ilmaglio
29-01-2007, 13:51
http://metamorphosis.blog.lastampa.it/metamorphosis/images/renzo_251.jpg (http://metamorphosis.blog.lastampa.it/.shared/image.html?/photos/uncategorized/renzo_251.jpg)
Avevo all'incirca otto anni e la televisione trasmetteva una avvincente gara motociclistica: due centauri si contendevano la vittoria a suon di sorpassi. Erano Renzo Pasolini e Giacomo Agostini. Mio padre, che assisteva con me allo spettacolo, disse : "Io tengo per Agostini. E tu?" Affascinato dal coraggio del "Paso" raccolsi la sfida. Fu un susseguirsi di scatti brucianti, sorpassi, staccate al limite e, alla fine, l'occhialuto romagnolo ebbe la meglio sul centauro di Lovere. Da allora in poi, "Ago" vinse l'impossibile ma il "Paso", scanzonato e grintoso, non mollò mai. Il giornalista Fulvio Vannoni racconta: “capitava che potesse deludere le aspettative ma se era in giornata non ce ne era per nessuno. Ad Imola (era forse il 1972) partì maluccio ma in pochi giri riprese tutti, poi scivolò e venne ripassato ma quel giorno era un incubo per tutti gli altri e, come se fosse stata la cosa più semplice del mondo, li ripassò per la seconda volta. Si narra che a fine gara molti piloti stracciarono la licenza e cambiarono attività”. Il “Paso” cercò sempre, con estrema tenacia, di imporre il suo grande talento, senza mai avere la soddisfazione di quel titolo mondiale che tanto avrebbe meritato, sino a quel tragico 20 maggio 1973, a Monza, in cui ci lasciò assieme al grande Jarno Saarinen. Renzo Pasolini diceva: "Io corro per correre, perché mi piace correre, poi se vinco tanto meglio!" Forse è anche per questo che, oggi, son dalla parte di chi lotta e non sempre vince, dalla parte di chi sogna e non sempre riesce a realizzare i suoi desideri: dalla parte di chi veramente vive. - Scrissi questo post nel mese di marzo dello scorso anno e lo pubblicai il 02 aprile sulla “Caravella Portoghese”. Qualche giorno fa', aprendo la mia casella di posta elettronica, ho trovato una lettera dell'amico Bruno di Rimini che mi esprimeva il desiderio di poter rileggere il pezzo da me dedicato al grande campione romagnolo. E' così, dunque, che oggi vi ripropongo “La leggenda del “Paso”, appena leggermente rivista rispetto alla prima edizione e arricchita con una foto gentilmente fornita dallo stesso Bruno che ringrazio di cuore per la sua cortese disponibilità.
http://www.lastampa.it/redazione/default.asp
Avevo all'incirca otto anni e la televisione trasmetteva una avvincente gara motociclistica: due centauri si contendevano la vittoria a suon di sorpassi. Erano Renzo Pasolini e Giacomo Agostini. Mio padre, che assisteva con me allo spettacolo, disse : "Io tengo per Agostini. E tu?" Affascinato dal coraggio del "Paso" raccolsi la sfida. Fu un susseguirsi di scatti brucianti, sorpassi, staccate al limite e, alla fine, l'occhialuto romagnolo ebbe la meglio sul centauro di Lovere. Da allora in poi, "Ago" vinse l'impossibile ma il "Paso", scanzonato e grintoso, non mollò mai. Il giornalista Fulvio Vannoni racconta: “capitava che potesse deludere le aspettative ma se era in giornata non ce ne era per nessuno. Ad Imola (era forse il 1972) partì maluccio ma in pochi giri riprese tutti, poi scivolò e venne ripassato ma quel giorno era un incubo per tutti gli altri e, come se fosse stata la cosa più semplice del mondo, li ripassò per la seconda volta. Si narra che a fine gara molti piloti stracciarono la licenza e cambiarono attività”. Il “Paso” cercò sempre, con estrema tenacia, di imporre il suo grande talento, senza mai avere la soddisfazione di quel titolo mondiale che tanto avrebbe meritato, sino a quel tragico 20 maggio 1973, a Monza, in cui ci lasciò assieme al grande Jarno Saarinen. Renzo Pasolini diceva: "Io corro per correre, perché mi piace correre, poi se vinco tanto meglio!" Forse è anche per questo che, oggi, son dalla parte di chi lotta e non sempre vince, dalla parte di chi sogna e non sempre riesce a realizzare i suoi desideri: dalla parte di chi veramente vive. - Scrissi questo post nel mese di marzo dello scorso anno e lo pubblicai il 02 aprile sulla “Caravella Portoghese”. Qualche giorno fa', aprendo la mia casella di posta elettronica, ho trovato una lettera dell'amico Bruno di Rimini che mi esprimeva il desiderio di poter rileggere il pezzo da me dedicato al grande campione romagnolo. E' così, dunque, che oggi vi ripropongo “La leggenda del “Paso”, appena leggermente rivista rispetto alla prima edizione e arricchita con una foto gentilmente fornita dallo stesso Bruno che ringrazio di cuore per la sua cortese disponibilità.
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