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Visualizza la versione completa : Al Nurburgring con la mia S.


teodoro gabrieli
12-07-2007, 11:14
Ma si potrà!? Da settimane avevo l’acquolina in bocca: mare,paella e sangria. Del resto per raggiungere Santiago de Compostela, in motocicletta, la Spagna bisogna pure attraversarla no? Ed invece:
“io non posso” “per così tanti giorni la mogle si incazza” “ io non ho abbastanza fondi” “ a me non danno le ferie”
Al termine, invece dei previsti 9 giorni, si dispone soltanto di 5.
“andiamo al Nurburgring!!”
Va beh.....non che sia la stessa cosa ma meglio di niente.
Partecipanti: i quattro del TT2006, Marco sv650 (il roadbook umano), Andrea (ex cbr600) con la fiammante Ducati multistrada, Luca (il fotografo ufficiale) Honda cb500 ed io con la fida Brunilde la BMW R1100S. In più la guest star “francese” Valentino gixer 600, e le news entry Adriano con l’Aprilia capo nord ed Alessandro con la Honda vfr. Appuntamento a Lecco alle 08.00 il sabato 19 maggio. Incredibile!!! Tutti puntuali. Saluti, caffè, sigaretta e si parte. Itinerario stabilito:
Chiavenna, Maloya, St.Moritz,confineSvizzera-Austria,Fernpass,Fussen,-percorrere la RomantischenStrasse fino a Bad Mergentheim piegare a ovest verso Koblenza, arrivo al Ring, poi a sud verso la valle della Mosella, Vosgi tedeschi, Karlruhe, Baden Baden, foresta nera, lago di Costanza,, Liechtesteins, Julierpass,Maloya, Chiavenna, Lecco. Circa 2.000/2.100 km insomma. Un bel sole caldo ci accompagna, è sempre bello percorrere la strada per il Maloya ed arrivare a St.Moritz, ed in scioltezza arriviamo al confine svizzero. Pausa benzina, sigaretta e via verso l’Austria. Appena varcato il confine..... il primo colpo di scena. La sv di Marco non riparte. Quadro strumenti morto.Cazzarola! Mica ci rovinerà il viaggio!? Si comincia a smontare qualcosa; fusibili ok, che sarà? I cavi batteria prudentemente portati da Adriano si riveleranno indispensabili per tutto il viaggio. Il vfr di Ale sarà il “muletto” soprattutto per la comodità di accedere al sottosella. La sv riparte. Almeno conosciamo la causa. Adesso cominciano le paturnie mentali:
“ bisogna che io torni indietro”
“ma no dai, tanto ci si arriva”
“ma non posso pensare tutte le volte di attaccare i cavi”
“ma non possiamo pensare di andare senza di te”
“non ho la chiave di scorta, come farò a fare benzina senza spegnere la moto”
“allora si torna tutti e si fà la settimana prossima”
“ma no dai voi andate”
“ma sei pirla! O tutti o nessuno!”
Dopo una decina di minuti Marco rompe gli indugi:
“fanculo...andiamo!”
Grande!!! Dopo qualche chilometro, valicato il Fernpass, i morsi della fame si fanno sentire e ci si riferma. Ci rifocilliamo con la prima, e per me ultima, cotoletta alla viennese (il corrispettivo della nostra milanese) che riuscirò a digerire intorno a mezzanotte. Il caldo ci costringe ad ingerire quantità d’acqua da cammello. Sorprendentemente la sv di Marco riparte da se (?) e ciò suscita lo stupore di tutti. Facciamo tappa a Fussen nel tardo pomeriggio. Il castello meriterebbe una visita ed io, avendolo già visitato qualche anno orsono, mi offro di fare da piantone a moto e bagagli. Ma noto che latita la voglia di scarpinare fino alla meta, quindi effettuiamo le foto di rito e ripartiamo.Imbocchiamo la Romantischenstrasse cercando di portarci più a nord possibile. In Germania è costume cenare molto presto e dobbiamo cercare anche un posto per la notte. La prima Rasthaus che ci convince ci induce a parcheggiare.Siamo ad Hurlach-Kolonie. Impieghiamo un quarto d’ora per farci capire dalla matura signora di turno che non spiccica una parola che non sia in tedesco.Riusciamo ad ottenere le 4 camere e la promessa di poter cenare un pò più tardi del consueto.Non riusciamo a capire come mai in una zona turistica del genere i menù siano solo in lingua madre. Già disperiamo di doverci affidare alla fortuna quando nella mani di Luca appare come per magia un vocabolario tedesco-italiano. Ci aiuterà non poco. Mica possiamo pensare di mangiare solo e sempre wurstell e crauti! Io però passo. Il mio stomaco stà ancora lottando con la cotoletta alla viennese, mi limito ad un gelato. Gli altri in compenso non disdegnano spezzatini, arrosti e bistecche. Questi primi 400 km sono corsi via spediti tutto sommato. In effetti me la ricordavo bene la Romantiscehnstrasse. E’ rimasta una “palla” mica da ridere. Praticamente dritta e piuttosto noiosa. Del resto non che ci sia molto da vedere tutto intorno se non la campagna. Non la consiglio di certo. Il secondo giorno ci vede “colazionati” e pronti a partire alle 09.00. Esordisco con la prima delle “colazioni teutoniche” che mi accompagneranno per tutto il viaggio. Spremuta d’arance, prosciutto cotto affumicato, formaggio, uova, pane in abbondanza e caffè con latte. In tal modo fino alle 14,30/15.00 sono a posto. Terminiamo il tratto della Strasse nei pressi di Bad Mergentheim ma non prima di aver visitato Rothenburg, un bel borgo medioevale dove si narra la leggenda che il borgomastro, pressato da un assedio nemico, abbia patteggiato con il generale avversario. Qualora fosse riuscito a bersi d’un fiato una pintona da 4 litri di birra, quest’ultimo avrebbe battuto in ritirata senza proferire verbo. Pare che il borgomastro ci sia riuscito. Sia subito dopo scoppiato come una mina, ma sia riuscito. Luca decide di entrare in un negozzietto che propone spade, pugnali e statuette in metallo medioevali (ovviamente fatte l’altro ieri) ed esce con una bandiera dei pirati. Il classico drappo nero con teschio bianco. Perchè? Non si sà....pare la voglia esibire durante i giri in pista (?). Dopo una breve passeggiata ed un refrigerante gelato, riusciamo anche a trovare un locale dotato di TV dove poter vedere la motogp con il deludente sesto posto di Vale Rossi sotto la pioggia. Qui invece il sole ci assilla. E’ un bene, ma ci assilla. Ci rimettiamo in sella e ci fermeremo solo a Weisbaden per la seconda tappa notturna. Occorrono le solite 4 camere ma non ci sono problemi all’ Ibis di turno. Due parole sulla batteria della sv di Marco. A volte decide di “dare tutto” e fà partire la moto, a volte non ne vuol sapere neppure di illuminare le spie di servizio del quadro. “ forse è un contatto” “forse è un filo interrotto”. Io rimango convinto che sia la batteria che stà “tirando le cuoia” e basta. Il massimo lo raggiunge quando, collegato solo il cavo nero di massa, senza neppure attendere il collegamento dell’altro (rosso) la moto parte (?!). Difronte l’hotel c’è una grande piazza dove è stata predisposta una specie di sagra. Solite bancarelle con le schifezze tipiche e birra. C’è persino una rock band che “martella” fino alle 22.00. Mi accontento di due panini con hamburger senapati alla grande e di una bella media. Voglio stare leggero. Facciamo quattro passi alla ricerca di una gelateria che, ovviamente, riusciamo a trovare. Io e Valentino abbiamo un debole per il gelato (come per la pizza del resto) e trasciniamo un pò tutti nel degustare una “coppetta”. D’altro canto Valentino ha bisogno di dimenticare la spettacolare bionda che poco prima gli ha servito i wurstell ed una bella coppa al cioccolato con panna, da un chilo, lo aiuta non poco. La ragazza che ci serve i gelati, minuta ed eterea, è carina ma ha il sorriso rovinato da un fin troppo evidente apparecchio per i denti. Ed è a tal punto che godiamo dell’estro bergamasco di Andrea:
“ questa la conquisti semplicemente con una calamita”
SBRAAAAAAMMMMMMM
Solo un colpo di autentico genio può generare una battuta del genere.
Ci ripigliamo dopo un quarto d’ora riprendendo la strada per l’hotel. Il giorno dopo ci aspetta il Ring, bisogna essere lucidi . La colazione del mattino dopo, fornisce il pretesto di farsi perdonare il costo dei 10 euro a testa. L’unico non proprio soddisfatto è Luca che se avesse un bauletto da moto in più pareggerebbe i conti asportartando l’intero buffet.Belli gasati, tantopiù che la sv è partita nuovamente da sè, ci avviamo verso la mitica pista che prevediamo di raggiungere intorno alle 13.00.
Percorriamo in mattinata il lungo Reno (me lo ricordavo un pò ma non così bello) con i suoi magnifici castelli arroccati in sequenza sulle rive, godendoci la bella strada, un misto veloce dove però non si può esagerare più di tanto per via dei limiti di velocità imposti e le numerose auto della polizia che incrociamo. Arrivati a Koblenza pieghiamo ad ovest verso il Ring. Più o meno riusciamo ed essere puntuali, 13.30. Parcheggiamo e ci avviamo al bureau per acquistare i tickets di entrata. La speranza è quella che, essendo lunedì, non ci sia troppa gente. Rimarrà solo una speranza. Il cartello parla chiaro. Ogni giro 19 euro, non propriamente economico. Però acquistando 4 giri, invece di 76 euro se ne spendono 64 e così via. C’è anche la possibilità del giornaliero e persino dell’annuale alla modica cifra di 900 euro. I tre smanettoni del gruppo, Valentino, Andrea e Alessandro, sembrano tre ghepardi che fiutano l’aria in cerca di preda. Valentino già immagina il giornaliero tipo sci “ tanto me lo giro dietro le spalle....anche se mi svolazza sulla schiena non lo sentirò....ho la gobba” Ma anche là si sono evoluti, il giornaliero è un bracciale magnetico che mostrato al sensore impone alla sbarra del casello d’entrata di alzarsi. Al termine opterà che un 4+1 (come gli altri due matti) . 4 giri più quello di “addio”. Io, Marco e Luca optiamo per il classico “Lap of Honor”. Adriano rappresenterà la via di mezzo 2 giri. Sarà una scelta forzata. Al primo giro pensa bene di massacrare in piega la pedana destra, non gli sembra bella la disparità e così decide, al secondo giro, di massacrare anche la sinistra giusto per riequilibrare il tutto. Ma ora è venuto il momento di esporre le mie impressioni sul Ring. In verità l’emozione di calcare una pista dal passato glorioso (e funesto) come quella è fuori discussione. Le decine di curve che si susseguono permettono, anche ipotizzando un tour de force giornaliero, di memorizzare poco o nulla. 22 km sono decisamente troppi per una pista. Oltre a ciò bisogna tenere presente che all’interno gira di tutto. Auto e moto di tutti i tipi, di serie o kittate, gente che entra con il passeggero ( bauletti compresi ) per fare la passeggiata, Porsche o simili ultapreparate che “cercano il tempo”. Ma non basta, bisogna girare con gli specchietti aperti, per poter dar strada, scartando a destra, a chi è più veloce di te. I più inquietanti sono quelli che entrano indossando il casco.....ma in auto! Io e Marco siamo i primi a sfidare la sorte. Lui avanti ed io a seguire. Poco prima, al parcheggio durante i preparativi, mi ha detto “ ma io dovevo essere a Santiago de Compostela a pregare....invece sono qui a rischiare la vita!” Questa frase mi costringe e ridere dentro il casco,da solo come un pirla, per quasi un quarto di giro. A ridere si, ma solo fino a quando un cornutone con un Lamborghini Countach, lo stesso che all’ingesso in pista aveva perso un’ora di tempo a farsi riprendere da una TV locale e che avrebbe benissimo potuto perderne un’altra evitando in tal modo di farmi venire la tachicardia, mi piomba alle spalle accompagnato da un boato tipo F14 passandomi a sinistra come una freccia e chiudendomi la porta in faccia nella successiva curva a destra. Meno male che è talmente veloce da non permettermi neppure di sfiorare la leva del freno. In un secondo è già 50 metri avanti. Da non crederci!!!!!Poi è la volta di un paio di “pilotoni” che mi staccano le decalcomanie di Brunilde in piena piega. Uno a destra e subito dopo l’altro a sinistra, “ringraziate il cielo che non ho con me la mia semiauto 9 millimetri, disgraziati!” . Stò cazzo di circuito! Esco da un curvone a sinistra in discesa e c’è una stracane di compressione che mi sembra una trappola nord vietnamita e subito dopo una curva a destra in salita che in confronto il Bernina sembra una barzelletta. Meno male che guardo sempre gli specchietti. Sò che in pista non si fà mai, ma “lì” è indispensabile. Poi arrivano i “nostri” tre pilotoni che ci passano allegramente. Marco però è sempre più lontano. La sua agile sv zizzaga allegramente a destra e a manca. Del resto lui guida così. La sua media deve essere 110 km/h ? Bene, lo è sempre! Sul dritto come su una curva a gomito. 110 km/h, punto! Arriviamo alla mitica curva del Karussell. E’ una ciofeca indescrivibile. Sembra di percorrere un tratto di pavè cittadino talmente il cemento è rovinato. Fra un lastrone e l’altro ci passa una mano. I commissari hanno paura che la gente la percorra tutta all’esterno (fuori dal cemento), troppo vicino ai guardrail, quindi posizionano dei birilli rossi in plastica che “invitano” all’interno. Altre curve meno famose sono molto più belle, veloci e tecniche. Al termine del giro il rettilineo finale mi permette, da quando stiamo insieme non l’ho mai fatto, di tirare il collo alla Bru (su stà cazzo di tastiera mi mancano i due puntini sulla u ma fà niente), Sesta, 200 giri sotto la linea rossa degli 8.000. Mi accorgo che ci vorrebbe il polso di un contorsionista per arrivare a fine corsa. Stica....gas rapido eh? Tipo gara!!!!
Sò perfettamente che il 250 km/h e oltre indicati sono falsi come Giuda ma non importa. Sento un frullio meraviglioso provenire dal boxer e tanto mi basta. E meno male perchè il rettilineo a metà è interrotto ed arrivo lunghino all’uscita. Bisogna ogni volta transitare dalla pit line per poter affrontare la tornata successiva. La voglia del secondo giro devo ammettere che c’è. Però il raziocinio ha la meglio. Pur con le sospensioni tarate al massimo del “duro” e soprattutto con le Diablo Strada montate, non è certamente il caso di insistere. La moto “rema” di brutto e pur non essendo mai arrivato alle spalle degli pneumatici, un paio di manate di gas troppo decise in uscita di curva mi hanno segnalato chiaramente che sono qui per divertirmi e non per farmi del male. I nostri “pilotoni” hanno concluso già da un pezzo e al parcheggio se la stanno raccontando. Scalpitano in vista dei giri successivi. Io e Marco ci rilassiamo, ci togliamo le giubbe, ci dissetiamo. Siamo concordi nell’affermare che la sensazione, l’emozione, è stata molto simile a quella vissuta al TT l’anno scorso. Sono cose che ti rimangono dentro per lungo,lunghissimo tempo. Nella routine di tutti i giorni capita raramente di poter vivere emozioni forti. Quel tipo di emozione che genera dentro qualcosa che risulta difficile non solo da “pesare” dentro sè, bensì anche da illustrare con le sole parole. Ci godremo la cosa, appagati, per diverse ore. I nostri “pilotoni” alla fine sono belli cotti. Adrenalina, caldo e concentrazione li hanno resi simili a tre baccalà bolliti. Diamo loro giusto il tempo per riprendersi con acqua fresca e poi le classiche foto sotto la gigantografia del percorso si sprecheranno. L’intento è quello di fare ancora un bel pò di chilometri con lo scopo di raggiungere i pressi della Mosella dove pernottare. “ ma dobbiamo già andare...non facciamo qualche altro giro....” Notiamo che, rivestendoci per la partenza, a Valentino si velano gli occhi di lacrime.
Marco nei dintorni spera di recuperare uno di quei peluche, non importa con quale forma e colore, che nel caso battezzeremmo NURBY, da potergli regalare e che possa tenergli compagnia durante la notte. La scena che immaginiamo ci infonde tenerezza, Valentino dolcemente addormentato con il pollice della mano sinistra in bocca e con la destra che abbraccia Nurby appoggiato al cuscino. Nonostante gli sforzi non riusciamo a recuperare nulla del genere. Troveremo un altro modo per farlo addormentare.
Troviamo posto, invero esausti, in un hotel molto carino. Nei pressi c’è un ristorante che espone fra i menù la pizza. Ci togliamo finalmente la voglia italiana raccontandocela per ore sia sul pomeriggio trascorso al Ring che su altro divertendoci non poco. In più possiamo friure straordinaramente di una grappa autoctona per nulla disprezzabile. La colazione del giorno dopo rinfranca anche Valentino che pare abbia riposato bene anche senza pupazzo. Mi viene il dubbio che Marco lo abbia dovuto cullare come un neonato, ma cullare 100 kg di uomo non è che sia facilissimo.
“ certo che però....siamo ancora vicini, si potrebbe tornare per fare ancora qualche giro......”
ma basta con queste scene melodrammatiche!!!!! Che due maroni!!!!
Ci aspetta la valle della Mosella. Stavolta la batteria della sv dà forfait e quindi i soliti cavi tornano utili. Lungo fiume veramente molto bello. Strada perfetta e panorami notevoli. Vigneti a perdita d’occhio su tutte le colline circostanti, di entrambe le sponde, per decine di chilometri con paesini uno più carino dell’altro che si susseguono incastonati sulle due rive . Decisamente una zona da segnalare a tutti i mototuristi.
Non smetterei mai di andare percorrendo, in allegra scioltezza, tutte le curve che mi corrono incontro.Che senzazione meravigliosa! Tu, la tua moto e la strada, accompagnato soltanto dal sibilo del vento intorno al casco e dal frullare del motore . Null’altro. Ci addentriamo sui Vosgi ed il verde, quello vero, comincia ad apparire. Di tanto in tanto una pausa ci vuole. Soprattutto perchè i pilotoni sfrecciano via regolarmente e poi, al successivo bivio, non sapendo dove cippa andare, devono aspettare noi turisti. Un pezzetto di autostrada ci conduce a Karlsruhe e poi statale fino a Baden Baden. Subito dopo è la volta della foresta nera che rimane sempre affasacinante. Decisamente un altro gran bel posto per motociclisti. Qui le stradine da percorrere “allegrotti” si sprecano. Una vale l’altra ed il nostro “roadbook umano” ne ha scelta una fra le migliori. Onore e merito a Marco. Il suo studio sempre minuzioso dei percorsi ha un suo preciso perchè. Foto di rito ai panorami ed a noi stessi e via. Sappiamo che fino alle 18.00/18.30 ce la godremo. Capitiamo a St.Georgen e dopo aver ciccato un paio di indicazioni individuiamo un hotel nei sobborghi della cittadina dove godremo della miglior cena in assoluto del viaggio.Il ristorante offre questa volta piatti particolari e succulenti. Siamo accolti fra l’altro da una ragazza molto simpatica e carina che ci mostra le camere e ci accompagnerà pazientemente nella scelta dei piatti a cena. Ci godiamo la digestione nella fresca sera in compagnia di qualche cognac (?), con l’unico cruccio di Alessandro preoccupato un pò per la degenza post operatoria in ospedale del proprio figliolo. Andrà tutto bene alla fine ma in quel momento non è dato saperlo. L’ultima pantagruelica colazione del mattino successivo, ci prepara per la tappa che ci ricondurrà in Italia. Direzione lago di Costanza. Non si rivelerà una buona idea. Il traffico è notevole, la strada dritta come una fucilata. Il lago manco lo vediamo se non da molto lontano. Un’altra cosa assolutamente da evitare è il Liechtesteins. Un paese di imbranati che circola a 30 km/h max, pieno di semafori e basta.Poco prima di varcare il confine svizzero, ancora in Austria, ci accodiamo ad una colonna di blindati militari. Il permesso di sorpassare ci viene concesso dagli occupanti delle torrette che dall’alto delle loro postazioni dominano la strada. Sono armati di piccoli semafori portatili, nei quali peraltro le luci non si vedono per nulla e quindi sono praticamente inutili, con i quali segnalano l’ok al sorpasso. Al momento giusto, nel nostro piccolo, “scateniamo l’inferno”, come usa dire il buon Meda, infischiandocene del limite dei 50 km/h e con grande soddisfazione dei militari che da quelle parti, evidentemente, vanno pazzi per le accelerazioni a manetta. Per un attimo mi torna alla mente il TT dov’era la sorridente Polizia a sbacciarsi urlando “go....go....go”. Penso anche, in modo molto trasparente, che se avessero dovuto multarci per ogni volta che, fra Germania e Austria soprattutto, abbiamo infranto il codice non ci basterebbe accendere un mutuo a testa. Un chiosco lungo la statale che stiamo percorrendo ci offre l’opportunità di sfamarci un’ultima volta con le “leccornie” tipiche dei luoghi. Ultimo tratto dal Julierpass verso St.Moritz. Ma poteva essere completo il giro senza un acquazzone? Ovviamente no. Non che duri molto, ma un’ oretta sotto l’acqua fa in modo che ci si divida accidentalemnte in due gruppi. Ci ritroveremo poi tutti appena varcato il confine ormai in Italia. Ci togliamo le antipioggia e Valentino esordisce “ ma adesso dobbiamo passare da St.Moritz no?” Questo ragazzo mi preoccupa. Quando vede le curve non capisce più una cippa, è evidente che non si rende conto neppure dove ci troviamo. Siamo infine ritornati da dove eravamo partiti, a Lecco. Fermata d’obbligo per i saluti e gli abbracci, felici di aver concluso bene il viaggio. Poi ogniuno verso casa propria in direzioni differenti. Ormai solo, mi fermo per l’ultimo rifornimento sulla superstrada Lecco.Milano. Mi rilasso un attimo. Abbiamo percorso circa 2.100 km, la batteria della sv di Marco beno o male ha retto sino alla fine. Quella dell’ Aprilia di Adriano, che non ha voluto essere da meno, un paio di volte ha dato forfait giusto per far notare a tutti che anche lei può dire la sua ma è bastato spingere la moto. Brunilde, come sempre, non ha battuto ciglio Lei ronfa sorniona fra i 4 e 5 mila giri, ha consumato meno olio del solito e solo una volta, ma in pieno Ring sul rettilineo finale, sul display della strumentazione è uscito “ quardah ke mi stai rompenden i maronen” ma è stato il solo attimo nel quale si è stizzita. Del resto ci capiamo bene noi due. Lei non pretende performances particolari da me (anche perchè il mio livello di guida non lo consentirebbe) ed io faccio altrettanto.
Come ipotizzavo la mattina della partenza, 5 giorni prima, è stato un bel giro. Del resto non ho mai avuto dubbi neppure sulla compagnia. Certo la paella e la sangria originali spagnole, andate perdute, un pò mi sono rimaste sul gozzo.Ma non disperiamoci più di tanto. Maggio, o giugno, 2008:
Santiago....arriveremo!!!!!

:cool:

Silver-Red
13-07-2007, 09:59
Bel racconto, fa venire voglia di andarci.

Saluti

teodoro gabrieli
13-07-2007, 14:44
almeno per una volta a mio avviso vale la pena!
sconsiglio il we poichè si rischia di trovare di tutto che gira.....mancano giusto i trattori.
:)

pacpeter
13-07-2007, 15:25
complimenti. anche se lunghissimo il tuo racconto si legge che è un piacere. rendi bene l'idea di quello che si prova. complimenti

Giorgio Longo
15-07-2007, 18:53
Beato te,io lo scorso anno di rientro dal TT non mi hanno fatto entrare ,:mad::mad::mad: ho beccato giusto il giorno riservato dalla Porsche per la presentazione della 997.