve.Percorriamo ancora insieme il tratto autostradale fino a Bergamo dove Ale,Andrea il corto e Adriano si staccano. Poi è la volta di Marco e Luca ad Agrate. Andrea il lungo esce dalla tangenziale in viale Certosa e al casello della Milano laghi mi perdo Valentino che molto probabilmente avrà deciso di passare a velocità warp. La spia della riserva nel frattempo si è illuminata, approfitto della sosta all’autogrill situato a poche decine di metri per mettere dieci euro di benzina e fumare l’ultima sigaretta del tour.Mi siedo spalle alla parete facendo il mio consueto quarto d’ora di rewind. Anche questa volta nessun problema sia alle moto sia ai piloti. Il medesimo divertentissimo tour fatto da percorsi nuovi, grandi risate, questa volta più del solito per merito di Riccardo, e delle sempiterne simpatiche goliardate. Sensazioni comuni che ognuno poi percepisce e gusta a modo proprio. Tutto sommato non sono poi così male Croazia e Bosnia, per quel poco che abbiamo visto, non varrebbe la pena tornarci a mio avviso (beh, forse una puntatina giusto a Mostar per comprare un’altra cartolina....), ma non sono male. Forse sarebbero più interessanti la Romania, o i Carpazi più in generale, per chi ama il verde vero perlomeno. La S ha trotterellato fra i 3 e i 6 mila giri (se escludiamo qualche rara eccezione) impeccabile come sempre ed è diventata decisamente più parca nel consumare olio. L’anno passato ne era occorso più o meno un kg per circa 2.500 km, invece quest’anno, a parità di km percorsi, si è accontentata di meno della metà. Ma forse anche perchè è stata ritirata post tagliando dall’officina la settimana antecedente la partenza e il livello era leggermente più abbondante. O forse perchè ha passato i 50.000 e quindi ha finito il rodaggio (?).Le roadsmart hanno passato i 10.000 km ma tengono ancora ottimamente. Devo convenire che è una gran bella gomma. Così, a occhio,direi che 2 o 3 mila li potrei ancora percorrere. Sono troppo cotto per andare subito a lavare la moto, lo confesso. Meglio rimandare il tutto al prossimo we e fare le cose con calma e per bene. Andrea il lungo, rispetto all’anno scorso, ha fatto un grosso passo avanti nel cercare di adeguarsi a quelli che sono “tempi e metodi” del gruppo. Gli mancano giusto quelle “accelerazioni” date dal sincronismo ma sono certo che ce la farà. A patto di lasciare a casa il calibro. Riccardo si è dimostrato una gran bella sorpresa, almeno per me che dal punto di vista motociclistico non lo conoscevo affatto Perlomeno quando non fà balenare la carta di credito come i “ raggi B nel buio alle porte di Thonnauser”.
In ogni caso, grazie di nuovo a tutti ragazzi!!
Come sempre mi sono divertito un sacco e non è possibile non pensare già da subito al tour dell’anno prossimo. Ormai si è trasformato nell’appuntamento annuale al quale diventa difficile rinunciare. Perlomeno finchè il fisico, le circostanze o quant’altro Dio voglia ce lo permetteranno.

Teo

p.s.
sentite maaaaaa.....l’anno prossimo, prenderci qualche giorno in più e pensare ai Pirenei per esempio? Magari dalla parte francese dove il caldo non è così esagerato? Poi magari si potrebbe raggiungere il golfo di Guascogna, poi attraversare l’ Aquitania, raggiungere la Bretagna.........
Ecchecippa Teo!!! Che ansia che metti...........