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trottalemme
12-06-2011, 12:10
Partiamo presto da casa il giovedì mattina e i nostri occhi sono già lì, nella Foresta Nera. Percorriamo l’autostrada fino a Milano e poi fino a Como, e poi ancora l’Engadina; vogliamo arrivare al più presto nella Schwarzwald, ma ci concediamo di evitare il tunnel del Gottardo e saliamo al Passo con un brivido di gioia, piegando nei larghi tornanti.
Oltre il Passo ci attende un muro di nebbia gelata che presto si muta in pioggerellina minuta e fastidiosa.
Lungo il grande Lago di Lucerna ci attraggono cartelli indicatori e paesini all’orizzonte, ma… tiriamo avanti e resistiamo alla malìa; alla periferia industriale di Basilea tiriamo dritto verso la Germania. Infine eccoci a Friburgo, ma…
Ma alle volte i luoghi non svelano subito la loro magia, ma ti impongono invece un’anticamera che ti fa dubitare della scelta di esserti messo in viaggio.
Vogliamo sistemarci e darci una rinfrescata prima di affrontare la città e un po’ a malincuore ci dirigiamo a Waldkirch, cittadina a una quindicina di chilometri, dove abbiamo trovato alloggio, ma…
Nuova piccola delusione quando il navigatore ci avverte che il nostro albergo non è neppure nel centro di Waldkirch, bensì in un sobborgo, Buchholz.
Imbocchiamo lentamente la via centrale e si rianima la speranza, scorrendo belle case e giardini lussureggianti di fiori.
Quando il navigatore avverte che siamo arrivati, parcheggiamo, ci precipitiamo nella bella gasthaus con l’insegna dorata sulla sinistra, entriamo scambiandoci un sorriso compiaciuto alla vista dell’arredamento curato ma…
La nostra gasthaus è quella di fronte. Per carità, pulita, ordinata, ma… la camera è grande e ben arredata, ma… l’occhio continua a correre alla gasthaus di fronte!
Ci cambiamo e via verso Friburgo. Parcheggiamo la moto all’ingresso della città vecchia e pregustiamo quanto prometteva il titolo di un articolo letto in Italia: “la città dei sogni”.
Bella è bella: i bächle in cui bambinetti portano a spasso le loro barchette di legno, la Münsterplatz occupata dal Duomo sovradimensionato, la Kaufhaus multicolore, le belle case, l’animazione giovanile, la pavimentazione stradale a mosaico dei vicoli. Ripeto, bella è bella, ma… forse mi aspettavo troppo.
Decidiamo di berci una birra e cerchiamo la Hausbrauerei Feierling; avvicinandoci a Gerberau siamo assaliti dal brusio che esce dal biergarden; il colpo d’occhio è promettente e decidiamo di salire le scale fino alla sala da pranzo.
L’ambiente è dominato dalle belle caldaie di cottura del mosto di malto e ci sediamo; la cameriera è gentile è carina; ordiniamo un paio di pinte e prosciutto della foresta nera, ma… la birra è troppo dolce e il prosciutto troppo salato.
Altro giro per la città che continua a rimanere muta e un po’ mesti torniamo alla nostra gasthaus nella campagna. L’oste è gentile è insiste perché ricoveriamo la moto nel garage. Una birra nel giardino, affollato di ospiti, e questa è migliore.
Il mattino dopo ci accoglie con una ricca colazione e il sole gioca a rimpiattino con le nuvole.
Torniamo a Freiburg e l’attraversiamo per uscire a sud verso Gunterstal. La prima tappa è Todtnauberg dove voglio visitare lo chalet di Martin Heidegger. La strada si inerpica con larghe curve in una foresta antica, scura, maestosa; sale e sale finché raggiunge una larga cresta in cui la vista si apre su prati e brughiere delimitate da boschi bruni. Il vento sospira nell’erba matura.
Ecco, tutta la fatica del giorno prima trova finalmente un senso.
Ripartiamo e dopo una ripida discesa, prendiamo la stradicciola sulla sinistra che porta a Todtnauberg. Il borgo è cambiato sicuramente da quando Heidegger lo scelse come luogo di vita e di lavoro, ma non altrettanto la valle. Parcheggiamo la motocicletta e seguiamo una stradina bianca verso lo chalet. Ci precedono due vecchi signori con cui scambiamo prima un saluto e poi due parole in francese. Il signore è orgoglioso di informarci che quando è limpido da lì si vedono le Alpi. Scopriamo poi che la signora ha studiato un po’ di italiano e si sforza di usare con noi le quattro parole che ha imparato.
“Sui clivi di un’ampia alta valle della Foresta Nera meridionale, a 1150 metri di altitudine, c’è una piccola baita per sciatori… Sparse nello stretto fondovalle e sul pendio opposto, egualmente ripido, stanno, ad ampi intervalli, le fattorie dai grandi tetti spioventi. Su per il pendio si estendono i maggenghi e i pascoli fino alla foresta con i suoi antichi, svettanti, scuri abeti. Sopra a tutto il chiaro cielo estivo, nel cui spazio radioso due astori si innalzano disegnando ampi cerchi”. Queste parole mi rombano nelle orecchie mentre mi guardo intorno. Cammino insieme a Maria Grazia, ma sono solo con i miei pensieri e altre parole di Heidegger mi tornano alla mente: “gli abitanti delle città si meravigliano spesso del lungo, monotono isolamento tra i contadini in mezzo ai monti. Questo invece non è isolamento ma piuttosto solitudine. Nelle grandi città l’uomo può facilmente essere così isolato come difficilmente si può esserlo altrove, ma egli là non può mai essere solo. Infatti la solitudine ha la potenza originaria di non isolarci, ma di gettare l’intero Esserci nella sconfinata prossimità dell’essenza di tutte le cose”.
Non c’è bisogno di molte parole; siamo vicini e allo stesso tempo soli. Non c’è neppure bisogno di metterci d’accordo; ad un certo momento, sappiamo che è ora di tornare sui nostri passi.
Giriamo la motocicletta e scendiamo al bivio dove svoltiamo verso Todtnau.
Vogliamo andare allo Schluchsee per quella che dopo qualche chilometro dalla cittadina svolta a sinistra a Geschwend. La mappa stradale promette che questa sia più panoramica e più piccola, dunque meno frequentata.
La mia rappresentazione mentale però è incerta e presto ci troviamo a Schonau, oltre la deviazione. Tornare indietro? E perché invece non buttarci sulla prima strada che salga a sinistra? Di sicuro, arriverà dall’altra parte della montagna!
Comincia così il nostro girovagare in un labirinto di stradine, asfaltate e bianche, che si intersecano e girano a vuoto in un bosco bellissimo finché finalmente un bivio ci dice che il labirinto è terminato.
Scendiamo a Todtmoos e scopriamo che la strada più rapida per il lago è chiusa. Torniamo dunque a Todtnau e ci dirigiamo a Saint Blasen, cittadina elegante che ospita una gigantesca basilica e un raffinato collegio eretto dai gesuiti. Da lì per strade sempre bellissime allo Schluchsee, grande e sinuoso lago in cui si riflettono i neri boschi che lo circondano.
Decidiamo di non fermarci e di proseguire subito per l’altro lago della regione, il Titisee. Altra strada chiusa e altra deviazione verso Lerzkirch. A poco a poco, il traffico aumenta e diventa sempre più faticoso. La pace e la solitudine che abbiamo gustato al mattino a Todtnauberg e sulla montagna in cui ci siamo smarriti, ora è svanita. Ci rendiamo conto che è quella la dimensione che dà senso al nostro viaggiare e non ci interessa passeggiare in mezzo ad una folla di sconosciuti.
Dunque, non ci fermiamo neppure al Titisee e tiriamo dritti lungo la 31 fino a Buchholz.
La sera torniamo a passeggiare a Freiburg e ora ci orientiamo meglio e godiamo l’atmosfera gioiosa ed elegante della città universitaria. L’incontro con un paio di amici ad un tavolino della gelateria Lazzarin in Rathausgatz riscalda ulteriormente la serata.
Sabato ci trasferiamo a Baden Baden con tre soste: Triberg, Schiltach e Freudenstadt.
Arriviamo a Triberg lungo la bella valle dell’Elz con paesaggi fiabeschi in cui nulla è fuori posto ed il mondo sembra perfetto, dalle nuvole in cielo alla disposizione dei ciocchi di legno sotto la veranda delle case. La cittadina non ci dice molto: una lunga via in discesa attorno alla quale si dispongono costruzioni perlopiù nuove. Però, troviamo gli orologi a cucù ed è un tuffo nell’infanzia quando rimanevo immobile a naso in sù ad aspettare l’uscita dell’uccellino e le buffe scene meccaniche che scandivano le ore. Vorrei portarmene a casa uno di quelli belli, con gli animali della foresta intagliati ed il quadrante impreziosito dai numeri gotici, ma dove caricarlo sulla motocicletta?
Una piccola sorpresa rallegra la giornata. Manco ci fossimo dati appuntamento, dove abbiamo parcheggiato la moto incrociamo altri due amici anche loro in giro per la Foresta Nera. Due chiacchiere e un saluto e si va.
Avanti, verso Schiltach, famosa per le case ad intelaiatura a graticcio. Il centro, minuscolo, è veramente bello ed è un piacere gustare una fetta di schwarzwald kirchtorte e una tazza di caffè nella piazza.
Ancora un po’ di strada fino a Freudenstadt dove diamo una sbirciata alla piazza più grande della Germania, ma non è granché, solo un record.
Sono curioso di percorrere la D500, strada decantata da tanti motociclisti, ed effettivamente è bellissima: veloce ed ampia in un ambiente grandioso che degrada lentamente verso le grandi pianure del Nord.
Baden Baden è così nota che mi avvicino con un certo timore interiore, come se entrassi in un ambiente a cui non appartengo.
L’albergo che avevamo prenotato dall’Italia si dimostra all’altezza delle aspettative: enorme, ma non incombente perché dislocato su diverse palazzine collegate fra di loro, e impreziosito da stucchi e decorazioni art nouveau. È nella zona pedonale, ma non abbiamo difficoltà ad arrivarci di fronte con la motocicletta per scaricare i bagagli. Più difficile si dimostra la ricerca di un posto in cui lasciarla per la notte; la concierge dell’albergo mi dice che la città è tranquilla, ma vedo grosse catene a tutte le biciclette e ciclomotori che incontro e dunque non mi fido del tutto. Finalmente trovo un cortiletto dietro la stazione della polizia in cui è posteggiata una vecchia Yamaha e le sistemo vicino la RT a farle compagnia.
Passeggiamo a lungo sulla Lichtentaler Allee, splendido viale lungo il fiume Oos in cui sbattono i piedi bambinetti felici all’ombra di grandi ed esclusivi alberghi internazionali. La passeggiata si conclude al Rosarium, incredibile giardino di rose nel quale in questa stagione colori e profumo ti stordiscono.
La sera ci sediamo ad un tavolino nell’aria tepida, di fronte alla Kurhaus; ci piacerebbe visitare quello che Marlene Dietrich definì “il più bel casinò del mondo”, ma non abbiamo l’abbigliamento adatto e ci accontentiamo di una Pepsi e della musica dell’acqua sulle pietre che lastricano l’Oos.
Ora si tratta di volgere la marcia verso casa e per temperare la mestizia decidiamo di allungare la strada verso il lago di Costanza e Davos. Non ci sarà il tempo per fermarsi, ma solo per correre in ambienti tanto diversi e salire a due bei passi alpini: il Flüela e il Fuorn.
A Glorenza sostiamo fra le antiche mura per un gelato e poi giù per la Val Venosta che non finisce mai e poi in autostrada verso casa. A Rovereto ci aspetta un acquazzone tropicale che ci accompagnerà fino davanti alla porta.


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Altre foto qui (http://giulio1954.wordpress.com/2011/06/12/passaggio-in-foresta-nera/).

lonelybiker
12-06-2011, 17:32
Bel viaggio e bel report. Una ventina di giorni fa sono stato anch'io nella Foresta Nera. Mi è rimasta nel cuore e sicuramente prima o poi ci torneró.

CAINO
12-06-2011, 22:26
Grande Giulio, per intanto ho preso appunti dell'itinerario, anzi me lo son proprio copiate le cartine ;)

Caino

positivo
15-06-2011, 11:12
...aspettative tutt'altro che deluse (come sempre, del resto) bello e belle foto, anche quella della "schwarzwald kirchtorte" :-p:-p:-p

lucar
15-06-2011, 12:24
È sempre un piacere leggerti Giulio!

pv1200
15-06-2011, 12:40
trotta che dire .. complimenti per le foto il racconto e le sensazioni provate
peccato non aver avuto un paio di giorni in più anche l'alsazia lì vicino è un forte richiamo
cmq prendo nota anch'io del tuo giro
ad un certo punto ti riferisci ad un articolo esattamente dov'è pubblicato... puoi postarlo o indicare due coordinate

trottalemme
15-06-2011, 13:03
E' un testo scritto da Martin Heidegger nel lontano 1933.
Lo trovi qui (http://www.eudia.org/index.php/remository?func=fileinfo&id=6).

pv1200
15-06-2011, 13:37
grazie trotta per la segnalazione di heiddegger e quando ti riferisci alla città dei sogni è cosa sua o si tratta di altro

trottalemme
15-06-2011, 13:59
OK, ho capito! E' un articolo su Freiburg contenuto in un vecchio numero della rivista Meridiani (1998) dedicato alla Foresta Nera.
Se mi mandi il tuo indirizzo e-mail te lo invio scannerizzato.

pv1200
15-06-2011, 14:11
grazie giulio sei veramente gentile

arrivalancillotto@gmail.com

Tarlo
15-06-2011, 23:34
Bel giro in foresta nera complimenti per il resoconto : non è da tutti viaggiare e pensare

Grazie per la citazione dell'articolo di Heiddegger.

umberto58
16-06-2011, 00:29
la solita maestria

trottalemme
16-06-2011, 07:14
Troppo, troppo buoni... :!::!::!:

pv1200
16-06-2011, 07:26
buongiorno giulio, ti teniamo buono così quando torni dalla scozia ci reporti un bel diario con belle foto e non tutti siam felici come dei bimbi