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teodoro gabrieli
02-07-2010, 15:45
Al Massif Central con la mia S

Ve lo ricordate l’appuntamento mattiniero per la partenza al TT 2006?
Bene….UGUALE!!
L’sms, almeno lui, arriva puntuale.
“siamo in ritardo”. Ma va! E’ mezzora che aspetto.
“Adriano ha perso pezzi in autostrada”
Bon, se il buon giorno si vede dal mattino…
La mezzora si dilata. Il tipo che vagando per l’autogrill dotato di scopa e paletta raccoglie tutto ciò che meglio crede, mi osserva di sottecchi come a dire:
“ La pianti di fumare o no? Non posso badare ai tuoi mozziconi ogni dieci minuti”.
Osservo per l’ennesima volta il cielo. Plumbeo era, quando un’ora prima uscivo dal garage di casa e tale è rimasto. Il meteo, la sera precedente, assicurava che la perturbazione si sarebbe spostata progressivamente ad est. Sperem…...L’idea in origine era quella di un tour nei Carpazi. Anzi a dirla tutta era un 6 nazioni (Austria – Germania - Repubblica Ceca – Slovacchia - Ungheria e Slovenia) ma la prospettiva di una pioggia pressoché continua per 5 giorni non attirava nessuno di noi.
Quindi si è deciso per la Francia, che bene o male offriva qualche speranza di tempo sereno in più. I partecipanti sono i soliti indomiti cavalieri.
Andrea con la Multistrada, Marco che ha permutato la sua SV650 con una Bulldog, Luca che ha ceduto, pentendosene per altro, la CB500 per una Fazer 600, Adriano con la fida Capo Nord, Valentino con il GIXER 1000 (dal 750 è passato al 600 e dal 600 al 1000 ma è poco reattivo,quindi sta pensando ad un 750 con centralina e scarichi per arrivare comunque a 180 cv. Sarebbe più semplice passare direttamente al Kawa ZX-10R 2010, ma non se ne parla), Alessandro con l’ennesima VFR 800 (lui vorrebbe cambiare, ma quando arriva il momento del nuovo acquisto….è più forte di lui, non resiste!) ed infine io con Brunilde, la R1100 S, che dopo due anni di banali giretti domenicali, aveva proprio voglia di sgranchirsi i cerchioni come si deve. Toh….arrivano. Bardati da pioggia oltretutto. Mi sa che ad Agrate il tempo è stato “leggermente” diverso. Comincio immediatamente a ridere quando mi viene riferito che uno dei pezzi persi da Adriano era la copertura antipioggia del borsello da serbatoio. Non tanto per l’oggetto in sé, piuttosto perché altro non era la cuffia da doccia della nonna, indebitamente sottrattale. Ve la immaginate una cuffietta azzurro pastello con i fiorellini rosa sul serbatoio? Il solito caffé di rito, rasiamo i serbatoi e l’avventura comincia. Valicheremo il confine di stato al gran S. Bernardo. Si rivelerà un’idea malsana! Un pezzo prima di Aosta usciamo ed imbocchiamo la statale. Il GSB si avvicina, le nuvole sembrano diventare meno scure, ma fa fresco. TAAAAAC, inserisco il primo step delle manopole riscaldabili. Il serpente d’asfalto s’ inerpica sempre più e la percezione fisica dei gradi centigradi che diminuiscono progressivamente è sensibile. In fondo sono quasi 2.500 mt d’ altitudine. ARITAAAAAC, inserisco il secondo step delle manopole riscaldabili. Ad un paio di chilometri dalla vetta ecco la bella sorpresa. La neve. Non a bordo carreggiata. SULLA carreggiata, prima dell’entrata dell’ultima galleria. Rallento troppo e sono l’unico ad impantanarmi. Sgommando a sinistra e a destra riesco a togliermi dai pasticci. Arrivo in vetta un attimo prima che l’autista di uno spazzaneve, imperterrito, m’ incroci pelandomi di un metro. Il pulviscolo di neve, ghiacciato, picchietta allegramente sulle visiere dei caschi. Giusto lui è allegro, noi un po’ meno….Non è stata una grande idea non indossare l’antipioggia, mentre aspettavo ad Arluno. Devo sempre fare lo stoico, io, il furbacchione. E pensare che l’ ho acquistata subito dopo il ritorno dal Nurburgring,stufo di servirmi di una sottospecie di k-way un po’ più robusto. Ma non l’ho ancora testata! Cos’ aspetto? Eh, a saperlo……Abbiamo in ogni caso un problema, gli svizzeri non hanno ancora pulito il tratto di loro competenza e non sappiamo come sarà la strada a scendere. Si torna indietro? Si prosegue? Adriano si offre di attraversare il piazzale innevato fino alla prima curva in modo da verificare le condizioni di un’eventuale discesa sul fronte svizzero. I gesti ci fanno chiaramente capire che la ventina di metri che dobbiamo percorrere sono gli unici da panico.
“Adriano -penso- se menti giuro che ti verserò il Guttalax nel caffé !”
Con la massima circospezione avanzo a gambe larghe, prima marcia inserita e la voglia di smontare la leva del freno anteriore. Percorriamo quei pochi metri non senza preoccupazioni. Adriano però non ha mentito, quindi il tutto dura pochi secondi. Dopo la prima curva, il fondo è solo bagnato. Non voglio far perdere tempo a tutti nel voler indossare la tuta antipioggia, quindi decido di sopportare il freddo alle gambe e tenere duro fino al successivo rifornimento che per altro, puntualmente arriva a valle. Sarà però inutile indossarla, poiché per il resto dei giorni di viaggio non beccheremo neppure una goccia d’acqua.
Si è comunque rivelato un ottimo acquisto. La retina che riveste tutta la superficie interna, e che crea spessore tra ciò che s’indossa, genera un microclima e protegge benissimo dal freddo. Adriano comincia a sentire i morsi della fame. Se non mangia, s’intristisce. Comincia a pensare “Ma cosa faccio qui al freddo. Potevo starmene a casa al calduccio a mangiare. Ecco che adesso mi viene da piangere….” Quindi occorre porvi rimedio al più presto. Una mezz’oretta più tardi ci si ferma nei pressi di Chamonix in un grill pizzeria dall’aspetto gradevole ma dalla pizza discutibile. Lo capiremo molto più tardi, quando ci fermeremo la sera senza averla ancora digerita del tutto. Si riparte ma il sole non ne vuole sapere di avere la meglio sulle nubi. Ripartiamo in direzione Annecy, dov’è prevista la prima tappa notturna. Marco ha già le idee chiare anche su questo oltre che sulle strade da percorrere. Niente soldi buttati. Dobbiamo dormire, fare colazione il mattino dopo e via. Quindi gli ETAP hotel rappresentano l’ideale. Con circa 50 e. per notte, da dividere in due o tre persone secondo la disponibilità delle camere, offrono ambienti semplici ma puliti. In più sono disseminati più o meno in tutta la Francia presso i medi e grossi centri abitati. Le colazioni sono al buffet ma, pur non essendo presenti colazioni salate, ci si può sbizzarrire almeno per quantità. L’unico inconveniente è rappresentato dalla cena, o vi è qualcosa nei pressi oppure bisogna camminare. Camminare, perché di riprendere la moto dopo la doccia, ma soprattutto dopo 500 chilometri di “guidato” al giorno, non se ne parla nemmeno. Cominciamo da subito a apprezzare la viabilità francese. Quasi sempre strade dal fondo ottimo e poco battute. I due “pilotoni” del gruppo, Valentino (un nome, una garanzia) e Alessandro (l’allievo che mira a superare il maestro) cominciano a sgranchirsi le dita delle mani. Marco cerca sempre di scegliere strade che offrono il piacere di un susseguirsi di curve e centra regolarmente il bersaglio. Oltretutto, la cultura stradale dei francesi è da riferimento. Vedendo sopraggiungere le moto, scartano a destra agevolando quanto più possibile il sorpasso. Questo vale per tutti, autotreni compresi. Oddio a volte esagerano! Il camion che avevo avanti è giunto a mettere le ruote di destra persino sull’erba, investendomi con una fucilata di sabbia e terra sul casco e sulla semicarena. Per fortuna i residui erano talmente piccoli da non far danni. E’ buona regola quindi non stare mai troppo a destra neppure quando l’andatura è da passeggio. Devo a questo punto rammentare quanto regolarmente accade durante i nostri percorsi. Il filotto di sette motociclisti prosegue su una qualsiasi strada, al primo accenno di curve parte l’embolo. Ormai non guardo neppure più nello specchietto retrovisore. So esattamente quanto accadrà. Anzi, solitamente scommetto con me stesso su quanti secondi passeranno prima che un rombo tipo Tornado anticipi il sorpasso, a manetta, di noi cinque da parte dei due psicopatici moto muniti, che noi chiamiamo, appunto, “pilotoni”. Motori al limitatore, pieghe a destra, pieghe a sinistra, freni incandescenti fino alla prima rotonda con annessi cartelli di direzione. Rivediamo allora i due fermi a lato carreggiata. Immobili, con la postura da motogp sulla griglia di partenza. Solo il polso destro si muove. Null’altro. Arriviamo noi, lentamente svoltiamo a destra, sinistra, o proseguiamo dritto, secondo cosa indica la cartina di Marco. Loro si accodano. Anche se non si vedono sotto i caschi, le loro orecchie sembrano quelle di un kocker .
“Ecco –pensano -la solita figura da pirla che non sa dove và”. In effetti……
Mordono il freno, ma fremono e così fino alla successiva serie di esse, laggiù ancora lontana all’orizzonte, dove ricomincia tutto da capo.
Perché, dovete sapere, loro non si rendono conto dove sono,dove sono diretti ne tanto meno dove arriveranno. E’ la piega il loro vero scopo di vita. I panorami,la natura, gli animali sono dettagli marginali. Anzi, insignificanti. Potreste piazzare due bisonti bianchi che copulano a lato strada, ma se quella strada possiede anche solo una esse ti risponderebbero: “Bisonti? Ma quali bisonti !?”. A dirla tutta oltre le cartine stradali di Marco, ci sarebbe anche il navigatore satellitare di Adriano. Sinceramente però ci fidiamo più dell’old style del primo che della tecnologia del secondo. Dopo l’esperienza del primo giorno nell’aver percorso una rotonda 4 o 5 volte, prima di renderci conto che la gente si stava assiepando ai bordi allo scopo di osservare cosa stessero combinando 7 pirla in moto in circolo continuo su una stracane di rotatoria di 15 metri di diametro, si è deciso che il navigatore non serviva. “ Eh….il satellite. Non faceva in tempo a coordinarsi per indicare la direzione” diceva Adriano….si, va beh. Giunti ad Annecy, troviamo facilmente l’Etap più comodo. Siamo sufficientemente provati ma non tanto da scordarci di chiedere ad una svogliata receptionist se nei pressi ci sia un qualcosa che permetta di sfamarci. La fortuna ci dà una mano, distante poche centinaia di metri dovrebbe esserci un locale. Ci laviamo, cambiamo e ci avvieremmo…… se non mancasse qualcuno. I “pilotoni” non sono presenti. Bussiamo alla camera, che ovviamente sempre e a prescindere condividono, e la porta viene aperta da un biascicante ectoplasma in mutande. Confessano che appena arrivati si sono buttati sul letto per “riposare un po’” e il sonno li ha colti di sorpresa. Valentino persino ancora con il pantalone della tuta in pelle! I due, che Marco prende a descrivere come due orsetti lavatori che, come nel più tenero dei cartoni animati si spulciano a vicenda, si abbracciano e si addormentano avvinghiati, non si rendono nemmeno conti di che ora sia. Dopo i rimproveri di rito e i solleciti più pressanti finalmente ci avviamo. In effetti a poca distanza il locale c’è, l’ennesimo grill-pizzeria che bene o male ci consente di mangiare fra le iperbole verbali del proprietario franco-algerino, incazzatissimo perché la nazionale francese sta per essere buttata fuori dai mondiali di calcio in malo modo. La passeggiata di ritorno con le solite risate e il briefing serale sul percorso da affrontare il giorno successivo ci aiutano a digerire prima di coricarci, anche se in realtà fra il grill svizzero e quello franco-algerino un bel cucchiaio di bicarbonato di sodio aiuterebbe non poco. Ognuno di noi ha tempi e reazioni diverse la mattina, c’è che è più reattivo e chi è più “diesel”, ma ormai ci si conosce e quindi basta solo mediare sui quarti d’ora. Fa fresco ma uno sprazzo di sole ed azzurro ci rendono ottimisti. Colazione e via. Direzione ovest, verso Clermont Ferrand dov’è previsto il secondo stop per la notte. I percorsi, che siano veloci statali,piuttosto che meno impegnative stradine secondarie, offrono sempre panorami notevoli. Il cuore di Brunilde frulla, tranquillamente fra i 3 e 5 mila giri come consuetudine, non occorre altro per godersi il viaggio. Velleità borsaiole a parte,ovviamente. In realtà, ma lo sappiamo tutti, non sono né i percorsi né le velocità che ci rendono felici nel viaggiare. E’ il viaggiare in sé. E’ solo il fatto di poter cavalcare le nostre moto ed andare. Null’altro. Poi, ovviamente, la buona compagnia è un positivo fattore in più. Condividere qualcosa di bello è sempre meglio che viverlo da solo, ma è il semplice viaggiare, con la strada di fronte che si snoda per chilometri, che rende il tutto impagabile. Intorno alle 14.00 troviamo l’ennesima pizzeria, si ma che palle, che ci permette di stemperare i morsi della fame. Soprattutto la sosta consente ad Alessandro di togliere i due db-killer dai silenziatori del vfr. Il gixer 1000 va bene così com’è. Un Tornado, appunto
Il termine della seconda giornata di curve genera un nuovo problema. I “pilotoni” hanno le gomme alla frutta. Cioè, i comuni mortali farebbero tranquillamente ancora mille o duemila chilometri ma loro, beh loro non se la sentono. Si credono già sulle tele. Manca il grip, e si sa, quando manca il grip…….parte l’ennesimo embolo. L’embolo “cambio gomme” che martellerà i maroni agli altri 5 attraverso tappe forzate presso gommisti di tutti i generi, allo scopo di chiedere disponibilità e prezzi. Alla fine, all’arrivo in Clermont Ferrand, ci si accorda. Noi la mattina si partirà all’ora convenuta, i “pilotoni” anticiperanno i tempi per andare dal gommista, con il quale hanno preso accordi la sera prima e che scopriremo poi aver festeggiato tutta la notte a champagne per aver trovato due “italien furbacchion da spennar”. Ci raggiungeranno nel pomeriggio, tanto le nostre medie sono ridicole in confronto alle loro. Troviamo facilmente il secondo Etap per la notte nella cui mia camera, al solito carina, l’unica finestra dà su un cimitero. I miei gioielli di famiglia ricevono immediatamente una bella strizzatina prima della doccia. Altrettanto facilmente troviamo una specie di trattoria con il titolare e la cameriera simpatici come un mazzolino di ortiche nelle mutande. Tre cose si possono mangiare gli improbabili antipasti, la testa di porco fatta “a loro modo”, che accuratamente evitiamo di assaggiare, e le bistecche con le patatine. Del resto è piuttosto tardi e non abbiamo voglia di cercare altri posti. Insomma, sette filetti con patate e via. Poi c’è sempre l’asso nella manica reperibile ovunque, il gelato che, se fosse esclusivamente al pistacchio, potrebbe indurre Valentino a montare una mini borsa termica sulla moto. La consueta riunione serale per definire il percorso del giorno dopo e a nanna. Alla partenza ci si divide. Noi in direzione sud verso Millau ed i “pilotoni” verso il gommista. L’accordo è vederci per il pranzo da qualche parte lungo il percorso. Un qualcosa, passeggiando la sera prima al ritorno dalla cena, suggeriva che quello che pensavamo potesse costituire il centro città in realtà non lo fosse affatto. Ed in effetti, uscendo dall’urbe e transitando davanti all imponente cattedrale, ne abbiamo avuta la certezza. Proprio ad un’oretta da Clermont Ferrand incappiamo nella strada più bella di tutto il viaggio, la statale è la D978 che noi incrociamo a Besse-et-St. Anastaise e che conduce fino a Mauriac transitando da Condat. Un’autentica pista, che noi seguiamo per 40 km ma che prosegue per ben oltre i 60. Sostanzialmente una Rue Napoleon meno veloce ma decisamente più guidata e quindi gradevole. Fondo perfetto, pulitissimo, pochissime curve cieche e traffico inesistente. Curve a largo raggio da impostare usando tutta la carreggiata, pelando il ciglio di sinistra 8tanto non c’è nessuno) e sdraiando la moto quanto più possibile. Qui veramente si può esagerare un po’ di più con il gas. Uno dei tratti più belli in assoluto che mi siano capitati di percorrere in 38 anni di carriera motociclistica. Roba da affittare una stanza in zona per andare avanti e indietro almeno un paio di giorni. Consigliata alla grande! Chissà quante altre ce ne sono da queste parti, ma non abbiamo tempo. I due “pilotoni” con la mania di cambiar gomme si sono persi il più bel tratto del viaggio! Li incontriamo per pranzo e come previsto, attraverso i tratti dritti non hanno faticato più di tanto nel raggiungerci . Oddio, in verità quando li si lascia soli qualche perplessità la suscitano. Valentino, per esempio,ci fosse una volta che azzecca un nome! chessò…Mont St Auban diventa prima Monturban, poi Montauxburban, poi Motourban e via dicendo. Quando alla fine va in confusione totale, chiama l’altro che ne sa ancora meno di lui…..”Ale,Ale,Ale…. dove siamo, dove andiamo!”. Manca solo il “da dove veniamo” e si proporrebbe l’eterna domanda dell’umanità!
“Porca trota Valentino -continua a ripetere Marco- ci sono i cartelli verdi e i cartelli blu. Blu per le autostrade e verdi per le statali. Il contrario che da noi. Quelli con la A sono per le autostrade. Non è difficile!!!”
Ci domandiamo come siano riusciti a raggiungerci. Ma torniamo alle gomme, hanno montato le BT 016 in luogo delle conosciute Pilot straultramegaipersport e non vedono l’ora di brasarne le spalle, limando saponette, sliders stivali e quanto altro si possa grattugiare. Ci accontentiamo di un Mc Donald, giusto il tempo per renderci conto, attraverso gli sms automatici, che ai “pilotoni” hanno clonato carta di credito e bancomat ad un distributore. Attenzione quindi, pare che in Francia i più bersagliati siano proprio i distributori di carburante. Dopo tutte le varie telefonate effettuate alle banche allo scopo di bloccarle, ci riavviamo. Una voce bene informata, confermata dallo strumento che registra la velocità massima effettuata sul GIXER di Valentino, mi rivela che è stata toccata una punta massima di 274 km/h! Ma presi di 6a eh? Si sarebbe potuto fare meglio, andare oltre, mi si dice, lanciando bene la 5a…….e beh, del resto con la moto borsa sul codino e quella da serbatoio che non permette di infilare il casco dietro il cupolino non è che si possa pretendere più di tanto. Adesso, ditemi se non è da psicopatici!
Dobbiamo ancora percorrere diversi bei chilometri prima di fare tappa per la terza notte a Millau. Adriano ha fatto una modifica alla forcella della Capo Nord ormai da diversi mesi, poiché la stessa era troppo morbida. Molle più rigide? Troppo facile. Con l’aiuto di un meccanico bergamasco del tutto fuori di senno, ha forato i tappi degli steli ed ha applicato agli stessi due valvole da pneumatico. Così, oltre all’olio e molle, con una buona pompata d’aria di tanto in tanto il tutto ha una consistenza migliore. In effetti, la mia vecchia Yamaha XJ900 era dotata dello stesso sistema, peccato che una progettazione di serie sia leggermente diversa da una artigianale ed ovviamente anche i risultati lo sono. Nel bel mezzo della giornata……PAFFF….PAFFF……le due valvole salutano la compagnia e decidono di mollare. Meno male che è uscita solo aria e non olio! Ci si ferma inutilmente da un meccanico per fare il pieno d’aria ma niente da fare. Adriano però, come tutti i conduttori seri, è capace di “correre sui problemi” e quindi, anche se la forcella della Capo Nord appare come posseduta dal fantasma di un canguro, continua imperterrito e stoico fino allo stop serale. I panorami si susseguono uno più bello dell’altro. Da menzionare la Corniche de Cevenne con le bellissime Gorge, invase da canoisti che si divertono come matti sul letto del fiume. In verità l’intero parco sarebbe stupendo da attraversare in lungo e in largo, ma il tempo scarseggia. Bisogna selezionare, ed il nostro “road book umano” Marco è inflessibile sui tempi da rispettare, ed io in ciò gli fornisco una doverosa mano. Luca ogni tre per due si ferma a scattare foto. Del resto lui ed Adriano sono i fotografi seri del gruppo. Andrea di tanto in tanto sorpassa tutti e sparisce. Poi lo ritroviamo, appostato, che ci attende per scattare foto a noi in piega. Ha la fissa delle foto in movimento. Di solito “becca” o solo la ruota anteriore o solo quella posteriore ma non importa. Riusciamo a realizzare un mini filmato su una bella curva da ginocchio a terra. Alessandro si presta di buon grado al ruolo di “tester”. Non sa ancora che il pezzo costituirà arma di ricatto nei suoi riguardi. “Qualcuno” minaccerà di mostrarlo alla moglie al rientro. Chi sarà degli altri 6 ad avere avuto questa idea ? L’altro “orsetto lavatore”? I due nascondono chissà quali scheletri negli armadi! Abbiamo il tempo di ammirare il viadotto di Millau, da sotto i piloni è veramente impressionante, e qui Luca ci dà un saggio di cosa significa saper stimare le distanze : “Ma si dai……fra un pilone e l’altro non ci saranno più di 100/120 metri….” Considerando che i piloni che reggono la struttura sono sette ed il viadotto è lungo 2460 metri……Cosa significa avere occhio eh?! Ce lo immaginiamo immediatamente nello stimare le “staccate” quando siamo in movimento…….
Nei dintorni pare non esserci un Etap quindi tentiamo la sorte in un albergo qualsiasi dove in ogni caso, con qualche euro in più, dividerò ancora una camera con Marco. Ci concediamo un vero ristorante questa volta. Buon vino rosso, cosette sfiziose e Valentino approfitta, in assenza del gelato al pistacchio, per gustarsi una crepe alla nutella da mezzo chilo. Una bella passeggiata in una cittadina completamente deserta e un ultimo cognac nell’unico bar ancora aperto, ci consentono di utilizzare ancora un paio d’ore prima di coricarci, soprattutto parlando delle qualità delle BT 016 che a sentire i “pilotoni” potrebbero tranquillamente montare Rossi, Lorenzo e company su qualsiasi pista della MotoGP. La mattina dopo, prima di riprendere strada, qualcuno durante la colazione vagheggia su un’ombra notturna che si aggirava furtiva intorno alla Capo Nord, abbiamo scoperto che lo stesso Adriano, cocciuto nel non voler accettare la situazione, aveva tentato con una paio di chili di super colla di avere la meglio sulle due valvole. Il risultato visivo era pari a quello che possono fornire un paio di mini stalagmiti candide come la neve. Direzione ovest, bisogna cominciare ad avvicinarci al confine italiano purtroppo. La colla sulle valvole della forcella di Adriano non è servita a molto e la Caponord dopo pochi chilometri ha ripreso a saltellare allegra qua e là. Le solite belle strade durante tutta la mattinata, fino al culmine sul Mont Ventoux nel pomeriggio, che ventoso lo è a tutti gli effetti. La strada panoramica è bellissima. S’ inerpica fra monti completamente spogli di vegetazione. Vallate intere di pietrisco senza un arbusto. Sorpassiamo decine di ciclisti che spingono come dannati sui pedali. Dai più massicci con rapporti che li fanno sembrare il Pantani dei bei tempi, piuttosto che altri al limite dell’infarto che mi sembrano usciti dai cartoni animati per quanto vadano veloci le gambe. Penso “ ma chi ca@@o te lo farà fare di farti del male a sto modo!”. Sulla sommità facciamo pausa ed ammiriamo, perlomeno io certificando il tutto da qualche bella foto, un gruppo di motard tedeschi dotati di vecchissime ma impeccabili BMW anni 40. Due sidecar e una motocicletta perfetti, sembrano appena usciti dalla fabbrica. Ripartiamo e in relax arriviamo a valle. Come nella sera precedente Etap in zona non ce ne sono e decidiamo per un agriturismo qualsiasi. Dopo un paio di tentativi falliti poco fuori Sault, notiamo un complesso che fa al caso nostro. In più una piccola piscina permette a chi lo desidera di farsi un tuffo refrigerante. Qui abbiamo la riprova che i francesi un po’ strani lo sono davvero. Di primo acchito i due gestori, marito e moglie, non sembrano molto socievoli, anzi la donna afferma che di cenare lì non se ne parla poiché il marito non ha voglia di cucinare. Indica un ristorante distante mezzo chilometro dove si mangia bene. Il tempo neppure di depositare i bagagli nelle camere e la stessa, probabilmente nel frattempo duramente percossa dal marito che aveva origliato su tutto, ci propone: “ se vi accontentate di cibi freddi, insalate, formaggio e prosciutto si può fare ad un prezzo modico”. Stanchi come siamo, l’idea ci convince ed accettiamo patteggiando la cena per 15 e. a testa. Il tempo di lavarci e sederci a tavola, et voilà: arriva Philippe con due grosse zuppiere piene d’insalata mista, proprio quella che io adoro, con dentro di tutto: patate lesse,cornetti,cipolle,pomodori ecc. Già ci si potrebbe accontentare con solo del formaggio e prosciutto in più quando Philippe, torna nuovamente con altre due zuppiere, ancora più grosse, ricolme di tagliatelle al ragù. E meno male che non aveva voglia di lavorare!! Bisogna convincere Valentino, che candidamente ha esclamato subito “Ah, una è la mia”, che le due zuppiere vanno divise fra tutti. La pasta è, ovviamente, un po’ scotta, ma il ragù non è male. Tra le altre cose da quelle parti hanno un vino notevole. Ed infatti mi permetto di abusare alla grandissima, beh almeno per l’ultima cena, di rosè freschissimo. Sarebbe più che sufficiente, ma ci viene servita anche una macedonia come dessert. Caffé e come digestivo un liquore alle erbe, niente affatto male fra l’altro, che distilla lo stesso Philippe chiudono la cena. L’ultima serata trascorre in veranda fra il prenderci in giro e lo sghignazzare generalizzato. Trascorro la notte più soporifera dell’intero viaggio, l’amico rosè mi ha fornito in questo una grossa mano, e la colazione del mattino dopo ci permette di apprezzare ancora una volta la cordialità francese. Mi è capitato più volte di sentire turisti lamentarsi al ritorno da questa nazione. Personalmente io, che più o meno sarò stato in Francia una ventina di volte in tutte le direzioni della rosa dei venti, ho sempre trovato gentilezza, cortesia e disponibilità. Magari sono stato solo fortunato, però tanto è. Dopo i saluti e la promessa, mia, di tornare la prossima volta che sarò nei paraggi, ci si avvia per affrontare l’ultimo giorno del viaggio, si calcola di arrivare alle proprie case ad un’ora decente e quindi si prende la direzione Gap per poi valicare il Monginevro. Mentre costeggiamo le Lac de Serre Poncon, fra me scommetto, che Valentino, ammesso che lo abbia notato, avrà pensato: “ Ca@@o St. Moritz! Finalmente un po’ di curve!”. Un’ultima “deviazione” ci consente di toccare l’ennesimo colle dove i “pilotoni” rimangono scornati nel non essere riusciti a passare, salendo, un bellicoso tedesco armato di K1300R Intanto il GS transitano a mandrie. Ne avrò contati 200 in 5 giorni e di tutti i colori dell’iride. Si, anche uno indaco!. Valentino continua ad incazzarsi. Non capisce perché un rottame del genere riesca a vendere tanto. Ormai non replico neppure più, tanto sarebbe tempo perso. Per lui contano solo le potenze e le velocità. Che ne sa della “personalità” di una motocicletta. L’unica cosa che riesce a sopportare delle BMW, quando ci si ferma e il freddo punge, è appoggiare i guanti sui cilindri di Brunilde per riscaldarli. La strada per la frontiera è la solita fatta tante volte, sarà questo piuttosto che il fatto del rendersi conto dei 5 giorni volati via in un baleno e non farcela apprezzare più di tanto. Ci aspetta la solita ultima fermata all’autogrill di Novara est dove si compie il rito dei saluti e abbracci. Da qui in avanti, ognuno per i fatti propri. Poi in realtà decido di rallentare per attendere Marco e fare con lui l’ultimo tratto d’autostrada fino all’uscita di Arluno, non mi và di lasciarlo solo. Rientro in garage ormai alle 20 passate. Guardo Brunilde che, sporca da paura, per l’ennesima volta ha compiuto perfettamente il proprio dovere. Ricordo per un attimo i primissimi tempi, quando ancora non la conoscevo bene. Adesso dopo qualche anno sono in grado di capire come si dovrebbe intervenire per migliorarne ulteriormente la guida. L’ammortizzatore posteriore sarà la prima cosa a cui mettere mano, magari l’inverno che verrà. In ogni caso le prometto che la mattina dopo l’aspetta una bella doccia. Beh sono un po’ cotto ma, come sempre, soddisfatto. Avremmo voluto fare e vedere tante altre cose, ma 5 giorni sono pochini. Le Mans per esempio, manco a dirlo, la prima idea che è venuta ai “pilotoni” appena varcato il confine. Io avrei optato, da appassionato di storia medievale, ed eravamo parecchio vicini, per la zona Catara.
Pazienza sarà per la prossima volta. Grazie a tutti ragazzi! Dopo il TT ed il Nurburgring anche il terzo, bellissimo tour, è andato alla grande.
Marco mi ha giusto confessato l’altro giorno, che il 6 nazioni “saltato” gli è rimasto sul gozzo !!!
Non c’è due senza tre, ed il quarto viene da se!
A Dio piacendo………

Teo

:)

camelsurfer
05-07-2010, 09:18
Bellissimo racconto Teodoro. Ognuno ha quel che si merita: quel genere di amici, e una splendida moto.
Complimenti.

peka63
05-07-2010, 16:09
Bel racconto,non sò che professione svolgi ma se non sei uno scrittore è un peccato.:read2::read2::read2::thumbup:

teodoro gabrieli
06-07-2010, 12:37
Vi ringrazio.....
sono un impiegato qualsiasi, forse solo aiutato dalla passione per la lettura.
in ogni caso ricordatevi, capitaste da quelle parti, la D978 (impagabile) e la Corniche des Cevennes.......
:)