Ste02
16-03-2011, 15:49
Liz, durante la sua straordinaria anche se sfortunata avventura all'Iditaroad, la corsa a piedi più dura del mondo.
E nel 2012 sarà ancora al via!:D
:!::!::!:
Un grande.
http://www.quellidellelica.com/vbforum/showpost.php?p=3507533&postcount=68
"Ancora quella goccia.
Continua, impercettibile e ottusa. Mi sveglio e la sento, vicinisima alla finestra. La testa mi fa male e sento ancora freddo.
E’ un tuffo all’indietro di sei mesi. La stessa goccia che avevo sentito spenta la sveglia.
“Stai facendo sul serio, Liz?”. Non lo sapevo. Potevo scegliere se tornare a dormire o uscire nel buio a correre lungo il fiume.
Lo stessa domanda di un anno prima. “Fai sul serio, Liz?”. “Molli il lavoro facile, i genitori e ti metti a lavorare da solo?”
Non mi ero risposto. Non lo faccio mai.
Uscire alla pioggia e nel buio era stato più accettabile che continuare a riflettere.
Da allora non ho fatto altro, ho corso e ho camminato. Non so cosa sia, ma è così da sempre. Sento il tempo che mi lascia indietro. Ho 25 anni e non riesco a sentirmi coetaneo di nessuno. Fuori posto e fuori luogo comunque. Più vecchio e comunque più giovane di quanto servirebbe.
E allora faccio altro. Leggo, scrivo, cammino. Devo solo tenere la testa lontana dal cuore. Solo così anche la mia ansia sembra altrove.
Ma la goccia ottusa che sento ora è la stessa.
La stessa di sei mesi fa.
Credevo di essere altrove e invece non mi sono mosso di un passo.
Ho fatto progetti, ho camminato, ho corso, ho comprato cose, ho organizzato, spostato e rimandato impegni. Per sei mesi la mia ansia è stata davero altrove. L’avevo spedita ad aspettarmi, se proprio voleva, dietro il traguardo. Volevo qualche centinaio di miglia in silenzio e con me stesso. Volevo finalmente raggiungermi. Diventare coetaneo di me stesso, finalmente. Poi sarebbe stato tutto più facile.
La stessa di sei mesi fa.
Dovrei impazzire di rabbia.
Non mi sono mosso di un passo.
Eppure non è così. La testa mi scoppia, ho freddo e sono in culo al mondo e non è così.
Ho voglia di tornare a casa e ho voglia di dirlo.
Ho la nausea del giochetto del cinismo.
Ho voglia di radermi questa peluria rossa e di cancellare i tatuaggi; non sarò mai un uomo con una barba vera, ma ora non mi importa più.
Sento di avere pagato il mio pegno. Ho fatto il mio giro di chiglia. Stupido, ma l’ho fatto. Non era stupido quando ne avevo sentito nascere il bisogno.
Un’ultima cosa e poi negherò anche l’evidenza di averlo scritto.
Mi pesa, ma ogni catarsi deve fare male.
Mi siete mancati. Tutti.
Quando correvo lungo il fiume pensavo a voi. Vedevo i vostri visi che sorridevano a pensarmi mentre trascinavo un copertone nel buio. Io sorridevo con voi di me. Forse la mia ansia in quei momenti era altrove anche perché sentivo che non ero solo.
Non so che senso abbia, se ne abbia uno, pensare di non essere soli perché seduti al lavoro avremmo riletto di nomi, di visi e di sorrisi distanti centinaia di kilometri, ma non mi importa. Non mi importa più.
A presto.
Vi voglio bene"
__________________
picchiettavo un indù in latta di una scatola di té
E nel 2012 sarà ancora al via!:D
:!::!::!:
Un grande.
http://www.quellidellelica.com/vbforum/showpost.php?p=3507533&postcount=68
"Ancora quella goccia.
Continua, impercettibile e ottusa. Mi sveglio e la sento, vicinisima alla finestra. La testa mi fa male e sento ancora freddo.
E’ un tuffo all’indietro di sei mesi. La stessa goccia che avevo sentito spenta la sveglia.
“Stai facendo sul serio, Liz?”. Non lo sapevo. Potevo scegliere se tornare a dormire o uscire nel buio a correre lungo il fiume.
Lo stessa domanda di un anno prima. “Fai sul serio, Liz?”. “Molli il lavoro facile, i genitori e ti metti a lavorare da solo?”
Non mi ero risposto. Non lo faccio mai.
Uscire alla pioggia e nel buio era stato più accettabile che continuare a riflettere.
Da allora non ho fatto altro, ho corso e ho camminato. Non so cosa sia, ma è così da sempre. Sento il tempo che mi lascia indietro. Ho 25 anni e non riesco a sentirmi coetaneo di nessuno. Fuori posto e fuori luogo comunque. Più vecchio e comunque più giovane di quanto servirebbe.
E allora faccio altro. Leggo, scrivo, cammino. Devo solo tenere la testa lontana dal cuore. Solo così anche la mia ansia sembra altrove.
Ma la goccia ottusa che sento ora è la stessa.
La stessa di sei mesi fa.
Credevo di essere altrove e invece non mi sono mosso di un passo.
Ho fatto progetti, ho camminato, ho corso, ho comprato cose, ho organizzato, spostato e rimandato impegni. Per sei mesi la mia ansia è stata davero altrove. L’avevo spedita ad aspettarmi, se proprio voleva, dietro il traguardo. Volevo qualche centinaio di miglia in silenzio e con me stesso. Volevo finalmente raggiungermi. Diventare coetaneo di me stesso, finalmente. Poi sarebbe stato tutto più facile.
La stessa di sei mesi fa.
Dovrei impazzire di rabbia.
Non mi sono mosso di un passo.
Eppure non è così. La testa mi scoppia, ho freddo e sono in culo al mondo e non è così.
Ho voglia di tornare a casa e ho voglia di dirlo.
Ho la nausea del giochetto del cinismo.
Ho voglia di radermi questa peluria rossa e di cancellare i tatuaggi; non sarò mai un uomo con una barba vera, ma ora non mi importa più.
Sento di avere pagato il mio pegno. Ho fatto il mio giro di chiglia. Stupido, ma l’ho fatto. Non era stupido quando ne avevo sentito nascere il bisogno.
Un’ultima cosa e poi negherò anche l’evidenza di averlo scritto.
Mi pesa, ma ogni catarsi deve fare male.
Mi siete mancati. Tutti.
Quando correvo lungo il fiume pensavo a voi. Vedevo i vostri visi che sorridevano a pensarmi mentre trascinavo un copertone nel buio. Io sorridevo con voi di me. Forse la mia ansia in quei momenti era altrove anche perché sentivo che non ero solo.
Non so che senso abbia, se ne abbia uno, pensare di non essere soli perché seduti al lavoro avremmo riletto di nomi, di visi e di sorrisi distanti centinaia di kilometri, ma non mi importa. Non mi importa più.
A presto.
Vi voglio bene"
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picchiettavo un indù in latta di una scatola di té