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Visualizza la versione completa : Murmansk (Russia)


Smart
29-09-2007, 19:19
qualcuno c'è mai stato?

http://www.viamichelin.com/viamichelin/ita/dyn/controller/Mappe#locid=31NDNhejcxMGNOamd1T1RZMU1UST1jTXpNdU1E Y3pORE09

sto programmando (anzi meglio dire sognando...) il prossimo viaggio e l'idea è di andare a san pietroburgo per poi proseguire fino a murmansk ma in giro ho trovato ben poche info....

troll
29-09-2007, 20:52
anche io sto pensando di andare a Russia.

non si vede una mazza dal link che hai dato .


da dove pensi di entrare in Russia.


per i permessi come fai........

VMax
29-09-2007, 20:54
C'è stato Simone questa estate.
http://www.advrider.it/archives/514
che ha postato anche qui su QdE. :hello2:

mascam
29-09-2007, 21:50
Finalmente un ottimo motivo per andare nel grande Artico evitando l'ormai sputt@nato Capo Nord!

Io ci sarei! :eek:

Smart
29-09-2007, 21:54
anche io sto pensando di andare a Russia.

non si vede una mazza dal link che hai dato .


da dove pensi di entrare in Russia.


per i permessi come fai........

murmansk è sul mare artico

questa è un'idea del tragitto (grazie Vmax!) io però sto pensando d tornare per la penisola scandinava costeggiando il mar baltico

http://www.advrider.it/archives/487

per ora sto solo pensando al tragitto più avanti mi occuperò dei vari permessi/visti (compreso quello di mia moglie che è quello che mi preoccupa di più :lol::lol:)
quello che non sono ancora riuscito a scoprire sono le difficoltà della strada tra san pietrob e munmarsk

R72
30-09-2007, 13:14
vi racconto una storia di due motociclisti che nel 2004 volevano andare a capo nord passando per murmansk...

Quest'anno è andata così. I primi tre giorni sono passati senza note particolari, attraversando Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Lituania e Lettonia. In Russia siamo entrati alle ore 13.00 ora locale (ora di Mosca = Roma+2) quando alle 15.25 di colpo è cambiato tutto: io ho deciso di sorpassare un camion troppo lento senza badare troppo al contesto, quando l'autista del medesimo camion ha deciso di svoltare a sinistra. Ricordo benissimo l'ultimo istante di vita di Ofelia, la sagoma del camion avvicinarsi a noi, poi il botto, io che ruzzolo e il sangue che mi cola dal naso. Istintivamente ho ringraziato Dainese ed Arai, il mio sistema nervoso mi diceva che c'ero ancora tutta, anche se dolorante ovviamente. Poi Marco è venuto a vedere come stavo, deliravo di moto nuove e prosecuzione delle ferie quindi se n'è andato dal camionista a menare pugni sul cofano. Poi ho visto lei, Ofelia disastrata a terra, col cilindro destro sbriciolato, avrei voluto un'altra moto subito. Intanto s'erano radunati dei curiosi ma anche i volenterosi membri del moto club locale, i quali subito hanno dato una mano a Marco a sistemare le questioni burocratiche con la polizia, che nel frattempo era intervenuta. Io ero sempre a terra, la testa mi girava e avevo la nausea, Marco s'è avvicinato per provare ad alzarmi, in piedi ci stavo ma stavo più comoda a terra, così un ragazzo m'ha dato un cuscino perché stessi più comoda con la testa. Poco dopo un altro ragazzo m'ha fatta accomodare nella sua auto. Poi è arrivata l'ambulanza, ci sono salita con le mie gambe, non avendo ferite, solo qualche graffio sulla gamba destra, male sopra la natica destra e male al pollice sinistro. Avrò ringraziato Dainese ed Arai non so quante volte, se lo sono meritate veramente in toto. Idem le ginocchiere. Mentre mi svestivano in ambulanza sembrava che stessero scuoiando una tartaruga. Bene, questo è l'episodio che ci ha cambiato le ferie, non mi sto a dilungare sui particolari.
In ospedale sono rimasta un paio d'ore al massimo, Marco mi aspettava a casa del presidente del moto club, Alexandre Bushuev detto Sasha o Bush, il quale s'era offerto di ospitarci per tutto il tempo necessario. La moto invece è stata portata presso il moto club, che fa anche da moto-officina. Per tre notti abbiamo dormito a casa di Sasha, in una dacia azzurra in riva al fiume Pskova. Durante il giorno stavamo in giro per stazioni di polizia e straxovka (assicurazioni) per vedere di risolvere la questione a mio favore. Già perché nel frattempo si è chiarita la dinamica dei fatti: io ho sorpassato dove non potevo, c'era il limite di velocità di 60 km/h (probabilmente facevo i 80-90 km/h), c'era la linea tratteggiata ma solo perché si era in corrispondenza di un incrocio però 1) il camionista non ha messo la freccia 2) NON CI VEDE DALL'OCCHIO SINISTRO e non potrebbe avere la patente C ma con la corruzione l'ha ottenuta! Bene, io ho passato tanti giorni (e ancora la sto purgando) a dirmi che dovevo essere più previdente, che devo migliorare perché non devo fare incidenti, sono ancora di questo parere ma qui è stata veramente una serie di coincidenze negative.
Dopo 3 gg passati nella dacia azzurra in riva alla Pskova, è arrivato il momento di finire di sfruttare il visto russo, dato che ce l'avevamo. Io e Marco sulla sua moto siamo partiti alla volta di San Pietroburgo. Lui è bravissimo a guidare, più di me, ma il mio ruolo chiaramente da anni non è più quello di zavorra. Mi sentivo veramente tale, abituata come sono alla prima fila, ho passato un sacco di tempo con gli occhi chiusi, anche perché dopo 10 km erano sempre gli stessi abeti rossi e pioppi bianchi quelli che mi passavano davanti agli occhi. A San Pietroburgo siamo stati ospitati dal motoclub locale, Fort MC, che si trova ubicato in un edificio in cui al pian terreno si trova un'officina, al primo piano sgabuzzini e al secondo un american bar e delle stanzette per passarvi una notte, servizio di cui abbiamo usufruito.
L'indomani abbiamo lasciato San Pietroburgo di buon'ora diretti a nord sulla statale che va a Murmansk, con destinazione Petrozavodsk. Questa cittadina si trova sulla riva ovest del lago Onega, il secondo più grande d'Europa, dopo il suo fratello Ladoga. Per pernottare abbiamo trovato il tristissimo, da fuori, Hotel Karelia, che però dentro è bello e pulito. Abbiamo fatto tappa qui perché è da qui che partono le navi per l'isola di Kizhi, un museo all'aperto d'architettura in legno. Da quando dopo le ferie del 2003 in rete ho visto le foto della Cattedrale della Trasfigurazione m'è partito l'embolo e dovevo assolutamente andarci. E ci siamo arrivati, con o senza camionisti orbi. Si potrebbe pensare che l'organizzazione russa faccia acqua da tutte le parti ma qui abbiamo trovato l'eccezione alla regola, sulla motonave solo biglietti con posti numerati e riga. Una volta sbarcati finalmente lei, Preobrazheniya Gospodnya, la Cattedrale della Trasfigurazione, il motivo per cui ho deciso di partire e il primo pensiero dopo l'incidente, come faccio ad andare a Kizhi? Interamente in legno, senza un solo chiodo, la Cattedrale è sovrastata da 22 cupole a cipolla in scaglie di pioppo ed è stata realizzata in modo tale che l'umidità non la rovini. È bellissima, è valsa la pena, è la chiesa più bella che abbia mai visto, anche del Duomo di Santo Stefano a Vienna, anche della Frauenkirche a Monaco, anche di San Basilio a Mosca, anche della Resurrezione a San Pietroburgo che avevo appena rivisto e rifotografato in tutte le salse. Peccato però che non siamo potuti entrare, come tutto ciò che è russo, è pericolante. Abbiamo girato tutta l'isola per osservare gli altri edifici in legno (saune in riva al lago, che figata) quando un sidecar Ural ha destato la nostra attenzione, era proprio in posizione tattica, ci sono salita sopra per una foto furtiva poi abbiamo minuziosamente studiato il mezzo: aveva le crepe nei copertoni! Fine del tour sull'isola, appena messo piede sulla terra ferma ci siamo seduti nel primo ristorante che ci siamo trovati di fronte. Non arrivavano mai a servirci e nell'attesa ci siamo guardati bene intorno, quando ad un certo punto uno strano rumore ha attirato la nostra attenzione; in concomitanza con esso è partita la giostra, incuriosita sono andata a vedere ed ecco svelato l'arcano: era una giostra che girava in tondo su sé stessa MOSSA DA 2 ENORMI VENTILATORI! Buonanotte.
Il giorno successivo trasferta a Kem', cittadina in cui abbiamo fatto base per la visita alle isole Solovetski (o Solovki), raccontate da Alexander Solgenitsin nel suo libro "Arcipelago GULag". Il paesello era una gran tristezza, deprimente, come fanno gli abitanti a resistere qui? Abbiamo cercato il centro ma non c'era un cartello che lo indicasse neanche a piangere. Miraggio, un ragazzo su una ZZR600! Anche noi per lui perché in men che non si dica ce lo siamo trovati dietro e ci ha seguiti fino alla fine della strada. Per fortuna proprio qui abbiamo trovato un hotel suddiviso in bungalow, altrimenti non avremmo saputo dove sbattere la testa. Salutato il centauro, abbiamo preso possesso di un micro appartamento. Per cena Marco è uscito a comprare qualcosa da mangiare, tipo il tonno Tunec, con la pelle ma era buono. M'ha raccontato che la cassiera teneva il conto della spesa col pallottoliere! Dopo cena passeggiata sul molo, tutto secondo le norme ISO 2001, assi appoggiate a pali piantati nel mare, più malfermo di così si muore. Per andare alle isole Solovetski alla reception ci avevano detto che la nave sarebbe partita alle 7.15 dell'indomani mattina quindi, sveglia all'alba, colazione al bar con riso in bianco tritato (nessuno dei 2 l'ha mangiato) e frittelle con la marmellata, quelle erano proprio buone. Poi di corsa al porticciolo, prima hanno fatto passare i turisti organizzati poi quelli in black, ai quali non era riservato posto a sedere, come noi che ci siamo fatti tutte e 3 le ore di viaggio seduti sui gradini, eravamo gli unici. Finalmente alle 11.00 circa siamo sbarcati su quella che mi è venuto da chiamare Isola di Man dei russi per via dell'assenza d’auto in favore dei sidecar; c'è da dire però che non abbiamo visto neanche un metro d'asfalto, tutta terra battuta. Appena sbarcati ci siamo resi conto del posto in cui ci trovavamo, dimenticato da dio nonostante il monastero, dentro al cremlino abbiamo visitato tutte le chiese ma non siamo riusciti a trovare il museo, un vero peccato. Usciti da qui, ci siamo messi alla ricerca della prigione stalinista, chiedendo info ad un signore ma cammina cammina, gira che ti rigira, dopo aver visto anche l'aeroporto dell'arcipelago (qui torre controllo, ma dove?) ci siamo trovati di nuovo dietro al cremlino! Nooo, cheppalle, una mega camminata sotto al sole cocente (strano, sulla guida c'era scritto che la temperatura qui va dal fresco al freddo ma noi siamo stati baciati da un bel sole caldo) per niente. Qui, tra gatti e caprette, Marco ha iniziato a chiedere in giro ma nessuno sapeva di cosa stessimo parlando, per forza, la prigione è in stato d’abbandono e gli abitanti non la tenevano minimamente in nota. Ad un certo punto però Marco ha trovato una guida turistica in carne e ossa e gli ha chiesto come fare per trovarla, questa ci ha consigliato di prendere il pulmino, attendere che caricasse i turisti al porto, poi ci avrebbe portati vicino dell'ex-carcere. Bene, siamo saliti sul pulmino e dopo qualche minuto siamo partiti, la strada tutta sterrata ha fatto sì che ad ogni buca facessimo dei salti che neanche sul tagadà. Al porto, che non era lo stesso da cui siamo arrivati noi, sono saliti un tot di turisti che avevano pagato almeno 10 volte tanto quello che abbiamo pagato noi per la corsa su questo pulmino del terrore. Finalmente poi siamo partiti, l'autista è stato più attento a far sobbalzare meno il pulmino, questa volta. Arrivati a destinazione abbiamo riconosciuto subito l'ex-carcere e così ci siamo appropinquati. Sulle prime, dato lo stato d’abbandono pressoché totale in cui versava, non sapevamo da dove entrare, poi c'è parso chiaro che dovevamo entrare da una finestra, Marco per primo, poi io col mio gesso. Inquietante, forse proprio per via dello stato d'abbandono totale in cui versava, il corridoio era lunghissimo e fiancheggiato da 2 canali di scolo, le porte s'aprivano numerose su entrambi i lati. All'erta ci siamo mossi e abbiamo iniziato a curiosare in ogni stanza, tutte vuote, alcune con le porte divelte, su ogni porta un numero, alcune stanze erano state usate come depositi per segatura, altre per la legna, in alcune c'erano bottiglie rotte, in altre cavalletti, in una al pian terreno c'era un grosso generatore di corrente. Abbiamo ispezionato le stanze di tutti e 3 i piani, d'interessante c'erano alcuni disegni fatti dai prigionieri sulle pareti. Devo dire che se qualcuno ci avesse fatto BUH! dietro la schiena avremmo rischiato di rimanerci. Una volta fuori ci siamo sentiti meglio e abbiamo ripreso la strada per il porto, ormai mancava un'ora o poco più alla partenza della nave. Io ero dolorante per via della gamba destra, quindi andavo piano, la strada non finiva mai anche se erano pochi km, 4-5 al massimo credo. Insomma, siamo arrivati al porto alle 17.00 in punto, giusto in tempo per vedere la barca partire! C’è venuto un colpo! Marco pensava già di dormire all'addiaccio, io invece pensavo che 30 neuri li avrei spesi anche se avevo già pagato la notte sulla terra ferma, tutti i lividi che avevo addosso non mi lasciavano tranquilla quando all'Amore mio è venuta un'idea brillante: "E se andassimo a vedere all'altro porto?" "Ok, vai pure, io vado piano poi ti raggiungo." Così s'è avviato di buon passo e, una volta arrivato al porto ha scoperto che la nostra nave, senza dirlo, o più probabilmente dicendolo solo in russo, s'era spostata proprio in quel porto lì! Che c… Così si siamo accomodati nelle poltrone e abbiamo fatto il viaggio, sempre di 3 ore, belli comodi a dormire. Che dire delle Isole Solovki? Coi loro laghetti e i loro boschi sono un bellissimo spettacolo naturale, l’ideale sarebbe stato dormire una notte in hotel a Kem’, lasciare nel parcheggio le moto, portarsi dietro la tenda e piantarla là per restarci tutto il tempo necessario. Noi abbiamo potuto scoprirne solo una piccola parte ma meglio di niente. Qui, come anche sull’Isola di Kizhi, eravamo gli unici turisti italiani, ciò ci ha fatto sentire piccoli ma ci ha anche dato una enorme soddisfazione.
Il giorno dopo abbiamo lasciato Kem’, eravamo a soli 165 km dal Circolo Polare Artico questo è un rimpianto ma se io sono stata cogliona avrò pur un prezzo da pagare. Siamo tornati verso sud, abbiamo trovato da dormire a Novaja Ladoga dopo varie peripezie: prima un hotel che non aveva l’acqua, poi uno che non aveva l’insegna, poi uno in cui rubavano le moto e un altro in cui non c’era parcheggio custodito. Quello senza l’insegna era il più costoso ma era l’unico in cui c’era parcheggio custodito, così su di quello è ricaduta la nostra scelta. Era anche il più decente, bagno in camera, pulito, mi sento di consigliarlo a tutti.
Altro giorno, altra tappa di avvicinamento a Pskov, sms rassicurante da parte di Sasha, finalmente home sweet home. Però prima siamo andati a vedere Ofelia, nonostante fosse la moto più distrutta dell’officina valeva ancora più di una Izh (moto 2T 350 cm_ russa) intera… ma io avrei pagato per poter girare in moto, anche se su una Izh. Ne ho approfittato per chiamare la Motoservices e fare una approssimativa conta dei danni in differita, tutto quello che non mi sono distrutta io s’è distrutta Ofelia. Poi finalmente in riva alla Pskova, nella dacia azzurra, con Bush che ci ha presentato la donna di turno, una 18enne alta come Marco, magra come me ma più bella. Cazzo, se fossi io alta come lei avrei un’ADV. A darci il benvenuta c’era anche “kosha” (in russo significa gatta), la gatta certosina bianca e tigrata della vicina di casa di Sasha. Marco è andato subito in veranda a macinare il caffè per la colazione. Io invece ho chiamato l’Europassistance perché ormai è arrivato il momento di pensare a come rientrare. Innanzitutto hanno pensato bene di portare Ofelia alla BMW di SanP per farla valutare e vedere se la si può rimpatriare. Poi hanno pensato a me. Qui sono iniziati giorni di infinita attesa che per fortuna Bush ha reso meno pesante organizzando sempre uscite con i suoi conoscenti o visite nei dintorni. Ormai conosciamo Pskov meglio di Ferrara e Modena. La sera qualche volta siamo usciti coi motociclisti della città, ci si trovava tutti in centro poi si partiva per delle vere scorribande in cui non ci si riusciva nemmeno a incazzare per la mancanza di targhe, caschi, rispetto dei limiti di velocità e delle più elementari norme di sicurezza. Anche Bush girava sulla sua HD1200 sportster sempre senza targa, senza assicurazione e senza casco ma era solo una goccia nel mare del motociclismo russo. C’era chi invece, come Rodion (il ragazzo che mi ha fatto da interprete al pronto soccorso) viaggiava sulla sua Ural 650 verde con casco jet nero, targa e tutto quanto. Magari la moto perdeva qualche pezzettino per strada ma lui era russo, russo fino al midollo proprio anche se a sentirlo parlare inglese non avresti mai detto. In Italia è raro trovare un gruppo così eterogeneo, da noi i motociclisti sono tantissimi, una moltitudine, e i gruppi si formano in base alle velleità di ognuno, io e Marco stessi giriamo prevalentemente con turisti, raramente si unisce qualche altro genere al nostro gruppo. Là a Pskov le moto, oltre alla HD di Bush e alla Ural di Rod erano: Yamaha R1 con gomme piatte al centro e nuove ai lati (non esistono le pieghe in Russia, solo rettilinei, il tipo si poteva divertire solo impennando), Kawa ZXR400 con casco senza targa, Yamaha Royal Star 1100 e Suzuki Intruder 750 senza casco con targa americana (come non averla), BMW F650GS PD, Suzuki GSX750F, un Bol D’Or tutto rifatto, BMW R80/3 RT ex-polizia con targa e casco Nava Zero guidata da tale Alexandre detto ‘svin’ (=suino). Credo che questi costituissero il 50% della popolazione a 2 ruote della città, quindi l’eterogeneità deriva forzatamente dalla scarsità di materia prima. Il mio grosso rimpianto è stato quello di non aver avuto la mia moto, anche se tutti sapevano che ero lì perché avevo fatto un incidente, bla, bla, bla. Lo hanno saputo dalla stampa, perché nei giorni prima che visitassimo le isole russe, due giornalisti sono venuti a intervistarmi. Così sul Corriere di Pskov del 4 agosto 2004 c’erano pubblicate le nostre facce, il mio gesso, la moto di Marco, la mia moto sdraiata sotto al camion e Bush con in mano il mio cerchione anteriore masticato.
Bene, siamo rimasti imprigionati nella ragnatela della burocrazia russa per una settimana durante la quale siamo stati ospitati a pranzo dal colonnello delle prigioni di Pskov (quando torneremo là ce le farà visitare). Ha una dacia in campagna, attorniata dalle sue coltivazioni e abbiamo mangiato solo frutta e ortaggi provenienti da queste. Ci ha offerto anche il latte munto da 3 minuti, era ancora caldo di mucca, da sorbire anche con un cucchiaio di ribes oppure dopo un bicchierino di liquore fatto dal colonnello. Devo dire che le patate senza pesticidi sono 1000 volte più buone di quelle che troviamo nei nostri supermercati. Dalla sua proprietà partiva un erto sentiero che finiva in riva a un lago nel quale Bush e Marco hanno fatto il bagno. Ci hanno anche fatto visitare la fortezza più antica di Russia che però per noi che veniamo da un posto pieno di storia, monumenti e quant’altro come l’Italia, ha lasciato perplessi, non l’abbiamo trovato granchè.
Molto più interessante è stata la visita che io e Marco per conto nostro abbiamo fatto al monastero di Peciori. Bellissimo, vario e variopinto. Appena entrata un signore mi è corso dietro per darmi un pareo lunghissimo da mettere sopra ai pantaloni, lunghi anch’essi. Il cappello per coprirmi il capo già lo indossavo e pensavo di essere a posto, invece no. Poi abbiamo fatto un sacco di foto a questo monastero, fondato nel 15° secolo e da allora mai chiuso, neanche durante il periodo stalinista. Ogni edificio era caratterizzato da un colore, il giardino molto curato, era molto bello. Leggendo la guida sapevamo anche che c’erano 2 chiese sovrapposte, di cui quella al piano inferiore era ricavata all’interno di cunicoli sotterranei. C’era scritto anche che per visitarle era necessario accordarsi con un frate per farsi accompagnare. Noi ci siamo avvicinati all’entrata e una vecchina a forma di uovo, tutta vestita a strati di nero ha iniziato a brontolare,una signora ch’era lì ci ha tradotto che non saremmo potuti entrare. Allora ci siamo diretti alla chiesa per osservare le icone quando la signora si è avvicinata a noi dicendoci che aveva trovato un frate disposto ad accompagnarci nella chiesa sotterranea (dopo la moschea sotterranea di Chenini in Tunisia ci voleva anche la chiesa sotterranea). Il frate ci ha donato un’icona poi siamo usciti dalla chiesa e quivi al nostro gruppo si sono unite altre persone, tra cui un ragazzo timidissimo che ci ha fatto da interprete, però chissà come mai, il frate parlava tanto e in inglese il discorso era più stringato? Per visitare questa chiesa all’entrata ci sono state date 2 candele, l’illuminazione era data da alcune candeline posizionate tatticamente, cmq il frate aveva anche una torcia elettrica. Dentro faceva un gran freddo e con le nostre candele potevamo illuminare le pareti delle grotte, nelle quali erano incastonate tante lapidi, tutte scritte in russo antico. In alcuni punti le pareti erano bucate e dentro si potevano vedere delle vecchie bare rotte e impolverate ma niente ossa. I cunicoli erano vicoli ciechi in fondo ai quali c’erano degli altari, erano piccole cappelle in cui i frati pregavano e pregano tutt’ora. Anche se siamo nel 21° secolo questi luoghi inquietano, la luce del giorno l’abbiamo ritrovata fuori con piacere. Successivamente il frate ha accompagnato tutto il gruppo nel giardino sul retro della chiesa e da qui si godeva di una bella panoramica di tutto il monastero. Alla fine ci siamo salutati tutti e io finalmente ho potuto comprare quella bellissima cupola blu che avevo visto nel negozietto all’entrata. Peccato che davanti a me ci fossero un numero imprecisato di babùshke che compravano libercoli di preghiere e santini, io ero in fila ma loro sembravano rispettare un criterio di ordine sparso, una andava via a sinistra, ne arrivavano due da destra, non arrivava mai il mio turno e non capivo perché. E soprattutto non capivo la lingua e nessuno parlava inglese. Così ho usato il linguaggio universale della prepotenza, dopo avere subito, e ho preso possesso della finestrella dalla quale si veniva serviti. Niente da fare, una babùshka mi ha attaccato da sinistra senza però smuovermi, poi brontolava anche. Da qui ha lasciato perdere e ha iniziato a tirarmi per lo zaino! Non volevo crederci, mi sono comprata il souvenir e me ne sono andata amareggiata da questo comportamento. A casa ho chiesto a Bush se era normale un episodio del genere, lui mi ha tranquillizzata dicendomi che le babùshke sono un po’ così, probabilmente per via dell’età. Babùshka vuol dire nonna, in russo.
L’ultima visita è stata alla casa museo Pogankin, che Bush gentilmente ci ha organizzato con guida in inglese, perché lui non ci poteva accompagnare per via di impegni di lavoro. Una volta trovato il museo, siamo entrati, abbiamo mostrato il biglietto che Bush ci aveva scritto e abbiamo trovato la nostra guida, una signora sulla 60ina che parla inglese molto bene. Prima ci ha chiesto quanto tempo volevamo dedicare alla visita (Marco si è affrettato a rispondere “mezz’ora”), ci ha fatti sedere nel giardino per spiegarci com’è fatto e suddiviso il museo dopo di che siamo entrati in questa casa-fortezza con muri così grossi che dentro c’erano cunicoli segreti. Con questa signora come guida abbiamo capito meglio come funzionano le icone nelle chiese russe, la disposizione, che santi ci mettono e perchè. Finita questa parte di museo abbiamo riattraversato il giardino e non abbiamo potuto fare a meno di notare alcuni cimeli dell’epoca staliniana, come un busto di Karl Marx e varie falce e martello, la guida ci ha detto che non hanno lo spazio espositivo per quelle. Interessante. La nostra visita è continuata in una pinacoteca che abbiamo osservato da veri profani dell’argomento. Molto interessante invece è stato poter osservare da vicino i cimeli della seconda guerra mondiale, in particolare gli stivali dell’esercito russo, finalmente l’ho osservata da un punto di vista diverso e con una cultura diversa, è da poco che mi sono documentata sui 900 giorni dell’assedio di Leningrado e sulla battaglia di Stalingrado, sono rimasta veramente impressionata ora che conosco meglio la cultura russa. Grazie Bush.
Mano a mano che i giorni passavano aumentava la mia preoccupazione per il mio rientro, il paletto di dover essere a lavorare il 16 agosto mi ha fatto passare momenti di angoscia. E questa burocrazia che mi ha tenuta attaccata al telefono in attesa di una telefonata liberatrice che non è arrivata. L’Europassistance si è dovuta piegare come la sottoscritta a tutti i vincoli della burocrazia russa. Leggi: ci siamo dovuti arrangiare. Dopo aver imparato dal corrispondente di Mosca dell’EA che io potevo uscire dalla Russia solo con la mia moto per il semplice motivo che ce l’avevo scritta sul visto, abbiamo cercato ogni via di uscita “comoda” ma non c’è stato verso. Innanzitutto Ofelia era a SanP, quindi a 300 km più a nord di me, poi gli italiani possono uscire dalla Russia entrando in Lettonia ma i russi no perché hanno bisogno del visto, i russi possono uscire dalla Russia entrando in Bielorussia ma gli italiani no perché hanno bisogno del visto. Suddetti visti si ottengono in una settimana, tempo di cui non disponevamo perché io lunedì 16 dovevo lavorare. La soluzione si è presentata sottoforma di Finlandia, di Svin e del suo Toyota pick-up. Giovedì 12 alle ore 21.00, ora di Mosca, abbiamo fatto su armi e bagagli, salutati Bush, kosha, la dacia e la Pskova e siamo partiti verso nord, io nel pick-up con Svin, Marco dietro sulla sua moto. Tenevamo i 100 km/h tranquillamente e siamo arrivati a SanP per trasbordare Ofelia sul pick-up all’una di notte circa. Poi il viaggio è proseguito fino alla frontiera russo-finlandese e fino a Helsinki. Non mi pareva vero di essere di nuovo in Europa, una terra civile, dove la legge ha ancora un significato e non è sinonimo di corruzione. Io ero esaurita, Marco infreddolito perché aveva guidato tutta la notte e la temperatura era scesa fino a toccare 0° gradi centigradi. Fortunatamente là le notti sono brevi, il buio sarà durato 4 ore circa e la strada era bella, senza buche a sorpresa o altre uova di pasqua varie. Della serie: per fortuna Marco guidando di notte non ha corso grossi rischi.
Una volta a Helsinki Ofelia è stata portata c/o il concessionario offizial BMW di Espoo per la conta dei danni, io ho fatto colazione nell’hotel 4**** già pagato per la notte appena passata ed ho atteso il taxi che l’EA mi ha mandato per andare all’aeroporto, ero veramente esausta, l’attesa, l’incertezza, il viaggio di notte, avevo già dato tutto. Soprattutto non vedevo l’ora di farmi vedere da un medico che parlasse la mia lingua. Così, alle 14.30 ora locale (+1 Roma) ho preso un aereo della Lufthansa, non senza prima aver lasciato a Marco il mio coltello degli elefanti perché non me lo passavano al metal detector. I miei bagagli, costituiti da borse BMW e bauletto Givi tutti rotti + un enorme sacchettone di plastica, mi facevano veramente ridere, mi sentivo una profuga. Poi sempre addosso questa giacca con tutte le protezioni. La vera tristezza è stata salutare Marco, è molto più bello vagare per l’Europa senza meta che non tornare spediti a casa.
L’aereo ha fatto scalo a Francoforte sul Meno, ho atteso 3 ore per l’aereo per Bologna e sentire parlare italiano dopo 21 gg di sole lingue straniere è stato un flash. Ho risposto “spasiba” alla hostess che mi ha dato una copia del giornale La Repubblica sull’aereo. In volo ho dormito, mi sono svegliata e guardando sotto ho riconosciuto l’incrocio che dal Bargellino svolta a destra per Calderara. Al nastro per le consegne delle valige la gente faceva strane facce quando vedeva le mie borse masticate. Poi ho preso un taxi, ho raccontato tutto d’un fiato al taxista la mia avventura/disavventura e me ne sono andata a dormire.
Home, sweet home.

Smart
30-09-2007, 13:43
R72....complimenti! che avventura
ma della strada vera e propria, la "mitica" murmanskaya, sai dirmi niente? in che condizioni è? si trova benzina?

R72
30-09-2007, 16:14
Come hai letto siamo arrivati solo fino a Kem, la strada non era messa malissimo ma io dormivo
prova a mandare un MP a Gunther, era lui che guidava, credo che si ricordi meglio di me
la benzina si trova, basta non fare troppo affidamento sull'autonomia della moto e fare benza anche se hai fatto solo 250 km perche' non e' detto che fra 150 km ci sia un benzinaio
un amico che l'ha fatta mi ha raccontato che loro (erano 2) sono rimasti senza benza ma che ka gente e' molto gentile e ti aiuta come puo'
specificatamente mi ha consigliato di fermare le zhiguli' piuttosto che altre macchine perche' il tubo per tirare su la benza pesca meglio

Nitto
01-10-2007, 09:58
vi racconto una storia di due motociclisti che nel 2004 volevano andare a capo nord passando per murmansk...


compliments per l'avventura :!: e brava per come racconti ... :D
PS: però non ci credo che non sai come fare con i bagagli ... ;)

R72
01-10-2007, 19:40
non so come fare perche' e' un problema che non ho! :) :) :)

BARTH
02-10-2007, 08:40
Ragazzi io ho fatto Polonia,Lituania,Lettonia ed Estonia fino in Finlandia,una parte di strada dovrebbe essere la stessa che ho fatto io,se posso esservi utile.....chiedete pure;)

TANK
02-10-2007, 08:56
Io mi son fermato a Raja Jooseppi, confine fra Finlandia e Russia, a est di Inari. Non avevo programm,ato di entrare in Russia, ed infatti....non mi han fatto passare. Peccato. Sara' per un'altra volta. Ero a soli 250 km da Murmansk...

Smart
02-10-2007, 09:37
ma qualcuno che ce l'abbia fatta?????? :lol:
la meta mi intrippa sempre di più....:arrow::arrow:

mascam
02-10-2007, 11:54
Anche a me........ magica Russia! :eek:

vadocomeundiavolo
02-10-2007, 16:37
sto seguendo il discorso perche questo viaggio mi affascina,ma che c'e' da vedere a Murmansk?
anche se poi tutti i posti meritano un viaggio.

TANK
02-10-2007, 16:40
non cé' nulla, e' bello per l'atmosfera pre-postnucleare che ci si respira...
Una citta' enorme, con un milione di abitanti, affacciata sull'artico...incredibile no?

Smart
02-10-2007, 16:52
sto seguendo il discorso perche questo viaggio mi affascina,ma che c'e' da vedere a Murmansk?
anche se poi tutti i posti meritano un viaggio.

a me affascina andare in posti poco frequentati dal turismo di massa e credo che quella sia una delle poche mete europee ancora semi-sconosciute anche se....scusate ma non potevo trattenermi dal farvi vedere questo sito in cui mi sono imbattuto facendo una ricerca su murmask:lol::lol:

http://xoomer.alice.it/gtravels/murmansk.html

mi sembra ci siano anche altri buonissimi motivi....:lol::lol::lol::lol::lol::D:D:D:D

Alexetadv
02-10-2007, 16:54
ma in che periodo ci vorresti andare????

Smart
02-10-2007, 17:00
l'ideale è verso fine giugno/inizio luglio minimo 2 settimane (ma proprio minimo) ma da qui ad allora ne possono succedere di cose quindi inutile fare programmi adesso

Alexetadv
02-10-2007, 17:07
volevo ben dire..........la cosa mi interesserebbe........la prommazione a lungo termine, per quanto mi riguarda, viene sempre disattesa

R72
02-10-2007, 20:56
sto seguendo il discorso perche questo viaggio mi affascina,ma che c'e' da vedere a Murmansk?
anche se poi tutti i posti meritano un viaggio.
le navi con scorie radioattive nel porto

R72
02-10-2007, 20:57
non cé' nulla, e' bello per l'atmosfera pre-postnucleare che ci si respira...
Una citta' enorme, con un milione di abitanti, affacciata sull'artico...incredibile no?
la citta' con + abitanti oltre il polarcirkeln

andela
02-10-2007, 22:31
C'era iscritto un amico di Cuneo che aveva come nick:Zippo.

Aveva un curriculum motociclistico con i controcatzi.

Uno dei viaggi che aveva fatto con una Goldwin era stato Cuneo-Siberia.

Poi era passato ad una Adventure 1150 ed era andato in Australia.

Pensate che aveva perso una Goldwing sotto una frana in Bolivia (!!??) , comunque in Sudamerica, credo facendo alaska -sudamerica .
Era tornato in italia solo con la targa

Ora e' tornato alla Goldwing e non posta piu' qui.
Se hai bisogno ti do il suo numero di telefono.

3alista
03-10-2007, 10:31
X tank: a proposito di postnucleare: post un cazz.....

Vado spesso a Murmansk per lavoro, sconsiglio vivamente di andarci dopo meta' luglio per via delle zanzare e delle mosche, il periodo migliore secondo me e' 10-30 giugno.
Consiglio vivamente di visitare Kandalaksa dove una mia carissima amica e' direttore commerciale del Porto, ci sono delle case tipo B&B.
nella via per Capo Nord, consiglio anche Kirkenes. Passare la frontiera Russia-Norvegia e' un po' come cadere in un film della guerra fredda.
Suggerisco di fermarsi vicino alla rete elettrificata, calpestare la sabbia e ritornare esattamente sui propri passi, i militari russi diventano matti!!!

Una strada spettacolare da fare e' la Kandalaksha- Poliarne Zhorje, sembra di essere nel British Columbia.

se avete problemi in quei postacci fatemi un fischio.
;-)

TANK
03-10-2007, 11:21
Tovarish 3alista, io invece per lavoro vado spesso al confine russo, presso Raja Jooseppi. Prima o poi faccio un salto dall'altra parte e vengo a salutarti.

il conte
03-10-2007, 18:38
io ho fatto quel giro (lituania. lettonia, pskov, novgorod, san pietroburgo, kem, solovky, murmansk, kirkenes) nel 2003. eravamo in due con un gs 1150 e un'africa twin. giro stupendo senza problemi. se vuoi info madami e-mail

bernardi.conte@tiscali.it

Smart
04-10-2007, 09:35
il conte, quello che non sono ancora riuscito a trovare sono delle informazioni sulle condizioni della strada da s.pietrob a murmansk, puoi darmi qualche info?
anche qui sul forum visto che magari interessa anche ad altri...grazie

smontic
17-10-2007, 15:02
Ciao,

le condizioni della strada Murmanskaya sono discrete. Le buche sono ovunque, ma facendo attenzione si viaggia senza troppo disagio.
Il tratto messo peggio e' quello dall' uscita della Republica Carelia fino a Murmansk. Con peggio intendo solo che l'asfalto fa un po' piu' schifo.
La strada merita davvero d'esser percorsa. La penisola di Kola e' un piccolo pezzo di paradiso e ne rimarrete affascinati.
Non aspettatevi di risparmiare. La Russia a quelle latitudini e' comunque un po' cara.
Ero gia' stato a Nordkapp nel 2002, passando dalla Svezia, arrivarci dalla Russia ha un sapore decisamente diverso. Ci voglio tornare, questa volta puntando verso Arkangelesk.
I distributori di benzina non mancano, tuttavia per stare tranquilli e' necessaria un'autonomia di almeno 250 Km.

Smart
17-10-2007, 16:53
figata!!!!...mi intrippa sempre di più
grazie per le info

R72
17-10-2007, 20:48
anche io Arhangel'sk!!!!!! da Mosca sono solo 1300 km

R72
17-10-2007, 20:50
io ho fatto quel giro (lituania. lettonia, pskov, novgorod, san pietroburgo, kem, solovky, murmansk, kirkenes) nel 2003. eravamo in due con un gs 1150 e un'africa twin. giro stupendo senza problemi. se vuoi info madami e-mail

bernardi.conte@tiscali.it
ah, le solovki (o solovetski), che bel posto
quasi da non credersi che fossero proprio loro l'arcipelago GULag

Lochness
02-11-2007, 19:37
http://motoinfuoristrada.forumcommunity.net/?t=8010106
:arrow::arrow: