trottalemme
17-04-2011, 22:36
Il giorno nasce con la luce livida delle cattive notizie. L’amico di un amico è caduto, e con lui la compagna, senza ragioni apparenti: gli si è chiuso il manubrio e sono volati; fortunatamente, se la sono cavata senza danni gravi.
Questi sono gli incidenti che ti lasciano disarmato. Puoi contare sull’attenzione e sulla prudenza per evitare scontri o scivolate sull’asfalto sporco, ma di fronte alla rottura imprevedibile della motocicletta come ti puoi cautelare?
Non dico nulla a Maria Grazia e partiamo. Il cuore è un po’ pesante, ma si alleggerisce appena si palesano i bastioni che rinserrano l’Adige alla “Chiusa di Ceraino”. Non è prestissimo, ma la strada è tutta per noi. Fino ad Ala curve e controcurve si rincorrono consentendo un’andatura allegra senza strappi e forzature. Procediamo nell’ombra mentre sulla sinistra la val d’Adige è illuminata da un sole incerto, sufficiente tuttavia ad accendere il verde di alberi e prati. Dopo Ala, lunghi rettilinei ci avvicinano a Rovereto.
Prendiamo l’autostrada perché ora la statale obbliga alla lentezza o all’imprudenza e in un fiato siamo a San Michele all’Adige. Il sole ha preso coraggio e riscalda l’aria e il cuore. Dal casello ci dirigiamo a Mezzocorona e da lì a Roverè della Luna; la prospettiva è inconsueta perché siamo abituati a percorrere la strettoia di Salorno sull’altro versante e il panorama intorno alla strada un po’ desolato a causa dei numerosi sbancamenti sul fianco della montagna. A Cortina inizia la Weinstrasse in un trionfo di viti e di meli in fiore e la seguiamo nel suo errare fra un borgo e l’altro: Malgreid, Niclara, Kurtatsch.
A Corteccia abbandoniamo per un po’ la strada di fondovalle e ci inerpichiamo verso Hofstat e i masi più alti lungo ripidi tornanti; ad ogni svolta la vista si allarga sul gruppo del Lagorai e sulla Val d’Adige, pozze di luce verde-azzurra sullo sfondo del cielo calcinato. Dopo un boschetto di faggi luminosi, la strada si perde in un viottolo sassoso e giriamo la moto. Col motore al minimo per non disturbare la calma sospesa che ci ha intriso, scendiamo di nuovo a Kurtatsch e riprendiamo la strada per Termeno e Caldaro.
Alla Kalterer Kellerei, vicino alla Vecchia Stazione di Caldaro, è stata allestita una festa tradizionale e curiosiamo fra i banchetti. Non ci attrae il gulasch né il wurstel con le patate fritte, ma piuttosto l’offerta dei formaggi e dello speck di un maso. Un pane di segale e due bicchieri di Gewurztraminer ci fanno compagnia sotto l’ombra di un ombrellone insieme alla musica dei corni alpini e allo Schuhplattler.
Dirigiamo ora la nostra corsa verso Ora e verso la Val di Fiemme per raggiungere la Val di Cembra mai percorsa in tutta la sua lunghezza. Scegliamo il versante di Segonzano e con bella corsa giungiamo in Valsugana.
È ora di tornare a casa, ma dopo una giornata di strade di campagna non abbiamo voglia di immergerci nella concitazione della tangenziale di Trento e dunque ci allunghiamo fino a Caldonazzo e da qui su a Vigolo Vattaro per scavallare di nuovo in Val d’Adige all’altezza di Mattarello. Senza fretta, scendiamo la strada che avevamo percorso al mattino e, restii a chiudere la giornata, a Peri ci arrampichiamo per la decina di tornanti che conducono all’altopiano dei Lessini e giù a casa.
http://giulio1954.files.wordpress.com/2011/04/p1010760.jpg?w=900
Altre foto qui (http://giulio1954.wordpress.com/2011/04/17/la-strada-del-vino-dellalto-adige/).
Questi sono gli incidenti che ti lasciano disarmato. Puoi contare sull’attenzione e sulla prudenza per evitare scontri o scivolate sull’asfalto sporco, ma di fronte alla rottura imprevedibile della motocicletta come ti puoi cautelare?
Non dico nulla a Maria Grazia e partiamo. Il cuore è un po’ pesante, ma si alleggerisce appena si palesano i bastioni che rinserrano l’Adige alla “Chiusa di Ceraino”. Non è prestissimo, ma la strada è tutta per noi. Fino ad Ala curve e controcurve si rincorrono consentendo un’andatura allegra senza strappi e forzature. Procediamo nell’ombra mentre sulla sinistra la val d’Adige è illuminata da un sole incerto, sufficiente tuttavia ad accendere il verde di alberi e prati. Dopo Ala, lunghi rettilinei ci avvicinano a Rovereto.
Prendiamo l’autostrada perché ora la statale obbliga alla lentezza o all’imprudenza e in un fiato siamo a San Michele all’Adige. Il sole ha preso coraggio e riscalda l’aria e il cuore. Dal casello ci dirigiamo a Mezzocorona e da lì a Roverè della Luna; la prospettiva è inconsueta perché siamo abituati a percorrere la strettoia di Salorno sull’altro versante e il panorama intorno alla strada un po’ desolato a causa dei numerosi sbancamenti sul fianco della montagna. A Cortina inizia la Weinstrasse in un trionfo di viti e di meli in fiore e la seguiamo nel suo errare fra un borgo e l’altro: Malgreid, Niclara, Kurtatsch.
A Corteccia abbandoniamo per un po’ la strada di fondovalle e ci inerpichiamo verso Hofstat e i masi più alti lungo ripidi tornanti; ad ogni svolta la vista si allarga sul gruppo del Lagorai e sulla Val d’Adige, pozze di luce verde-azzurra sullo sfondo del cielo calcinato. Dopo un boschetto di faggi luminosi, la strada si perde in un viottolo sassoso e giriamo la moto. Col motore al minimo per non disturbare la calma sospesa che ci ha intriso, scendiamo di nuovo a Kurtatsch e riprendiamo la strada per Termeno e Caldaro.
Alla Kalterer Kellerei, vicino alla Vecchia Stazione di Caldaro, è stata allestita una festa tradizionale e curiosiamo fra i banchetti. Non ci attrae il gulasch né il wurstel con le patate fritte, ma piuttosto l’offerta dei formaggi e dello speck di un maso. Un pane di segale e due bicchieri di Gewurztraminer ci fanno compagnia sotto l’ombra di un ombrellone insieme alla musica dei corni alpini e allo Schuhplattler.
Dirigiamo ora la nostra corsa verso Ora e verso la Val di Fiemme per raggiungere la Val di Cembra mai percorsa in tutta la sua lunghezza. Scegliamo il versante di Segonzano e con bella corsa giungiamo in Valsugana.
È ora di tornare a casa, ma dopo una giornata di strade di campagna non abbiamo voglia di immergerci nella concitazione della tangenziale di Trento e dunque ci allunghiamo fino a Caldonazzo e da qui su a Vigolo Vattaro per scavallare di nuovo in Val d’Adige all’altezza di Mattarello. Senza fretta, scendiamo la strada che avevamo percorso al mattino e, restii a chiudere la giornata, a Peri ci arrampichiamo per la decina di tornanti che conducono all’altopiano dei Lessini e giù a casa.
http://giulio1954.files.wordpress.com/2011/04/p1010760.jpg?w=900
Altre foto qui (http://giulio1954.wordpress.com/2011/04/17/la-strada-del-vino-dellalto-adige/).