ospite
22-09-2007, 17:01
Condivido con voi il report del mio viaggio estivo, visto poi che sul Portogallo non si trova mai molto materiale ecco una vaga idea di com'è il nord. ;)
7 agosto 2007 – 25 agosto 2007
Italia-Spagna-Portogallo-Spagna-Italia (Km 4150)
Mappa complessiva
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cartella foto http://zav1974.smugmug.com/Portogallo&Spagna%202007
7 agosto 2007 – Barcellona (ESP) – Barbastro (ESP) (Km 220)
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Sbarchiamo sulla penisola Iberica che sono le 16 circa, ci districhiamo nella coda all'uscita del porto causata dai nostri ex-colleghi di attraversata e guadagniamo la Ronda de Litoral, con l'intenzione di macinare un po' di chilometri prima di sera.
Visti i consigli di altri motociclisti che hanno affrontato il trasferimento Spagna-Portogallo prima di noi decidiamo di evitare la strada che parrebbe più diretta, passante per Madrid, e ci teniamo invece paralleli ai Pirenei, con l'intenzione di passare per io Picos de Europa.
Il tempo non è dei migliori, alcune gocce di pioggia ci accompagnano per qualche chilometro, ma alla fine le nuvole reggeranno.
Appena usciti da Barcellona si presenterebbe subito l'occasione di una interessante deviazione, verso il Parc de Montserrat, però abbiamo deciso di dedicare più tempo possibile al Portogallo e quindi proseguiamo lungo la strada.
Il paesaggio è abbastanza brullo, una grande pianura con un grande cielo, intanto la Ronda diviene la A2 (Autovia = Superstrada), la seguiamo fino a Lleida, poi puntiamo a nord con la N240, fino a Barbastro. Quando ci arriviamo è sera, troviamo l'Ufficio del Turismo, l'addetta l'ha appena chiuso, ma ci suggerisce ugualmente un hotel fuori città.
Pernotteremo e ceneremo all'Hotel Rey Sancho Ramirez.
A cena avremo il primo contatto culinario con la Spagna.
A parte le incomprensioni con le cameriere, di cui una straniera a sua volta, la cena non va male per essere a prezzo fisso e per non aver completamente capito cosa si era ordinato. Ma Gazpacho e Tortilla (frittata) sono buoni, il vino anche una volta “scongelato”. Già, purtroppo gli Spagnoli hanno il vizio di portarti il vino, di qualunque colore esso sia, al limite del congelato: se per un bianco o rosato può anche essere apprezzato, un rosso corposo viene annientato.
8 agosto 2007 – Barbastro (ESP) – Cervera de Pisoguera (ESP) (Km 491)
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Oggi concordiamo di arrivare fino ai Picos senza ulteriori soste. Sarà una giornata lunga, alla fine ci metteremo 11 ore per arrivare alla nostra meta (che proprio quella non era...).
Proseguiamo fino a Huesca con la N240 e poi prendiamo la A132.
Fino ad Ayerbe la strada è dritta, lunga, poco significante, ma poi incrocia il Rio Gallego ed inizia a costeggiarne il percorso. Appena passate le formazioni rocciose dei Mallos de Riglos inizia il balletto di curve e controcurve, in un bel misto che ti accompagna per molti chilometri.
Si passa un lago artificiale, si riprende la N240 e le curve ti accompagnano fino ad un altro bacino l'Embalse de Yesa.
Arrivati a Sanguesa di nuovo sulla N132 direzione Tafalla.
La zona è abbastanza desolata, non troviamo un ristorante che ci tiri l'occhio, usciamo anche ad un paesino ma non troviamo proprio un ristorante.
Ci abbandona anche quel barlume di sole che c'era, soppiantato da nuvoloni neri.
Decidiamo di riprendere la strada in direzione Logroño, la kappona entra in riserva, ci arriverò?
Al paesone seguo le prime indicazioni del distributore, portano ad un Carrefour.
Già che ci siamo (e vista l'ora erano le 15) ci fermiamo ad un ristorante del centro commerciale (dove con 8 euri passiamo tirare fino a sera) e poi dissetiamo le moto.
Alle 16,30 ripartiamo, prendiamo la N120 fino a Burgos, poi su a nord con la N627, la nostra intenzione era di arrivare all'albergo segnalato da Giorgio, ma una serie infinita di lavori stradali a Burgos ci rallenta, ci distrae, ci incasina, così decidiamo di fermarci un po' prima, anche perché insieme alle nuvole si è alzato anche un discreto venticello, devo ammettere che avevo decisamente freddo.
Alla fine la nostra meta diventa Cervera de Pisuerga. Giriamo vari alberghi ed alla fine optiamo per l'Hotel Penalabra, anche perché rispetto agli altri aveva delle camere libere. Un due stelle ma più che dignitoso, tutto attrezzato. Siamo sulla strada del Cammino di Santiago e gli hostal sono attrezzati per le esigenze di chi percorre questo pellegrinaggio a piedi e/o in bicicletta. E devo dire che se ne incrociano veramente tanti, non avrei immaginato che tanta gente, al giorno d'oggi, lo percorresse. Anche perché incrociati a quest'altezza della Spagna c'erano ancora più di 400 km per arrivarci...
La gestrice della locanda è un po' scoglionata ma alla fine quasi simpatica, la cena buona (a parte qualche spolverata di uvetta e candidi di panettone di troppo).
La giornata è stata lunga, domani attacchiamo i Picos e dobbiamo trovare un altro albergo.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425820
9 agosto 2007 – Cervera de Pisoguera (ESP) – San Glorio (ESP) (Km 210)
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Proseguiamo direzione nord sulla C627, le curve continuano ad accompagnarci, passiamo l'ennesimo invaso Embalse de Requejada ed attacchiamo il primo passo della giornata: il porto Piedraluengas di ben 1355 mt. slm. Ormai siamo alle prime propaggini dei Picos, la discesa su Potes è molto bella anche se la strada, per la prima volta, non è così ben tenuta come quelle affrontate fino ad oggi.
Arrivati a Potes incrociamo – anche loro per la prima volta - l'orda di turisti che soffoca queste zone. Riusciamo faticosamente a guadagnare l'uscita dal paesino e ci dirigiamo verso Llanaves de la Reina, attraverso il secondo (ed ultimo) passo della giornato il porto San Glorio.
La strada è molto bella, con una curva via l'altra, con il tracciato che segue in perfetta armonia ogni anfratto della montagna. Non è molto larga ma i paesaggi meritano veramente.
Poco prima del passo ci fermiamo in una piazzola panoramica e scattiamo qualche foto alle montagne.
Al solito, per essere in Spagna, c'è un rapace che volteggia seguendo le termiche sopra le teste dei turisti, compiaciuto di strappare interesse (e fotogrammi) alle montagne.
Riprendiamo la marcia e ci potrebbe scappare il primo incontro ravvicinato con un ruminante (vacca o toro non l'ho capito), visto che ce ne troviamo praticamente uno davanti percorrendo una curva, fortunatamente non si agita e ci fa sfilare via. Forse Giovanna l'ha pure fotografato...
Nella discesa un albergo in pietra ci attira, ci fermiamo, scarichiamo i bagagli e partiamo con l'intenzione di periplare i Picos.
Proseguendo verso valle c'è una bivio sulla destra che prendendolo ti fa passare nella vallata interna dei Picos, la strada è interessante, i paesaggi di più. La discesa verso Posada de Valdeon ha ancora qualcosa di più pittoresco: in pratica la statale che ti sta portando (in discesa) al villaggio ad un certo punto sfoggia un misterioso cartello, una misteriosa piazzola di ghiaino, e te che non ci hai capito molto inizi l'entrata al paese in uno stradello largo poco più della moto e decisamente sporco. Il nostro pensiero scorre subito al camper che abbiamo superato da poco: riuscirà a fermarsi in tempo o si porterà a casa un ricordo indelebile? :-D
Proseguendo nei vicoletti si arriva alla piazza centrale del paese, bella larga, dove riparte la statale bella larga. C'è qualcosa che non torna. Vabbè, l'ora è tarda la fame incombe, ci penseremo dopo.
Ci riallacciamo alla N625 e giochiamo un po' con tutte le curve che ci mette a disposizione, al paese di Oseja de Sajambre due ristoranti ci fanno fermare: uno vuoto ed uno strapieno. Ci mettiamo in coda in quello strapieno e facciamo decisamente bene.
Mesione el Arcediano: il simpatico cameriere ci scambia per avventori qualunque, fa l'errore di portare una pentola standard di “Pote Andalusiana” (una sorta di minestrone di fagioli e carni varie), immagino la porzione standard per 4, con Pedro ci mettiamo d'impegno e la finiamo, mentre il cameriere ogni tanto buttava l'occhio per ritirarla. Per i secondi, oramai ci ha riconosciuto, porta un po' di portate miste senza più cercare superstiti dopo.
Devo dire che riprendere la strada è stato un po' faticosetto dopo, però grande soddisfazione!
Sempre in direzione nord la strada inizia a seguire il torrente fino a Cangas de Onis: chilometri di goduria pura. Unico problema una certa tendenza ad esserci massi in corsia, cosa che ti porta a non strafare mai.
Giriamo verso est in direzione Lago di Enol, dove per pigrizia ed ora tarda non arriveremo.
Ritorniamo un po' sui nostri passi e ci fermiamo a prendere qualcosa di fresco (e stasante) lungo il torrente, poi percorriamo la strada a ritroso fino all'albergo, senza però passare dalla vallata esterna ma facendo il giro largo ad un altro lago artificiale il Embalse de Riano, la scelta devo dire è stata eccellente. Passiamo che il sole sta calando, con una luce incredibile, ci fermiamo a scattare foto ed assaporare l'atmosfera. Pian piano conquistiamo la meritata camera dell'hotel. La cena, purtroppo, non sarà completamente all'altezza della camera, non ha giovato neppure l'averci dato un bianco che pareva un vin santo, purtroppo l'unico che avevano.
Ma domani è Portogallo!
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425839
10 agosto 2007 – San Glorio (ESP) – Montezhino (P) (Km 286)
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Ripassiamo dal lago e poi via di N621 e 625, veloci, dritte, fino a Leon, dove vediamo un po' di città grazie ad un errore di percorso, purtroppo è periferia.
Abbiamo però deciso che Pirenei e Picos meritano un approfondimento a parte! Saranno quindi “varati” a parte in un altra vacanza.
Da Leon al confine è tutta CL622, lunga, dritta, veloce... pallosa.
Alla solita ora tarda, troviamo a Castrocontrigo un ristorante bellino, decisamente rustici, ma mangiare si è mangiato bene, il vino era congelato al punto giusto, la spesa sempre contenuta nei 15 euri a testa.
L'ingresso in Portogallo avverrà dalla frontiera di Pedralba de la Praderia – Braganca, come suggeritoci da José, nostro contatto portoghese conosciuto tramite il forum lc8.org.
In effetti la strada è decisamente motociclistica, abbiamo incrociamo più moto qui che durante tutto l'avvicinamento: una bella misto stretto che ti portava dentro il Portugal, dentro il cuore del Parco Nazionale di Montezinho. Il contatto aveva anche suggerito di cercare alloggio a Montezinho stessa, decidiamo però di arrivare fino a Braganca e vedere cosa può rimediare tramite l'ufficio del turismo. Braganca è una cittadona, un po' caotica, che ci fa penare un po' a trovare gli uffici cercati, poi arriviamo al castello e li troviamo. In effetti la signora è di poco aiuto, non ha più neanche opuscoli delle strutture da consegnarci, visioniamo quel poco di materiale e capiamo che l'offerta non è tantissima. Di restare in città però non ne abbiamo voglia e dunque, dando ragione al contatto, andiamo a vedere questa Montezinho. Secondo me, col senno di poi, era anche un scusa per continuare a vascare sulla N103-7 (così si chiama la CL622 in P) :-D.
Il villaggio si trova a circa 4 chilometri fuori dalla statale, nel mezzo del parco. E' sicuramente un villaggio caratteristico, molto rurale, pavimentazione di tutto il paese con sanpietrini, tutto sommato tenuto come pochi altri nella zona. E' ancora abitato da circa 36 persone tutto l'anno, che decuplicano d'estate quando tornano tutti gli emigranti e relative famiglie, più qualche turista. L'impatto con la lingua portoghese ci frena un poco (in effetti si è trattata di una vacanza di 3 orsi :-D) ma troviamo appoggio morale, e non solo, da un emigrantes tornato al villaggio che parlava francese, ma soprattutto chiacchierando è venuto fuori che era stato a Taranto (città natale di Pedro nd¡) e quindi ci ha trovato sistemazione presso un signora anziana che ci ha locato un appartamento per la notte.
Sicuri che il villaggio offrisse poco ci spostiamo a mangiare lungo la statale, in un ristorante la cui insegna mi aveva suggestionato fin da subito: un bel cignale in pentola! Jabalì, il nome portoghese del nobile suino, nonché nome del ristorante, il parcheggio si sta riempiendo velocemente, pare che ci sarà un banchetto. Prima di decidere dove andare torniamo a Braganca che devo fare benzina, vista la classica riserva e la zona decisamente rustica, però l'insegna continua a tornarci in mente ed il fatto ci sia tanta gente è quasi sempre un buon segno.
Torniamo ed entriamo. Scopriamo che trattasi di un battesimo, la qualità del servizio ne risentirà, però le portate con un tripudio di maiale, cinghiale, carni varie ma anche l'immancabile baccalà, valgono l'attesa prolungata, in più portano un rosso, buono, a temperatura decente. Quando tocco la bottiglia comunico che non è “marmato” come quello spagnolo, il cameriere ci guarda strano, forse scambiandoci per spagnoli, e ci chiede se per caso lo volevamo frio frio, ma decliniamo gentilmente l'invito.
Il rientro all'appartamento è fatto con molta calma, un po' per la stanchezza, un po' per il vino, un po' perché in effetti con tutto il bosco intorno non dev'essere così raro un incontro con la fauna locale. I paesini attraversati festeggiano sia gli emigrantes (feste che hanno costellato tutto il nord del Portogallo in quei giorni abbiamo poi avuto modo di constatare) e forse anche le stelle comete.
Arriviamo all'appartamento e con somma sorpresa uno dei due baretti del paesino e ancora pieno di gente, e non smetteranno di far baldoria prima delle 3... :-D
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425843
11 agosto 2007 – Montezinho (P) – Mirandela (P) (Km 257)
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L'indomani presto saldiamo la stanza al marito della signora e decidiamo di spostarci un poco più centrali nella regione per aver agio di girarla meglio, la nostra scelta la sera prima era ricaduta su un residencial a Mirandela, un due stelline di nome Jorge V, forse con un passato un po' più glorioso ed un presente accettabile. Per arrivare a Mirandela, rientriamo su Braganca ed i navigatori ci porterebbero sulla superstrada IP4, noi invece vogliamo fare un po' di statale e seguiamo per la N15. E qui abbiamo imparato tante cose: se una nazionale costeggia una superstrada prendere sempre la superstrada, la nazionale è stata abbandonata a sè stessa; i sanpietrini non erano una caratteristica di Montezinho, in tutti i paesini piccoli l'asfalto finisce all'inizio del paese e ricomincia alla sua fine; non solo i paesi sono fatti in sanpietrino ma tale materiale carrabile è lo stesso che un sottile strato di asfalto nasconde (e peggiora) sulle nazionali dismesse che costeggiano le superstrade. Imparata la lezione: ci buttiamo in superstrada. Arriviamo all'albergo, scarichiamo i bagagli e ripartiamo per percorrere un anello verso Vila Flor, Torre de Moncorvo, Mogadauro, Macedo de Cavaleiros, Mirandela.
Il paesaggio che troviamo in zona è molto simile all'interno della Sardegna, come colori, come vegetazione, tranne per le molte colline ricoperte di nuovi impianti di giovanissimi ulivi e viti.
Curveggiando di costa sulle colline arriviamo a Carvicais, dove il ristorante O Artur sarà la sosta rifoccillante di oggi. Locale caratteristico, si è mangiato bene, con sopa (zuppa del giorno, immancabile, se non la chiedi s'incazzano i camerieri), melone bianco (spantegato con rara simpatia dal ragazzo che ci ha servito: si era mantenuto distaccato fino alla seconda fetta caduta a terra, alla terza è diventato tutto rosso), e via di pesce/carne, col “piatto unico” tipico dei portoghesi.
Un ottimo vinho verde branco a far da compagnia alle pietanza: strano, in fondo siamo sulla sua strada di produzione!
Passato il pranzo ci rimettiamo in cammino fino a Mogadouro, dove ci fermiamo a visitare i resti del Castello che dominava dalla collina tutta la vallata. Dopo di che perdiamo la retta via e seguendo il tomtom (tanto per dare precisamente la colpa ad un pilota invece che all'altro! :-D) ci perdiamo in un dedalo di strade interpoderali, villaggi chiusi per festa, superstrade che partono dal nulla con imponenti cavalcavia per arrivare nel nulla (questo mi ricorda qualcosa) e via discorrendo. Riusciamo a trasformare 15 kilometri di tranquilla statale in 40 km di esplorazione. :-D
Inoltre non sarà l'unico errore di navigazione, perdiamo l'imbocco della superstrada e finiamo su un altra nazionale abbandonata che gli scorre acconto.
Torniamo in albergo leggermente cotti, comunque non c'è il ristorante e dobbiamo arrivare in centro (che saranno un paio di chilometri), ci fa anche più fatica prendere la moto e quindi percorriamo le vie a piedi. Il lungo fiume di Mirandela centro non è male, anche attrezzato con la spiaggia e boe recintate per il bagno in fiume, in più a fine agosto si sarebbero pure tenuti i campionati europei di moto d'acqua. Scegliamo un ristorante a caso e via di baccalà, anche se per la prima volta cediamo agli antipasti “a consumazione” che il cameriere ti porta appena ti siedi. In pratico si tratta generalmente di olive, formaggi, burro, che paghi per quanto consumi.
Qualche altro passo per digerire ci accompagna fino all'albergo.
Siamo cotti, anche per tutti le strade non proprio belle dove ci siamo infilati.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425846
12 agosto 2007 – Mirandela (P) – Mirandela (P) (Km 43)
Ed oggi patiremo la stanchezza accumulato nel giro di ieri.
Visto le difficoltà a capire tutte le classificazioni portoghesi degli alloggi decidiamo di cercare un internet point dove verificare e prenotare la prossima tappa.
Lo troviamo e ci passiamo dentro due ore, ed una decina di consumazioni, che alla fine si concretizzeranno in un conto di neanche 10 euro ed una prenotazione ad un hotel di Barcelos, paese a pochi kilometri da Braga.
Usciamo in strada che è già l'una passata, il percorso di oggi prevede un altro anello, quindi iniziamo a dirigerci verso Valpacos, ma fa caldo, la zona è un po' troppo industrializzata, la stanchezza pesa...
Arrivati a Valpacos, poi, ci imbattiamo in un bel ristorante ........... , ristrutturato da poco.
Entriamo alle 14,30, usciamo che sono quasi le 17.
Rientro veloce in albergo, riposino e la sera altro giro sul lungo fiume e ceniamo con un gelato rinfrescati dalla brezza serale.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425848
13 agosto 2007 – Mirandela (P) – Barcelos (P) (Km 246)
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La tappa di oggi è stata ispirata dalla cartina, una bella strada segnalata in verde sulla Michelin.
Da Mirandela prendiamo la superstrada per andare verso Braganca, poi seguiamo – in pratica – tutta la N103, passando per Vinhais, Chaves, Braga ed infine Barcelos.
La parte iniziale della statale è nel cuore del parco nazionale di Montezhino, la strada è molto bella, movimentata, anche se a tratti il fondo non è dei migliori.
Però la strada si lascia percorrere di gusto, è tutto un cambio di quota, in considerazione che stai percorrendo fianchi di vallate, non solo, durante il percorso incroceremo quattro dighe, che man mano che ci avvicineremo al mare modificheranno la quota dei fiumi, creando anche molti bacini artificiali. I paesaggi sono molto belli, verdi, rigogliosi, ed il percorso dei vari fiumi ricchi di anse e ridossi.
La quota del percorso varierà da 800 a 400, di nuovo a 900, per poi “spegnersi” intorno ai 50 metri di Barcelos.
Ma siamo ancora persi sulle curve della 103. Al solito, ci fermiamo a mangiare che son già le due passate, siamo sul bacino artificiale Do Alto Rabagao, nessun locale ci impressiona, alla fine optiamo per un baretto/ristorante quasi in stile autogrill, l'unico ad avere qualche macchina parcheggiata fuori. Ci mettono in veranda vista lago, e... beh devo dire che probabilmente, in questo locale, mangeremo la migliore carne di maiale di tutto il Portogallo.
Saturi ma contenti riprendiamo a farci sbatacchiare dalle curve della 103, sì siamo masochisti!
Altre dighe, altri laghi ma il Rio Rabagao da questo punto si apre in una spettacolare vallata, con la strada che rimane in quota per farti apprezzare meglio il colpo d'occhio, un paesaggio incantevole!
Prima di Braga deviamo e raggiungiamo un santuario, a dire il vero un po' insignificante, che domina tutta la vallata appena percorsa. Strane rocce tonde ti accompagnano per la salita riccamente dotate di sanpietrini, ed una volta raggiunto il punto panoramico la foschia ci impedisce di goderne i frutti. Peccato.
Passiamo Braga velocemente e raggiungiamo Barcelos, sede di un rinomato mercato che si svolge ogni giovedì. L'albergo che abbiamo prenotato si trova proprio nella piazza del mercato, la principale, enorme. Sarà il più bel albergo dove soggiorneremo in tutto il viaggio, l'Hotel Bagoeira, dotato di un ristorante citato in più guide (di cui non eravamo a conoscenza al momento della prenotazione, giuro!). In pratica un tre stelle appena ristrutturato che pare quasi un quattro. Confortevolissimo.
Ci gustiamo subito lo spettacolare ristorante e capiamo che ci siamo sistemati proprio bene.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425853
14 agosto 2007 – Barcelos (P) - Barcelos (P) (Km 106)
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Purtroppo il tempo oggi non sarà dei migliori, partiamo che quasi già piove, obbiettivo di oggi l'oceano, risalire verso Viana do Castelo, poi su al confine con la Spagna seguirlo e rientrare a Barcelos. Ottimisti. Si vede che non frequentiamo più molto i posti di mare.
Arriviamo a Esposende, ridente cittadina che si affaccia sull'oceano che piove già da un po', l'atmosfera è triste, come sempre quando al mare è brutto.
Ci fermiamo a fare un po' di foto al mare, alle dune (vincolate e non accessibili).
Proviamo a fare un po' la costa, ma sia l'atmosfera che il paesaggio non è dei migliori.
La strada per Viana do Castelo è chiusa, stanno ristrutturando il ponte di Eiffel da un po', e per altri due anni – forse – non si passerà. Ci tocca prendere l'autostrada per un'uscita e fare una tangenziale.
La città è molto viva... molto incasinata.
Raggiungiamo la piazza della cattedrale ma ci perdiamo a cercare un fantomatico castello, eppure lo danno lì...
Alla fine saliamo al santuario di Santa Luzia che dall'alto della collina domina tutta la città. Ovviamente, visto il tempo inclemente, la visione è compromessa, e si scorge a malapena il porto, qualche foto è decidiamo di ripartire verso nord.
La statale continua a tenersi distante dal mare, il meteo è quel che è, verso le 14 ci fermiamo a mangiare. Decidiamo di tornare verso Barcelos.
Ci riposiamo un po' e facciamo un girettino sotto un cielo uggioso per la città.
La sera, per placare l'anima, ci sbaffiamo due chili di gamberoni tigre alla griglia, più qualcos'altro, accompagnati da due belle bottiglie di bianco, verso la conclusione la giornata è decisamente migliorata...
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425854
15 agosto 2007 – Barcelos (P) (Km 0)
Anche oggi il tempo non sarà dei migliori, perciò esploriamo Barcelos.
La sera saranno nostri ospiti Josè (conosciuto sul forum Lc8.org) e sua moglie Maria De Lourdes, in loro compagnia passeremo una splendida serata, stranamente sempre presso il ristorante dell'albergo...
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425857
16 agosto 2007 – Barcelos (P) – Porto (P) (Km 216)
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Oggi trasferimento da Barcelos a Porto.
Come riportano le guide: il giovedì a Barcelos c'è un importante mercato che attira persone da tutta le regione (ed oltre) nonché pullman di turisti.
Il nostro albergo è esattamente nella piazza del mercato, però non sentiamo nulla, proviamo a guardare fuori dalla finestra ed in effetti la piazza è completamente satura: persone, cose, macchine, pullman, turisti... questi doppi vetri sono eccezionali!
Ci impieghiamo quasi un'ora per uscire dalla bolgia infernale ma alla fine riusciamo a prendere la N103 verso Braga, da lì poi la N101 per Guimares.
A Guimares c'è una delle meraviglie del Portogallo: l'omonimo castello, con le sue mura perfettamente conservate, sopra cui si può accedere al camminamento ed il torrione centrale, contente (forse) una sorta di museo.
Nella stessa area sorgono una cappella e soprattutto il palazzo con tanto di museo sulla guerra.
Il monumento è veramente ben tenuto e merita una sosta.
Si riparte, altre vallate, altri fiumi, altri impianti eolici, purtroppo altre zone reduci da recenti incendi.
Ancora verso est fino a Vila Pouca de Aguiar, poi la N2 Per Vila Real, la E82 fino ad Amarante, dove ci incasiniamo leggermente e scegliamo di arrivare a Porto di statale invece che di superstrada. Madornale errore, un paesino via l'altro, un semaforo via l'altro, quasi una coda unica.
Entrati in città ci intorcigliamo un po' per cercare la via dell'albergo, ma perdendo poco tempo riusciamo a trovarla.
La via è buona, Via Santa Caterina, leggermente fuori dal centro città, ma basterà l'indomani proseguire lungo la stessa strada per arrivare al centro.
La sera mangiamo in un ristorante adiacente l'albergo, siamo stanchi e la “tristezza” della zona non induce a fare strada.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425860
17 agosto 2007 – Porto (P) (Km 0)
Oggi giriamo a piedi, armati di guide e macchine fotografiche, per immortalare la seconda città del Portogallo.
Per la prima volta, in pratica, siamo circondati da turisti che non siano locali o locali emigrati in Francia, appena entrati nella zona del centro la città è parsa piena di vita, incasinata ma scorrevole, divisa fra la tristezza delle molte case abbandonate o diroccate e le costruzioni moderne o storiche.
Lungo la via che ci porterà alle cantine del vino Porto al porto di Porto , ci imbattiamo in un tipico esempio di arte Portoghese: la chiesa Capela de Almas (o di Santa Caterina) una chiesa con le facciate rivestite di azulejos, mosaici di mattonelle di ceramiche dipinte generalmente in blu, che raffigurano scene che possono essere sia sacre che profane a secondo del luogo in cui sono collocate.
Poco più avanti si trova il cafè Majestic, famoso ad inizio novecento per essere luogo di ritrovo degli intellettuali importanti, riaperto da poco con gli interni riccamente stuccati restaurati.
Giriamo per l'immensa piazza del municipio, lunga almeno 4 blocchi, con l'edificio comunale a presidio della stessa, qualche albergo di lusso, sedi di banche, ecc.
Passiamo per la stazione, decorata con azulejos pure lei, e poi decidiamo di visitare la torre dos Clerigos, dove dopo 225 scalini, si raggiungono i 76 metri di altezza (rispetto alla base) e si ha una vista stupenda su tutta la città. E' anche famosa per avere non so quante campane pronte a festeggiare il passaggio delle ore con bronzee sinfonie, “purtroppo” scendiamo prima che possa accadere.
Mi son dimenticato di dire che Porto è una città con un ricco dislivello altimetrico fra la zona lungo il fiume e la zona nuova, dove risiede il nostro albergo, quindi preparatevi a scarpinare fra scali-scendi...
Proseguima la discesa verso il fiume e deviamo per la Cattedrale, che dalla sua collinetta, si erge quasi solitaria a proteggere la città.
Attraversiamo un ponte ed arriviamo a Vila Nova de Gaia, e andiamo a far visita alle cantine del Porto.
Visto che l'ora è giusta, ci fermiamo in un ristorante fashion high-tech con vista fiume che pare la carrozza di un treno americano anni '30, quelli tutti di scintillante alluminio, fra l'altro è gestito dalle cantine Coleman. Non mangiamo male, si spende più che in provincia ma è normale.
Come al solito prendiamo l'impegno serenamente e con calma, quindi usciamo che son quasi le quattro. Proseguiamo il giro ma non troviamo l'ispirazione per visitare nessuna delle cantine, alla fine veniamo “abbordati” dall'imbonitore delle cantine Vasconcellos ed entriamo. Il tour, dove ti spiegano (più o meno) la produzione del porto duro una decina di minuti, loro sono una cantina piccola rispetto alle altre, con una produzione puntata sulla qualità, e non ultima una delle ultime in mano ad una famiglia portoghese. Il momento dell'assaggio è triste, almeno per me, è un vino che proprio non riesco ad apprezzare, l'unica variante che vagamente potrei bere è l'Half Dry che somiglia alla lontana al nostro Vin Santo, del quale comunque non sono un estimatore. Non acquistando nessuna bottiglia, paghiamo i 2 euri a testa della visita/degustazione e iniziamo il rientro.
Ripassiamo il ponte ed andiamo sul lungo fiume dell'altra sponda la “Ribiera”, una zona vitale (come tutto il lungoduoro) e fascinosa, con tanta gente, locali, ed enoteche.
Riconquistiamo la salita e pian piano l'albergo.
Siamo sfatti, l'indomani decidiamo di partire per la zona montuosa del Serra de Estrella, quindi torniamo dal solito ristorante e poi a letto presto.
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18 agosto 2007 – Porto (P) – Seia (P) (Km 248)
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Il trasferimento di oggi ripercorrerà, a ritroso, la strada che le botti del vino porto – in origine – facevano per arrivare alle cantine della città, infatti i vigneti non sono adiacenti la stessa, ma sono un centinaio di chilometri da porto, e le botte viaggiavano lungo il fiume su delle chiatte da trasporto, poi negli anni '60 fu eretta una diga lungo il fiume ed allora sono passati ai meno caratteristici camion.
I primi chilometri lungo il fiume sono tristi, paesaggi lugubri, belle curve ma asfalto assassino, poi passata la diga il verde si rifà bello, rigoglioso, padrone, e la strada non più straziata dal traffico ti fa andare, viaggiare, sempre ricca di curve, saliscendi, scorci panoramici da gustare.
Seguiamo la N108 fino a Ribadouro, poi passiamo il fiume e prendiamo la 222, un numero evocativo per chi risiede in Toscana visto che è lo stesso che contraddistingue la Chiantigiana (che da Firenze porta a Siena), si vede che nella cabala sto 222 deve indicare la strade dei vini.
Accorgersi di essere entrati nella zona di produzione del Porto è decisamente semplice, il verde rigoglioso dei boschetti fluviali lascia il posto a colline completamente terrazzata e piene di vigneti.
In effetti la zona paesaggisticamente è meno interessante delle altre, però non è male lo stesso.
Ci fermiamo a mangiare a Pinhao, dove in una piccola trattoria ci sbafferemo una bella frittura di pesci di fiume e patatine, spendendo una vera stupidata.
Ripartiamo satolli, seguendo la N323 direzione Meimento de Beira, dove poi avremmo dovuto girare sulla N226 direzione sud, ma una deviazione ci fa seguire sulla stessa strada e poi ci porta un po' a spasso per la zona, non siamo gli unici che non capiscono bene dove andare, incrociamo infatti un gruppone di una decina di motociclisti locali che alla fine si dimostrerà spaesata più o meno come noi.
Il paesaggio si è fatto un po' più brullo, purtroppo ricco a momento di aree bruciate, la strada si fa meno interessante ed alla fine raggiungiamo la metà della giornata e casa per le prossime 3 notte: Seia.
La speranza che il paesone ricco di capannoni industriali ed un poco triste e grigio non fosse in realtà la sede del nostro albergo, che sul sito sembrava isolato nel verde, sfuma appena lo raggiungiamo al centro del paese a mezza collina. Qualche problema con la camera degli amici, poi decidiamo per la cena nella struttura, uno sguardo veloce su internet e decidiamo che domani, durante il periplo del Serra de Estrella ci guarderemo a giro per cercare una sistemazione migliore. La cena non è male, la cucina più ricca e pesante del resto del Portogallo, “micidiale” la Fajolada, un'esperienza comunque da provare.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425868
19 agosto 2007 – Seia (P) – Seia (P) (Km 72)
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Oggi periplo del gruppo de Estrella, quindi una bella giornata di curve! :-D
Facciamo il giro in senso orario, dirigendoci verso Manteigas, dove proviamo a cercare un sostituto al nostro albergo.
Dopo una sosta al bar, riflettendoci, decidiamo di accorciare la presenza nella zona montuosa e fare un salto a Coimbra prima del rientro. Gelatino e via, oggi staremo leggeri!
Ripartiamo in direzione della Torre, punto più alto del Portogallo continentale, posto a 1993 mt slm, e dove è stata costruita una torre – appunto – di 7 metri per portare la quota a 2000 tondi.
Per arrivarci attraversiamo una vallata glaciale molto bella, come del resto sono stati tutti i paesaggi e le strade di oggi.
Fin dallo studio dei percorsi in Italia questa zona mi aveva interessato, soprattutto un'indicazione “pocos de Inferno”, posto nei pressi questa valle.
Lo cerchiamo, ed infine lo troviamo, con mia somma delusione: infatti, avevo clamorosamente confuso “pocos” con “picos”, quindi al posto di un mirabolante e maestoso picco abbiamo trovato le “pocos” che sono pozze, formate dai torrenti di disgelo e sorgive, ecc.
Ripreso dallo shock lo sciocco (io) ripartiamo per la torre.
Lungo la strada attraversiamo una “foresta” di pietre tonde, oblunghe, che in realtà abbiamo incrociato molte vole nel nostro soggiorno, foto di rito e proseguiamo.
La Torre sorge su una specie di altipiano, brullo (come quasi tutta la zona), con un impianto di risalita, un parcheggione, il classico centro commerciale e – purtroppo – due radar dismessi della Nato che sonnecchiano con le loro forme “aliene”.
E' anche l'unica zona dove incrociamo un po' di turismo.
E' ora di rientrare, gustandoci le ultime curve, paesaggi, laghi artificiali, code per sagra di paese...
La sera, anche per via del ristorante dell'albergo chiuso, optiamo per seguire le indicazioni di una guida è ceniamo al ristorante Regional da Serra, da consigliare.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425870
20 agosto 2007 – Seia (P) – Seia (P) (Km 156)
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Tour dei castelli, probabilmente una delle migliori tappe di tutto il viaggio.
Seguendo i consiglio del mitico José, oggi punteremo su Belmonte, Sorthela e Sabugal, tre paesi con castelli e/o ruderi da visitare.
Rifacciamo parte della strada di ieri passando da Manteigas, prima N339 dopo N232, poi proseguiamo lungo la valle del rio Amoreira(?), giungiamo, fra una curva e l'altra, a Belmonte, dove visiteremo il castello, ovviamente da fuori visto che è giorno di chiusura... vabbè. Arriviamo lunghi anche per una manifestazione rinascimentale, finita la sera prima.
Strada in direzione Sorthela, al bivio prendiamo la N542 per il paese la strada si allontana dalla civiltà e si avvia per il “nulla”, una sensazione tipo “frittole, quasi 1500...” mi prende, ma il paesaggio al limite del lunare inviata a proseguire.
La fortificazione è un po' nascosta dalla nostra direzione, il paesello non è niente di che, seguiamo la stradina con indicazione castelo, passiamo una torre con orologio ed arriviamo ad una cinta muraria molto estesa.
Le mure, ben tenute, racchiudono in sé un villaggio praticamente intatto, molto curato, con un paio di bar, un ristorane ed una scuola funzionante! Girare le strette viuzze e guardare le basse costruzioni è un'esperienza. Il maschio del castello non è riuscito a resistere così bene come il villaggio, ma è completamente aperto, le sue mura percorribili, dalle quali si dominano tutti i dintorni, e si gode di una vista ancora più particolare sul paese.
Rinfrancati proseguiamo per Sabugal, dove, sebbene il Castello è tenuto impeccabilmente, il paese è più triste. Ovviamente giorno di chiusura anche qui. Però la struttura è veramente ben conservata, pare pronta tutt'oggi a respingere assalti degli odiati nemici.
Rientriamo verso l'albergo passando però da Linhares, paesino le cui indicazioni (quale miglior villaggio medioevale) mi avevano attirato all'arrivo in zona.
Mi incaponisco di voler passare su una strada interna, minore, pare una buona scorciatoia, i primi chilometri sono una vera pacchia di curve. Mi intreccio da solo, i segnali non sono più chiari, entro miseramente in riserva.
Mentre tentiamo di ritrovare la fantomatica via troviamo un distributore, in un posto dove non mi aspettavo nulla, faccio un po' di benzina e trascino nel niente i miei compari.
Tenta e ritenta troviamo il bivio giusto, la strada non è messa peggio di altre già percorse (vedi sanpietrino asfaltato poco e male con tante buche), ma dopo poco scompare, per fare posto a qualche chilometro di cantiere, allungo un po' il passo per non sentire le maledizioni di Pedro e riusciamo a riguadagnare un po' di asfalto. La strada migliora, passiamo “dentro” un impianto eolico e finalmente arriviamo al paese di Linhares.
E' uno spettacolo, tenuto bene, tutto lindo e pulito in attesa di essere “sporcato” dalla festa che si sarebbe tenuta la sera.
Il castello è il meglio attrezzato fra quelli visitati, non è bello e potente come Guimares, non è ricco come Sorthela, ma è l'unico ad avere le passeggiate sulle mura protette, un percorso realizzato high-tech in ferro e pietra, un accesso similare con tutti i comfort, due torri interne ben tenute con bandiera portoghese d'ordinanza e quella europea che garriscono al vento. Ovvia vista che domina tutta la vallata.
Rientriamo felici delle giornata, stasera il Regional ci vedrà ospiti per la seconda volta...
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21 agosto 2007 – Seia (P) – Coimbra (P) (Km 162)
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Optiamo per un trasferimento quasi veloce per Coimbra, abbiamo intenzione di arrivare presto per scaricare i bagagli all'albergo è passare il pomeriggio alla Serra do Buçaco e relativo Palazzo.
Il Palazzo di Buçaco nasce come palazzo reale, uno degli ultimi costruiti ed abitati, convertito a hotel di lusso negli ultimi anni, si trova all'interno di una foresta ricca di varietà ed alberi di alto fusto.
Disegnato da un architetto italiano è una costruzione molto particolare, ricca di arabeschi ed azulejos, il parco circostante, a parte i comunque interessanti giardini disegnati, è ricco di sentieri e cappelle sparse. Percorrendo uno di questi, abbiamo raggiunto una sorta di cupolina di osservazione, da cui si godeva una splendida vista sulla regione, compresa la piscina termale del paese limitrofo. Usciamo dal parco, a pagamento un euro per le moto – m'ero dimenticato – e adiamo al belvedere vero e proprio, e quando arriviamo ci accorgiamo che il nostro eremo di solitudine e vista era meglio. Da lì proseguiamo per la strada dei mulini, una serie di curve nel sottobosco a mezza costa che dopo qualche chilometro ti porta in quota e su una radura dove sorge una sorta di mueso del mulino ed i resti (alcuni interi altri molto meno) di vecchi mulini a vento.
Rinfrescati facciamo un salto a Luso (il paesino termale limitrofo) e poi rientriamo verso l'albergo, dove ceneremo.
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22 agosto 2007 – Coimbra (P) (Km 0)
Coimbra è la terza città del Portogallo, famosa soprattutto per la sua università, fondata nel 1290 fra le prime in Europa, il nucleo centrale era protetto da un muro di cinta con 12 torrioni, a tratti ancora visibili e visitabili.
L'albergo scelto, il Dona Ines, si trova lungo il fiume Mondego, a poca distanza dal centro cittadino, che, a Coimbra, si identifica quasi con il centro universitario.
Anche qui i dislivelli sono interessanti, ci sarà da scarpinare!
Arriviamo al centro percorrendo Via Santa Sofia, che ci accoglie subito con le sue chiese San Pedro, Graca e Carmo, che ci accompagnano fino al palazzo comunale. Da lì inizia il centro storico vero e proprio, pedonale, vivo.
La Chiesa di Santa Cruz, con il suo chiostro, indica la via da percorrere, che ci porterà all'arco di accesso alla cinta muraria ed alla Torre de Almedina, ove troviamo una mostra sul soggiorno a Coimbra di Cosimo III de Medici, durante il suo viaggio per l'Europa che fece nel 1669.
Salutato il conterraneo proseguiamo nel giro delle mure e torri, ed arriviamo alla Sé Velhas, la Cattedrale Vecchia, una magnifica e semplice chiesa, in stile romanico, con il suo contiguo chiostro/museo, un edificio che merita una visita approfondita.
Dalla piazza l'arrivo alla sovrastante zona universitaria è rapido, i blocchi moderni dell'università sono stati costruiti sotto il regine, con uno stile quasi littorio, e soprattutto demolendo gran parte del centro storico. In mezzo a queste costruzioni c'è anche la Cattedrale Nuova, chiusa al nostro passaggio, che da fuori sicuramente non aveva lo stesso pathos della Velhas. C'è anche un importante museo, ovviamente chiuso ed in corso di ristrutturazione, con apertura a data da destinarsi.
Interessante è invece il nucleo originale dell'università, sede storica mai cambiata, con la Biblioteca Joanina (la più importante e grande in stile barocco del mondo), la Sala dos Capelos, la Sala do Exame Privado, ed una mini prigione universitaria...
Del Castello che dominava la città rimane solo un piccolo pezzo di arco, praticamente invisibile ai bordi dell'università di lettere.
Dovrebbe essere bello da vedere anche il Giardino Botanico, in chiusura quando ci siamo passati noi.
Rientrando verso l'albergo è d'obbligo attraversare il ponte ed andare a vedere (da fuori visto che ci stanno lavorando da qualche decennio) il Convento de Santa Clara-A-Velha (vecchio) un edifico in stile gotico, del 1330, abbandonato per le continue inondazioni nel 1670, ora in corso di recupero, con data di riapertura stimata nel 2008...
Il Convento di Santa Clara-A-Nova invece non ci ha attirato, e siamo quindi ripartiti per l'albero, fermandoci però in una simpatica pasticceria dove abbiamo provato una sorta di dolce tipo panettone ma ricco di noci e dei “cannoli”, il tutto molto buono.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425880
23 agosto 2007 – Coimbra (P) – Salamanca (ESP) (Km 288)
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Oggi inizia il rientro, sempre su suggerimento di Josè, decidiamo di arrivare velocemente a Salamanca per una visita della città.
IP3, E801, IC12, N234, E80, A25, sono questi i nomi delle strade che ci stanno portando fuori dal Portogallo, la malinconia del rientro inizia a farsi sentire, ci siamo girati la parte nord di questo paese, lasciandoci tante cosa ancora da vedere come scusa per tornare.
La frontiera: siamo in Spagna.
N620, A62, superstrade, siamo a Salamanca, troviamo un albergo (della catena Ibis) non lontano dal centro, ci sistemiamo e andiamo a fare il giro del centro che sono quasi le 16,
La città ci è piaciuta fin dalla periferia, ordinata, pulita, tranquilla. Avvicinandoci alla zona centrale la sensazione non fa altro che aumentare. I viali sono in parte dotati di portici, consentendo una vivibilità tutto l'anno.
La vera sorpresa inizia quando iniziamo a vedere la chiesa convento di San Esteban, in una bellissima piazza con prospicente il convento di Las Duenas. Uno scorcio magnifico, girandoci vediamo anche la massiccia presenza della Cattedrale Nuova, che dall'alto domina tutta la città, nostra prossima meta.
La Cattedrale è un imponente edificio a tre navate, con interni ricchi ed un (o più non ho capito bene) enorme organo centrale, con una sorta di zona speciale.
Particolarità della chiesa è che è stata costruita “sopra” la cattedrale vecchia, più minuta, più scarna, secondo noi molto più intensa della cattedrale nuova. Per accedervi si paga un biglietto, comprensivo del chiostro e museo relativo.
Subito dietro si trova la vivissima zona dell'università, una bella zona satura di giovani, pub, bar, internet point e tutta la fauna che di solito popola queste zone. E' un susseguirsi di locali, tavoli, giovani, una zona veramente attiva, tanti forse erano lì per Erasmus e molti locali forse si stavano già organizzando per le attività universitarie di lì a cominciare.
Enorme anche il complesso dell'Università Pontificia, e in contrapposizione il Palazzo delle Conchiglie, chiamato così per il rivestimento delle sue pareti esterne.
L'attrazione per la quale ci era stata consigliata Salamanca era però la Plaza Major, una grande piazza quadrata, caratteristica, in realtà una sorta di “cortile” del fabbricato che la contiene, una costruzione a 4 piani, con i balconi a correre lungo tutto il perimetro ed un'infinità di finestre, sempre con i portici al pian terreno.
Ci riposiamo, prendiamo un aperitivo e cerchiamo un posto indicato per la cena.
Dopo una lunga ricerca, visto che per lo più erano ristoranti per turisti con menù “internazionali” (e sinceramente di assaggiare una carbonare a Salamanca...), troviamo il Casa Paca, uno goduria.
Assaggiamo il Prosciutto Iberico Gran Riserva, un formaggio stagionato molto saporito, un gazpaco delizioso ma soprattutto un Cochillo Assado (maialino da latte arrosto) che era una poesia! Il tutto accompagnato da un rosso corposo a temperatura giusta e un bel sorbetto di limone e champagne che ci sta sempre bene! Abbiamo speso quasi 50 euro a testa, ma ne è valsa la pena.
Ci godiamo ancora l'aria di vitale gioventù che permea questa città mentre rientriamo all'albergo.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425881
24 agosto 2007 – Salamanca (ESP) – Bujaraloz (ESP) (Km 603)
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Penultimo giorno di viaggio, oggi partiamo con l'idea di fare tutta autostrada, e fare più chilometri possibili per avere più tempo l'indomani a Barcellona.
N620 e poi A1, ma dell'autostrada ci siamo già stufati verso Burgos, satura di francesi o presunta tali che tornavano a casa, sotto una pioggerellina fetente, e per di più pagando per avere le stessa strada di una superstrada.
Decidiamo di passare sulla statale parallela, vuota, nuova, dritta, la N232 che ci accompagnerà fino a Zaragoza.
Sono quasi le 19, passiamo la città e decidiamo di fermarci un po' più in là.
Quando ripartiamo dalla sosta distributore a pochi chilometri si è appena verificato un incidente abbastanza grave, tutti gli automobilisti ci fanno cenno di tornare indietro. Ci ributtiamo controvoglia sull'autostrada A2, con un tracciato che si tiene più a nord di quello che volevamo fare, portandoci in una zona abbastanza desertica, senza nulla.
Sono quasi le 21 quando troviamo un Hostal decente, una sorta di locanda di posta moderno all'americana, un parcheggio camion enorne, cena a buffet libero (non un gran che come qualità ma potevi veramente scoppiare se volevi), e personaggi degni di un film. Però c'era il wi-fi gratuito.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425883
25 agosto 2007 – Bujaraloz (ESP) – Barcellona (ESP) (Km 229)
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Arriviamo a Barcellona seguendo tutta la N-II, i paesaggi in questa zona interna mi ricordano i western, e forse qualcuno di quelli italiani è stato girato qui.
Prima di Lleida la statale si trasforma in una superstrada che ci porta velocemente alla meta.
Su consiglio di conoscenti andiamo a mangiare al Merendero della Mari al porto vecchio, un ristorante con un enorme dispiegamento di tavoli sotto gli ombrelloni proprio sulla marina della città, costoso ma simpatico.
Ci siamo stati pochissimo a Barcellona, giusto quattro passi dopo mangiato per il lungomare, però l'impressione è stata veramente positiva, movimento, allegria, tutto sommato pulizia.
Ma l'imbarco chiama.
La prima esplorazione della penisola Iberica è stata interessante, bisognerà tornarci!
7 agosto 2007 – 25 agosto 2007
Italia-Spagna-Portogallo-Spagna-Italia (Km 4150)
Mappa complessiva
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cartella foto http://zav1974.smugmug.com/Portogallo&Spagna%202007
7 agosto 2007 – Barcellona (ESP) – Barbastro (ESP) (Km 220)
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Sbarchiamo sulla penisola Iberica che sono le 16 circa, ci districhiamo nella coda all'uscita del porto causata dai nostri ex-colleghi di attraversata e guadagniamo la Ronda de Litoral, con l'intenzione di macinare un po' di chilometri prima di sera.
Visti i consigli di altri motociclisti che hanno affrontato il trasferimento Spagna-Portogallo prima di noi decidiamo di evitare la strada che parrebbe più diretta, passante per Madrid, e ci teniamo invece paralleli ai Pirenei, con l'intenzione di passare per io Picos de Europa.
Il tempo non è dei migliori, alcune gocce di pioggia ci accompagnano per qualche chilometro, ma alla fine le nuvole reggeranno.
Appena usciti da Barcellona si presenterebbe subito l'occasione di una interessante deviazione, verso il Parc de Montserrat, però abbiamo deciso di dedicare più tempo possibile al Portogallo e quindi proseguiamo lungo la strada.
Il paesaggio è abbastanza brullo, una grande pianura con un grande cielo, intanto la Ronda diviene la A2 (Autovia = Superstrada), la seguiamo fino a Lleida, poi puntiamo a nord con la N240, fino a Barbastro. Quando ci arriviamo è sera, troviamo l'Ufficio del Turismo, l'addetta l'ha appena chiuso, ma ci suggerisce ugualmente un hotel fuori città.
Pernotteremo e ceneremo all'Hotel Rey Sancho Ramirez.
A cena avremo il primo contatto culinario con la Spagna.
A parte le incomprensioni con le cameriere, di cui una straniera a sua volta, la cena non va male per essere a prezzo fisso e per non aver completamente capito cosa si era ordinato. Ma Gazpacho e Tortilla (frittata) sono buoni, il vino anche una volta “scongelato”. Già, purtroppo gli Spagnoli hanno il vizio di portarti il vino, di qualunque colore esso sia, al limite del congelato: se per un bianco o rosato può anche essere apprezzato, un rosso corposo viene annientato.
8 agosto 2007 – Barbastro (ESP) – Cervera de Pisoguera (ESP) (Km 491)
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Oggi concordiamo di arrivare fino ai Picos senza ulteriori soste. Sarà una giornata lunga, alla fine ci metteremo 11 ore per arrivare alla nostra meta (che proprio quella non era...).
Proseguiamo fino a Huesca con la N240 e poi prendiamo la A132.
Fino ad Ayerbe la strada è dritta, lunga, poco significante, ma poi incrocia il Rio Gallego ed inizia a costeggiarne il percorso. Appena passate le formazioni rocciose dei Mallos de Riglos inizia il balletto di curve e controcurve, in un bel misto che ti accompagna per molti chilometri.
Si passa un lago artificiale, si riprende la N240 e le curve ti accompagnano fino ad un altro bacino l'Embalse de Yesa.
Arrivati a Sanguesa di nuovo sulla N132 direzione Tafalla.
La zona è abbastanza desolata, non troviamo un ristorante che ci tiri l'occhio, usciamo anche ad un paesino ma non troviamo proprio un ristorante.
Ci abbandona anche quel barlume di sole che c'era, soppiantato da nuvoloni neri.
Decidiamo di riprendere la strada in direzione Logroño, la kappona entra in riserva, ci arriverò?
Al paesone seguo le prime indicazioni del distributore, portano ad un Carrefour.
Già che ci siamo (e vista l'ora erano le 15) ci fermiamo ad un ristorante del centro commerciale (dove con 8 euri passiamo tirare fino a sera) e poi dissetiamo le moto.
Alle 16,30 ripartiamo, prendiamo la N120 fino a Burgos, poi su a nord con la N627, la nostra intenzione era di arrivare all'albergo segnalato da Giorgio, ma una serie infinita di lavori stradali a Burgos ci rallenta, ci distrae, ci incasina, così decidiamo di fermarci un po' prima, anche perché insieme alle nuvole si è alzato anche un discreto venticello, devo ammettere che avevo decisamente freddo.
Alla fine la nostra meta diventa Cervera de Pisuerga. Giriamo vari alberghi ed alla fine optiamo per l'Hotel Penalabra, anche perché rispetto agli altri aveva delle camere libere. Un due stelle ma più che dignitoso, tutto attrezzato. Siamo sulla strada del Cammino di Santiago e gli hostal sono attrezzati per le esigenze di chi percorre questo pellegrinaggio a piedi e/o in bicicletta. E devo dire che se ne incrociano veramente tanti, non avrei immaginato che tanta gente, al giorno d'oggi, lo percorresse. Anche perché incrociati a quest'altezza della Spagna c'erano ancora più di 400 km per arrivarci...
La gestrice della locanda è un po' scoglionata ma alla fine quasi simpatica, la cena buona (a parte qualche spolverata di uvetta e candidi di panettone di troppo).
La giornata è stata lunga, domani attacchiamo i Picos e dobbiamo trovare un altro albergo.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425820
9 agosto 2007 – Cervera de Pisoguera (ESP) – San Glorio (ESP) (Km 210)
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Proseguiamo direzione nord sulla C627, le curve continuano ad accompagnarci, passiamo l'ennesimo invaso Embalse de Requejada ed attacchiamo il primo passo della giornata: il porto Piedraluengas di ben 1355 mt. slm. Ormai siamo alle prime propaggini dei Picos, la discesa su Potes è molto bella anche se la strada, per la prima volta, non è così ben tenuta come quelle affrontate fino ad oggi.
Arrivati a Potes incrociamo – anche loro per la prima volta - l'orda di turisti che soffoca queste zone. Riusciamo faticosamente a guadagnare l'uscita dal paesino e ci dirigiamo verso Llanaves de la Reina, attraverso il secondo (ed ultimo) passo della giornato il porto San Glorio.
La strada è molto bella, con una curva via l'altra, con il tracciato che segue in perfetta armonia ogni anfratto della montagna. Non è molto larga ma i paesaggi meritano veramente.
Poco prima del passo ci fermiamo in una piazzola panoramica e scattiamo qualche foto alle montagne.
Al solito, per essere in Spagna, c'è un rapace che volteggia seguendo le termiche sopra le teste dei turisti, compiaciuto di strappare interesse (e fotogrammi) alle montagne.
Riprendiamo la marcia e ci potrebbe scappare il primo incontro ravvicinato con un ruminante (vacca o toro non l'ho capito), visto che ce ne troviamo praticamente uno davanti percorrendo una curva, fortunatamente non si agita e ci fa sfilare via. Forse Giovanna l'ha pure fotografato...
Nella discesa un albergo in pietra ci attira, ci fermiamo, scarichiamo i bagagli e partiamo con l'intenzione di periplare i Picos.
Proseguendo verso valle c'è una bivio sulla destra che prendendolo ti fa passare nella vallata interna dei Picos, la strada è interessante, i paesaggi di più. La discesa verso Posada de Valdeon ha ancora qualcosa di più pittoresco: in pratica la statale che ti sta portando (in discesa) al villaggio ad un certo punto sfoggia un misterioso cartello, una misteriosa piazzola di ghiaino, e te che non ci hai capito molto inizi l'entrata al paese in uno stradello largo poco più della moto e decisamente sporco. Il nostro pensiero scorre subito al camper che abbiamo superato da poco: riuscirà a fermarsi in tempo o si porterà a casa un ricordo indelebile? :-D
Proseguendo nei vicoletti si arriva alla piazza centrale del paese, bella larga, dove riparte la statale bella larga. C'è qualcosa che non torna. Vabbè, l'ora è tarda la fame incombe, ci penseremo dopo.
Ci riallacciamo alla N625 e giochiamo un po' con tutte le curve che ci mette a disposizione, al paese di Oseja de Sajambre due ristoranti ci fanno fermare: uno vuoto ed uno strapieno. Ci mettiamo in coda in quello strapieno e facciamo decisamente bene.
Mesione el Arcediano: il simpatico cameriere ci scambia per avventori qualunque, fa l'errore di portare una pentola standard di “Pote Andalusiana” (una sorta di minestrone di fagioli e carni varie), immagino la porzione standard per 4, con Pedro ci mettiamo d'impegno e la finiamo, mentre il cameriere ogni tanto buttava l'occhio per ritirarla. Per i secondi, oramai ci ha riconosciuto, porta un po' di portate miste senza più cercare superstiti dopo.
Devo dire che riprendere la strada è stato un po' faticosetto dopo, però grande soddisfazione!
Sempre in direzione nord la strada inizia a seguire il torrente fino a Cangas de Onis: chilometri di goduria pura. Unico problema una certa tendenza ad esserci massi in corsia, cosa che ti porta a non strafare mai.
Giriamo verso est in direzione Lago di Enol, dove per pigrizia ed ora tarda non arriveremo.
Ritorniamo un po' sui nostri passi e ci fermiamo a prendere qualcosa di fresco (e stasante) lungo il torrente, poi percorriamo la strada a ritroso fino all'albergo, senza però passare dalla vallata esterna ma facendo il giro largo ad un altro lago artificiale il Embalse de Riano, la scelta devo dire è stata eccellente. Passiamo che il sole sta calando, con una luce incredibile, ci fermiamo a scattare foto ed assaporare l'atmosfera. Pian piano conquistiamo la meritata camera dell'hotel. La cena, purtroppo, non sarà completamente all'altezza della camera, non ha giovato neppure l'averci dato un bianco che pareva un vin santo, purtroppo l'unico che avevano.
Ma domani è Portogallo!
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425839
10 agosto 2007 – San Glorio (ESP) – Montezhino (P) (Km 286)
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Ripassiamo dal lago e poi via di N621 e 625, veloci, dritte, fino a Leon, dove vediamo un po' di città grazie ad un errore di percorso, purtroppo è periferia.
Abbiamo però deciso che Pirenei e Picos meritano un approfondimento a parte! Saranno quindi “varati” a parte in un altra vacanza.
Da Leon al confine è tutta CL622, lunga, dritta, veloce... pallosa.
Alla solita ora tarda, troviamo a Castrocontrigo un ristorante bellino, decisamente rustici, ma mangiare si è mangiato bene, il vino era congelato al punto giusto, la spesa sempre contenuta nei 15 euri a testa.
L'ingresso in Portogallo avverrà dalla frontiera di Pedralba de la Praderia – Braganca, come suggeritoci da José, nostro contatto portoghese conosciuto tramite il forum lc8.org.
In effetti la strada è decisamente motociclistica, abbiamo incrociamo più moto qui che durante tutto l'avvicinamento: una bella misto stretto che ti portava dentro il Portugal, dentro il cuore del Parco Nazionale di Montezinho. Il contatto aveva anche suggerito di cercare alloggio a Montezinho stessa, decidiamo però di arrivare fino a Braganca e vedere cosa può rimediare tramite l'ufficio del turismo. Braganca è una cittadona, un po' caotica, che ci fa penare un po' a trovare gli uffici cercati, poi arriviamo al castello e li troviamo. In effetti la signora è di poco aiuto, non ha più neanche opuscoli delle strutture da consegnarci, visioniamo quel poco di materiale e capiamo che l'offerta non è tantissima. Di restare in città però non ne abbiamo voglia e dunque, dando ragione al contatto, andiamo a vedere questa Montezinho. Secondo me, col senno di poi, era anche un scusa per continuare a vascare sulla N103-7 (così si chiama la CL622 in P) :-D.
Il villaggio si trova a circa 4 chilometri fuori dalla statale, nel mezzo del parco. E' sicuramente un villaggio caratteristico, molto rurale, pavimentazione di tutto il paese con sanpietrini, tutto sommato tenuto come pochi altri nella zona. E' ancora abitato da circa 36 persone tutto l'anno, che decuplicano d'estate quando tornano tutti gli emigranti e relative famiglie, più qualche turista. L'impatto con la lingua portoghese ci frena un poco (in effetti si è trattata di una vacanza di 3 orsi :-D) ma troviamo appoggio morale, e non solo, da un emigrantes tornato al villaggio che parlava francese, ma soprattutto chiacchierando è venuto fuori che era stato a Taranto (città natale di Pedro nd¡) e quindi ci ha trovato sistemazione presso un signora anziana che ci ha locato un appartamento per la notte.
Sicuri che il villaggio offrisse poco ci spostiamo a mangiare lungo la statale, in un ristorante la cui insegna mi aveva suggestionato fin da subito: un bel cignale in pentola! Jabalì, il nome portoghese del nobile suino, nonché nome del ristorante, il parcheggio si sta riempiendo velocemente, pare che ci sarà un banchetto. Prima di decidere dove andare torniamo a Braganca che devo fare benzina, vista la classica riserva e la zona decisamente rustica, però l'insegna continua a tornarci in mente ed il fatto ci sia tanta gente è quasi sempre un buon segno.
Torniamo ed entriamo. Scopriamo che trattasi di un battesimo, la qualità del servizio ne risentirà, però le portate con un tripudio di maiale, cinghiale, carni varie ma anche l'immancabile baccalà, valgono l'attesa prolungata, in più portano un rosso, buono, a temperatura decente. Quando tocco la bottiglia comunico che non è “marmato” come quello spagnolo, il cameriere ci guarda strano, forse scambiandoci per spagnoli, e ci chiede se per caso lo volevamo frio frio, ma decliniamo gentilmente l'invito.
Il rientro all'appartamento è fatto con molta calma, un po' per la stanchezza, un po' per il vino, un po' perché in effetti con tutto il bosco intorno non dev'essere così raro un incontro con la fauna locale. I paesini attraversati festeggiano sia gli emigrantes (feste che hanno costellato tutto il nord del Portogallo in quei giorni abbiamo poi avuto modo di constatare) e forse anche le stelle comete.
Arriviamo all'appartamento e con somma sorpresa uno dei due baretti del paesino e ancora pieno di gente, e non smetteranno di far baldoria prima delle 3... :-D
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425843
11 agosto 2007 – Montezinho (P) – Mirandela (P) (Km 257)
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L'indomani presto saldiamo la stanza al marito della signora e decidiamo di spostarci un poco più centrali nella regione per aver agio di girarla meglio, la nostra scelta la sera prima era ricaduta su un residencial a Mirandela, un due stelline di nome Jorge V, forse con un passato un po' più glorioso ed un presente accettabile. Per arrivare a Mirandela, rientriamo su Braganca ed i navigatori ci porterebbero sulla superstrada IP4, noi invece vogliamo fare un po' di statale e seguiamo per la N15. E qui abbiamo imparato tante cose: se una nazionale costeggia una superstrada prendere sempre la superstrada, la nazionale è stata abbandonata a sè stessa; i sanpietrini non erano una caratteristica di Montezinho, in tutti i paesini piccoli l'asfalto finisce all'inizio del paese e ricomincia alla sua fine; non solo i paesi sono fatti in sanpietrino ma tale materiale carrabile è lo stesso che un sottile strato di asfalto nasconde (e peggiora) sulle nazionali dismesse che costeggiano le superstrade. Imparata la lezione: ci buttiamo in superstrada. Arriviamo all'albergo, scarichiamo i bagagli e ripartiamo per percorrere un anello verso Vila Flor, Torre de Moncorvo, Mogadauro, Macedo de Cavaleiros, Mirandela.
Il paesaggio che troviamo in zona è molto simile all'interno della Sardegna, come colori, come vegetazione, tranne per le molte colline ricoperte di nuovi impianti di giovanissimi ulivi e viti.
Curveggiando di costa sulle colline arriviamo a Carvicais, dove il ristorante O Artur sarà la sosta rifoccillante di oggi. Locale caratteristico, si è mangiato bene, con sopa (zuppa del giorno, immancabile, se non la chiedi s'incazzano i camerieri), melone bianco (spantegato con rara simpatia dal ragazzo che ci ha servito: si era mantenuto distaccato fino alla seconda fetta caduta a terra, alla terza è diventato tutto rosso), e via di pesce/carne, col “piatto unico” tipico dei portoghesi.
Un ottimo vinho verde branco a far da compagnia alle pietanza: strano, in fondo siamo sulla sua strada di produzione!
Passato il pranzo ci rimettiamo in cammino fino a Mogadouro, dove ci fermiamo a visitare i resti del Castello che dominava dalla collina tutta la vallata. Dopo di che perdiamo la retta via e seguendo il tomtom (tanto per dare precisamente la colpa ad un pilota invece che all'altro! :-D) ci perdiamo in un dedalo di strade interpoderali, villaggi chiusi per festa, superstrade che partono dal nulla con imponenti cavalcavia per arrivare nel nulla (questo mi ricorda qualcosa) e via discorrendo. Riusciamo a trasformare 15 kilometri di tranquilla statale in 40 km di esplorazione. :-D
Inoltre non sarà l'unico errore di navigazione, perdiamo l'imbocco della superstrada e finiamo su un altra nazionale abbandonata che gli scorre acconto.
Torniamo in albergo leggermente cotti, comunque non c'è il ristorante e dobbiamo arrivare in centro (che saranno un paio di chilometri), ci fa anche più fatica prendere la moto e quindi percorriamo le vie a piedi. Il lungo fiume di Mirandela centro non è male, anche attrezzato con la spiaggia e boe recintate per il bagno in fiume, in più a fine agosto si sarebbero pure tenuti i campionati europei di moto d'acqua. Scegliamo un ristorante a caso e via di baccalà, anche se per la prima volta cediamo agli antipasti “a consumazione” che il cameriere ti porta appena ti siedi. In pratico si tratta generalmente di olive, formaggi, burro, che paghi per quanto consumi.
Qualche altro passo per digerire ci accompagna fino all'albergo.
Siamo cotti, anche per tutti le strade non proprio belle dove ci siamo infilati.
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12 agosto 2007 – Mirandela (P) – Mirandela (P) (Km 43)
Ed oggi patiremo la stanchezza accumulato nel giro di ieri.
Visto le difficoltà a capire tutte le classificazioni portoghesi degli alloggi decidiamo di cercare un internet point dove verificare e prenotare la prossima tappa.
Lo troviamo e ci passiamo dentro due ore, ed una decina di consumazioni, che alla fine si concretizzeranno in un conto di neanche 10 euro ed una prenotazione ad un hotel di Barcelos, paese a pochi kilometri da Braga.
Usciamo in strada che è già l'una passata, il percorso di oggi prevede un altro anello, quindi iniziamo a dirigerci verso Valpacos, ma fa caldo, la zona è un po' troppo industrializzata, la stanchezza pesa...
Arrivati a Valpacos, poi, ci imbattiamo in un bel ristorante ........... , ristrutturato da poco.
Entriamo alle 14,30, usciamo che sono quasi le 17.
Rientro veloce in albergo, riposino e la sera altro giro sul lungo fiume e ceniamo con un gelato rinfrescati dalla brezza serale.
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13 agosto 2007 – Mirandela (P) – Barcelos (P) (Km 246)
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La tappa di oggi è stata ispirata dalla cartina, una bella strada segnalata in verde sulla Michelin.
Da Mirandela prendiamo la superstrada per andare verso Braganca, poi seguiamo – in pratica – tutta la N103, passando per Vinhais, Chaves, Braga ed infine Barcelos.
La parte iniziale della statale è nel cuore del parco nazionale di Montezhino, la strada è molto bella, movimentata, anche se a tratti il fondo non è dei migliori.
Però la strada si lascia percorrere di gusto, è tutto un cambio di quota, in considerazione che stai percorrendo fianchi di vallate, non solo, durante il percorso incroceremo quattro dighe, che man mano che ci avvicineremo al mare modificheranno la quota dei fiumi, creando anche molti bacini artificiali. I paesaggi sono molto belli, verdi, rigogliosi, ed il percorso dei vari fiumi ricchi di anse e ridossi.
La quota del percorso varierà da 800 a 400, di nuovo a 900, per poi “spegnersi” intorno ai 50 metri di Barcelos.
Ma siamo ancora persi sulle curve della 103. Al solito, ci fermiamo a mangiare che son già le due passate, siamo sul bacino artificiale Do Alto Rabagao, nessun locale ci impressiona, alla fine optiamo per un baretto/ristorante quasi in stile autogrill, l'unico ad avere qualche macchina parcheggiata fuori. Ci mettono in veranda vista lago, e... beh devo dire che probabilmente, in questo locale, mangeremo la migliore carne di maiale di tutto il Portogallo.
Saturi ma contenti riprendiamo a farci sbatacchiare dalle curve della 103, sì siamo masochisti!
Altre dighe, altri laghi ma il Rio Rabagao da questo punto si apre in una spettacolare vallata, con la strada che rimane in quota per farti apprezzare meglio il colpo d'occhio, un paesaggio incantevole!
Prima di Braga deviamo e raggiungiamo un santuario, a dire il vero un po' insignificante, che domina tutta la vallata appena percorsa. Strane rocce tonde ti accompagnano per la salita riccamente dotate di sanpietrini, ed una volta raggiunto il punto panoramico la foschia ci impedisce di goderne i frutti. Peccato.
Passiamo Braga velocemente e raggiungiamo Barcelos, sede di un rinomato mercato che si svolge ogni giovedì. L'albergo che abbiamo prenotato si trova proprio nella piazza del mercato, la principale, enorme. Sarà il più bel albergo dove soggiorneremo in tutto il viaggio, l'Hotel Bagoeira, dotato di un ristorante citato in più guide (di cui non eravamo a conoscenza al momento della prenotazione, giuro!). In pratica un tre stelle appena ristrutturato che pare quasi un quattro. Confortevolissimo.
Ci gustiamo subito lo spettacolare ristorante e capiamo che ci siamo sistemati proprio bene.
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14 agosto 2007 – Barcelos (P) - Barcelos (P) (Km 106)
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Purtroppo il tempo oggi non sarà dei migliori, partiamo che quasi già piove, obbiettivo di oggi l'oceano, risalire verso Viana do Castelo, poi su al confine con la Spagna seguirlo e rientrare a Barcelos. Ottimisti. Si vede che non frequentiamo più molto i posti di mare.
Arriviamo a Esposende, ridente cittadina che si affaccia sull'oceano che piove già da un po', l'atmosfera è triste, come sempre quando al mare è brutto.
Ci fermiamo a fare un po' di foto al mare, alle dune (vincolate e non accessibili).
Proviamo a fare un po' la costa, ma sia l'atmosfera che il paesaggio non è dei migliori.
La strada per Viana do Castelo è chiusa, stanno ristrutturando il ponte di Eiffel da un po', e per altri due anni – forse – non si passerà. Ci tocca prendere l'autostrada per un'uscita e fare una tangenziale.
La città è molto viva... molto incasinata.
Raggiungiamo la piazza della cattedrale ma ci perdiamo a cercare un fantomatico castello, eppure lo danno lì...
Alla fine saliamo al santuario di Santa Luzia che dall'alto della collina domina tutta la città. Ovviamente, visto il tempo inclemente, la visione è compromessa, e si scorge a malapena il porto, qualche foto è decidiamo di ripartire verso nord.
La statale continua a tenersi distante dal mare, il meteo è quel che è, verso le 14 ci fermiamo a mangiare. Decidiamo di tornare verso Barcelos.
Ci riposiamo un po' e facciamo un girettino sotto un cielo uggioso per la città.
La sera, per placare l'anima, ci sbaffiamo due chili di gamberoni tigre alla griglia, più qualcos'altro, accompagnati da due belle bottiglie di bianco, verso la conclusione la giornata è decisamente migliorata...
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425854
15 agosto 2007 – Barcelos (P) (Km 0)
Anche oggi il tempo non sarà dei migliori, perciò esploriamo Barcelos.
La sera saranno nostri ospiti Josè (conosciuto sul forum Lc8.org) e sua moglie Maria De Lourdes, in loro compagnia passeremo una splendida serata, stranamente sempre presso il ristorante dell'albergo...
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425857
16 agosto 2007 – Barcelos (P) – Porto (P) (Km 216)
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Oggi trasferimento da Barcelos a Porto.
Come riportano le guide: il giovedì a Barcelos c'è un importante mercato che attira persone da tutta le regione (ed oltre) nonché pullman di turisti.
Il nostro albergo è esattamente nella piazza del mercato, però non sentiamo nulla, proviamo a guardare fuori dalla finestra ed in effetti la piazza è completamente satura: persone, cose, macchine, pullman, turisti... questi doppi vetri sono eccezionali!
Ci impieghiamo quasi un'ora per uscire dalla bolgia infernale ma alla fine riusciamo a prendere la N103 verso Braga, da lì poi la N101 per Guimares.
A Guimares c'è una delle meraviglie del Portogallo: l'omonimo castello, con le sue mura perfettamente conservate, sopra cui si può accedere al camminamento ed il torrione centrale, contente (forse) una sorta di museo.
Nella stessa area sorgono una cappella e soprattutto il palazzo con tanto di museo sulla guerra.
Il monumento è veramente ben tenuto e merita una sosta.
Si riparte, altre vallate, altri fiumi, altri impianti eolici, purtroppo altre zone reduci da recenti incendi.
Ancora verso est fino a Vila Pouca de Aguiar, poi la N2 Per Vila Real, la E82 fino ad Amarante, dove ci incasiniamo leggermente e scegliamo di arrivare a Porto di statale invece che di superstrada. Madornale errore, un paesino via l'altro, un semaforo via l'altro, quasi una coda unica.
Entrati in città ci intorcigliamo un po' per cercare la via dell'albergo, ma perdendo poco tempo riusciamo a trovarla.
La via è buona, Via Santa Caterina, leggermente fuori dal centro città, ma basterà l'indomani proseguire lungo la stessa strada per arrivare al centro.
La sera mangiamo in un ristorante adiacente l'albergo, siamo stanchi e la “tristezza” della zona non induce a fare strada.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425860
17 agosto 2007 – Porto (P) (Km 0)
Oggi giriamo a piedi, armati di guide e macchine fotografiche, per immortalare la seconda città del Portogallo.
Per la prima volta, in pratica, siamo circondati da turisti che non siano locali o locali emigrati in Francia, appena entrati nella zona del centro la città è parsa piena di vita, incasinata ma scorrevole, divisa fra la tristezza delle molte case abbandonate o diroccate e le costruzioni moderne o storiche.
Lungo la via che ci porterà alle cantine del vino Porto al porto di Porto , ci imbattiamo in un tipico esempio di arte Portoghese: la chiesa Capela de Almas (o di Santa Caterina) una chiesa con le facciate rivestite di azulejos, mosaici di mattonelle di ceramiche dipinte generalmente in blu, che raffigurano scene che possono essere sia sacre che profane a secondo del luogo in cui sono collocate.
Poco più avanti si trova il cafè Majestic, famoso ad inizio novecento per essere luogo di ritrovo degli intellettuali importanti, riaperto da poco con gli interni riccamente stuccati restaurati.
Giriamo per l'immensa piazza del municipio, lunga almeno 4 blocchi, con l'edificio comunale a presidio della stessa, qualche albergo di lusso, sedi di banche, ecc.
Passiamo per la stazione, decorata con azulejos pure lei, e poi decidiamo di visitare la torre dos Clerigos, dove dopo 225 scalini, si raggiungono i 76 metri di altezza (rispetto alla base) e si ha una vista stupenda su tutta la città. E' anche famosa per avere non so quante campane pronte a festeggiare il passaggio delle ore con bronzee sinfonie, “purtroppo” scendiamo prima che possa accadere.
Mi son dimenticato di dire che Porto è una città con un ricco dislivello altimetrico fra la zona lungo il fiume e la zona nuova, dove risiede il nostro albergo, quindi preparatevi a scarpinare fra scali-scendi...
Proseguima la discesa verso il fiume e deviamo per la Cattedrale, che dalla sua collinetta, si erge quasi solitaria a proteggere la città.
Attraversiamo un ponte ed arriviamo a Vila Nova de Gaia, e andiamo a far visita alle cantine del Porto.
Visto che l'ora è giusta, ci fermiamo in un ristorante fashion high-tech con vista fiume che pare la carrozza di un treno americano anni '30, quelli tutti di scintillante alluminio, fra l'altro è gestito dalle cantine Coleman. Non mangiamo male, si spende più che in provincia ma è normale.
Come al solito prendiamo l'impegno serenamente e con calma, quindi usciamo che son quasi le quattro. Proseguiamo il giro ma non troviamo l'ispirazione per visitare nessuna delle cantine, alla fine veniamo “abbordati” dall'imbonitore delle cantine Vasconcellos ed entriamo. Il tour, dove ti spiegano (più o meno) la produzione del porto duro una decina di minuti, loro sono una cantina piccola rispetto alle altre, con una produzione puntata sulla qualità, e non ultima una delle ultime in mano ad una famiglia portoghese. Il momento dell'assaggio è triste, almeno per me, è un vino che proprio non riesco ad apprezzare, l'unica variante che vagamente potrei bere è l'Half Dry che somiglia alla lontana al nostro Vin Santo, del quale comunque non sono un estimatore. Non acquistando nessuna bottiglia, paghiamo i 2 euri a testa della visita/degustazione e iniziamo il rientro.
Ripassiamo il ponte ed andiamo sul lungo fiume dell'altra sponda la “Ribiera”, una zona vitale (come tutto il lungoduoro) e fascinosa, con tanta gente, locali, ed enoteche.
Riconquistiamo la salita e pian piano l'albergo.
Siamo sfatti, l'indomani decidiamo di partire per la zona montuosa del Serra de Estrella, quindi torniamo dal solito ristorante e poi a letto presto.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425862
18 agosto 2007 – Porto (P) – Seia (P) (Km 248)
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Il trasferimento di oggi ripercorrerà, a ritroso, la strada che le botti del vino porto – in origine – facevano per arrivare alle cantine della città, infatti i vigneti non sono adiacenti la stessa, ma sono un centinaio di chilometri da porto, e le botte viaggiavano lungo il fiume su delle chiatte da trasporto, poi negli anni '60 fu eretta una diga lungo il fiume ed allora sono passati ai meno caratteristici camion.
I primi chilometri lungo il fiume sono tristi, paesaggi lugubri, belle curve ma asfalto assassino, poi passata la diga il verde si rifà bello, rigoglioso, padrone, e la strada non più straziata dal traffico ti fa andare, viaggiare, sempre ricca di curve, saliscendi, scorci panoramici da gustare.
Seguiamo la N108 fino a Ribadouro, poi passiamo il fiume e prendiamo la 222, un numero evocativo per chi risiede in Toscana visto che è lo stesso che contraddistingue la Chiantigiana (che da Firenze porta a Siena), si vede che nella cabala sto 222 deve indicare la strade dei vini.
Accorgersi di essere entrati nella zona di produzione del Porto è decisamente semplice, il verde rigoglioso dei boschetti fluviali lascia il posto a colline completamente terrazzata e piene di vigneti.
In effetti la zona paesaggisticamente è meno interessante delle altre, però non è male lo stesso.
Ci fermiamo a mangiare a Pinhao, dove in una piccola trattoria ci sbafferemo una bella frittura di pesci di fiume e patatine, spendendo una vera stupidata.
Ripartiamo satolli, seguendo la N323 direzione Meimento de Beira, dove poi avremmo dovuto girare sulla N226 direzione sud, ma una deviazione ci fa seguire sulla stessa strada e poi ci porta un po' a spasso per la zona, non siamo gli unici che non capiscono bene dove andare, incrociamo infatti un gruppone di una decina di motociclisti locali che alla fine si dimostrerà spaesata più o meno come noi.
Il paesaggio si è fatto un po' più brullo, purtroppo ricco a momento di aree bruciate, la strada si fa meno interessante ed alla fine raggiungiamo la metà della giornata e casa per le prossime 3 notte: Seia.
La speranza che il paesone ricco di capannoni industriali ed un poco triste e grigio non fosse in realtà la sede del nostro albergo, che sul sito sembrava isolato nel verde, sfuma appena lo raggiungiamo al centro del paese a mezza collina. Qualche problema con la camera degli amici, poi decidiamo per la cena nella struttura, uno sguardo veloce su internet e decidiamo che domani, durante il periplo del Serra de Estrella ci guarderemo a giro per cercare una sistemazione migliore. La cena non è male, la cucina più ricca e pesante del resto del Portogallo, “micidiale” la Fajolada, un'esperienza comunque da provare.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425868
19 agosto 2007 – Seia (P) – Seia (P) (Km 72)
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Oggi periplo del gruppo de Estrella, quindi una bella giornata di curve! :-D
Facciamo il giro in senso orario, dirigendoci verso Manteigas, dove proviamo a cercare un sostituto al nostro albergo.
Dopo una sosta al bar, riflettendoci, decidiamo di accorciare la presenza nella zona montuosa e fare un salto a Coimbra prima del rientro. Gelatino e via, oggi staremo leggeri!
Ripartiamo in direzione della Torre, punto più alto del Portogallo continentale, posto a 1993 mt slm, e dove è stata costruita una torre – appunto – di 7 metri per portare la quota a 2000 tondi.
Per arrivarci attraversiamo una vallata glaciale molto bella, come del resto sono stati tutti i paesaggi e le strade di oggi.
Fin dallo studio dei percorsi in Italia questa zona mi aveva interessato, soprattutto un'indicazione “pocos de Inferno”, posto nei pressi questa valle.
Lo cerchiamo, ed infine lo troviamo, con mia somma delusione: infatti, avevo clamorosamente confuso “pocos” con “picos”, quindi al posto di un mirabolante e maestoso picco abbiamo trovato le “pocos” che sono pozze, formate dai torrenti di disgelo e sorgive, ecc.
Ripreso dallo shock lo sciocco (io) ripartiamo per la torre.
Lungo la strada attraversiamo una “foresta” di pietre tonde, oblunghe, che in realtà abbiamo incrociato molte vole nel nostro soggiorno, foto di rito e proseguiamo.
La Torre sorge su una specie di altipiano, brullo (come quasi tutta la zona), con un impianto di risalita, un parcheggione, il classico centro commerciale e – purtroppo – due radar dismessi della Nato che sonnecchiano con le loro forme “aliene”.
E' anche l'unica zona dove incrociamo un po' di turismo.
E' ora di rientrare, gustandoci le ultime curve, paesaggi, laghi artificiali, code per sagra di paese...
La sera, anche per via del ristorante dell'albergo chiuso, optiamo per seguire le indicazioni di una guida è ceniamo al ristorante Regional da Serra, da consigliare.
Foto ---> http://zav1974.smugmug.com/gallery/3425870
20 agosto 2007 – Seia (P) – Seia (P) (Km 156)
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Tour dei castelli, probabilmente una delle migliori tappe di tutto il viaggio.
Seguendo i consiglio del mitico José, oggi punteremo su Belmonte, Sorthela e Sabugal, tre paesi con castelli e/o ruderi da visitare.
Rifacciamo parte della strada di ieri passando da Manteigas, prima N339 dopo N232, poi proseguiamo lungo la valle del rio Amoreira(?), giungiamo, fra una curva e l'altra, a Belmonte, dove visiteremo il castello, ovviamente da fuori visto che è giorno di chiusura... vabbè. Arriviamo lunghi anche per una manifestazione rinascimentale, finita la sera prima.
Strada in direzione Sorthela, al bivio prendiamo la N542 per il paese la strada si allontana dalla civiltà e si avvia per il “nulla”, una sensazione tipo “frittole, quasi 1500...” mi prende, ma il paesaggio al limite del lunare inviata a proseguire.
La fortificazione è un po' nascosta dalla nostra direzione, il paesello non è niente di che, seguiamo la stradina con indicazione castelo, passiamo una torre con orologio ed arriviamo ad una cinta muraria molto estesa.
Le mure, ben tenute, racchiudono in sé un villaggio praticamente intatto, molto curato, con un paio di bar, un ristorane ed una scuola funzionante! Girare le strette viuzze e guardare le basse costruzioni è un'esperienza. Il maschio del castello non è riuscito a resistere così bene come il villaggio, ma è completamente aperto, le sue mura percorribili, dalle quali si dominano tutti i dintorni, e si gode di una vista ancora più particolare sul paese.
Rinfrancati proseguiamo per Sabugal, dove, sebbene il Castello è tenuto impeccabilmente, il paese è più triste. Ovviamente giorno di chiusura anche qui. Però la struttura è veramente ben conservata, pare pronta tutt'oggi a respingere assalti degli odiati nemici.
Rientriamo verso l'albergo passando però da Linhares, paesino le cui indicazioni (quale miglior villaggio medioevale) mi avevano attirato all'arrivo in zona.
Mi incaponisco di voler passare su una strada interna, minore, pare una buona scorciatoia, i primi chilometri sono una vera pacchia di curve. Mi intreccio da solo, i segnali non sono più chiari, entro miseramente in riserva.
Mentre tentiamo di ritrovare la fantomatica via troviamo un distributore, in un posto dove non mi aspettavo nulla, faccio un po' di benzina e trascino nel niente i miei compari.
Tenta e ritenta troviamo il bivio giusto, la strada non è messa peggio di altre già percorse (vedi sanpietrino asfaltato poco e male con tante buche), ma dopo poco scompare, per fare posto a qualche chilometro di cantiere, allungo un po' il passo per non sentire le maledizioni di Pedro e riusciamo a riguadagnare un po' di asfalto. La strada migliora, passiamo “dentro” un impianto eolico e finalmente arriviamo al paese di Linhares.
E' uno spettacolo, tenuto bene, tutto lindo e pulito in attesa di essere “sporcato” dalla festa che si sarebbe tenuta la sera.
Il castello è il meglio attrezzato fra quelli visitati, non è bello e potente come Guimares, non è ricco come Sorthela, ma è l'unico ad avere le passeggiate sulle mura protette, un percorso realizzato high-tech in ferro e pietra, un accesso similare con tutti i comfort, due torri interne ben tenute con bandiera portoghese d'ordinanza e quella europea che garriscono al vento. Ovvia vista che domina tutta la vallata.
Rientriamo felici delle giornata, stasera il Regional ci vedrà ospiti per la seconda volta...
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21 agosto 2007 – Seia (P) – Coimbra (P) (Km 162)
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Optiamo per un trasferimento quasi veloce per Coimbra, abbiamo intenzione di arrivare presto per scaricare i bagagli all'albergo è passare il pomeriggio alla Serra do Buçaco e relativo Palazzo.
Il Palazzo di Buçaco nasce come palazzo reale, uno degli ultimi costruiti ed abitati, convertito a hotel di lusso negli ultimi anni, si trova all'interno di una foresta ricca di varietà ed alberi di alto fusto.
Disegnato da un architetto italiano è una costruzione molto particolare, ricca di arabeschi ed azulejos, il parco circostante, a parte i comunque interessanti giardini disegnati, è ricco di sentieri e cappelle sparse. Percorrendo uno di questi, abbiamo raggiunto una sorta di cupolina di osservazione, da cui si godeva una splendida vista sulla regione, compresa la piscina termale del paese limitrofo. Usciamo dal parco, a pagamento un euro per le moto – m'ero dimenticato – e adiamo al belvedere vero e proprio, e quando arriviamo ci accorgiamo che il nostro eremo di solitudine e vista era meglio. Da lì proseguiamo per la strada dei mulini, una serie di curve nel sottobosco a mezza costa che dopo qualche chilometro ti porta in quota e su una radura dove sorge una sorta di mueso del mulino ed i resti (alcuni interi altri molto meno) di vecchi mulini a vento.
Rinfrescati facciamo un salto a Luso (il paesino termale limitrofo) e poi rientriamo verso l'albergo, dove ceneremo.
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22 agosto 2007 – Coimbra (P) (Km 0)
Coimbra è la terza città del Portogallo, famosa soprattutto per la sua università, fondata nel 1290 fra le prime in Europa, il nucleo centrale era protetto da un muro di cinta con 12 torrioni, a tratti ancora visibili e visitabili.
L'albergo scelto, il Dona Ines, si trova lungo il fiume Mondego, a poca distanza dal centro cittadino, che, a Coimbra, si identifica quasi con il centro universitario.
Anche qui i dislivelli sono interessanti, ci sarà da scarpinare!
Arriviamo al centro percorrendo Via Santa Sofia, che ci accoglie subito con le sue chiese San Pedro, Graca e Carmo, che ci accompagnano fino al palazzo comunale. Da lì inizia il centro storico vero e proprio, pedonale, vivo.
La Chiesa di Santa Cruz, con il suo chiostro, indica la via da percorrere, che ci porterà all'arco di accesso alla cinta muraria ed alla Torre de Almedina, ove troviamo una mostra sul soggiorno a Coimbra di Cosimo III de Medici, durante il suo viaggio per l'Europa che fece nel 1669.
Salutato il conterraneo proseguiamo nel giro delle mure e torri, ed arriviamo alla Sé Velhas, la Cattedrale Vecchia, una magnifica e semplice chiesa, in stile romanico, con il suo contiguo chiostro/museo, un edificio che merita una visita approfondita.
Dalla piazza l'arrivo alla sovrastante zona universitaria è rapido, i blocchi moderni dell'università sono stati costruiti sotto il regine, con uno stile quasi littorio, e soprattutto demolendo gran parte del centro storico. In mezzo a queste costruzioni c'è anche la Cattedrale Nuova, chiusa al nostro passaggio, che da fuori sicuramente non aveva lo stesso pathos della Velhas. C'è anche un importante museo, ovviamente chiuso ed in corso di ristrutturazione, con apertura a data da destinarsi.
Interessante è invece il nucleo originale dell'università, sede storica mai cambiata, con la Biblioteca Joanina (la più importante e grande in stile barocco del mondo), la Sala dos Capelos, la Sala do Exame Privado, ed una mini prigione universitaria...
Del Castello che dominava la città rimane solo un piccolo pezzo di arco, praticamente invisibile ai bordi dell'università di lettere.
Dovrebbe essere bello da vedere anche il Giardino Botanico, in chiusura quando ci siamo passati noi.
Rientrando verso l'albergo è d'obbligo attraversare il ponte ed andare a vedere (da fuori visto che ci stanno lavorando da qualche decennio) il Convento de Santa Clara-A-Velha (vecchio) un edifico in stile gotico, del 1330, abbandonato per le continue inondazioni nel 1670, ora in corso di recupero, con data di riapertura stimata nel 2008...
Il Convento di Santa Clara-A-Nova invece non ci ha attirato, e siamo quindi ripartiti per l'albero, fermandoci però in una simpatica pasticceria dove abbiamo provato una sorta di dolce tipo panettone ma ricco di noci e dei “cannoli”, il tutto molto buono.
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23 agosto 2007 – Coimbra (P) – Salamanca (ESP) (Km 288)
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Oggi inizia il rientro, sempre su suggerimento di Josè, decidiamo di arrivare velocemente a Salamanca per una visita della città.
IP3, E801, IC12, N234, E80, A25, sono questi i nomi delle strade che ci stanno portando fuori dal Portogallo, la malinconia del rientro inizia a farsi sentire, ci siamo girati la parte nord di questo paese, lasciandoci tante cosa ancora da vedere come scusa per tornare.
La frontiera: siamo in Spagna.
N620, A62, superstrade, siamo a Salamanca, troviamo un albergo (della catena Ibis) non lontano dal centro, ci sistemiamo e andiamo a fare il giro del centro che sono quasi le 16,
La città ci è piaciuta fin dalla periferia, ordinata, pulita, tranquilla. Avvicinandoci alla zona centrale la sensazione non fa altro che aumentare. I viali sono in parte dotati di portici, consentendo una vivibilità tutto l'anno.
La vera sorpresa inizia quando iniziamo a vedere la chiesa convento di San Esteban, in una bellissima piazza con prospicente il convento di Las Duenas. Uno scorcio magnifico, girandoci vediamo anche la massiccia presenza della Cattedrale Nuova, che dall'alto domina tutta la città, nostra prossima meta.
La Cattedrale è un imponente edificio a tre navate, con interni ricchi ed un (o più non ho capito bene) enorme organo centrale, con una sorta di zona speciale.
Particolarità della chiesa è che è stata costruita “sopra” la cattedrale vecchia, più minuta, più scarna, secondo noi molto più intensa della cattedrale nuova. Per accedervi si paga un biglietto, comprensivo del chiostro e museo relativo.
Subito dietro si trova la vivissima zona dell'università, una bella zona satura di giovani, pub, bar, internet point e tutta la fauna che di solito popola queste zone. E' un susseguirsi di locali, tavoli, giovani, una zona veramente attiva, tanti forse erano lì per Erasmus e molti locali forse si stavano già organizzando per le attività universitarie di lì a cominciare.
Enorme anche il complesso dell'Università Pontificia, e in contrapposizione il Palazzo delle Conchiglie, chiamato così per il rivestimento delle sue pareti esterne.
L'attrazione per la quale ci era stata consigliata Salamanca era però la Plaza Major, una grande piazza quadrata, caratteristica, in realtà una sorta di “cortile” del fabbricato che la contiene, una costruzione a 4 piani, con i balconi a correre lungo tutto il perimetro ed un'infinità di finestre, sempre con i portici al pian terreno.
Ci riposiamo, prendiamo un aperitivo e cerchiamo un posto indicato per la cena.
Dopo una lunga ricerca, visto che per lo più erano ristoranti per turisti con menù “internazionali” (e sinceramente di assaggiare una carbonare a Salamanca...), troviamo il Casa Paca, uno goduria.
Assaggiamo il Prosciutto Iberico Gran Riserva, un formaggio stagionato molto saporito, un gazpaco delizioso ma soprattutto un Cochillo Assado (maialino da latte arrosto) che era una poesia! Il tutto accompagnato da un rosso corposo a temperatura giusta e un bel sorbetto di limone e champagne che ci sta sempre bene! Abbiamo speso quasi 50 euro a testa, ma ne è valsa la pena.
Ci godiamo ancora l'aria di vitale gioventù che permea questa città mentre rientriamo all'albergo.
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24 agosto 2007 – Salamanca (ESP) – Bujaraloz (ESP) (Km 603)
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Penultimo giorno di viaggio, oggi partiamo con l'idea di fare tutta autostrada, e fare più chilometri possibili per avere più tempo l'indomani a Barcellona.
N620 e poi A1, ma dell'autostrada ci siamo già stufati verso Burgos, satura di francesi o presunta tali che tornavano a casa, sotto una pioggerellina fetente, e per di più pagando per avere le stessa strada di una superstrada.
Decidiamo di passare sulla statale parallela, vuota, nuova, dritta, la N232 che ci accompagnerà fino a Zaragoza.
Sono quasi le 19, passiamo la città e decidiamo di fermarci un po' più in là.
Quando ripartiamo dalla sosta distributore a pochi chilometri si è appena verificato un incidente abbastanza grave, tutti gli automobilisti ci fanno cenno di tornare indietro. Ci ributtiamo controvoglia sull'autostrada A2, con un tracciato che si tiene più a nord di quello che volevamo fare, portandoci in una zona abbastanza desertica, senza nulla.
Sono quasi le 21 quando troviamo un Hostal decente, una sorta di locanda di posta moderno all'americana, un parcheggio camion enorne, cena a buffet libero (non un gran che come qualità ma potevi veramente scoppiare se volevi), e personaggi degni di un film. Però c'era il wi-fi gratuito.
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25 agosto 2007 – Bujaraloz (ESP) – Barcellona (ESP) (Km 229)
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Arriviamo a Barcellona seguendo tutta la N-II, i paesaggi in questa zona interna mi ricordano i western, e forse qualcuno di quelli italiani è stato girato qui.
Prima di Lleida la statale si trasforma in una superstrada che ci porta velocemente alla meta.
Su consiglio di conoscenti andiamo a mangiare al Merendero della Mari al porto vecchio, un ristorante con un enorme dispiegamento di tavoli sotto gli ombrelloni proprio sulla marina della città, costoso ma simpatico.
Ci siamo stati pochissimo a Barcellona, giusto quattro passi dopo mangiato per il lungomare, però l'impressione è stata veramente positiva, movimento, allegria, tutto sommato pulizia.
Ma l'imbarco chiama.
La prima esplorazione della penisola Iberica è stata interessante, bisognerà tornarci!