Archimede
08-02-2011, 01:00
Vogliate perdonarmi il termine volgare, ma preferisco utilizzare un linguaggio schietto e comprensibile a tutti; che di questi tempi la chiarezza sembra ormai essere non più d’obbligo ma di discrezione. Va da se che anche ad appellarlo “fondoschiena”, “deretano” oppure terga, un culo, per quanto ci si giri intorno rimane pur sempre un culo.
Dicevamo che proverò a spiegarvi quanto questa parte del corpo apparentemente insignificante ed inutile assolva a compiti tutt’altro che secondari nella conduzione della motocicletta.
Esso è dotato di una massa, a volte non eccessiva ma mai trascurabile e per questo in grado di spostare di diversi centimetri il baricentro del complesso moto più pilota; tant’è che nello sport agonistico non è raro veder culi proiettati all’interno delle curve quasi a rasentar l’asfalto.
La nostra breve dissertazione si limiterà però ai casi dell’utilizzo stradale.
Per iniziare esso dovrà essere accomodato in centro al sellino ed eventuali pieghe dell’abbigliamento dovranno essere ben distese pena una scarsa sensibilità nell’apprezzare i piccoli movimenti del motociclo.
Parimenti l’avvilupparsi dell’abbigliamento intimo all’interno dello stesso oltre alla perdita di sensibilità provocherà non pochi fastidi al pilota con rischi di distrazione una volta iniziata la marcia.
Sin dalle prime curve è interessante notare come più che con i piedi, fasciati sovente da robuste calzature, la sensibilità del pilota nei confronti della moto passi quasi esclusivamente attraverso il culo.
Spostamenti laterali, apparentemente inavvertibili, sono percepiti dall’una o dall’altra chiappa (chiameremo anche queste volgarmente a beneficio della comprensione) così come perdite repentine del retrotreno saranno prontamente evidenziate dall’immediata contrazione delle stesse mettendo in allerta il pilota del pericolo.
Anche le asperità del terreno, così come le buche trasmesse attraverso questo facilitano la comprensione della qualità del fondo stradale come se il culo fosse dotato di sensori di pressione e vibrazione in grado di trasmettere al cervello centinaia e centinaia di informazioni in pochi decimi di secondo.
E’ anche per questa ragione che del pilota, o comunque del buon conduttore di motocicletta, che va per terra di rado, anticipando come per miracolo le reazioni della cavalcatura si suol dire che abbia culo.
Dunque è evidente che bisogna tenere in grande considerazione questa importantissima parte del corpo, utile all’equilibrio ed al buon bilanciamento del mezzo, conservarla gelosamente e non esporla ad inutili rischi. E’ consigliabile una sua regolare ventilazione, ergendosi di tanto in tanto sulle pedane affinché l’aria passando rinfreschi esterno ed orifizio.
E’ altresì consigliato al gentil sesso, sovente appollaiato su improbabili sellini al ritorno dalle spiagge un maggiore decoro nell’esporre questa parte.
Poiché questa di solito troneggia all’altezza del naso del pilota che segue, è vero che costituisce un innegabile sollazzo; parimenti distrae dalla guida costringendo inconsciamente alla rincorsa dando fondo alla manetta con il rischio di pericolosi surriscaldamenti, non solo del motore.
Dicevamo che proverò a spiegarvi quanto questa parte del corpo apparentemente insignificante ed inutile assolva a compiti tutt’altro che secondari nella conduzione della motocicletta.
Esso è dotato di una massa, a volte non eccessiva ma mai trascurabile e per questo in grado di spostare di diversi centimetri il baricentro del complesso moto più pilota; tant’è che nello sport agonistico non è raro veder culi proiettati all’interno delle curve quasi a rasentar l’asfalto.
La nostra breve dissertazione si limiterà però ai casi dell’utilizzo stradale.
Per iniziare esso dovrà essere accomodato in centro al sellino ed eventuali pieghe dell’abbigliamento dovranno essere ben distese pena una scarsa sensibilità nell’apprezzare i piccoli movimenti del motociclo.
Parimenti l’avvilupparsi dell’abbigliamento intimo all’interno dello stesso oltre alla perdita di sensibilità provocherà non pochi fastidi al pilota con rischi di distrazione una volta iniziata la marcia.
Sin dalle prime curve è interessante notare come più che con i piedi, fasciati sovente da robuste calzature, la sensibilità del pilota nei confronti della moto passi quasi esclusivamente attraverso il culo.
Spostamenti laterali, apparentemente inavvertibili, sono percepiti dall’una o dall’altra chiappa (chiameremo anche queste volgarmente a beneficio della comprensione) così come perdite repentine del retrotreno saranno prontamente evidenziate dall’immediata contrazione delle stesse mettendo in allerta il pilota del pericolo.
Anche le asperità del terreno, così come le buche trasmesse attraverso questo facilitano la comprensione della qualità del fondo stradale come se il culo fosse dotato di sensori di pressione e vibrazione in grado di trasmettere al cervello centinaia e centinaia di informazioni in pochi decimi di secondo.
E’ anche per questa ragione che del pilota, o comunque del buon conduttore di motocicletta, che va per terra di rado, anticipando come per miracolo le reazioni della cavalcatura si suol dire che abbia culo.
Dunque è evidente che bisogna tenere in grande considerazione questa importantissima parte del corpo, utile all’equilibrio ed al buon bilanciamento del mezzo, conservarla gelosamente e non esporla ad inutili rischi. E’ consigliabile una sua regolare ventilazione, ergendosi di tanto in tanto sulle pedane affinché l’aria passando rinfreschi esterno ed orifizio.
E’ altresì consigliato al gentil sesso, sovente appollaiato su improbabili sellini al ritorno dalle spiagge un maggiore decoro nell’esporre questa parte.
Poiché questa di solito troneggia all’altezza del naso del pilota che segue, è vero che costituisce un innegabile sollazzo; parimenti distrae dalla guida costringendo inconsciamente alla rincorsa dando fondo alla manetta con il rischio di pericolosi surriscaldamenti, non solo del motore.