calimero
30-01-2005, 22:29
Pazzi si nasce? Bhe non so ma sicuro lo si diventa, in ogni caso io lo sono.
*“Non devo dimostrare niente a nessuno eppoi ho quasi 40 anni…”già, penso tra me e me, bello come epitaffio, da mettere sulla mia tomba! sono le 10.30 di venerdì 28 gennaio 2005 ed io sono appena uscito in solitaria dalla galleria del San Bernardino, territorio della Confederazione Elvetica, cantone dei Grigioni.
Nevica, fa freddo, molto freddo, un’occhiata veloce ad un termometro a lato strada, -18 e tira vento…”Qui ci hanno girato Guerre Stellari” penso tra me e me, accidenti, ma CHI ME LO HA FATTO FARE?!...
Premetto che avevo incominciato ad accarezzare l’idea dell’Elefantentreffen, no più di una decina di giorni prima, da allora l’idea era diventata una probabilità prima ed una certezza poi, il tutto nell’arco di un paio di giornate.
Il mito degli “Elefanti” mi perseguitava dolcemente da parecchio tempo ed io dovevo ad ogni costo “cavalcare la tigre”, “quest’ anno lo faccio!” mi ero detto ripetutamente gli anni scorsi senza mai rispettare il mio volere inconscio, questa volta invece è andata diversamente e mi sono buttato anima e corpo.
Come preparativi non avevo lasciato niente al caso:
-avevo messo la mia amata R1150R in garage ed avevo riservato per quattro giorni una BMW 650 GS, “se mi sdraio, limito i danni”, avevo pensato, scelta azzeccatissima, moto stupenda, economica e leggera, un vero fuscello che mi ha consentito di godere appieno questo elefante, senza alcuno stress, dotata di serie di ABS e manopole riscaldabili, a proposito, FANTASTICO L’ABS sulla neve!!!!!!!!!
-avevo portato pure le catene da moto, pensando “se nevica io non mi fermo!”, già, 10 cinghie che non ho avuto (fortunatamente) modo di usare, mentre ho usato, e si sono rivelate geniali, le “catenelle da scarpa” ovvero un congenietto in gomma e lattice, dall’apparenza ambigua, che però garantivano camminando, la totale aderenza anche sul ghiaccio
-l’abbigliamento l’avevo preparato meticolosamente, avendo provato nei giorni che precedevano l’elefante, tutte le combinazioni possibili, nei 500 km di gita-domenicale attraverso una gelida pianura padana e relativo appennino e nella “prova-freddo-vero” sul passo del Lucomagno, oltre 2000 metri di altezza, la settimana precedente.
Il mio vestiario, consisteva dunque rispettivamente per la parte inferiore, media, superiore:
-calze in seta, calzettoni pesanti d’alpinismo misti-lana e calzature in lattice-gomma imbottite di pelo
-calzamaglia leggera-cotone, calzamaglia pesante d’alpinismo, pantaloni imbottiti da moto
-maglietta, dolcevita media lana-cotone, pile pesante da alpinismo, giacca goretex
a cio`va aggiunto la fascia salvacollo, la fascia salva-reni, guanti in goretex e le moffole sulle manopole (riscaldabili)
Questo abbigliamento (senza wind-stopper o apparecchi elettrici-vari) mi ha consentito di portare a termine senza alcun problema, il raduno.
Ma torniamo alla partenza, venerdì mattina, ore 9.00 carico una borsetta di similpelle nera, con randa-sacchetto di plastica interno per impermeabilizzare i ricambi dei vestiti, sul portapacchi della GS, tiro la corda elastica, indosso lo “Schuberth d’ordinanza” e via, direzione NORD, mi arriva un sms da altri elichisti, “siamo in strada”, ok.
Tutto bene per la prima ora, l’ascesa al passo del San Bernardino è priva d’inconvenienti, la moto va che è una meraviglia, tempo nuvoloso, freddo pungente. Arrivo alla galleria, siamo sui -15, non ho freddo se non un po’ ai piedi, mi infilo nel tunnel e comincio a pensare a cosa mi avrebbe atteso dall’altra parte dell’arco alpino. Le previsioni erano state funeste e pessimistiche fino al giorno prima. Ho come un brutto presentimento, esco dal tunnel, nevica! “Merd…” penso tra me (vedi sopra!*)
La neve mi accompagna da qui fino al confine con la Germania, la media è di circa 60 Km ora, freddo pungente e devo spesso fermarmi per pulire la visiera dal crostone di sale che vi si forma su. Accumulo parecchio ritardo sulla tabella di marcia, viaggio normalmente in terza, quarta con un filo di gas, non tocco MAI i freni… sono le 15.00 quando, dopo parecchie fermate, entro finalmente in territorio tedesco la frontiera è quella di Bregenz-Lindau.
Ad attendermi in Baviera un timido sole, temperatura rigida, ma almeno ha smesso di nevicare.
Provo a recuperare il tempo perso e qui, nel tratto autostradale che separa il “Bodensee” (=lago di Costanza), dalla capitale del “Bundesland-Bayern” (stato federale della Baviera) Monaco, appunto, non risparmio la piccola GS, che ad una velocità di crociera di 160, con punte anche ai 180 (di tachimetro) mi porta in brevissimo tempo a destinazione.
A Monaco il diavolo ci mette la coda, io vengo ingannato dal fatto che devo seguire le indicazioni per Passau (invece che per Stuttgard) ed eccomi nel pieno di una strada statale, direzione Passau si ma senza autostrada…200 Km d’inferno, dalle 17.00 alle 20,30 circa, buio e freddo, ma freddo vero.
Alle 20,30 sono a Thurmansbang, foresta bavarese, parco nazionale suddetto, ad un tiro di carabina dalla repubblica-Ceca e dai territori dei Sudati, sono al limite, in moto da 11 ore, semi-digiuno ed infreddolito. Incontro gli altri “elichisti” che mi fanno festa (grandi) mi torna il sorriso, finalmente si mangia, ma non c’è tempo di rilassarsi, si va alla “fossa di Solla”.
“LA FOSSA DI SOLLA”, già alla fossa ci vado sul cassone di un pick-up,(ciao Claudio!) senza guanti e senza cappellino, il termometro indica -19.
Sono circa le 23, paesaggio surreale, neve ovunque, cielo terso, le stelle e la luna a delineare i contorni e rompere le ombre delle case, degli abeti, delle colline…tutto attorno un silenzio assoluto spezzato solo dal rombo cupo del nostro motore.
Arriviamo alla fossa dopo un breve-gelido tragitto, il colpo d’occhio è spettacolare, fuochi accesi ovunque, tende, moto che rombano sulla neve, urla, l’odore acre della birra, del vin-brulè, il fumo dei fuochi, la fuliggine, il tutto mischiato a rendere l’aria satura e quasi irrespirabile, di tanto in tanto, a dipendenza delle folate di vento è problematico persino tenere gli occhi aperti, ma ovunque, in ogni direzione, nella penombra: tende, moto, neve e fuochi…
GRANDIOSO STUPEFACENTE, UNICO.
Per dare un idea, lo si potrebbe tranquillamente paragonare ad un girone-dantesco di liceale-memoria, oppure per chi ha visto recentemente “Il Signore degli Anelli”, nel “Ritorno del Re” al campo base degli Orchi, ai piedi del Monte Fato…
Tra fuliggine e freddo polare, (di notte si toccheranno poi i -22!) se ne va il venerdì sera.
Il sabato si apre con un nuovo sopraluogo alla fossa, foto (seguiranno) incontro con tanti amici, salamella e grana “randagia”…(grandi!).
Dopo aver immortalato cavalli e cavalieri ed aver acquistato gli immancabili souvenir, ci si mette in moto direzione Monaco.
Scopro a mie spese (quasi rimanendo a secco) che l’autostrada tra Passau e Monaco (oltre 200 Km) non ha neanche un distributore di benzina…
La serata a Monaco procede come da copione, giro per i negozi, birreria con straforo-alimentare e successivo “coma-etilico da freddo e stanchezza”, l’albergo è accogliente, crolliamo esausti.
La domenica mattina sveglia di buon ora, (sono le 10.00), per le 11.00 riusciamo a muoverci, sulla A95 direzione Garmisch-Partenkircken. Scelta felice, assistiamo ad uno dei più bei spettacoli che la natura possa riservare, alberi e case stracolme di neve come in un cartone-animato, cielo blu terso, sole, BELLISSIMO, ANZI DI PIÙ, FANTASTICO!
Scendiamo verso Innsbruck, qui il gruppo procede verso il Brennero, io vado verso Bregenz e il Liechtenstein. Ci si saluta calorosamente. Proseguo in solitaria, sono strafelice, ho vissuto un’esperienza indimenticabile e le immagini di questi giorni mi tornano ripetutamente innanzi agli occhi.
Viaggio verso Bregenz per ca. un ora, poi la deviazione per il Retschenpass (passo di Resia) Merano, St Moriz, pochi secondi di esitazione, giro e via verso l’alta Engadina ed il Malojapass. La gente che mi incontra mi saluta e quando mi fermo, completamente “salato” sporco ma con un sorriso a 34 denti, inizia a far domande curiosa e non mi lascia più andare. Impiego quattro ore ad attraversare tutta l’alta Engadina, alcuni tratti tra Scuol e Zernez sono totalmente coperti da neve ghiacciata, qui metto la prima e allargo le gambe a compasso…Grazie piccola GS!
Alle 17.30 sono a Chiavenna, caffè, altro “interrogatorio" da parte di persone letteralemente esterrefatte eppoi scarico tutta l’adrenalina accumulata in una corsa veramente al limite della strada e del mezzo, sono le 18.30…sono a casa, a pezzi ma felicissimo.
Cosa posso aggiungere se non che:
-la piccola GS è fantastica, in queste condizioni MOLTO PIÙ fluida e facile della erre,
-l’esperienza vissuta è stata veramente unica ed irripetibile, un vero “brano epico”
-gli “indigeni” (i tedeschi) si sono rivelati sempre disponibilissimi, scherzosi ed ospitali, vabbè un po’ per la mia “faccina di bronzo”, un po’ perché non mancavo occasione per attaccare bottone…
-il panorama ed i luoghi sono stupendi, da togliere il fiato
-i costi sono nettamente più bassi rispetto all’Italia
-si mangia da dio…
…io ci torno di sicuro! (ve l’avevo detto o no, che ero matto?!?!)
8) :wink:
*“Non devo dimostrare niente a nessuno eppoi ho quasi 40 anni…”già, penso tra me e me, bello come epitaffio, da mettere sulla mia tomba! sono le 10.30 di venerdì 28 gennaio 2005 ed io sono appena uscito in solitaria dalla galleria del San Bernardino, territorio della Confederazione Elvetica, cantone dei Grigioni.
Nevica, fa freddo, molto freddo, un’occhiata veloce ad un termometro a lato strada, -18 e tira vento…”Qui ci hanno girato Guerre Stellari” penso tra me e me, accidenti, ma CHI ME LO HA FATTO FARE?!...
Premetto che avevo incominciato ad accarezzare l’idea dell’Elefantentreffen, no più di una decina di giorni prima, da allora l’idea era diventata una probabilità prima ed una certezza poi, il tutto nell’arco di un paio di giornate.
Il mito degli “Elefanti” mi perseguitava dolcemente da parecchio tempo ed io dovevo ad ogni costo “cavalcare la tigre”, “quest’ anno lo faccio!” mi ero detto ripetutamente gli anni scorsi senza mai rispettare il mio volere inconscio, questa volta invece è andata diversamente e mi sono buttato anima e corpo.
Come preparativi non avevo lasciato niente al caso:
-avevo messo la mia amata R1150R in garage ed avevo riservato per quattro giorni una BMW 650 GS, “se mi sdraio, limito i danni”, avevo pensato, scelta azzeccatissima, moto stupenda, economica e leggera, un vero fuscello che mi ha consentito di godere appieno questo elefante, senza alcuno stress, dotata di serie di ABS e manopole riscaldabili, a proposito, FANTASTICO L’ABS sulla neve!!!!!!!!!
-avevo portato pure le catene da moto, pensando “se nevica io non mi fermo!”, già, 10 cinghie che non ho avuto (fortunatamente) modo di usare, mentre ho usato, e si sono rivelate geniali, le “catenelle da scarpa” ovvero un congenietto in gomma e lattice, dall’apparenza ambigua, che però garantivano camminando, la totale aderenza anche sul ghiaccio
-l’abbigliamento l’avevo preparato meticolosamente, avendo provato nei giorni che precedevano l’elefante, tutte le combinazioni possibili, nei 500 km di gita-domenicale attraverso una gelida pianura padana e relativo appennino e nella “prova-freddo-vero” sul passo del Lucomagno, oltre 2000 metri di altezza, la settimana precedente.
Il mio vestiario, consisteva dunque rispettivamente per la parte inferiore, media, superiore:
-calze in seta, calzettoni pesanti d’alpinismo misti-lana e calzature in lattice-gomma imbottite di pelo
-calzamaglia leggera-cotone, calzamaglia pesante d’alpinismo, pantaloni imbottiti da moto
-maglietta, dolcevita media lana-cotone, pile pesante da alpinismo, giacca goretex
a cio`va aggiunto la fascia salvacollo, la fascia salva-reni, guanti in goretex e le moffole sulle manopole (riscaldabili)
Questo abbigliamento (senza wind-stopper o apparecchi elettrici-vari) mi ha consentito di portare a termine senza alcun problema, il raduno.
Ma torniamo alla partenza, venerdì mattina, ore 9.00 carico una borsetta di similpelle nera, con randa-sacchetto di plastica interno per impermeabilizzare i ricambi dei vestiti, sul portapacchi della GS, tiro la corda elastica, indosso lo “Schuberth d’ordinanza” e via, direzione NORD, mi arriva un sms da altri elichisti, “siamo in strada”, ok.
Tutto bene per la prima ora, l’ascesa al passo del San Bernardino è priva d’inconvenienti, la moto va che è una meraviglia, tempo nuvoloso, freddo pungente. Arrivo alla galleria, siamo sui -15, non ho freddo se non un po’ ai piedi, mi infilo nel tunnel e comincio a pensare a cosa mi avrebbe atteso dall’altra parte dell’arco alpino. Le previsioni erano state funeste e pessimistiche fino al giorno prima. Ho come un brutto presentimento, esco dal tunnel, nevica! “Merd…” penso tra me (vedi sopra!*)
La neve mi accompagna da qui fino al confine con la Germania, la media è di circa 60 Km ora, freddo pungente e devo spesso fermarmi per pulire la visiera dal crostone di sale che vi si forma su. Accumulo parecchio ritardo sulla tabella di marcia, viaggio normalmente in terza, quarta con un filo di gas, non tocco MAI i freni… sono le 15.00 quando, dopo parecchie fermate, entro finalmente in territorio tedesco la frontiera è quella di Bregenz-Lindau.
Ad attendermi in Baviera un timido sole, temperatura rigida, ma almeno ha smesso di nevicare.
Provo a recuperare il tempo perso e qui, nel tratto autostradale che separa il “Bodensee” (=lago di Costanza), dalla capitale del “Bundesland-Bayern” (stato federale della Baviera) Monaco, appunto, non risparmio la piccola GS, che ad una velocità di crociera di 160, con punte anche ai 180 (di tachimetro) mi porta in brevissimo tempo a destinazione.
A Monaco il diavolo ci mette la coda, io vengo ingannato dal fatto che devo seguire le indicazioni per Passau (invece che per Stuttgard) ed eccomi nel pieno di una strada statale, direzione Passau si ma senza autostrada…200 Km d’inferno, dalle 17.00 alle 20,30 circa, buio e freddo, ma freddo vero.
Alle 20,30 sono a Thurmansbang, foresta bavarese, parco nazionale suddetto, ad un tiro di carabina dalla repubblica-Ceca e dai territori dei Sudati, sono al limite, in moto da 11 ore, semi-digiuno ed infreddolito. Incontro gli altri “elichisti” che mi fanno festa (grandi) mi torna il sorriso, finalmente si mangia, ma non c’è tempo di rilassarsi, si va alla “fossa di Solla”.
“LA FOSSA DI SOLLA”, già alla fossa ci vado sul cassone di un pick-up,(ciao Claudio!) senza guanti e senza cappellino, il termometro indica -19.
Sono circa le 23, paesaggio surreale, neve ovunque, cielo terso, le stelle e la luna a delineare i contorni e rompere le ombre delle case, degli abeti, delle colline…tutto attorno un silenzio assoluto spezzato solo dal rombo cupo del nostro motore.
Arriviamo alla fossa dopo un breve-gelido tragitto, il colpo d’occhio è spettacolare, fuochi accesi ovunque, tende, moto che rombano sulla neve, urla, l’odore acre della birra, del vin-brulè, il fumo dei fuochi, la fuliggine, il tutto mischiato a rendere l’aria satura e quasi irrespirabile, di tanto in tanto, a dipendenza delle folate di vento è problematico persino tenere gli occhi aperti, ma ovunque, in ogni direzione, nella penombra: tende, moto, neve e fuochi…
GRANDIOSO STUPEFACENTE, UNICO.
Per dare un idea, lo si potrebbe tranquillamente paragonare ad un girone-dantesco di liceale-memoria, oppure per chi ha visto recentemente “Il Signore degli Anelli”, nel “Ritorno del Re” al campo base degli Orchi, ai piedi del Monte Fato…
Tra fuliggine e freddo polare, (di notte si toccheranno poi i -22!) se ne va il venerdì sera.
Il sabato si apre con un nuovo sopraluogo alla fossa, foto (seguiranno) incontro con tanti amici, salamella e grana “randagia”…(grandi!).
Dopo aver immortalato cavalli e cavalieri ed aver acquistato gli immancabili souvenir, ci si mette in moto direzione Monaco.
Scopro a mie spese (quasi rimanendo a secco) che l’autostrada tra Passau e Monaco (oltre 200 Km) non ha neanche un distributore di benzina…
La serata a Monaco procede come da copione, giro per i negozi, birreria con straforo-alimentare e successivo “coma-etilico da freddo e stanchezza”, l’albergo è accogliente, crolliamo esausti.
La domenica mattina sveglia di buon ora, (sono le 10.00), per le 11.00 riusciamo a muoverci, sulla A95 direzione Garmisch-Partenkircken. Scelta felice, assistiamo ad uno dei più bei spettacoli che la natura possa riservare, alberi e case stracolme di neve come in un cartone-animato, cielo blu terso, sole, BELLISSIMO, ANZI DI PIÙ, FANTASTICO!
Scendiamo verso Innsbruck, qui il gruppo procede verso il Brennero, io vado verso Bregenz e il Liechtenstein. Ci si saluta calorosamente. Proseguo in solitaria, sono strafelice, ho vissuto un’esperienza indimenticabile e le immagini di questi giorni mi tornano ripetutamente innanzi agli occhi.
Viaggio verso Bregenz per ca. un ora, poi la deviazione per il Retschenpass (passo di Resia) Merano, St Moriz, pochi secondi di esitazione, giro e via verso l’alta Engadina ed il Malojapass. La gente che mi incontra mi saluta e quando mi fermo, completamente “salato” sporco ma con un sorriso a 34 denti, inizia a far domande curiosa e non mi lascia più andare. Impiego quattro ore ad attraversare tutta l’alta Engadina, alcuni tratti tra Scuol e Zernez sono totalmente coperti da neve ghiacciata, qui metto la prima e allargo le gambe a compasso…Grazie piccola GS!
Alle 17.30 sono a Chiavenna, caffè, altro “interrogatorio" da parte di persone letteralemente esterrefatte eppoi scarico tutta l’adrenalina accumulata in una corsa veramente al limite della strada e del mezzo, sono le 18.30…sono a casa, a pezzi ma felicissimo.
Cosa posso aggiungere se non che:
-la piccola GS è fantastica, in queste condizioni MOLTO PIÙ fluida e facile della erre,
-l’esperienza vissuta è stata veramente unica ed irripetibile, un vero “brano epico”
-gli “indigeni” (i tedeschi) si sono rivelati sempre disponibilissimi, scherzosi ed ospitali, vabbè un po’ per la mia “faccina di bronzo”, un po’ perché non mancavo occasione per attaccare bottone…
-il panorama ed i luoghi sono stupendi, da togliere il fiato
-i costi sono nettamente più bassi rispetto all’Italia
-si mangia da dio…
…io ci torno di sicuro! (ve l’avevo detto o no, che ero matto?!?!)
8) :wink: