Enri&Co
13-05-2012, 18:10
Civitavecchia - Olbia
La notte, durante la traversata, ha piovuto.
http://img811.imageshack.us/img811/8594/img0005sy.jpg
Il cielo è ancora nuvoloso mentre sbarchiamo in Sardegna ed usciamo dal porto di Olbia, ma è mattina presto, è bastato fermarsi a fare una bella colazione sul lungomare ancora deserto, dare una rapida occhiata alle carte ed al percorso programmato, che già il sole comincia ad affacciarsi al di sopra delle montagne che si intravedono in lontananza, verso l’interno. Magnifico. Perché è proprio là che siamo diretti. Ingraniamo la prima e puntiamo il becco del parafango, quasi a prendere la mira, esattamente in direzione dei monti e del sole. Non desideriamo altro.
Ho organizzato questa trasferta di pochissimi giorni per andare a scoprire la Sardegna che di solito non appare sui rotocalchi o nelle cronache dedite al gossip; ignorando le spiagge alla moda ed i locali delle coste più rinomate. Ho organizzato questo viaggio come faccio di solito; leggendo qualche libro, raccogliendo informazioni, notizie, storie, leggende, ed attorno a queste mi cucio addosso le strade da percorrere.
Basta chiacchiere. Si va. Sfilano lungo le provinciali: Monti, Alà dei Sardi, Buddusò, Benetutti, Ottana. Entriamo nel cuore della Barbagia e del Supramonte. Luoghi noti, onorati dalle cronache negli anni ’70, oggi un po’ meno. Orgosolo, Sarule, Urzulei, tutti e tre assieme non raggiungono i 10mila abitanti. Piccoli centri di case dall’edilizia disordinata ma con le pareti affrescate da una infinità di murales, alcuni commissionati ad artisti di fama, altri più artigianali, raccontano storie che sembra nessuno voglia ascoltare.
http://img515.imageshack.us/img515/6730/img0014xu.jpg
E poi Pattada, Baunei, Oliena, la gola di Su Gorropu, e gli insediamenti preistorici di Tiscali, che rinunciamo a visitare perché il testo che abbiamo sottomano, oltre a dare le indicazioni per raggiungerli, sconsiglia di avventurarsi senza una guida, essendo estremamente facile perdere l’orientamento. Le strade sono bellissime, il silenzio totale. Gli altipiani di roccia calcarea si separano in gole che lasciano intravvedere in lontananza il blu intenso del mare. La macchia mediterranea, tutt’intorno, è così fitta che nemmeno lo sguardo riesce a penetrarla per più di qualche metro.
Siamo nella terra di Graziano Mesina, forse il bandito sardo più famoso dell’ultimo secolo. Siamo nei luoghi dove sono stati rapiti, tenuti prigionieri e poi liberati, Dori Gezzi e Fabrizio De Andrè. Chi non ricorda la canzone “Hotel Supramonte”...
Lasciati i paesi ci inoltriamo per una carrettabile che gira, sale ed attraversa il massiccio del Gennargentu, le pietre sono dure, non c’è terra, solo sassi spigolosi. Ci fermiamo vicino ad una fonte naturale a fotografare un scrofa con i suoi “porceddi” che si nascondono tra corbezzoli e ginepri. Proprio tra i ginepri! Non sanno, poveri piccolini, che il porceddu al ginepro è una delle specialità tipiche di questi luoghi.
http://img193.imageshack.us/img193/1989/img0040bwg.jpg
E poi ricordo le notizie dei telegiornali di quando ero ragazzo, delle battute organizzate alla ricerca degli ostaggi. Di centinaia o migliaia di carabinieri mandati sull’isola, dal continente, a perlustrare palmo a palmo questo territorio. Ma come si fa a perlustrare una terra così? Mi immagino i militari abituati ai boschi ordinati del Veneto o del Trentino o della Toscana ad esplorare questa terra aspra. Muoversi tra la piante che, piegate dal vento, crescono una dentro l’altra. Deve essere stato un incubo. Capita ancora oggi che turisti amanti del trekking, ben attrezzati, con gps e telefonino, si perdano. E alla forestale non resta che chiamare a raccolta i volontari, che altro non sono che pastori e figli di pastori, per andare a cercarli.
Oggi Graziano Mesina, che dopo aver scontato il carcere è tornato nella sua Orgosolo, fa la guida turistica ed accompagna gli escursionisti probabilmente proprio nei luoghi del Supramonte che lo hanno visto bandito. Quanto dista da qui la Sardegna degli yacth e dello champagne? Almeno un milione di chilometri..
Arriviamo tardi ad Arbus dove Daniela e Stefano, titolari dell’agriturismo prenotato, ci aspettano per la cena. Arriviamo che è buio inoltrato perché non ci preoccupa per niente perderci tra i mille stradelli che tagliano il sottobosco portandoci lontano dalla nostra destinazione. L’aria è profumata di mare e piante aromatiche. Il vento mischia gli odori che si avvertono a ondate. La cena abbondante a base di prodotti locali è il giusto premio di una giornata perfetta.
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La notte, durante la traversata, ha piovuto.
http://img811.imageshack.us/img811/8594/img0005sy.jpg
Il cielo è ancora nuvoloso mentre sbarchiamo in Sardegna ed usciamo dal porto di Olbia, ma è mattina presto, è bastato fermarsi a fare una bella colazione sul lungomare ancora deserto, dare una rapida occhiata alle carte ed al percorso programmato, che già il sole comincia ad affacciarsi al di sopra delle montagne che si intravedono in lontananza, verso l’interno. Magnifico. Perché è proprio là che siamo diretti. Ingraniamo la prima e puntiamo il becco del parafango, quasi a prendere la mira, esattamente in direzione dei monti e del sole. Non desideriamo altro.
Ho organizzato questa trasferta di pochissimi giorni per andare a scoprire la Sardegna che di solito non appare sui rotocalchi o nelle cronache dedite al gossip; ignorando le spiagge alla moda ed i locali delle coste più rinomate. Ho organizzato questo viaggio come faccio di solito; leggendo qualche libro, raccogliendo informazioni, notizie, storie, leggende, ed attorno a queste mi cucio addosso le strade da percorrere.
Basta chiacchiere. Si va. Sfilano lungo le provinciali: Monti, Alà dei Sardi, Buddusò, Benetutti, Ottana. Entriamo nel cuore della Barbagia e del Supramonte. Luoghi noti, onorati dalle cronache negli anni ’70, oggi un po’ meno. Orgosolo, Sarule, Urzulei, tutti e tre assieme non raggiungono i 10mila abitanti. Piccoli centri di case dall’edilizia disordinata ma con le pareti affrescate da una infinità di murales, alcuni commissionati ad artisti di fama, altri più artigianali, raccontano storie che sembra nessuno voglia ascoltare.
http://img515.imageshack.us/img515/6730/img0014xu.jpg
E poi Pattada, Baunei, Oliena, la gola di Su Gorropu, e gli insediamenti preistorici di Tiscali, che rinunciamo a visitare perché il testo che abbiamo sottomano, oltre a dare le indicazioni per raggiungerli, sconsiglia di avventurarsi senza una guida, essendo estremamente facile perdere l’orientamento. Le strade sono bellissime, il silenzio totale. Gli altipiani di roccia calcarea si separano in gole che lasciano intravvedere in lontananza il blu intenso del mare. La macchia mediterranea, tutt’intorno, è così fitta che nemmeno lo sguardo riesce a penetrarla per più di qualche metro.
Siamo nella terra di Graziano Mesina, forse il bandito sardo più famoso dell’ultimo secolo. Siamo nei luoghi dove sono stati rapiti, tenuti prigionieri e poi liberati, Dori Gezzi e Fabrizio De Andrè. Chi non ricorda la canzone “Hotel Supramonte”...
Lasciati i paesi ci inoltriamo per una carrettabile che gira, sale ed attraversa il massiccio del Gennargentu, le pietre sono dure, non c’è terra, solo sassi spigolosi. Ci fermiamo vicino ad una fonte naturale a fotografare un scrofa con i suoi “porceddi” che si nascondono tra corbezzoli e ginepri. Proprio tra i ginepri! Non sanno, poveri piccolini, che il porceddu al ginepro è una delle specialità tipiche di questi luoghi.
http://img193.imageshack.us/img193/1989/img0040bwg.jpg
E poi ricordo le notizie dei telegiornali di quando ero ragazzo, delle battute organizzate alla ricerca degli ostaggi. Di centinaia o migliaia di carabinieri mandati sull’isola, dal continente, a perlustrare palmo a palmo questo territorio. Ma come si fa a perlustrare una terra così? Mi immagino i militari abituati ai boschi ordinati del Veneto o del Trentino o della Toscana ad esplorare questa terra aspra. Muoversi tra la piante che, piegate dal vento, crescono una dentro l’altra. Deve essere stato un incubo. Capita ancora oggi che turisti amanti del trekking, ben attrezzati, con gps e telefonino, si perdano. E alla forestale non resta che chiamare a raccolta i volontari, che altro non sono che pastori e figli di pastori, per andare a cercarli.
Oggi Graziano Mesina, che dopo aver scontato il carcere è tornato nella sua Orgosolo, fa la guida turistica ed accompagna gli escursionisti probabilmente proprio nei luoghi del Supramonte che lo hanno visto bandito. Quanto dista da qui la Sardegna degli yacth e dello champagne? Almeno un milione di chilometri..
Arriviamo tardi ad Arbus dove Daniela e Stefano, titolari dell’agriturismo prenotato, ci aspettano per la cena. Arriviamo che è buio inoltrato perché non ci preoccupa per niente perderci tra i mille stradelli che tagliano il sottobosco portandoci lontano dalla nostra destinazione. L’aria è profumata di mare e piante aromatiche. Il vento mischia gli odori che si avvertono a ondate. La cena abbondante a base di prodotti locali è il giusto premio di una giornata perfetta.
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