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Visualizza la versione completa : Pista e strada: quale sicurezza?


corfit
04-02-2012, 20:54
In ossequio all’invito di Wotan, apro questa discussione e, dato che l’argomento si presta a prolissità e domande, lo pubblicherò a puntate, contando comunque sul dibattito con voi.

1.
Sia in pista che in strada si verificano incidenti e malauguratamente in entrambi i luoghi con conseguenze che recentemente abbiamo conosciuto in modo fin troppo crudo.
Poi, che da una parte ci si schianti meno che dall’altra, oppure che le conseguenze peggiori siano più frequenti di qua che di là, è solo una questione di numeri: quando tocca a noi, i numeri e le belle parole non hanno alcun valore!

Eppure è stata approvata una norma che obbliga la sostituzione dei guard-rail!
Eppure le piste sono costruite apposta per essere luoghi sicuri, anche senza guard-rail!
L’ho fatta breve, ma chi ha orecchie per intendere…

Ora la domanda che sorge spontanea è: su quale, o quali, aspetti deve essere l’orientata la preparazione in un’ottica di miglioramento dello standard di sicurezza?

La moto? Già fatto tanto (gomme, dispositivi elettronici, airbag, ecc…).
Le infrastrutture? Già fatto (norme sui guard-rail, proposte di taglio alberi, asfalti drenanti…).
Cosa rimane? O, meglio:
CHI rimane?

Il pilota/motociclista!

...

giulianino
04-02-2012, 20:58
L' uomo, la società e la civiltà intera.

sarebbe ora di finirla di mettere a rischio il bene sommo che è la vita in nome di cosa ?
Un po' di adrenalina?
Un pomeriggio di emozione ?
il rombo di un motore?
sta cavolo di velocità...ma che sarà mai poi sta velocità ?

Mah...da motociclista anche io, non capisco proprio.

E gente...guardate che è un attimo.
Un imprevisto , una distrazione e buio completo...per sempre.

Ne vale la pena ?

Wotan
04-02-2012, 21:03
Il motociclista deve sicuramente evitare di fare idiozie che può pagare care.
Ma, anche evitandole, ci sono grosse differenze tra un motociclista che è in forma, sa guidare ed è allenato a compiere le manovre di emergenza, e uno che non è così.

pacpeter
04-02-2012, 21:12
Le infrastrutture? Già fatto

questa è carina...........

Paolo Grandi
04-02-2012, 21:12
Cosa rimane? O, meglio:
CHI rimane?

Il pilota/motociclista!...

Facciamo un passo indietro.
Le norme non devono rimanere solo parole vuote: i guard rail devono essere EFFETTIVAMENTE messi in sicurezza. Tutti.
Le strade devono essere asfaltate con standard austro/svizzero/tedesco. Tutte.
I limiti devono essere rispettabili, così da essere più facilmente rispettati.

A noi poi la responsabilità di non andare comunque troppo forte (che non vuol dire necessariamente andare piano)

corfit
04-02-2012, 21:35
@PaoloGrandi:
Hai ragionissima! ma fino a quando non saranno sostituiti i guard-rail o gli asfalti, che si fa? si sta a casa?

corfit
04-02-2012, 21:36
questa è carina...........

Vero? è piaciuta anche a me, ma a suo tempo me la bannarono prima che la dicessi in pubblico!:D:D

corfit
06-02-2012, 08:27
2^ puntata.
Nella prima puntata abbiamo individuato il destinatario del miglioramento dell sicurezza ed è già un passo avanti; ora tocca stabilire un concetto di partenza.
Esercizio fisico? Va bene! Ma chi già non ne fa?
Controllo dell’alimentazione? Può essere, ma è un po’ vago…
Corsi di guida? Molto utili, ma il Sic o Tomizawa, o Barry Sheene o Locatelli, ne avranno avuto bisogno? (per non citare Gilles Villeneuve o Ayrton Senna o Niki Kauda o Regazzoni o Kubica)
Del pilota/motociclista, quale caratteristica o aspetto dobbiamo prendere in considerazione al fine di stabilire quale sia la preparazione che porta miglioramento delle prestazioni? in questo caso ai fini della sicurezza, ma non cambia molto se il fine è il massimo risultato!
Dobbiamo partire dall’Uomo (come essere umano, quindi donne comprese ;))e dal fatto che l’Uomo è un’entità soggetta ad evoluzione!
Questo è il concetto di partenza, ma anche di arrivo, perché un essere più evoluto di prima è ancora soggetto ad evoluzione, o miglioramento che dir si voglia!
E questo è semplicemente meraviglioso, ed è sostenuto anche dagli studiosi paleontologi, quando affermano che l’evoluzione dell’Uomo è considerata essere “senza fine”.

Fine seconda puntata, a domani con la terza.

corfit
06-02-2012, 09:27
Ops: a mero titolo divulgativo, il materiale pubblicato in questa specifica discussione proviene da documenti registrati e tutelati dalle norme sul Diritto d'Autore ©.

pacpeter
06-02-2012, 11:39
Del pilota/motociclista, quale caratteristica o aspetto dobbiamo prendere in considerazione al fine di stabilire quale sia la preparazione che porta miglioramento delle prestazioni? in questo caso ai fini della sicurezza, ma non cambia molto se il fine è il massimo risultato!

partendo dal presupposto che alcuni hanno capacità superiori al normale, la preparazione deve essere sia teorica, perché molti ( io per primo) non sanno molte cose e successivamente pratica per mettere in opera ciò che si è appreso teoricamente.
io per miglioramento delle prestazioni intendo una maggior padronanza del mezzo, una maggior sicurezza, una miglior capacità di prevenire o affrontare il pericolo.

corfit
06-02-2012, 12:08
Beh, cominciamo a ragionare.
Vediamo di scansionare le tue affermazioni:
1) ... partendo dal presupposto che alcuni hanno capacità superiori al normale…
io scriverei così: “… che hanno sviluppato capacità …”
perché se ci rifletti, non sono nati con quelle capacità, bensì le hanno sviluppate nel corso della vita o di specifiche attività.
2) ... per miglioramento delle prestazioni intendo una maggior padronanza del mezzo…
è giusto, ma mi viene da domandare: e la padronanza di sé, ovvero di colui/lei che guida il mezzo? non è forse necessaria a priori, rispetto a quella del mezzo? altrimenti come controlli qualcosa se non hai padronanza di te? (o potresti averne di più…)

©

Wotan
06-02-2012, 13:27
Interessante, molto. Vai avanti.

corfit
06-02-2012, 13:56
Nàaa,
la prossima puntata solo domani alle ore 09.00 su questi schermi.

Per ora solo commenti.

Serio: il dibattito è sempre aperto e con intento costruttivo, soprattutto quando in ballo c'è la sicurezza!

fastfreddy
06-02-2012, 14:40
io scriverei così: “… che hanno sviluppato capacità …”

beh, c'è anche da tenere in conto la predisposizione naturale per alcune attività ...se bastasse applicarsi, tutti gli appassionati di moto sarebbero, chi più chi meno, dei Valentino Rossi ...poi certo, le proprie doti vanno coltivate (io sono negato per la matematica e nonostante mi ci sia messo per forza di cose non ho mai raggiunto traguardi brillanti, per così dire ...devo aver preso un 6 un paio di volte :lol:)

e la padronanza di sé, ovvero di colui/lei che guida il mezzo?

quì credo tu abbia perfettamente ragione ...e credo sia ancora un insieme di capacità innate e stato psico-fisico che può essere allenato


...per tornare alla tua domanda:

CHI rimane? Il pilota/motociclista!

giusto (anche se si può migliorare sempre in tutti i campi)

corfit
06-02-2012, 16:36
beh, c'è anche da tenere in conto la predisposizione naturale per alcune attività ...se bastasse applicarsi, tutti gli appassionati di moto sarebbero, chi più chi meno, dei Valentino Rossi ...poi certo, le proprie doti vanno coltivate...


Hai colto nel segno, ma devi affondare il colpo! bene comunque, perché stai imparando a farlo!
Ovvero: non è necessario che diventiamo tutti dei VR, così come non è sufficiente applicarsi, ma l’impegno ci deve essere da parte di ognuno per migliorare se stesso rispetto a se stesso.
Sul fatto che le doti vada coltivate, mi trovi perfettamente d’accordo, quindi, dato per scontato che chi va in moto lo fa perché ha quell’attitudine, mi sembra giusto che se la coltivi e la affini, cioè la “faccia evolvere”.
Come lo vedremo a breve.
Lamps!

corfit
07-02-2012, 09:16
3^ puntata.

Ma veniamo a noi, i motociclisti.
In che modo ci riguarda l’argomento “evoluzione”?
Beh, tanto per cominciare apparteniamo al genere umano.
E l’evoluzione?
Beh, da quando siamo venuti al mondo al momento attuale, abbiamo avuto la nostra bella evoluzione anche noi: imparando a camminare, a parlare, a scrivere, a stare in equilibrio, a guidare la moto e l’auto e chi più ne ha più ne metta.
Ma per la regola di cui sopra, secondo la quale l’evoluzione è senza fine, abbiamo ancora un grande margine di miglioramento.
Questo margine lo riempiamo attraverso le Tecniche Evolutive (EVOLUTIONARY TECHNIQUES OF MAN), ovvero quegli stratagemmi che applichiamo in modo inconsapevole, ma concreto, in ogni istante della nostra vita.
Noi abbiamo individuato queste Tecniche Evolutive e le utilizziamo in modo mirato per ottenere risultati specifici!

Boxermax
07-02-2012, 13:26
Non vorrei abbassare il livello del confronto, ma mi butto lo stesso.
Penso che le tecniche evolutive si possano considerare una risposta a stimoli ambientali variati o risposte individueli e/o collettive agli stessi stimoli al fine di rendere la risposta più efficiente o più efficace, o più efficiente e più efficace. A tale scopo possono essere molto utili corsi di guida in ambiente protetto per capire quali sono i limiti della moto e della strada. Per starci poi lontani ...
Nel caso della sicurezza alla conduzione di mezzi ritengo che la responsabilità sia sempre individuale e mai collettiva. Mi spiego meglio: è dovere di ciascuno di noi che conduciamo moto, auto, biciclette, aeromobili, navi (...), ecc. adeguare lo stile di guida alle condizioni circostanti. Ovvero, ad esempio, rallentare prevedendo uscite ingressi laterali di bambini, palloni, auoto, bici, ponendosi la domanda: "e se l'asfalto appena dopo la curva è sporco?" E via dicendo... Come pure è il conducente (pilota?) che deve valutare le condizioni della strada, del clima, le proprie e decidere di adeguare il proprio stile a tali situazioni. Se non lo fa e cade, ha poco senso fare poi dietrologia discutendo - all'ospedale o al cimitero - di cosa sarebbe successo se il cordolo non fosse stato sagomato in modo diverso o se il quard rail fosse stato privo di mannaie o paletti trancia-collo o trancia-gambe. La responsabilità della caduta e delle sue conseguenze è, in prima battutra, di quello che ha sbagliato nel valutare le proprie condizioni e quelle esterne. Trovo che il codice della navigazione sia estremamente ragionevole in proposito: stabilisce forme di precedenza e di rispetto ma afferma che, in ogni caso, chi è al comando di navi deve fare di tutto per evitare gli abbordaggi in mare. La trasposizione del principio alle moto (o alle auto, alle bici, ecc.) è piuttosto semplice, mi pare

corfit
07-02-2012, 15:48
Non vorrei abbassare il livello del confronto, ma mi butto lo stesso.
Penso che le tecniche evolutive si possano considerare una risposta a stimoli ambientali variati o risposte individueli e/o collettive agli stessi stimoli al fine di rendere la risposta più efficiente o più efficace, o più efficiente e più efficace.
Perfetto! E ricorda che il dibattito non abbassa il livello, ma contribuisce a crearlo.

A tale scopo possono essere molto utili corsi di guida in ambiente protetto per capire quali sono i limiti della moto e della strada. Per starci poi lontani ...
Qui non siamo ancora fuori dell’evoluzione, ma siamo al limite. Mi spiego meglio: il corso di guida è di provata utilità (a condizione che chi lo tiene sia persona capace ecc…), ma a livello evolutivo la sua incisività è limitata; per esempio, se ti dico che da qui a lì devi frenare in misura costante per arrestare la marcia tu cosa fai? Fai qualcosa per raggiungere il risultato in quella circostanza, vero? E quando sei in strada che devi arrestare la marcia perché chi ti precede inchioda senza motivo, cosa fai? Esattamente come al corso? No! Fai qualcos’altro per raggiungere il risultato in quest’altra circostanza; certo, avrai imparato a sbilanciare il peso, ad agire sulle braccia e altro ancora, ma come?
Ora, se io ti insegno la tecnica per creare nella tua corteccia cerebrale uno o più engrammi (engramma è un programma motorio) per gestire le azioni necessarie a frenare, tu farai esattamente ciò che è necessario in ogni situazione! Questa è evoluzione nel senso proprio del suo significato!

Che ne pensi?

eliKoalotto
07-02-2012, 16:07
Penso che imparare a camminare, leggere, scrivere, andare in bici (equilibrio) e anche guidare la moto, siano situazioni evolutive legate all'uomo nel suo contesto sociale e culturale, quindi più o meno tutti ci arrivano, ma non credo che "l'evoluzione" specie mentale si possa trasmettere nel corso di qualche anno..

Poi tutto quello che facciamo consciamente ed inconsciamente credo sia frutto di "attitudini" personali, alcune delle quali standardizzate, come leggere o scrivere, alcune meno, creando differenze tra noi.

Per es. io come altri hanno scritto sopra non andavo bene in matematica, ma faccio musica, da molti anni, ora a livello semi professionistico, mi sto laureando al conservatorio ma se lo dici ai neurologi ti dicono che la musica è un'espressione della matematica e viceversa, ed ha un senso, allora perchè faccio (quasi) nessuna fatica musica e immensa riguardo la matematica?

Allo stesso tempo, perchè ci sono donne che guidano auto/moto come degli stuntmen e la maggior parte guida come se guidasse una nave da crociera spompata...(Non la concordia) ?

L'evoluzione vera non la vedremo noi ma chi verrà dopo di noi, magari tra una decina di secoli...

Riguardo l'enagramma, sarebbe il sogno di chiunque credo, come avviene in matrix, carichi una serie di enagrammi e alla fine "conosci il kung fu/Karate/Aikido", facile no...?
Ebbene, credo che non si possa insegnare...almeno, io non credo che si possa insegnare questa capacità, almeno non per ora...

corfit
07-02-2012, 16:43
Penso che imparare a camminare, leggere, scrivere, andare in bici (equilibrio) e anche guidare la moto, siano situazioni evolutive legate all'uomo nel suo contesto sociale e culturale, quindi più o meno tutti ci arrivano, ma non credo che "l'evoluzione" specie mentale si possa trasmettere nel corso di qualche anno..
E invece è proprio evoluzione! L’evoluzione mentale, come la chiami tu, non è scollegata dal resto, fa parte di te! Prova a pensare a come eri tu prima di imparare a suonare lo strumento (a proposito, quale?) non ti sembra di aver armonizzato un po’ le tue funzioni? Non ti senti più “conscio” di quando non sapevi nemmeno come approcciare lo strumento che attualmente suoni?
Ebbene, io sono convinto che una differenza la riscontri ed è proprio qui l’evoluzione, la differenza tra ciò che sei e quello che eri.

Poi tutto quello che facciamo consciamente ed inconsciamente credo sia frutto di "attitudini" personali, alcune delle quali standardizzate, come leggere o scrivere, alcune meno, creando differenze tra noi.
Per es. io come altri hanno scritto sopra non andavo bene in matematica, ma faccio musica, da molti anni, ora a livello semi professionistico, mi sto laureando al conservatorio ma se lo dici ai neurologi ti dicono che la musica è un'espressione della matematica e viceversa, ed ha un senso, allora perchè faccio (quasi) nessuna fatica musica e immensa riguardo la matematica?

Se tu sei più disinvolto in campo musicale che in matematica, beh, queste sono attitudini, è normale.
Che poi la musica sia un’espressione della matematica o cosa sia effettivamente la musica nell’ambito delle arti, sono argomenti che richiedono una trattazione a parte, peraltro molto affascinante…

L'evoluzione vera non la vedremo noi ma chi verrà dopo di noi, magari tra una decina di secoli...
Riguardo l'enagramma, sarebbe il sogno di chiunque credo, come avviene in matrix, carichi una serie di enagrammi e alla fine "conosci il kung fu/Karate/Aikido", facile no...?
Ebbene, credo che non si possa insegnare...almeno, io non credo che si possa insegnare questa capacità, almeno non per ora...

Eh, qui ti devo smentire, gli engrammi si creano anche nella vita quotidiana, non sono affatto una prerogativa cinematografica, anzi, Matrix (per riprendere il tuo esempio) è interamente basato sulla cabala e su esperienze concrete!!!
E l’evoluzione, costituita da nuovi engrammi, l’abbiamo sotto gli occhi…

Lamps!

Boxermax
07-02-2012, 16:55
Mi piace l'argomento! E mi piace la competenza degli intervenenti. E' tutto prova che andiamo in moto, ma siamo molto di più. Conto di partecipare a breve, ora la palestra mi aspetta ...

Wotan
07-02-2012, 19:16
Interessantissimo.

maurodami
07-02-2012, 20:46
..........Le norme non devono rimanere solo parole vuote: i guard rail devono essere EFFETTIVAMENTE messi in sicurezza. Tutti.
Le strade devono essere asfaltate con standard austro/svizzero/tedesco. Tutte.
..........
Daccordo con te su tutto, anche sul resto del messaggi che non ho quotato, ma considera che visto il grave dissesto economico nazionale, per via dei fondi che non ci sono l'unica alternativa alla sicurazza (purtroppo) sarebbe chiudere un buon 80 % delle strade italiane.
Poichè ciò non è possibile si ricorre ai segnali di divieto di quà, limite di la, ecc. ecc.

corfit
07-02-2012, 21:03
oppure si lavora sui motociclisti, così che siano più performanti (sicuri) nell'azione del guidare la moto;)

il giorno che avranno sostituito tutti i guard-rail e un motociclista in un percorso fuoristrada si schianta contro un albero, cosa facciamo? abbattiamo tutti gli alberi? o vietiamo le moto? o prepariamo i motociclisti in modo che già loro siano più evoluti=sicuri? in questo modo sarebbero sicuri ovunque, che ci siano guard-rail o alberi a bordo strada o mucche al centro della carreggiata dietro una curva:D
Per dirla col sommo Renzo "meditate gente, meditate..."

Come dire, se metto in sicurezza un tratto di strada, sarà in sicurezza solo quello e non TUTTA la strada; se onvece metto in sicurezza il motociclista, lo sarà sempre e ovunque...
o no?

Wotan
07-02-2012, 21:06
Diciamo che sarebbe bene comunque agire su entrambi i fronti: motociclisti e infrastrutture, queste ultime se non altro per evitare vaccate colossali come quella dei guard-rail taglienti, che di fatto peggiorano la sicurezza anziché migliorarla.

corfit
07-02-2012, 21:14
Quanta ragione ...

Boxermax
07-02-2012, 21:37
e ben vengano gli engrammi! in altre parole, penso che sia buona cosa fare tesoro di qualsiasi mezzo per accrescere o migliorare la propria capacità di risposta alle condizioni variabili dell'ambiente del motociclista. Ma qui entriamo in un ambito ampio e sfumato, che attiene alla disponibilità ad imparare. Quante volte facciamo gli stessi errori, e non solo alla guida della moto?

corfit
08-02-2012, 08:31
4^ puntata.
Se voglio dare la possibilità ad un pilota di staccare 1m dopo il suo attuale limite, devo fare in modo che il suo cervello sia in grado di guidarlo a compiere questa azione e lo faccio attraverso un engramma preciso.
Ma a me che sono un mototurista anziché un pilota, cosa interessa?
Interessa che se eseguo quella preparazione divento molto più preciso nello scansionare lo spazio che mi divide dal veicolo che mi precede e se questo mi inchioda davanti non vado in panico, ma soprattutto evito di tamponarlo!
Se invece voglio permettere al mio pilota di “pinzare” leggermente il freno anteriore senza stendersi, allora lavorerò sulle dita con tecniche che abbiamo applicato, sì ai piloti, ma prima di loro ai pianisti! E a me che vado sulla strada questa tecnica qui torna utile perché imparo a modulare meglio la frenata su qualsiasi asfalto essendo molto più “evoluto” nell’uso delle dita!
Allo stesso modo, un engramma specifico viene creato per permettere al pilota di riaprire il gas in uscita di curva un pelo prima degli altri; questo engramma è prezioso per lo stradista perché migliora l’efficacia e la sicurezza dell’accelerazione soprattutto in caso di scarsa aderenza (sterrato, piega, bagnato…).
Fin qui abbiamo menzionato engrammi motori…

eliKoalotto
08-02-2012, 09:13
E invece è proprio evoluzione! L’evoluzione mentale, come la chiami tu, non è scollegata dal resto, fa parte di te! Prova a pensare a come eri tu prima di imparare a suonare lo strumento (a proposito, quale?) non ti sembra di aver armonizzato un po’ le tue funzioni? Non ti senti più “conscio” di quando non sapevi nemmeno come approcciare lo strumento che attualmente suoni?
Ebbene, io sono convinto che una differenza la riscontri ed è proprio qui l’evoluzione, la differenza tra ciò che sei e quello che eri.

Ok, capisco quello che vuoi dire, i miei termini di evoluzione sono più macroscopici rispetto a saper suonare uno strumento, o forse, io la considero una cosa da poco e invece non lo è....
Io ho iniziato con la chitarra a 13 anni ma a 17 ho capito che avrei voluto suonare uno strumento monofonico e non polifonico, e data l'attrazione da sempre per il sax ho scelto il sax tenore, solo quello...
Ovviamente suono soprattutto Jazz (swing, bebop, mainstream, bossa) , ma anche Funky, pop, quello che si riesce...

Eh, qui ti devo smentire, gli engrammi si creano anche nella vita quotidiana, non sono affatto una prerogativa cinematografica, anzi, Matrix (per riprendere il tuo esempio) è interamente basato sulla cabala e su esperienze concrete!!!
E l’evoluzione, costituita da nuovi engrammi, l’abbiamo sotto gli occhi…

Allora vorrei che mi illuminassi a riguardo. Mi viene da pensare comunque che l'enagramma si forma nella mente con la ripetizione di una gestualità, giusto...?

Io come hai scritto tu ho certamente notato in me un miglioramento in termini sonori, di tecnica sullo strumento, ma anche stilistico e di crescente difficoltà, su questo non ci piove. Quella consapevolezza di cui parli c'è in me, e lo vedo anche negli allievi giovani che iniziano a studiare il sax, all'inizio hanno un suono che non sembra nemmeno quello di un sax, è quasi snaturato. Poi con gli anni la tecnica fa si che si arrivi a sonorità interessanti...

Ritornando all'enagramma mentale, se io ho difficoltà in un passaggio musicale con lo strumento lo sviscerfo lentissimamente fino a farlo diventare quasi naturale, ma è un procedimento abbastanza lungo e a volte snervante...
Anzi il più delle volte il trend non è migliorativo ma sembra peggiorativo man mano che si aumenta la frequenza di ripetizione del gesto.
Poi lasci perdere perchè pensi che non ti verrà mai quel passaggio e dopo qualche giorno il passaggio viene, con sommo stupore e altrettanta felicità...misteri della mente.

Lamps!

............

corfit
08-02-2012, 09:47
…ho scelto il sax tenore…
e il diaframma come va?

Allora vorrei che mi illuminassi a riguardo. Mi viene da pensare comunque che l'enagramma si forma nella mente con la ripetizione di una gestualità, giusto...?
Esatto! Badaben, con i dovuti accorgimenti…

…e lo vedo anche negli allievi giovani che iniziano a studiare il sax, all'inizio hanno un suono che non sembra nemmeno quello di un sax, è quasi snaturato. Poi con gli anni la tecnica fa si che si arrivi a sonorità interessanti...
E questa è la manifestazione dell’evoluzione!

Per quanto riguarda il tempo necessario ad attivare un engramma, o a superare una difficoltà o ancora ad imparare un concetto nuovo, è principalmente una questione di tecniche, e avviene in un istante; se a te è richiesta una prestazione e come criterio per ottenerla ti vengono spiegate le funzioni di uno strumento anziché quelle del corpo umano, capisci che violenti l’attitudine; se trasponi questo discorso sulla moto, capisci anche quanto più pericoloso sia questo metodo!

eliKoalotto
08-02-2012, 10:03
Il diaframma era indolenzito all'inizio, quando facevo le note lunghe e studiavo come un somaro spingendo fino allo sfinimento.
Dopo circa 6 mesi non si avverte più nulla...

Poi ho proseguito con la tecnica Alexander per mia pignolaggine e la respirazione è migliorata molto, così come il tono degli addominali superiori.

Interessante davvero questa discussione...mi piacerebbe capire meglio queste tecniche anche applicate alla moto...

fastfreddy
08-02-2012, 14:03
Ma a me che sono un mototurista anziché un pilota, cosa interessa?
Interessa che se eseguo quella preparazione divento molto più preciso nello scansionare lo spazio che mi divide dal veicolo che mi precede e se questo mi inchioda davanti non vado in panico, ma soprattutto evito di tamponarlo!


...secondo me sono situazioni simili ma non uguali ...il panic-stop è una cosa, la frenata al limite un'altra (nel primo caso l'istinto - adeguatamente istruito - deve indurti a compiere l'azione migliore possibile nel minor tempo possibile, nel secondo devi eseguire una manovra controllata e più riflessiva, per così dire, oltreché ripetitiva) ...io non vado in pista per imparare a guidare meglio: vado in pista per imparare la tecnica della guida veloce ...che poi questo abbia come riflesso un miglioramento delle capacità di guida su strada, senz'altro ...ma le situazioni che ci si trova ad affrontare credo siano non poco differenti

dopodiché siccome in pista ci devo ancora mettere piede, ti saprò dire :)

corfit
08-02-2012, 14:58
Perché si va in panico? Perché mancano lo spazio e il tempo sufficienti ad arrestarsi senza sbattere; ma sarà proprio vero? Oppure è la percezione che ho io dello spazio e del tempo che fa sì che io li ritenga insufficienti e mi manda in panico?
Il panico è un cattivo consigliere, su questo credo che siamo tutti d’accordo.
Per ovviare a questo devo mettere il mio cervello, in condizioni tali da poter scansionare esattamente lo spazio a disposizione e con esso il tempo, in modo che ne abbia la giusta percezione e non vada in panico, bensì esegua una manovra corretta come mi hanno insegnato al corso di guida sicura.
E come vedi, non c'è distinzione tra pista e strada, quando si lavora sulla persona!
L’esercitazione in questione, peraltro derivata dalla ricerca medica sull’ATM, è molto impegnativa per il cervello e richiede una costanza ferrea, ma i risultati sono sorprendenti.

fastfreddy
08-02-2012, 18:56
...se stai dicendo che bisogna avere la freddezza di affrontare una situazione di emergenza senza farsi sopraffare dal panico, sono d'accordo ...ma lì secondo me bisogna lavorare molto sulla persona più che sulle sue capacità di guida (quindi credo che fare un corso di guida a tale scopo serva relativamente poco) ...la sicurezza e la coscienza delle proprie capacità sono necessarie, e vengono senz'altro anche con la guida, ma secondo me contano molto il carattere e la predisposizione ad affrontare certe situazioni

...io per esempio cerco di tenermi sempre ragionevolmente lontano dai limiti perché sono tendenzialmente prudente, ma poi nel momento topico ogni paura scompare ...per fare un esempio: ho sempre avuto paura delle montagne russe ma una volta salito mi sono addirittura fatto prendere dall'entusiasmo ed ero quello che si agitava di più a bordo dell'arnese ...quando mi si è parato di fronte il vuoto mi sono esaltato ai limiti della temerarietà, sporgendomi sin troppo dal seggiolino :) ...per tornare IT, quando mi hanno speronato con la Stelvio, nell'attimo in cui mi sono accorto che era inevitabile succedesse qualcosa mi si è gelato il sangue (anche perchè, fanculo, era la prima uscita :lol:), ma dall'istante immediatamente successivo la paura era già un ricordo ed ero completamente assorto nella manovra diversiva che infine ci ha permesso di restare almeno in piedi limitando parecchio i danni (poi ci vuole culo, ecc ecc ...ma questo è un altro discorso) ...insomma, lo spirito di sopravvivenza che ti permette di sgombrare il cervello da ogni pensiero e di realizzare chiaramente in un attimo quello che va fatto

corfit
08-02-2012, 22:06
Tu dici "bisogna avere la freddezza di affrontare una situazione di emergenza senza farsi sopraffare dal panico" è vero, ma rimane una questione: come si fa?

Personalmente, come peraltro ho già esposto nei messaggi precedenti, lavoro sulla persona, sulla sua percezione dello spazio/tempo e sui tempi di reazione, attraverso tecniche evolutive che creano codici nel cervello, i quali portano evoluzione e quindi migliori prestazioni (+ percezione, +rapide reazioni, +attenzione...)

E' molto bella la descrizione del tamponamento, mi è piaciuta tantissimo e denota proprio lo stato di lucidità in cui ti sei trovato immediatamente dopo l'impatto!

Boxermax
08-02-2012, 22:32
Caro Corfit, ci stai tenendo con il fiato sospeso. Condivido le finalità della "preparazione evolutiva" e degli engrammi ma ... in cosa consiste tutto ciò? Nella mia esperienza ho avuto modo di sperimentare alcune situazioni di pericolo, dalle quali sono uscito a volte d'istinto (ruota anteriore che perde di aderenza su un asfalto apparentemente perfetto e piede interno puntato per evitare la sbandata completa) e altre nelle quali, come per magia, ho ricordato perfettamente cosa andava fatto (colonna ferma all'improvviso in autostrada, corsia a fianco con maggiore spazio: frenata, rilascio, deviazione sulla corsia con maggiore spazio, ri-allineamento, frenata, stop prima del tamponamento, altrimenti sicuro se fossi rimasto nella corsia originaria). Due tipi di situazioni in cui si sono stati scelti due comportamenti molto diversi, sostanzialemnte legati al tempo disponibile per evitare le conseguenze della caduta o del tamponamento. Pochissimo, niente, nel primo caso; maggiore, sufficiente, nel secondo. Come codificare il tutto e rendere la reazione comunque la migliore possibile?

Boxermax
08-02-2012, 22:48
Mi viene da aggiungere che il trucco consiste nel mantenere in ogni situazione un discreto distacco. Ma mi rendo conto che è una conseguenza, non il punto di partenza ...

eliKoalotto
09-02-2012, 08:53
Corfit, ci stai tenendo col fiato sospeso....

corfit
09-02-2012, 08:57
Boxermax: nelle situazioni che hai descritto ti sei trovato nella condizione di fare il necessario, perché ti sei sentito nella condizione di farlo, indipendentemente dalle condizioni oggettive!
Un altro al tuo posto chissà cosa avrebbe fatto: forse altrettanto, forse no.
Per standardizzare un certo tipo di reazione (ovviamente a favore della sicurezza, nel caso del motociclista non pilota professionista) è necessario fare in modo che il cervello, che è quello che gestisce l’essere umano nella sua complessità, si trovi sempre in una condizione di agio, o quanto meno di sensazione di agio, di avere tutto sotto controllo in ogni momento. A questo serve l’evoluzione.
Esempio banale: saresti stato in grado di eseguire le manovre che hai appena descritto, la prima volta che sei salito sulla moto? Supponiamo che la risposta sia “no”; la ragione sta nel fatto che non avevi ancora codificato tutte le operazioni necessarie a condurre il mezzo meccanico, ovvero non eri ancora così “evoluto”.
Ora, questo esempio appare banale per un semplice motivo: hai la dimostrazione dentro di te; è più impegnativo, ma possibile, comprendere e accettare che questa evoluzione può migliorare ulteriormente attraverso esercitazioni mirate; in fin dei conti prima di salire in moto la prima volta non sapevi come farla andare, mentre ora sei ben capace! Ciò ti ha richiesto tempo, perché è stato fatto un allenamento di tipo “quantitativo” cioè ripetizione dopo ripetizione hai imparato, succede così per tutti e in ogni campo; ma estraendo la tecnica insita nella ripetizione, si riducono i tempi ai minimi termini.
P.S.: il distacco poi viene da sé e tu giustamente dici che “…è una conseguenza, non il punto di partenza ...”

Lamps

Boxermax
09-02-2012, 20:13
... veniamo a queste esercitazioni mirate, allora ...

corfit
09-02-2012, 22:31
Pant! pant!!!
sono arrivato a casa adesso da stamattina alle 6.30
domani spero di riuscire a ritagliarmi il tempo per darvi info più appetibili.

Buonanotte, perché domani si ricomincia uguale...

Roby61
10-02-2012, 14:38
a@@o questa discussione crea dipendenza:lol::lol:

continuate che attendo;)

corfit
10-02-2012, 19:51
Per collegarmi ad un argomento trattato in questa discussione - il panico - vediamo quale stratagemma utilizzare per eliminarlo o almeno per ridurlo ai minimi termini.
A questo scopo bisogna agire sulla dilatazione dello spazio e del tempo.
Voi mi direte che il tempo è quello che è e lo spazio anche; la nostra chance allora risiede nella percezione che ne abbiamo e come si fa ad avere una percezione tale da "dilatare" sia lo spazio che il tempo?
Abbiamo messo a punto un esercizio che si chiama "scansione dei movimenti" e da solo questo impegna le aree corticali visive (quelle responsabili per le retine) in entrambi gli emisferi, le aree motorie dei muscoli della masticazione in entrambi gli emisferi e quelle responsabili per il movimento delle dita; facendole lavorare tutte assieme ed in sincronia tra loro si ottiene un ordine di tutte le aree corticali e delle rispettive funzioni, che rasenta la perfezione.
La conseguenza qual è?
E' che ci troveremo a viaggiare p. es. a 100 km/h con la sensazione di andare a 50 km/h, ovvero avremo un controllo tale dello spazio in movimento che con la stessa sicurezza di prima della preparazione, potremo viaggiare ad una velocità doppia!
Praticamente viaggeremo alle stesse velocità di prima, ma come se andassimo al rallentatore, con il vantaggio di molta sicurezza in più e, perché no, di goderci il paesaggio e tutto il viaggio molto più di prima.
Ed è solo uno degli esercizi di Tecniche Evolutive, o Tecniche di Movimento, come le vogliamo chiamare.

Roby61
11-02-2012, 11:59
ora bisogna che ci fai un corso!:!:

Boxermax
11-02-2012, 12:46
... ho l'impressione che ora venga il bello ...

corfit
11-02-2012, 20:28
Ora che siamo in grado di evitare il panico, il veicolo che ci precede inchioda improvvisamente: cosa facciamo?
Freniamo, ovviamente!

Proprio su questo frangente ho intavolato un "discorso"con un ex Marine della Masterbike Builders al MotorBike Expo dell'anno scorso; nell'ambito di uno scambio di "giochi di abilità" intercalati alle rappresentazioni delle ripettive esperienze, gli ho proposto lo sviluppo propriocettivo delle dita; al termine dell'esercizio Jeff ha commentato così: "ora sì che so che sto frenando!"

Sono onorato dal post di Roby61, che qui ringrazio; io sono disponibile.

Parte dei benefici sono apprezzabili immediatamente, gli altri entro 15 giorni.

Boxermax
11-02-2012, 21:10
Ciao corfit, hai MP ...

Abacus
12-02-2012, 03:03
Mi inserisco in questo 3d che ho letto forse un po' frettolosamente, vista l'ora, per confermare il mio interesse verso l'argomento.

Non c'è dubbio: l'apprendimento è la componente fondamentale e l'insegnamento ne è la base. Qui mi pare si stia dicendo che esiste un metodo d'apprendimento più rapido (quante scuole di lingue promettono di offrire la tecnica di apprendimento più veloce sul mercato .... ). Nulla da dire, va bene.

Mi sentirei però a disagio nell'avallare l'affermazione che un apprendimento "quantitativo" possa essere sostituito o accelerato (se non in minima parte) da uno "tecnico". E spiego la mia riflessione.

La moto mi pare sia un elemento fortemente dinamico, soggetto ad un numero direi infinito di variabili ambientali, rispetto alle quali il suo comportamento varia e deve essere governato dal cervello. In altre parole, le nozioni tecniche necessarie per guidare la moto sono relativamente poche mentre la modulazione dei comandi richiesti per condurla in condizioni limite porta ad una combinazione di percezioni e di corrispondenti azioni pressochè infinita. Nessuna tecnica di apprendimento aiuterebbe un neofita a guidare una moto GP derapando su una pista bagnata come visto fare ad alcuni "virtuosi", e non ho dubbi sul fatto che alcune situazioni che predispongono all'incidente richiedano capacità talvolta equiparabili. Questa sensibilità, soprattuto la capacità di percepire i messaggi che arrivano dalla moto e convertirli in comandi coerenti, IN SITUAZIONI LIMITE, ho la sensazione comporti l'acquisizione di automatismi (così li chiamavo) che si apprendono solo in anni di guida, preferibilmente iniziando da giovani, e che si dovrebbero riparametrare ad ogni nuovo mezzo, con tutte le incognite che questo comporta.

Concludendo:
- ho il massimo rispetto per la formazione che è indispensabile
- sono convinto che la ripetizione del gesto in migliaia o milioni di occasioni differenti sia l'unica via che ci porti ed eseguirlo in modo inconsciamente virtuoso in un numero sufficiente di casi avversi
- la sicurezza su strada si costruisce anche con la prudenza e il buon senso, ossia mantenedosi MOLTO al di sotto dei limiti propri e della strada che si percorre, e comunque su andature non sostanzialmente diverse da quelle del traffico presente
- non mi stupirei se tecniche di guida sicura basate sull'osservazione metodica della scena anteriore, laterale, posteriore, sul riconoscimento degli indizi di rischio oltre che una grandissima civiltà di guida producessero indici di incidentalità minore in piloti sprovveduti di quanto l'ottima tecnica di guida non ne produca su altri convinti di poter gestire qualsiasi situazione (non dimentichiamo che i piloti più esperti fanno moltissimi incidenti in pista, e spesso anche su strada)
- sono convinto che siamo molto indietro nelle infrastrutture per la sicurezza e che questa è una componente di grave aumento del rischio

corfit
12-02-2012, 12:45
Grazie Abacus per lo spunto che mi dai, la questione che poni è molto importante.
Io non sostituisco nessun apprendimento, bensì sviluppo le funzioni motorie, sensorie e di coordinamento della persona con tutto ciò che ne consegue: reazioni più rapide e proporzionate, maggiore attenzione, comprensione più immediata dei concetti (cosa mi passa sotto alla ruota, quanto ancora riesco a pinzare il freno prima di stendermi, quanto spazio ho tra me e chi mi precede, sto perdendo aderenza ma è tutto sotto controllo…).
E tutto ciò lo faccio attraverso le Tecniche Evolutive, chiamate anche Tecniche di Movimento, che non sono tecniche di apprendimento o simil tali che vengono proposte e spacciate ad ogni piè sospinto.
Il concetto è sostanzialmente differente e ti spiego perché:
a. simil-tecniche di apprendimento e categoria di trainer “improvvisati”: agiscono sulla suggestione e sull’effetto placebo nei confronti dei malcapitati allievi; impari poco o anche meno;
b. tecniche serie di apprendimento e categoria dei trainer “seri”: insegnano inducendo il cervello in condizioni di onde lente, ma sono in pochi a saperlo fare; impari tanto, soprattutto a livello nozionistico e concettuale;
c. Tecniche Evolutive: funzionano creando codici superiori e permanenti (engrammi) nelle aree della corteccia cerebrale, inducendo evoluzione e specializzando le funzioni della persona; tutto ciò che impari è subito realtà
Lamps.

corfit
14-02-2012, 12:44
5^ puntata.
Siamo agli engrammi sensoriali, ovvero quella parte di evoluzione che interessa l’aspetto percettivo (tattile): essi rivestono un’importanza determinante nella percezione del fondo stradale e della stabilità della moto (nel nostro caso, ma anche dell’auto o della bici…)
Per questa ragione, lo sviluppo dell’attività sensoriale in un pilota porta lo stesso al raggiungimento di prestazioni estreme, al limite dell’aderenza; ma nel motociclista che viaggia su strada il limite dell’aderenza significa spesso “l’ultima spiaggia” prima del patatrac, per questa ragione diventa di vitale importanza poterlo percepire a tempo debito e controllarlo efficacemente.
In termini di sicurezza, potersi rendere conto in misura molto più sensibile della qualità dell’aderenza o di ogni tipo di fondo sul quale si viaggia, rappresenta un indubbio vantaggio; infatti, se già ho sviluppato la funzione motoria delle dita preposte alla frenata, la migliore percezione del grip mi farà stare ancora più attento; è come un sofisticato dispositivo che mi avvisa in anticipo sulle condizioni del fondo stradale e di conseguenza regola la frenata (o l’accelerazione…)

corfit
20-02-2012, 12:17
In MP mi è stato chiesto se la discussione fosse finita; ebbene, no.
Con 3 muratori in casa, la priorità era tenerli distratti da mia moglie e controllarne l’operato :) :)…

6^ puntata (C)
Uno dei primi passi che si compiono per allenarsi con tecniche evolutive, è quello di rafforzare il diaframma. Perché?
Perché l’azione che compiamo ininterrottamente dal primo vagito fino al mortal sospiro, è “respirare” e l’organo motorio deputato a questa operazione è il diaframma; dunque, respirare bene = vivere bene!
Seguendo un senso che ci pareva logico, abbiamo ritenuto che fosse questa la prima funzione da prendere in considerazione.
Tuttavia si presentava subito un problema da superare: il diaframma è un muscolo composto sia da fibre lisce (automatiche, a funzionamento involontario) che da fibre striate (a funzionamento volontario) e le sole in grado di ricevere un “aggiornamento” predeterminato o un rafforzamento ordinato, sono queste ultime; rimanevano escluse le prime.
Bene, abbiamo messo a punto la tecnica per allenare la porzione muscolare striata e volontaria del diaframma, col risultato sorprendente che queste “trainavano” con sé – rafforzandole – anche le altre.
Il risultato? Respirazione costantemente profonda e fiato sempre disponibile, che si trattasse di camminare in montagna o di fare trial, così come di condurre una moto in pista o di parlare in contesti pubblici dove sono richieste determinate prestazioni. Così viene assicurata un’ossigenazione eccellente del sangue e di conseguenza del cervello e di tutto il corpo!
I benefici per i motociclisti potete ben immaginarli, se si ha a disposizione sangue sempre ossigenato e diaframma riposato!
Negli anni in cui come attività prevalente facevo l’interprete di Lingua dei Segni (dei sordi, per intenderci) mi trovavo spesso in conferenze a “dar voce” ai sordi, che segnavano senza alcun riguardo per il poveretto di turno che dava un suono ai loro segni e spesso andava in affanno per mancanza di ossigeno; erano situazioni importanti, ma abbiamo eliminato questa difficoltà con questa tecnica di sviluppo del diaframma!

corfit
23-02-2012, 09:47
Una delle differenze sostanziali che c’è tra un allenamento con tecniche evolutive ed uno con tecniche tradizionali, è la ridotta necessità di allenamento; se raggiungo un obiettivo attraverso le tecniche evolutive, faccio sì un po’ più fatica all’inizio, rispetto ad un esercizio eseguito con tecniche tradizionali, ma i benefici li mantengo con un allenamento veramente minimo.
Nel caso specifico del diaframma, riesco a mantenerne la massima efficacia con pochi minuti all’anno di esercizi di “richiamo”.
Se invece facciamo riferimento all’uso delle dita della mano destra o all’uso delle caviglie, vi sono persone che dopo la prima volta non hanno più avuto necessità di “richiamare” l’esercizio.
Questo succede grazie alla specifica tecnica applicata nell’esecuzione degli esercizi, che crea engrammi praticamente indissolubili nel tempo! Altrimenti che evoluzione sarebbe? Sarebbe come dimenticarci come si cammina o come si scrive!!!