tommygun
24-04-2010, 18:23
Riporto la prima parte di un articolo di Daniele Martini, pubblicato sul numero odierno de Il Fatto Quotidiano.
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LO STATO TRATTIENE PIÙ DI UN MILIARDO DI EURO ALL’ANNO CHE DOVEVA ESSERE DESTINATO ALLA MANUTENZIONE STRADALE
di Daniele Martini
Sicurezza stradale? Scordatevela. Se meno morti in incidenti vuol dire soprattutto più manutenzione, così come ritiene la totalità degli esperti del ramo, allora non c’è da stare allegri: il governo ha deciso che la cura delle strade può aspettare. Gli incassi delle multe, un tesoro di 1 miliardo e 200 milioni di euro all’anno come minimo, che con la nuova legge in discussione al Senato sarebbero dovuti andare obbligatoriamente in parte ad investimenti per asfaltature, segnaletica, guard rail, saranno invece incamerati direttamente dallo Stato e in misura inferiore dai comuni. Che poi decideranno, in autonomia e senza alcun vincolo, se destinare quelle somme alla riparazione delle vie o ad altri scopi.
Come in un inconcludente gioco dell’oca sulla pelle degli automobilisti e dei cittadini, dopo un anno di discussioni per la sicurezza, in pratica si torna alla casella di partenza.
Basta percorrerle le strade per rendersi conto in che condizioni si trovano: è anche e forse soprattutto per questo che gli incidenti in Italia diminuiscono molto meno velocemente che nel resto d’Europa e resta lontanissimo il traguardo fissato dalla Comunità europea di un di mezzamento dei morti in 10 anni, dal 2001 al 2010. Tutti gli altri grandi Paesi stanno ottenendo risultati migliori: in Francia la mortalità è calata del 47 per cento, in Spagna del 46, in Germania del 40; da noi solo del 33 per cento. Sulle strade italiane si continua a morire molto più che altrove: 4.731 morti nel 2008 (ultimo dato di sintesi ufficiale disponibile). E quel che è peggio nei primi mesi di quest’anno la tendenza alla diminuzione si è interrotta. Così come informa Giuseppe Guccione, presidente di una delle fondazioni più attive sul tema della sicurezza stradale: “Nel primo trimestre 2010 c’è stata un’impennata del 10 per cento di decessi rispetto ad un anno fa, soprattutto in città e sulle autostrade”.
Proprio per modificare questo stato di cose in Parlamento era stata predisposta una legge che avrebbe dovuto riscrivere buona parte del Codice della strada puntando soprattutto a modificare le regole per l’allocazione dei proventi delle multe e quindi per la politica degli investimenti. Le novità erano condensate nell’articolo 28,un testo molto dettagliato di diverse pagine votato all’unanimità alla Camera nell’estate del 2009.
Quell’articolo imponeva sulla base di minuziose percentuali che una parte dei soldi delle multe, un terzo circa, dovesse obbligatoriamente, in forza di legge, essere investito in manutenzione. Passata da Montecitorio al Senato, la legge si è impantanata proprio su quel punto. Per mesi e mesi c’è stata battaglia tra le varie lobby e i vari schieramenti e alla fine, con una specie di diktat, su tutti si è imposto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che ha ispirato la cancellazione proprio dell’articolo 28.
In pratica torna in vigore il farraginoso e fumoso articolo 208 del vecchio Codice della strada del 1992, assolutamente insufficiente a garantire un flusso regolare di risorse per la riparazione delle strade. Il tesoro delle multe sarà incamerato dallo Stato e in misura più modesta da comuni e province. Considerata la fame di quattrini del ministero dell’Economia e di quasi tutti i comuni, è facile prevedere che d’ora in avanti le risorse per le strade saranno probabilmente inferiori rispetto a quelle già modeste del passato.
[...]
Nota mia: dato che lo il mio obiettivo nel postare questo articolo è unicamente quello di fare informazione, ho omesso la seconda parte, maggiormente centrata su considerazioni politiche e partitiche.
Posso comunque inviare una copia completa a chi fosse interessato.
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LO STATO TRATTIENE PIÙ DI UN MILIARDO DI EURO ALL’ANNO CHE DOVEVA ESSERE DESTINATO ALLA MANUTENZIONE STRADALE
di Daniele Martini
Sicurezza stradale? Scordatevela. Se meno morti in incidenti vuol dire soprattutto più manutenzione, così come ritiene la totalità degli esperti del ramo, allora non c’è da stare allegri: il governo ha deciso che la cura delle strade può aspettare. Gli incassi delle multe, un tesoro di 1 miliardo e 200 milioni di euro all’anno come minimo, che con la nuova legge in discussione al Senato sarebbero dovuti andare obbligatoriamente in parte ad investimenti per asfaltature, segnaletica, guard rail, saranno invece incamerati direttamente dallo Stato e in misura inferiore dai comuni. Che poi decideranno, in autonomia e senza alcun vincolo, se destinare quelle somme alla riparazione delle vie o ad altri scopi.
Come in un inconcludente gioco dell’oca sulla pelle degli automobilisti e dei cittadini, dopo un anno di discussioni per la sicurezza, in pratica si torna alla casella di partenza.
Basta percorrerle le strade per rendersi conto in che condizioni si trovano: è anche e forse soprattutto per questo che gli incidenti in Italia diminuiscono molto meno velocemente che nel resto d’Europa e resta lontanissimo il traguardo fissato dalla Comunità europea di un di mezzamento dei morti in 10 anni, dal 2001 al 2010. Tutti gli altri grandi Paesi stanno ottenendo risultati migliori: in Francia la mortalità è calata del 47 per cento, in Spagna del 46, in Germania del 40; da noi solo del 33 per cento. Sulle strade italiane si continua a morire molto più che altrove: 4.731 morti nel 2008 (ultimo dato di sintesi ufficiale disponibile). E quel che è peggio nei primi mesi di quest’anno la tendenza alla diminuzione si è interrotta. Così come informa Giuseppe Guccione, presidente di una delle fondazioni più attive sul tema della sicurezza stradale: “Nel primo trimestre 2010 c’è stata un’impennata del 10 per cento di decessi rispetto ad un anno fa, soprattutto in città e sulle autostrade”.
Proprio per modificare questo stato di cose in Parlamento era stata predisposta una legge che avrebbe dovuto riscrivere buona parte del Codice della strada puntando soprattutto a modificare le regole per l’allocazione dei proventi delle multe e quindi per la politica degli investimenti. Le novità erano condensate nell’articolo 28,un testo molto dettagliato di diverse pagine votato all’unanimità alla Camera nell’estate del 2009.
Quell’articolo imponeva sulla base di minuziose percentuali che una parte dei soldi delle multe, un terzo circa, dovesse obbligatoriamente, in forza di legge, essere investito in manutenzione. Passata da Montecitorio al Senato, la legge si è impantanata proprio su quel punto. Per mesi e mesi c’è stata battaglia tra le varie lobby e i vari schieramenti e alla fine, con una specie di diktat, su tutti si è imposto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che ha ispirato la cancellazione proprio dell’articolo 28.
In pratica torna in vigore il farraginoso e fumoso articolo 208 del vecchio Codice della strada del 1992, assolutamente insufficiente a garantire un flusso regolare di risorse per la riparazione delle strade. Il tesoro delle multe sarà incamerato dallo Stato e in misura più modesta da comuni e province. Considerata la fame di quattrini del ministero dell’Economia e di quasi tutti i comuni, è facile prevedere che d’ora in avanti le risorse per le strade saranno probabilmente inferiori rispetto a quelle già modeste del passato.
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Nota mia: dato che lo il mio obiettivo nel postare questo articolo è unicamente quello di fare informazione, ho omesso la seconda parte, maggiormente centrata su considerazioni politiche e partitiche.
Posso comunque inviare una copia completa a chi fosse interessato.