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Visualizza la versione completa : Sardegna. Ponte del I° Maggio


Enri&Co
13-05-2012, 18:10
Civitavecchia - Olbia

La notte, durante la traversata, ha piovuto.

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Il cielo è ancora nuvoloso mentre sbarchiamo in Sardegna ed usciamo dal porto di Olbia, ma è mattina presto, è bastato fermarsi a fare una bella colazione sul lungomare ancora deserto, dare una rapida occhiata alle carte ed al percorso programmato, che già il sole comincia ad affacciarsi al di sopra delle montagne che si intravedono in lontananza, verso l’interno. Magnifico. Perché è proprio là che siamo diretti. Ingraniamo la prima e puntiamo il becco del parafango, quasi a prendere la mira, esattamente in direzione dei monti e del sole. Non desideriamo altro.

Ho organizzato questa trasferta di pochissimi giorni per andare a scoprire la Sardegna che di solito non appare sui rotocalchi o nelle cronache dedite al gossip; ignorando le spiagge alla moda ed i locali delle coste più rinomate. Ho organizzato questo viaggio come faccio di solito; leggendo qualche libro, raccogliendo informazioni, notizie, storie, leggende, ed attorno a queste mi cucio addosso le strade da percorrere.

Basta chiacchiere. Si va. Sfilano lungo le provinciali: Monti, Alà dei Sardi, Buddusò, Benetutti, Ottana. Entriamo nel cuore della Barbagia e del Supramonte. Luoghi noti, onorati dalle cronache negli anni ’70, oggi un po’ meno. Orgosolo, Sarule, Urzulei, tutti e tre assieme non raggiungono i 10mila abitanti. Piccoli centri di case dall’edilizia disordinata ma con le pareti affrescate da una infinità di murales, alcuni commissionati ad artisti di fama, altri più artigianali, raccontano storie che sembra nessuno voglia ascoltare.

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E poi Pattada, Baunei, Oliena, la gola di Su Gorropu, e gli insediamenti preistorici di Tiscali, che rinunciamo a visitare perché il testo che abbiamo sottomano, oltre a dare le indicazioni per raggiungerli, sconsiglia di avventurarsi senza una guida, essendo estremamente facile perdere l’orientamento. Le strade sono bellissime, il silenzio totale. Gli altipiani di roccia calcarea si separano in gole che lasciano intravvedere in lontananza il blu intenso del mare. La macchia mediterranea, tutt’intorno, è così fitta che nemmeno lo sguardo riesce a penetrarla per più di qualche metro.

Siamo nella terra di Graziano Mesina, forse il bandito sardo più famoso dell’ultimo secolo. Siamo nei luoghi dove sono stati rapiti, tenuti prigionieri e poi liberati, Dori Gezzi e Fabrizio De Andrè. Chi non ricorda la canzone “Hotel Supramonte”...

Lasciati i paesi ci inoltriamo per una carrettabile che gira, sale ed attraversa il massiccio del Gennargentu, le pietre sono dure, non c’è terra, solo sassi spigolosi. Ci fermiamo vicino ad una fonte naturale a fotografare un scrofa con i suoi “porceddi” che si nascondono tra corbezzoli e ginepri. Proprio tra i ginepri! Non sanno, poveri piccolini, che il porceddu al ginepro è una delle specialità tipiche di questi luoghi.

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E poi ricordo le notizie dei telegiornali di quando ero ragazzo, delle battute organizzate alla ricerca degli ostaggi. Di centinaia o migliaia di carabinieri mandati sull’isola, dal continente, a perlustrare palmo a palmo questo territorio. Ma come si fa a perlustrare una terra così? Mi immagino i militari abituati ai boschi ordinati del Veneto o del Trentino o della Toscana ad esplorare questa terra aspra. Muoversi tra la piante che, piegate dal vento, crescono una dentro l’altra. Deve essere stato un incubo. Capita ancora oggi che turisti amanti del trekking, ben attrezzati, con gps e telefonino, si perdano. E alla forestale non resta che chiamare a raccolta i volontari, che altro non sono che pastori e figli di pastori, per andare a cercarli.

Oggi Graziano Mesina, che dopo aver scontato il carcere è tornato nella sua Orgosolo, fa la guida turistica ed accompagna gli escursionisti probabilmente proprio nei luoghi del Supramonte che lo hanno visto bandito. Quanto dista da qui la Sardegna degli yacth e dello champagne? Almeno un milione di chilometri..

Arriviamo tardi ad Arbus dove Daniela e Stefano, titolari dell’agriturismo prenotato, ci aspettano per la cena. Arriviamo che è buio inoltrato perché non ci preoccupa per niente perderci tra i mille stradelli che tagliano il sottobosco portandoci lontano dalla nostra destinazione. L’aria è profumata di mare e piante aromatiche. Il vento mischia gli odori che si avvertono a ondate. La cena abbondante a base di prodotti locali è il giusto premio di una giornata perfetta.


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alemoto86
13-05-2012, 19:08
Bellissimo, condivido in pieno la enorme differenza tra la Sardegna (vera) e la parte yacth!!!

La nostalgia mi assale, ci sono stato ad Ottobre per una settimana e ci tornerei per un mese intero!!!

Complimenti bellissimo report!!!:!:

Enri&Co
14-05-2012, 17:37
I ruderi e le dune

Siamo diretti a Piscinas, sulla costa. Il pecorino fresco e la ricotta di latte di capra, spalmati di miele che ci sono stati serviti per colazione danno la carica necessaria per affrontare il percorso che ho in mente. Sarebbe facile farsi cullare dalle mille curve della splendida strada (la faremo al ritorno) che porta diretta al mare, e invece no, la struttura abbandonata delle miniere di Montevecchio è il punto di partenza di una strada bianca di sassi e pietre che attraversa tutta la vecchia zona mineraria di Ingurtosu. Se vogliamo arrivare al mare ce lo dobbiamo guadagnare. La miniera di Montevecchio è chiusa definitivamente dagli anni ‘90, ma una cooperativa di ex minatori organizza delle visite guidate. E’ anche possibile, volendo, entrare per quasi un chilometro in un cunicolo di scavo, che sprofonda nel cuore della terra rossa di minerale ferroso. A fianco di casermoni diroccati che erano gli alloggi dei lavoratori è l’accesso alla strada. E’ da qui che si parte. E’ da qui che partivano i minatori per i turni di lavoro. La strada di breccia, non è eccessivamente impegnativa, qualche canale di scolo più profondo della media, scavato dalle ultime piogge, qualche pietra più grossa della norma, segno di recenti piccoli smottamenti, ma si può fare, anche con i nostri cancelli. E farla merita davvero l’impegno. Lungo tutta la strada è un susseguirsi continuo dei ruderi delle strutture che componevano il vasto complesso minerario di Ingurtosu. I pozzi, le laverie, gli alloggi dei minatori, le ville dei direttori. Tutto abbandonato. Tutto in rovina.

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Pare di attraversare villaggi fantasma, ma se ci si ferma un minuto di più ad osservare i particolari, non è difficile immaginare il rumore assordante della fatica degli uomini, piegati a strappare alla terra altra terra, in cambio di un pezzo di pane. In cambio dei pochi soldi per far crescere i proprio figli. Immagini belle e terribili al tempo stesso.

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Una decina di chilometri e il mare compare improvviso, ma non il mare che ti aspetti, perché più del celeste dell’acqua è il giallo della sabbia a colpire. Colline di sabbia finissima che, spinta dal maestrale, invade ed occupa l’entroterra. Un deserto in riva al mare! Dune altissime colonizzate da pochi alberi piegati dal vento e cespugli di arbusti. Salire e scendere i pendii sabbiosi con la macchina fotografica al collo è faticoso ed esaltante.

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Il posto è davvero unico: alle spalle i resti arrugginiti dei carrelli che portavano il materiale scavato agli imbarchi, tutt’intorno sabbia soffice e vellutata, davanti il mare infinito, increspato dal vento. Dove posso aver visto un luogo simile prima se non in sogno..


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Enri&Co
14-05-2012, 18:55
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raplica
14-05-2012, 19:15
Bellissimo report,i miei complimenti.
:!::!::D:D

giatas
14-05-2012, 20:44
Complimenti!

malgrado sia stato a Piscinas un sacco di volte hai saputo esaltarne la bellezza! :D

machi
14-05-2012, 21:04
Complimenti belle foto!!

machi
14-05-2012, 21:04
....e bel racconto!!

PeterPaper
14-05-2012, 22:07
Bel report Enrico e bellissime foto, peccato non esserci beccati per un bicchiere di birra fresca con il tramonto che lambiva le dune....

alla prossima e divertitevi tanto in Marocco !!!

Enri&Co
15-05-2012, 08:07
Birra prenotata! :D

Conto di tornare in Sardegna, magari con qualche giorno di più a disposizione, perché ho dei conti in sospeso con un paio di interpoderali che si perdevano nelle macchie boschive e non abbiamo avuto il tempo di esplorare a dovere.

E poi sto continuando a raccogliere informazioni sulla storia delle miniere di Sardegna, che non immaginavo mi avrebbero affascinato così tanto.

Quando mi trovo a leggere un passo come questo, tratto dal sito minieredisardegna.it

La miniera di Zurufusu è ubicata nell'entroterra di Torre dei Corsari in territorio di Arbus; l'antico sito minerario è raggiungibile da varie direzioni anche se noi consigliamo la strada sterrata che parte dalla località detta Case Pusceddu, presso Torre dei Corsari.

Partendo da questo punto si percorre per circa 3 km una strada sterrata che raggiunge i cantieri minerari; segnaliamo inoltre che la strada in alcuni punti si presenta sconnessa e risulta quindi necessario un fuoristrada.

Ora la miniera di Zurufusu risulta totalmente abbandonata e dimenticata; solo i caprari, i cacciatori e qualche escursionista solitario percorre quei luoghi così vicini al turismo balneare della Costa Verde. Restano le discariche, gli scavi per il bario, alcuni ruderi e qualche galleria.

Non posso resistere. Me lo segno immediatamente nel mio archivio di “posti dove andare assolutamente” e questo significa che prima o poi ci andrò!

Tienimi in fresco un paio di Ichnusa!

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giatas
15-05-2012, 11:03
tre anni fa da quelle parti ho fatto 7 giorni di solo fuoristrada, con la moto da enduro, peccato che gli ultimi 2 giorni abbia piovuto e non ho potuto fare la zona di Supramonte...e ancora devo tornarci per completare il "lavoro interrotto" :lol:
http://motoalpinismo.it/smf/index.php?topic=50.0

Enri&Co
15-05-2012, 19:30
Grande Gianni, ho letto il resoconto che hai linkato. In alcune foto ho riconosciuto posti dove siamo passati anche noi.. Non parlo dei murales di Orgosolo, ma delle foto in off.

E aggiungo, se ti può consolare che, nemmeno noi siamo riusciti ad arrivare al tempio di Antas. Il giro del vostro 5° giorno è lo stesso che abbiamo cercato di fare ed al tempio non ci siamo arrivati nemmeno noi, perché mentre tu scrivi:

“si vedono partire molti sentieri... chissà dove portano...sarebbe bello prenderne uno"

noi abbiamo provato a prenderli tutti !! E ci siamo persi.

A mangiare ci siamo fermati nel ristorante che si intravede alle vostre spalle nella foto sul mare a Portixeddu e ci si arriva attraverso uno sterro che parte proprio dal “centro” di Ingurtosu, prendendo a sinistra dopo un ponticello, anziché a destra, verso Piscinas.

La differenza, direi sostanziale, è che noi ci portavamo dietro circa 150 kg. in più di moto, più le borse laterali, più le passeggere che ci picchiavano nei fianchi strillando “fammi scendere”

Ecco la parte conclusiva del report..

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Enri&Co
15-05-2012, 19:36
L’avventura ad ogni costo.

E’ nel pomeriggio che ci rendiamo conto di come sia davvero possibile perdersi nelle zone interne della Sardegna. Le intenzioni erano di visitare il complesso nuragico di Sa Domu e S’Orku per raggiungere poi, attraverso una serie di strade interpoderali, il tempio di Antas.

Che nessuno si spaventi, lungo le provinciali asfaltate, le indicazioni sono chiare e precise, ma in fin dei conti, a noi le cose troppo facili non piacciono. Individuato sulla carta uno sterrato che da dietro la Grotta S. Giovanni, nei pressi del centro di Domusnovas, sale verso monte Serrau, lo imbocchiamo senza incertezze, in direzione Sa Duchessa, Malacalzetta, Baueddu e Arenas.

Sono sufficienti pochi chilometri di saliscendi pietrosi, basta entrare ed uscire un paio di volte da macchie di alberi e arbusti che si chiudono improvvisamente sulla mulattiera, fino a nascondere il sole, per smarrire completamente il senso dell’orientamento. Ad ogni specie di bivio, in cui la “strada” si divide in altre, alcune che scendono altre che salgono, ci fermiamo per cercare di fare il punto, ma senza risultati certi. Le uniche indicazioni che troviamo, di tanto in tanto, sono i segni bianchi e rossi dipinti sui sassi, che indicano i sentieri C.A.I. Proviamo ad imboccarne alcuni, ma siamo costretti a tornare indietro, già a piedi sarebbero difficili da percorrere, figuriamoci in moto. Siamo alti di quota, ma il mare non si vede, scorgiamo invece i resti di altri complessi minerari, addirittura più belli e meglio conservati di quelli visitati al mattino.

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Si tratta dell’insediamento di San Benedetto, nato per lo sfruttamento del ricco filone di galena argentifera ed attivo fino agli ultimi anni del ‘900.
Ragioniamo che deve esserci per forza una via che, se arrivava fino alle strutture, potrebbe anche condurci verso l’asfalto, che a questo punto vorremmo trovare al più presto. Scendere però è impossibile, almeno per le nostre capacità, la strada, che non è una strada, ma una striscia di pietre in ripida discesa ci mette paura. La fortuna, si, proprio quella che aiuta gli audaci, ci viene incontro, perché dopo una altro poco di girovagare, dietro ad una curva, per poco non andiamo a sbattere contro due ragazzotti su due moto da cross, (beati loro!) che prima ci guardano un po’ stravolti, probabilmente domandandosi come abbiamo fatto ad arrivare fin lì con i nostri cancelli; poi ci indicano la via giusta per raggiungere il tanto agognato asfalto. Finalmente!

Avendo l’accortezza questa volta di tenerci ben lontani da qualsiasi tentazione di abbandonare il rassicurante bitume, risaliamo la costa: Cala Domestica, Masua, il faraglione Pan di Zucchero, Porto Flavia, Capo Pecora, Scivu.

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Fino al nostro agriturismo dove Daniela, Stefano e un maialino da latte arrostito ci aspettano per mettere il sigillo finale ad una giornata davvero speciale.

Che altro posso aggiungere se non il fregiare idealmente di una medaglia al valore e rendere pubblico un ringraziamento sincero nei confronti delle nostre compagne, che nonostante i pugni nei fianchi che ci rifilavano, e i –fammi scendere- strillati da dentro il casco, quando le strade diventavano pietraie sconnesse, hanno portato a termine con stoico entusiasmo questa piccola avventura in terra di Sardegna.

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PeterPaper
15-05-2012, 20:54
Birra prenotata! :D

Conto di tornare in Sardegna, magari con qualche giorno di più a disposizione, perché ho dei conti in sospeso con un paio di interpoderali che si perdevano nelle macchie boschive e non abbiamo avuto il tempo di esplorare a dovere.


Tienimi in fresco un paio di Ichnusa!

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Occhei ne metto da parte una cassetta x voi e una x Gianni !!! :laughing:

A presto !!

ps: giusto per stare in tema, questa domenica con il ns gruppo abbiamo organizzato una uscita con visita alle miniere di Narcao (Miniera Rosas)

http://peterpaper.smugmug.com/Motorcycles/Sardegna/Maggio-2012-Villaggio-Rosas/i-k6qqj7T/0/O/Dsc0413fb.jpg

http://peterpaper.smugmug.com/Motorcycles/Sardegna/Maggio-2012-Villaggio-Rosas/i-23NSp6d/0/O/Dsc0450fb.jpg

giatas
15-05-2012, 21:01
Ottimo Piero! :D

...con la moto tornerò in Sardegna per quasi 3 settimane a luglio...e avremo occasione di bere più di una birra! :drinkers: :drinkers: :drinkers:

:blob:

illupo6969
25-05-2012, 14:06
Bravo, bravo, bravo!!! per come scrivi e per i posti.

io, che non sono capace di raccontare le emozioni come te, nel 2008, in aprile, ho vissuto un'esperienza in fuoristrada visitando molti dei luoghi che tu racconti.
eravamo in due con le motorette, ermati di cartina, bussola e tanta voglia di esplorare.

è stato un giro bellissimo, bellissimi posti ed un buon numero di pastori conosciuti nei passaggi sui loro terreni.

non ce la siamo sentita di esplorare da soli le zone intorno ad Orgosolo, era troppo alto il rischio di perderci in quei boschi....ma alla fine anche i due giorni fatti con la guida locale che abbiamo trovato, sono stati splendidi.

ancora grazie x avermi fatto rivivere qualche pezzo di quella esperienza